L’immagine della musica nelle copertine dei dischi a 16, 45, 33 e 78 giri: esposizione dal 9 febbraio al 3 marzo 2013 Museo della Città Rimini – Via L. Tonini 1 – Rimini

Ingresso libero
Info cell. 329 – 1606272
Ideazione e realizzazione di Giorgio Vivaldi e Giovanni Tommaso Garattoni
con la collaborazione di Marta Ileana Tomasicchio

Materiale della collezione Vivaldi, integrata da materiale delle collezioni Bucciano, Garattoni, Pecci e Piscaglia
Mostra dedicata a Mauro Varriale

Inaugura sabato 9 febbraio la mostra “Il Colore del Suono”, l’immagine della musica attraverso le copertine dei dischi a 16, 45, 33 e 78 giri, un percorso negli spazi del Museo della Città di Rimini tra epoche e stili musicali, artistici, culturali, sociali. Percezioni emozionanti del “da dove arriviamo” specchio di stretti rapporti con pittura, fotografia e design e degli aspetti sociali, di moda e di costume.
Nella mostra, copertine con evidenti riferimenti a famose opere d’arte, come Pollock in “Free Jazz” di Ornette Coleman, così come esemplari interessanti per foto, grafica ed inventiva. Nel rock, l’imprescindibile copertina di “Sticky fingers” dei Rolling Stones, con la celebre cerniera di Andy Warhol, datata 1971.
Corpus di base le copertine dei dischi 33 giri, integrato da cover di 45 giri, molte di notevole rarità, quindi di non facile godibilità “dal vivo”.
Esempio, le copertine originali di colonne sonore di Nino Rota scritte per Fellini.
Non solo. Esposte anche le buste dei dischi a 78 giri, le cui etichette risultavano essere spesso molto creative e qualche copertina di medio formato dei dischi a 16 giri.
Durante l’inaugurazione, prenderanno vita le principali fonti sonore di questo ultimo secolo: fonovaligie e giradischi, lettori cdjs, consolle elettronica grazie a DJJO e C.I.A.S. (Collettivo Inshallah ALTernative Sound) – Bside Off. Un ricco programma, impreziosito dalla presenza live sax di Maurizio Giammarco, direttore del Parco della Musica Jazz Orchestra, la jazz band dell’Auditorium di Roma e grande presenza in progetti, tra gli altri, con Chet Baker, Danilo Rea, Roberto Gatto, Lester Bowie e al fianco di artisti pop come Mia Martini e Mina. Assieme a Marta Musincanta, due momenti sax & djset all’insegna della più pura improvvisazione. In questo universo, le ragazze del Corso di Laurea in culture e tecniche della moda indosseranno outfit ispirati all’epoca del vinile, ricreando atmosfere pop, punk, hippie, new wave del 1966 e 1978. Nelle ore di inaugurazione, i presenti avranno anche occasione di ricevere in regalo le Vinyl Bags, originali borse per vinili, ad estrazione.
Una occasione speciale per immergersi nella musica attraverso la Cover Art, in cui “il manufatto artistico assume i connotati del prodotto seriale…” e grazie alla quale “ricomporre l’iter di un’intera generazione, dei suoi gusti e delle sue aspirazioni, non senza quel pizzico di utopia e generalizzazione che ci vuole in questi casi”. (B. Martinelli).

“A richiesta ti prestava la cover da guardare e a volte per leggere i testi, anche se quasi nessuno sapeva l’inglese. Col vocabolario in mano mi tradussi tutto Thick As a Brick dei Jethro: ‘I vostri saggi non sanno come ci si sente ad essere ottusi come un mattone’.” (G. Proni).

Con il sostegno del Comune di Rimini / Associazione Culturale Timanfaya Rimini / Musincanta/ Corso di laurea in culture e tecniche della moda Università di Bologna
Progetto Visual Giovanni Tommaso Garattoni.

Allegati “Il Colore del Suono”

Programma Inaugurazione sabato 9 febbraio 2013 – da ore 18.30

ore 18.30_ opening / distribuzione cartoline per l’estrazione delle Vinyl Bags
ore 19.00_ aperitivo / musica valvolare DJJO
Djset C.I.A.S. (Collettivo Inshallah ALTernative Sound) – Bside Off
ore 19.30_CO(u)VERTURE pt 1 – performance sax & djset: Maurizio Giammarco e Marta Musincanta
ore 20.30_buffet / Vinyl Bags: estrazione
ore 21.00_ CO(u)VERTURE pt 2 – performance sax & djset: Maurizio Giammarco e Marta Musincanta

_Outfit Yourself 1966/1978
Swinging, Popping, Rocking: esercizi di moda

Il Corso di laurea in culture e tecniche della moda (Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita), attraverso l’insegnamento di Linguaggi e tecniche del Made in Italy, ha collaborato alla mostra “Il Colore del Suono” con un laboratorio sugli abiti degli anni 60 e 70, coordinato da Veronika Aguglia e Erica Valle. Le ragazze del CLAM indosseranno outfit ispirati all’epoca del vinile durante l’inaugurazione, in una performance live che ricrea atmosfere pop, punk, hippie, new wave.

Grazie a ALTernative Sound

“Il Colore del Suono”
L’immagine della musica nelle copertine dei dischi a 16, 45, 33 e 78 giri
dalla collezione Vivaldi e dalle collezioni Bucciano, Garattoni, Pecci e Piscaglia

Presso il Museo della Città di Rimini dal 9 febbraio al 3 marzo 2013

Info cell. 329 – 1606272
Apertura Museo
– da martedì a sabato 8.30 – 13.00 16.00 – 19.00
– domenica e festivi 10.00 – 12.30 15.00 – 19.00
– lunedì non festivi chiuso

Con il sostegno del Comune di Rimini / Associazione Culturale Timanfaya Rimini / Musincanta/ Corso di laurea in culture e tecniche della moda Università di Bologna

Progetto Visual Giovanni Tommaso Garattoni.

Il vinile

di Giampaolo Proni

Quelli più grandi erano della generazione dei 45 giri. Io sono della generazione degli ellepì. Ricordo i 45 giri e i mangiadischi portatili e i ragazzi con i capelli lunghi che camminavano con quelle valigette colorate con un disco pressato da una molla contro la puntina che emetteva musica gracchiante in qualsiasi posizione. Noi eravamo invece quelli del K7, il registratore portatile a cassetta della Philips e come tali siamo stati i primi pirati musicali perché si poteva passare la musica da un giradischi alla cassetta con un prezioso cavo che ti garantiva il suono stereo se avevi un registratore adeguato. Con i soldi guadagnati lavorando come fattorino alle poste dopo il K7 mi comprai un impianto stereo con un registratore Toshiba a cassette, acquistavo gli LP, li registravo e poi li rivendevo. Le cassette erano C60, C90, C120, il numero erano i minuti, un LP stava in un C90. Peccato che dovessi disfarmi delle copertine. Soffrii sempre per questo.
Tutto era cominciato quando un amico dotato di un impianto stereo mi invitò a casa sua, mi fece sedere in poltrona e mise sul piatto Atom Heart Mother. Quando la puntina andò a morire nel cuore del vinile io aveva passato un confine, e non sono mai tornato indietro.
La musica degli anni ’70 era ascoltata con la stessa passione tecnica che oggi si mostra per i computer. Rockettari e psichedelici, Zappiani o non-Zappiani, heavy rock o west coast, era come Apple e Windows, un confronto motivato e discusso, approfondito. I negozi di dischi erano i templi nei quali ci si accostava a eucarestie sonore andando ad ascoltare in cabina, a volte facendo la fila, l’ultimo dei Led Zeppelin o dei Jefferson, magari con una cuffia in due. La sacerdotessa della Dimar di Rimini, la serissima e graziosa Donatella, ti dava il numero della cabina e metteva il santo LP sul piatto. A richiesta ti prestava la cover da guardare e a volte per leggere i testi, anche se quasi nessuno sapeva l’inglese. Col vocabolario in mano mi tradussi tutto Thick As a Brick dei Jethro: “I vostri saggi non sanno come ci si sente ad essere ottusi come un mattone”.

Maurizio Giammarco

Ospite all’inaugurazione di sabato 9/02/2013:

Figura centrale del Jazz in Italia fin dai primi anni ’70, Maurizio Giammarco si è imposto come virtuoso del sassofono, eclettico compositore e leader di gruppi storici della scena nazionale (come Lingomania, unanimemente considerato il gruppo più rappresentativo degli anni ’80, vincitore di diversi referendum indetti dalle riviste specializzate) fino al recente incarico di direttore della Parco Della Musica Jazz Orchestra (PMJO), big band residente presso l’Auditorium di Roma, per la quale Giammarco ha prodotto una notevole quantità di arrangiamenti, composizioni e progetti orchestrali. Dal 2005 al 2010 la PMJO ha tenuto oltre cento concerti in sede, fuori sede e in veste istituzionale anche all’estero (Argentina, Messico, Spagna, Germania) proponendo produzioni originali, repertori storici, e collaborando col meglio della scena internazionale e nazionale: Bill Holman, Bob Brookmeyer, Martial Solal, Kenny Wheeler, Uri Caine, Maria Schneider, Karl Berger, Mike Gibbs, Frank Tiberi, George Lewis, Michael Portal, Riccardo Del Fra, Franco e Dino Piana, Marcello Rosa, Bruno Tommaso, Paolo Damiani, Marco Tiso, Horacio “El Negro” Hernandez, Mike Stern, David Fiuczynski, Nuen Lee, Antonio Iasevoli, Javier Girotto, Dee Dee Bridgewater, Irene Grandi, Rosalia De Sousa, Maria Pia De Vito, Alan Farrington, Maurizio Rota.
Partendo da una profonda e appassionata conoscenza del jazz storico, Giammarco, animato da un continuo spirito di ricerca e crescita, ha sempre spaziato anche in altri ambiti musicali, giungendo a una propria personale sintesi espressiva sia sul piano solistico che compositivo. Prova della molteplicità dei suoi interessi è anche il suo recente inserimento nel Parco della Musica Contemporanea Ensemble per un importante concerto sul repertorio “colto” di Frank Zappa, forte di alcune premiére mondiali.
Fra le molte altre formazioni da lui dirette vanno ricordate l’Heart Quartet (’93-’97), il nonetto Air Force 9, il quartetto con Phil Markowitz, il gruppo Megatones (1999-2005) e gli attuali Tricycles> (con Deidda e Arnold), Jazz4 (con Mannutza, Puglisi, Di Leonardo) e Rendez-Vous Quartet (con R.Del Fra).
Il suo curriculum vanta collaborazioni con jazzisti di fama internazionale (fra i più frequentati: Chet Baker, Lester Bowie, Dave Liebman, Phil Markowitz, Miroslav Vitous, Alex Sipiagin) e con praticamente tutti i più importanti musicisti italiani. Ha suonato e registrato con Jon Faddis, Conte Candoli, Franco Ambrosetti, Enrico Rava, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, Tom Harrell, Aldo Romano, Manhu Roche, Marvin Smith, Ron Vincent, Peter Erskine, Billy Cobham, Daniel Humair, Joe La Barbera, Danny Gottlieb, Sangoma Everett, Kim Plainfield, Adam Nussbaum, Bill Stewart, Gene Jackson, Marc Dresser, Harvie Swartz, Marc Johnson, Dean Johnson, Peter Washington, Lincoln Goines, Jay Anderson, Paolino Dalla Porta, Miroslav Vitous, George Gruntz, Mike Melillo, Art Lande, Joe Diorio, Phil Woods, Toots Thielemans, Joe Bowie e altri ancora.
Attivo anche nel campo della didattica, della produzione discografica e concertistica, Giammarco si è distinto come freelancer in dischi e tournee di musica pop. Ha composto musica per cinema, teatro, danza, cd roms, orchestra sinfonica e orchestra d’archi. E’ autore di una monografia su Sonny Rollins (1996), ha diretto il festival Jazz Podium a Termoli (2000-2006) e il suo nome è inserito nella prestigiosa Biographical Encyclopedia Of Jazz di Leonard Feather. Ha registrato una ventina di titoli a suo nome e partecipato a numerosissime incisioni come sideman (vedi discografia).

Cover Art
(Bianca Martinelli, Andy Warhol Music Show, Castelvecchi 2011)

“Inizialmente i dischi venivano protetti, se così si può dire, da una busta di carta leggera, incolore ed estremamente fragile, se paragonata ai pesanti 78 giri che custodiva. Le prime copertine disegnate arrivarono dunque in contemporanea col formato 33 giri, nonché a quasi quarant’anni dalla nascita del disco in generale; la prima cover in assoluto di tutta la storia della musica venne realizzata nel 1940 per mano del giovane grafico statunitense Alex Steinweiss: considerato l’inventore della copertina musicale in senso moderno Steinweiss in collaborazione con la Columbia Records rivoluzionò il mondo musicale introducendo un nuovo tipo di arte grafica, e le sue cover realizzate per la Columbia, basate sull’abbinamento di caratteri tipografici in grassetto ed eleganti illustrazioni, condizionarono le strategie commerciali su cui erano basate le vendite che aumentarono in pochi mesi dell’800 per cento.
Dal 1940 e per tre decenni, Steinweiss realizzò migliaia di progetti grafici per opere di musica classica, jazz e pop, nonché per il materiale pubblicitario relativo alle varie etichette discografiche.
L’idea di investire sull’immagine di copertina, prima di allora anonimo foglio di carta marrone, con progetti grafici che servissero da potente incentivo al riconoscimento e alla visualizzazione della musica, avrebbe fatto epoca: sin dall’affermazione del suo supporto più popolare, la musica manifestò dunque una spiccata necessità iconografica.”

“I rapporti tra arti figurative e musica, da sempre fecondi ed esplicabili in vari ambiti, trovarono nel packaging il loro terreno d’incontro naturale che, se da un lato poneva dei vincoli di tipo pratico, dall’altro forniva un supporto creativo tra i più innovativi dell’epoca. Con l’avvento dei primi LP e il coincidente mutare delle esigenze del pubblico, l’espansione del mercato discografico sancì l’evoluzione del packaging: esso sarebbe dovuto mutare in funzione dei cambiamenti di gusto e delle inversioni di tendenza che informavano la società, conformandosi a tali fattori.
Le nascenti copertine offrirono ad artisti e pubblicitari la facoltà di parlare ad un pubblico sempre più vasto, e questo accadeva proprio mentre nelle strade la rivoluzione pop stava abbattendo ogni distinzione tra cultura alta e cultura bassa. Non pare essere un caso che, tra i primi a cimentarsi in questo nuovo genere di esperienza, vi furono i maggiori esponenti della cultura pop: un po’ arte, un po’ oggetto di consumo, la Cover Art abbraccia in pieno questa logica, secondo la quale il manufatto artistico assume i connotati del prodotto seriale, massificato e commerciale.
Non appare così remota la possibilità di ricostruire, attraverso l’analisi delle varie soluzioni iconografiche di volta in volta adottate, la storia di fermenti culturali di un’epoca in cui certamente la musica andava assumendo caratteri sempre più esclusivi in fatto di idee politiche e stili di vita. Attraverso le copertine discografiche si può ricomporre l’iter di un’intera generazione, dei suoi gusti e delle sue aspirazioni, non senza quel pizzico di utopia e generalizzazione che ci vuole in questi casi.”