Prima tappa
Al momento siamo in Francia, in montagna, nella regione dell’Alsazia, sui monti Vosgi anche detti i ‘balloons’ perché sono tondi. Per non fare un viaggio troppo lungo dall’italia al Belgio abbiam pensato di fermarci qui, il luogo è incantevole: profuma tutto di lavanda e ci sono i cerbiatti, siamo a circa 1000 metri, la temperatura è fresca e il clima cambia da sole a acquazzoni in un batter d’occhio… oggi siamo stati anche a una festa paesana, di quelle col mercato, la grigliata (che buona!), i taglialegna, i balli tipici ecc., molto carino! Confinando con la Germania, qua son più tedeschi che francesi, davvero tutti gentili e ospitali.
Siamo a 430 km dall’Italia, ma ieri siamo arrivati qui per le 19 stufi per una coda inutile fatta al traforo del San Gottardo in Svizzera, circa 2 ore per fare 8 km, pressoché fermi. Domani ripartiamo per il Belgio, sono altri 430 km. Ci fermeremo anche a Strasburgo, la piccola Venezia, dalla quale vi mostreremo poi anche il parlamento europeo.

Seconda tappa
Scesi dalle montagne dove abbiamo lasciato un gran bel fresco, siamo andati a Strasburgo, città impenetrabile nemmeno fossimo l’armata russa, impossibile arrivarci se non a seguito di una coda chilometrica oppure il transito attraverso Offenborg in Germania..
Lasciata la Germania, siamo riusciti ad entrare dal versante Est in città, dove ci ha accolto subito un simpatico punto turistico che ci ha consigliato di girare attorno al centro, e per il quale abbiamo continuato a spirale ad addentrarci verso il centro storico. Alla fine abbiamo parcheggiato davanti alla cattedrale…
Il centro storico di Strasburgo è davvero carino e vale tutta la fatica fatta per arrivarci. Abbiamo visitato la Pètite-France (piccola Francia) che a noi ricordava però la Bretagna dello scorso anno. Giratina dentro la Cattedrale incompleta (le manca una guglia) che è molto bella ed ha tutte le vetrate decorate. In Francia le tengono proprio sporche, l’anno scorso abbiamo visitato Chartres e ci si era presentata ugualmente sporca.

Usciti dalla cattedrale, siamo andati al Parlamento Europeo, che, trovandosi fuori Strasburgo ci ha impegnati non poco per trovarlo… notare che dovevamo fare un giretto di mezz’ora ed eravamo già alla quinta ora con temperatura di 36° e un’afa pazzesca!
Verso le 4 siamo ripartiti in direzione Lussemburgo, 70km di bellissima autostrada francese, sono molto curate, belle e un bel po’ trafficate e piene di cantieri: ma possibile che tutti lavorano d’agosto da queste parti?? Giunti a Lussemburgo, terza nazione attraversata oggi, abbiamo fatto gasolio al più grosso distributore mai visto: decine di postazioni di rifornimento con tanto di casse all’uscita e addetto al pagamento, sembrava il casello di Milano-Melegnano! (il prezzo: 0,733€ / litro per il gasolio contro i 0,990€ in Francia).

Infine siamo giunti in Belgio, anche qui dopo 25km di lavori in corso che ci hanno costretti a una corsia sola ovviamente lentissima. Il Bed & Breakfast dove siamo ora è molto carino, in un paesino caratteristico fatto di casette di legno e pietra tra ruscelli e piccoli ponti chiamato Rochefort a circa 100km a Sud di Bruxelles. Per concludere la giornata siamo stati in un localino tipico dove abbiamo mangiato una omelette e affettati con formaggio di Rochefort davvero buonissimi, il tutto accompagnato da una birra fantastica delle trappiste sempre di Rochefort; come dessert la prima di una lunga serie di Gauffre (o Wafel). Nei prossimi tre giorni girelleremo qui nei dintorni, in Vallonia

Terza tappa
Al mattino siamo stati a visitare delle grotte di incomparabile bellezza (www.grotte-de-han.be) – e lunghezza… 42km di cui 2km a piedi!- : un trenino ci ha portati all’ingresso poi abbiamo percorso tutte le grotte per un’ora tra stalattiti e stalagmiti in un ambiente fresco e suggestivo. A metà del percorso abbiamo assistito ad uno spettacolo all’interno di una delle più grandi grotte: musiche d’ambiente e giochi di colore degni del più bel cinema del mondo; sembrava di stare in una favola fantasy. L’uscita dalla grotta è avvenuta invece in barca, davvero indimenticabili.
Dopo tutta questa umidità e la giornata iniziata con un po’ di pioggia, ci hanno fatto passare un pomeriggio in visita ad alcune delle decine di “brasserie” ovvero birrifici di cui il Belgio è zeppo…. E infatti siamo andati alla BOCQ (www.bocq.be), dove dopo una visita guidata in tre lingue della durata di 50 minuti, ci hanno fatto gradire il sapore di una delle loro birre più toste.
Non contenti, ed essendo sempre nei paraggi di questi “bei posti” ci siamo avventurati alla ricerca del fantasma della “Abbazia della Leffe”, che si trova silenziosa alle porte di Dinant. Questi monaci sono talmente gelosi che non consentono visite all’abbazia, così ci siamo accontentati di alcune foto, e poi siamo andati oltre… Durante il percorso, abbiamo incontrato anche il “Cammino di Santiago” e scoperto che Dinant è una delle tappe d’inizio di questo cammino:
Attraversato il solito paesino di Dinant, siamo giunti in una sperduto birrificio: l’ultimo del Belgio ad utilizzare ancora il fuoco a legna per la produzione. Qui abbiamo degustato ben quattro tipi diversi di birre tutte buonissime ed accompagnate con formaggio e salsicce locali davvero niente male! Era “La Caracole”.

Quarta tappa
Oggi avrebbe dovuto essere una giornata riposante, ma strada facendo si sa…. L’obiettivo di oggi era una visita alla città di Liegi… in realtà prima ancora di arrivare siamo passati anche da altri due villaggi davvero belli tra case tipiche e gerani: Durbuy e Huy. Non vi abbiamo ancora detto che la particolarità di tutte le città belghe consiste nello stare tutte su un fiume (ciascuno il suo!) il che rende tutto molto suggestivo, inoltre, tutta la popolazione belga, tiene moltissimo alla cura dell’estetica della propria casa, del proprio giardino, e quindi del proprio paese: il risultato è che tutte le città sono deliziosi centri pieni di fiori e molto curati. Tutte, come abbiamo appena detto molto belle, forse ad eccezione di una, proprio Liegi!! Infatti la sua periferia è una accozzaglia lunga circa 15km di industrie, fabbriche e raffinerie, e centralio nucleari.
Giunti in Liegi, che sembrava piccola ma era più grossa di Milano, ci siamo imbattuti nel caos più totale (nota: è gemellata con Rimini), la città è molto bella, pulita ed ordinata. È come se fosse un immenso centro commerciale pieno di vetrine allettanti: luci, suoni e colori e gente che compra, compra, compra, compra! Ma anche un continuo rumoroso cantiere sempre in opera, forse perché quest’anno è partito da qui il Tour de France…
Tornando alla parte storica di Liegi invece, che va scovata in mezzo a tanto sfarzo e commercio, avremmo voluto visitare il Palazzo dei Vescovi, ma essendo chiuso ai turisti, abbiamo ripiegato verso la classica Cattedrale: che invece era magnifica!

Dopo un pranzo a base di Galettes bretoni (un po’ di nostalgia del viaggio dell’anno scorso) e trovandoci molto vicini al confine con l’Olanda, abbiamo deciso di avventurarci anche nella terra dei tulipani (che non ci sono ad agosto), in compenso ci sono un sacco di biciclette. L’ingresso in terra olandese non è stato accompagnato dai soliti cartelli di benvenuto, ma, paradossalmente da una curiosità: la strada improvvisamente diventa ad una corsia e ai suoi lati compaiono due corsie di piste ciclabili abbastanza spaziose… le biciclette hanno la precedenza su tutto!!! Non esiste strada in Olanda priva della sua controparte ciclistica, anzi è più probabile non arrivare nei luoghi con l’auto. Persino la circonvallazione è costruita intorno al mondo delle due ruote, tanto che spesso ci si trova a fare lo slalom tra bici e l’unica corsia per le auto che giungono in senso contrario. Non vi abbiamo ancora detto che si tratta di Maastricht.
Dopo aver fatto merenda in uno dei simboli dell’Europa unita e libera, abbiamo deciso di tentare l’impresa più epica mai compiuta: uscire dalla città di Maastricht! È praticamente impossibile capire la direzione della N278 (unica via di fuga), i cartelli sono tutti in olandese e le città belghe più grandi e più vicine non vengono segnalate in favore di quelle olandesi. Anche quelle belghe sono comunque scritte in lingua olandese. Risultato: abbiamo fatto quattro volte il giro del “ring” (anello) intorno alla città. L’unica via di fuga da noi scovata è stata quella di dirigersi dalla parte opposta al Belgio stesso, e una volta addentratici in Olanda è stato più “semplice” ricondurci ai confini con il Belgio… che fatica!

Non contenti di tutto questo, alle 19 di sera abbiamo deciso di visitare il nostro annuale appuntamento con la Formula Uno; l’anno scorso siamo stati a Magny Cours in Francia, quest’anno invece, per l’invidia di tutti siamo stati a SPA (www.spa-francorchamps.be)…. E che SPA! Qualche foto fuori dal circuito e poi… siamo entrati fin sulle tribune centrali e addirittura fin dentro il Paddock, ovvero DENTRO il circuito, nel mezzo e con la macchina! Per non rischiare oltre, ci siamo “accontentati” dei box e della pista a piedi: esisteva un passaggio aperto per la pista (lungo i box), ma non ci sembrava il caso di andare fin dentro e trasformare la Yaris in una Ferrari… invidia è?

Una delle abitudini degli indigeni locali, consiste nel friggere TUTTO. Patatine, carne, pasta, salsicce, hamburger, pesce, insomma tutto! Infatti ogni città ha le sue “Friteries” aperte fino a tarda notte, tutti forniscono patatine da passeggio, come in un cono gelato! (notare, molte città puzzano letteralmente di “fritto”). Così, per seguire questa tradizione locale, ci siamo fermati a prendere le nostre prime patatine fritte, che stiamo ancora digerendo a fatica e a spese del nostro povero fegato… ma non vi preoccupate, siamo coriacei e ce la faremo anche questa volta! Per cena, frutta!
Domani ci recheremo a Bruxelles dove ci sposteremo nel prossimo Bed & Breakfast, 150km più a nord da qui.

Quinta tappa
Siamo partiti dalla Wallonia, per giungere nel Brabante Fiammingo, ovvero nella regione di Bruxelles (o Brussels). Bruxelles è enorme, immensa, in confronto Milano sembra il “Vicolo corto” del monopoli. Ovunque si guardi ci sono case, palazzi, vita, gente colori: come in molti angoli della città, cosparse di curati e meravigliosi Murales che non temono confronti con gli scarabocchi che i teppisti italiani disseminano ovunque. Sono a tema, grandi tutta una casa, colorati e divertenti, ma mai a caso.
Avremmo voluto visitare il Parlamento Europeo, ma tenendo conto che Bruxelles ha tre “rings” ovvero “anelli” di viabilità intorno al suo centro storico, che è già enorme, 30 musei da visitare… pensate che la sola strada d’ingresso al centro storico è di 4 corsie per senso di marcia, più le onnipresenti due corsie per le biciclette, che qui ovviamente fan moda.

Così, armati di tanta buona volontà, piedi nuovi di pacca, scarpe appuntite per il trekking, abbiamo cominciato a padellate centinaia di metri l’uno dopo l’altro, avendo lasciato la macchina “solamente” al confine con il primo ring e il centro storico: direzione la Grand Plaza. Impossibile trovare parole o esclamazioni di stupore nell’entrare in questa piazza, è grande, colorata, storica, bellissima, dorata, piena di vita… la cosa più bella è che questo anno ricorre l’evento del “tappeto di fiori” (flowers carpet) dove decine di operosi artisti capeggiati da un manipolo di grandi maestri, costruiscono un grande tappeto di petali di begonie belghe grandi e coloratissime!

Bruxelles è anche la capitale del cioccolato, degli ormai noti Wafels o Gaufres (avrete ormai capito che ci piacciono molto), del ricamo e dei centrini, della libertà e dell’integrazione: abbiamo visto gente di tutti i colori e di tutte le razze, tutti pacificamente insieme, andare a lavoro, passeggiare nei parchi, tutti insieme, senza odi o orgogli da difendere: insomma, è proprio la capitale d’Europa, e non solo. La cosa curiosa è che il suo simbolo è un bimbo che fa la pipì, ovvero una statua posta in un angolino qualsiasi nei pressi della Grand Plaza.

A Bruxelles c’è una bellissima cattedrale, oltre ad altre tantissime belle chiese goticheggianti, dentro la quale si può avere la fortuna (mentre si fanno foto) di ascoltare il grandioso organo come è capitato a noi, suonato per l’occasione da un grande Maestro, incredibilmente bravo e il suono dentro era pulito e grandioso.Qui si è sposata la principessa col principe del Belgio, le foto sono esposte all’uscita.

Finalmente siamo usciti dalla città, o almeno dai fantomatici tre rings… per giungere in quello che è il simbolo forse più conosciuto della città: l’Atomium. È grande come un palazzo di 34 piani, fatto di alluminio che ricorda gli Sputnik russi che andarono nello spazio, non a caso, in pochi sanno (e neanche noi prima di entrare), che è stato costruito tra il marzo del 1954 e il 1956. Appena entrati, ci ha accolti la brutta copia di Garfield, con la scusa di farci una foto da rivenderci all’uscita, e quindi tutti a bordo dell’ascensore! Novantadue metri percorsi in circa 15 secondi, a una velocità lampo, ci siamo trovati in cima alla sfera più alta! Da li il panorama è mozzafiato; peccato che i vetri per guardar fuori, nonostante li lavino spesso, si sporchino continuamente a causa dello smog. Dal suo interno, l’Atomium, non da molta sicurezza: i pavimenti un po’ ricurvi dal tempo, l’inclinazione dello stesso e qualche scricchiolio fanno venir voglia di scendere in fretta. L’Atomium infatti sta per essere ristrutturato, e chiuderà il 14 settembre 2004; sarà riaperto proprio per il suo cinquantenario nel 2006.
Dopo la visita abbiam ripreso la ferrari degli ascensori, che però ci ha lasciati a metà strada: nella sfera centrale, quella in mezzo a tutte le altre. Qui dentro infatti si trova il museo dell’Atomium, dove ci sono i progetti originali della struttura e svariati balocchini (Nota di Melania: si chiamano installazioni multimediali) (Nota di Marco: sono enormi palle da far dondolare su fili elettrici come quelli delle chitarre i quali ne amplificano il suono). Inoltre ci sono varie opere tecnico-artistiche optical, per non dire psichedeliche: per intenderci quei quadri che ingannano la percezione visiva.

Finalmente scesi, schivato il venditore di foto e portachiavi di cui parlavamo prima, siamo usciti e siamo andati a cercare il prossimo Bed & Breakfast. Il suddetto B&B si trova sperso tra le campagne fiamminghe, 15 km a nord dell’Atomium, per arrivarci bisogna percorrere 3 km di sampietrini e la cosa importante qui è azzeccare i contenitori della raccolta differenziata senno’ la padrona ci mangia: la plastica e l’alluminio (compresi i tappi delle bottiglie di birra, ma non le bottiglie!) nel sacchetto blu, le bottiglie nel box di plastica, l’organico nel secchiello bianco per il compost (ci rifa’ il concime per il giardino), il tetrapak nell’apposito recipiente (come lo riciclano lo sanno solo loro), la carta e il kartonen nel cestino di paglia, il resto nel secchio classico… C’ha messo 25 minuti a spiegarci queste cose, e 30 secondi a darci la chiave di casa e ricordarci di spegnere le luci quando non ci siamo. Il posto però è davvero carino e possiamo usare la cucina.

Sesta tappa
Venerdì siamo stati sul relax, infatti abbiamo sonnecchiato fino a mezzogiorno, quindi abbiamo deciso, tra uno sbadiglio e l’altro, di iniziare con qualcosa di più movimentato: ci siamo diretti a Gent: si respira la tipica aria di paesino tranquillo, quieto e pieno di tante cose carine da vedere: un piccolo gioiello Fiammingo. La città è tutta gotica, con una bellissima chiesa, e un fiume che l’attraversa creando un’atmosfera caratteristica e romantica, infatti esiste la possibilità di girare in barca e persino in carrozza, ma noi siamo troppo pigri e ce la siamo fatta a piedi. In città si possono fare tanti acquisti, e anche qui, non mancano i negozi di pizzi e ricami, anche del classico tombolo fiammingo.
Girellando a piedi però si corre il rischio di inciampare in un Wafel gigante… Questo Wafel, sta davanti alla Wafeleria più buona di tutto il Belgio… perché non approfittarne?

Settima tappa
Avremmo dovuto andare ad Anversa, ed in effetti ci siamo stati, per ben 53 minuti netti, in tutto abbiamo speso 3 euro: 2,60 per il parcheggio (notare: meno di un’ora) e 0,80 per andare in bagno. Per visitare la cattedrale volevano 2 euro a testa, saremmo saliti a 7 euro più altri 2,60 per un’altra ora di parcheggio, ovvero 9,60. facendo una media matematica si evince che occorrono circa 5 euro l’ora per esistere ad Anversa, qualunque sia l’obiettivo preposto, per altro la città è completamente priva di segnalazioni, completamente priva dei punti informazioni del turismo e completamente incasinata al suo ingresso: 45 minuti per passare da un Ring esterno a quello più interno (dei tre presenti in città). Giudizio finale: la città più brutta.

Nota sui ring: oggi abbiamo scoperto che tutti i ring in Belgio sono numerati, ma per l’intero Belgio! Esempio: il Ring numero 0 che sta intorno a Bruxelles, è solo di Bruxelles, i numeri 1, 2 e 42 sono di Anversa, il 4 e il 40 sono di Brugges, e così via…

Così siamo scappati rapidamente da Anversa in favore di Mechelen, un’altra delle città d’oro fiamminghe, situata tra Bruxelles e Anversa stessa. È una città molto graziosa, tipicamente fiamminga con una torre campanaria dotata di carillon alta 105 metri. Mechelen è anche la città dov’è cresciuto Carlo V e i tre birrifici storici di questo centro producono birra tutte dedicate a questo personaggio dal 1421, ancora manco esisteva l’America! Non potevamo andar via senza degustarne almeno una fidatevi sono le più buone che abbiam bevuto fin’ora, e le altre non facevano schifo!

Ottava tappa
La colazione da queste parti si fa con un sacco di belle cose, energia allo stato puro! Oggi siamo stati a Brugges, in direzione mare. Brugges è forse la città più invidiata del Belgio, è ad un passo dal mare, è attraversata da molti canali, tutti ovviamente navigabili. Infatti, nel medioevo era meta preferita addirittura dai Veneziani, circumnavigavano tutto il mediterraneo per giungere a questo fiorfiore del commercio dell’epoca. Tra i molti tesori della città, echeggia su tutte le guide la presenza del Museo dei Diamanti, che ovviamente abbiamo visitato. Indubbiamente molto bello, ma anche molto corto per il costo che ha, dopo due salette si è fuori dal museo…

Ma torniamo alle cose serie: la cioccolata! Brugges è piena di cioccolatai, e che cioccolata! Molte vie addirittura profumano sature di cioccolata, e che cioccolata! Un negozio dopo l’altro da perderci la testa, potevamo farne a meno noi due? Ma c’avete visti? Dovevamo assolutamente “verificare” se la fama di tale cuccagna fosse vera o no… Brugges è sicuramente la città più deliziosa del Belgio, azzarderei un paragone: Brougges sta al Belgio come Siena sta all’Italia… Siamo vicinissimi anche all’Olanda qui, e un negozio dei tipici zoccoli ce lo ricorda. Ma oggi non è Ferragosto!? siamo entrati nel negozio più delizioso di tutta Brougges, tutto addobbato con festoni natalizi, gli alberi di Natale e migliaia di decorazioni tutte diverse e artigianali da perderci la testa! Terminata la Carta di Credito, ci siamo diretti verso il mare, finalmente… guardate che sorpresa, c’era il festival delle sculture di sabbia (www.sculpta.be)! Il festival quest’anno era dedicato all’Italia.

Nona tappa
Ciao a tutti, oggi giornata relax… ci siamo svegliati domandandoci: e oggi? L’idea era quella di andare al mare, ma alla fine, fidandoci poco del tempo (qui ogni 5 minuti cambia idea tra nuvolosi carichi di pioggia e sole splendente), abbiamo deciso di andare a Oostende. Giunti sul luogo abbiamo fatto un giro, e abbiamo ricambiato idea in favore del… Del paese degli zoccoli e dei mulini a vento: l’Olanda! La costa belga sul mare del nord è infatti lunga circa 60 km, quindi si fa presto a passare verso ovest al confine francese e verso est a quello olandese. Siamo arrivati in Olanda, attraversando i Polders, che sono le grandi pianure ribassate, sotto il livello del mare. In pratica sono umide e molto ampie tipo le risaie, qui vi cresce un’erbolina fresca e verde che delizia il palato delle Mucche, che così fanno un latte buonissimo. Gira e rigira (completamente persi in Olanda, senza cartine ne comprensione per l’assurda lingua degli indigeni) decidiamo di fare retro-front e tornarcene in Belgio, delusi di non aver trovato ne mulini a vento ne zoccoli tipici, insomma, niente!

Sul ritorno, ci si presenta un delizioso vialetto di accesso al mulino! È un bellissimo Mulino a vento del 1884 perfettamente funzionante e tenuto in piedi dalla secolare esperienza di un omino che la sa lunga sul loro funzionamento… Frulletta su e giù da scale ripidissime tutto il giorno, divertendosi come un matto a raccontare a chi passa da li tutto quello che si può fare con un mulino, non solo farina ma tante altre cose, tutte ricavate dai naturali frutti della terra. Ascoltare il suo masticatissimo inglese è un’esperienza unica: con vistosi gesti delle mani e delle braccia sembra sempre rivivere tutti i bei momenti che ha trascorso all’interno del Mulino. Pensate che con i poveri cereali che si raccolgono da queste terre umide e salmastre, sopperiva a tutte le sue necessità: con il grano faceva la farina, sia quella per il pane che quella per gli animali (se schiacciata male), il gambo del grano per corde resistentissime e per tessere fili con cui si facevano tovaglie, vestiti, camicie ecc. Tra una parola e l’altra, ci ha ribadito anche come la farina fatta con le macine industriali e in tutta velocità non abbia lo stesso sapore, la pietra con cui si realizza la macina deve essere di un certo tipo e non di altri, la velocità del vento deve essere corretta, ed anche l’orientamento. In mezz’ora di visita, salendo fino al quarto piano del mulino, abbiamo imparato 3000 cose che non ci saremmo mai aspettati. Carichi della stupenda visita al Mulino, siamo rientrati con più gioia fino al Belgio

Decima tappa
Oggi siamo stati alla più grande centrale nucleare di tutta la Francia, e quindi dell’Europa intera…. Ben sei reattori da oltre 900MW l’uno… Gravelines. Abbiamo tentato anche di fare una visita all’interno, ma con sorpresa non siamo stati guardati come alieni, semplicemente ci è stato detto di tornare a settembre che saranno ben lieti di farci vedere tutta la centrale!

E adesso “ta ta ta taaaaaaaam!” per la gioia delle mamme, che da due anni ci chiedono se siamo a questo benedetto tunnel ebbene SI! Ci siamo stati, l’ingresso per l’Euro-tunnel sotto la Manica, andando dritti non si torna indietro e ci si rivede in Gran Bretagna, svoltando a destra (come abbiamo fatto noi) si resta in Francia e sulla terra ferma! Per questa volta, niente Gran Bretagna, Londra ci vedrà un’altra volta, ma un tunnel l’abbiamo fatto lo stesso: quello del più grande centro commerciale che abbiamo mai visto. Esistono un sacco di ingressi all’Euro-Centro Commerciale: ognuno con un nome diverso di nazione facente parte dell’Unione Europea, davvero bello! Per darvi l’idea della Magnificenza, i 14 bagni di questo centro sembrano il Centro Benessere e Bellezza delle Beuty Farm, persino con il cielo stellato all’interno! L’ingresso è proprio di fianco al casello per il tunnel vero e proprio, e per arrivarci ci fanno prima girellare un po’ con i sensi unici:

Finito lo shopping (stavolta siamo stati bravi e abbiamo speso pochino)… siamo finalmente andati verso la nostra vera meta: i due “capi” del nord della Francia Cap Gris Nez e Cap Blanc Nez (che dovrebbero essere “grigio” e “bianco” dal colore delle scogliere), se guardate bene bene la linea dell’orizzonte vedrete le bianche scogliere di Dover… si si! Si vede proprio l’Inghilterra!!
Il riassunto di oggi è: siamo partiti dal Belgio, siamo andati in Francia, vista la Gran Bretagna, quindi tornati in Belgio e facendo un rapido conteggio abbiamo totalizzato 8 nazioni in questo Euro-Viaggio: Italia, Svizzera, Francia, Germania, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Gran Bretagna!

Undicesima tappa
Tutte le nostre colazioni da queste parti sono state a base di: caffèlatte, tè, pane burro e marmellate (vari gusti, comprese quelle senza zucchero, all’ananas e all’uva…), frutta, prosciutti, uova, omelette, salumi e formaggi vari, torte, biscotti allo zenzero, brioches, nutella ecc…

Oggi giornata relax, non abbiamo fatto molto, se non “andare al mare”… impresa direi “toccante”… Da queste parti (o un po’ più a nord) vivono con i mulini a vento e questo lo sapete quindi tira vento, forte, ma non solo, la sabbia qui è fine come punte di spilli, e buca come tali!!! Non a caso, gli indigeni del posto sono attrezzatissimi, non hanno gli ombrelloni come da noi, ma usano dei teli tenuti fermi da dei paletti (il tutto a uso parabrezza) letteralmente conficcati per terra a martellate! Siamo arrivati, abbiamo litigato per un quarto d’ora con il vento per mettere giù i nostri asciugamani, fissati agli angoli da zaino, ciabatte e bottiglia d’acqua… dopo dieci minuti ci è stato chiarissimo l’impiego dei teli: il vento di cui sopra, trasporta “delicatamente” alla velocità di circa 50km/sec i suddetti finissimi granellini di polvere, che iniziano a far parte del corpo immediatamente, sostituendo gradualmente le cellule vive del corpo…. ovvero: frustano! Come se ciò non bastasse, le folate di vento sembrano gradire anche il coprire di sabbia tutto e dopo circa un’ora di esposizione, eravamo pieni di sabbia!
Abbiamo fatto il bagno! Lunga passeggiata per arrivare al mare (la marea qui si ritrae anche per cento metri) nell’immenso bagnasciuga. L’acqua all’inizio sembra gelida, ma ben presto ci si abitua, le correnti sono fortissime, e per ogni passo in avanti bisogna farne tre indietro per non andare da una parte all’altra della spiaggia in pochissimo tempo. Qui il mare è spesso non balnabile. La cosa però è segnalata con tre colorazioni di bandiere: verde, si può fare il bagno, e si può andare in giro con canotti, materassini ecc.; giallo: si può fare il bagno ma non si possono portare oggetti gonfiabili o barche in acqua; rosso non ci si può nemmeno avvicinare all’acqua manco mordesse… Nel caso nostro, stamani siamo arrivati con bandiera verde, ma il mare si è un po’ agitato subito ed hanno esposto la bandiera gialla; nelle spiagge ci sono un orda di bagnini pronti a strombettare con un corno chiunque si avvicini al mare con un canotto, materassino o ciambella… a proposito, i bambini qui non usano la ciambella o i braccioli per stare in acqua, ma veri e propri giubbini di salvataggio gialli!!!
Dopo aver fatto il bagno, asciugati un po’, ed addirittura abituati al vento e alla sabbia sui nostri adorabili asciugamani, ha iniziato forsennatamente a piovere! La spiaggia si è dileguata dentro le apposite “tane”, “rifugi” o casette; tutti come lumachine, lasciando agli ignari turisti come noi, la frescura della pioggia mixata alla sabbia, il vento e il sale sulla pelle… insomma, una goduria, sembravamo cotolette impanate.

Dodicesima tappa
Eccoci alla prima partenza, via dal Belgio si rientra, faremo tappa in Francia una giornata, prima però… Avevamo saltato la tappa del Parlamento Europeo di Bruxelles, dal momento che ci stavamo ripassando, perché non fermarci? La targhetta nelle varie lingue non lascia spazio ad errori, siamo proprio al Parlamento Europeo, tutte le decisioni che riguardano l’intero continente partono proprio da qui. L’edificio è interamente fatto di specchi e le nuvole, quando passano, vi si riflettono creando un paesaggio davvero suggestivo e colorato. Qua ci si sente davvero europei, anche se tra le due sedi del Parlamento, Strasburgo e Bruxelles, a noi è piaciuto molto di più Strasburgo. Nella zona circostante, tutto è un enorme cantiere, stanno praticamente rifacendo tutto. In effetti la zona non ci sembrava un granché, un po’ trasandato per accogliere una struttura di tale importanza, ma confidiamo in un miglioramento, tutti questi lavori serviranno a qualcosa! Per oggi non importa, eravamo solo di passaggio, ed abbiamo già deciso che a Bruxelles ci torneremo, quindi, controlleremo di persona che abbiano fatto un buon lavoro, altrimenti si disfà tutto e si rifà! 😉

Ripartiamo in direzione sud del Belgio: decidiamo di percorrere una delle migliaia di strade alternative all’autostrada: tranne che in Italia, infatti, le strade secondarie sono percorribili senza troppa fatica, sono pulite e ben collegate tra loro. In virtù di questa decisione, quindi, ci siamo ancora una volta rimessi i panni da turista, ed abbiamo fatto tappa prima in un deliziosissimo paesino al confine con la Francia: Bouillon. Il castello di Bouillon, lo avevamo già visto in un film, ed è stata una sorpresa essere li a poterne ammirare la sua bellezza. È molto particolare perché è una rocca al cui castello si accede percorrendo una serie di ponti sospesi.

A seguire poi abbiamo incontrato proprio lungo il percorso, un’altra abbazia trappista: Orval. Arrivati in Francia, nella Lorena Francese, questo è il tipo di panorama che ci ha accolti: visuale a 360 gradi, pianure semi collinari, distese immense di grano, mucche al pascolo e fattorie qua e là.

Tredicesima e ultima tappa
Siamo all’ultima tappa, il viaggio è andato meravigliosamente bene e al momento siamo in una bellissima fattoria francese del 1700, in una “stanza” stupenda, arredata tutta in stile, ma dove non mancano le comodità come la TV (con decoder satellitare), stereo digitale, scalda aria in bagno e poltrone in pelle… Qui siamo in pieno parco naturale della Mosella, tra due laghetti e nel silenzio più totale. La nostra stanza è praticamente immensa e il salone per la colazione ha tanto di bar e camino d’epoca.

Dovete sapere, che tutta questa area, è stata teatro di leggendarie quanto cruente battaglie nel corso della storia, e non solo in epoca medioevale: dalla “guerra dei trenta anni” alla prima e seconda guerra mondiale, Verdun non è lontano da qui. Per fare un esempio, la statale su cui si trova il nostro B&B è lunga neanche 20km e vi sono ben cinque cimiteri di guerra:

Oggi giornatina relax, domani si riparte e quindi, abbiamo fatto una scappata nel paese più vicino: Sarrebourg, da non confondere con Saareburg, i due paesi non a caso sono gemellati ma il secondo è tedesco (viva la fantasia!). Per passare la giornata, abbiamo deciso di entrare nel centro commerciale della città, fare gli ultimi acquisti, e anche qualche foto: qui le confezione delle birre sembrano panettoni! E a proposito di panettoni: ma lo sapevate che in tutti i supermercati in cui siamo stati, c’erano sempre panettoni italiani? Soprattutto, ad agosto?! E questi li comprano e gli piacciono anche!

La nostra avventura finisce qui, si torna a Milano, speriamo che il nostro racconto vi sia piaciuto, per noi è stata un’esperienza indimenticabile che porteremo sempre con noi.

Passiamo e chiudiamo, alla prossima vacanza!!!

Melania e Marco.