La storia

Palazzo Chigi si trova in un punto del centro storico di Roma tra i più conosciuti: lungo via del Corso, quasi a metà strada tra Piazza del Popolo e Piazza Venezia.

L’ingresso del Palazzo è su Piazza Colonna e la bimillenaria Colonna di Marco Aurelio, che dà il nome alla Piazza, è proprio di fronte al portone. Il Palazzo, inoltre, confina su lato destro con la sede della Camera dei deputati. La storia architettonica di Palazzo Chigi attraversa più di tre secoli nel corso dei quali si sono succeduti diversi progetti e continui adattamenti alle sempre nuove esigenze del Palazzo. Quello che sarà il futuro Palazzo Chigi, all’atto dell’acquisto da parte degli Aldobrandini (1578) è un gruppo di casupole appartenenti a varie famiglie che vengono riedificate dopo essere state abbattute. A partire dal 1578 si comincia a costruire il volto di Palazzo Chigi che segue e accompagna lo sviluppo dell’intera zona.

Le fasi più importanti della costruzione dell’edificio si svolgono in questi anni anche se continuano nel corso del’600; mentre gli adattamenti degli ambienti interni mutano con i proprietari che si avvicendano per tutto il secolo. Gli ultimi e definitivi ammodernamenti vengono realizzati dopo il passaggio del Palazzo allo Stato (1916), che diventa prima sede del ministero delle Colonie e successivamente del ministero degli Esteri.

Lo sviluppo architettonico di Palazzo Chigi, l’alternarsi delle personalità che abitano nel palazzo e degli usi a cui questo, di volta in volta, è destinato, riflettono le vicende politiche e storiche vissute nel nostro paese negli ultimi duecento anni. Dopo un paio di secoli in cui l’edificio è servito prevalentemente ad abitazione di famiglie importanti della Roma papalina, a partire dalla fine del’700, il palazzo vede la presenza più o meno stabile dell’ambasciata spagnola a Roma.

Nel corso del 1800, diventa il luogo di accordi ed alleanze. A partire dal 1878, Palazzo Chigi diventa sede dell’ambasciatore d’Austria-Ungheria presso il Quirinale. E’ in questo periodo che il Palazzo viene soprannominato la “mole Austro-vaticana”. Agli inizi del 1900, nonostante la presenza dei principi Chigi in veste di padroni di casa, il Palazzo è di fatto la sede dell’ambasciata austriaca e come tale sottoposto alle frequenti manifestazioni irredentiste per Trento e Trieste.

Nel 1916 lo Stato acquista Palazzo Chigi con l’intenzione di destinarlo a ministero delle Colonie. Nel 1922, Mussolini trasferisce questo ministero nel Palazzo della Consulta, davanti al Quirinale, e destina Palazzo Chigi a sede del Ministero degli Esteri. Mussolini, che ricopre la doppia carica di Presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, diventa così il nuovo inquilino di Palazzo Chigi.

Palazzo Chigi rimane sede del ministero degli Esteri fino al 1961, anno in cui avviene il trasferimento al Palazzo della Farnesina costruito appositamente per le esigenze di questo ministero. Per la Presidenza del Consiglio – fino a questo momento ospitata nel Palazzo del Viminale – è giunta finalmente l’opportunità di sistemarsi in una sede più appropriata e prestigiosa.

La visita all’interno

Le sale più importanti di Palazzo Chigi si trovano al primo piano nobile e si affacciano sull’esterno nell’angolo tra via del Corso e piazza Colonna. Esse corrispondono attualmente allo studio del Presidente del Consiglio, alla sala che funge da anticamera, alla sala del Consiglio dei ministri e ad alcuni salottini attigui.

Questa parte del Palazzo coincide pressappoco con l’antico edificio fatto costruire dalla famiglia Aldobrandini su progetto di Matteo da Castello, famoso architetto della Roma cinquecentesca. Alle sale del primo piano si accede tramite un imponente scalone d’onore, opera dell’architetto Felice della Greca e fatto costruire dai Chigi nella seconda metà del ‘600.

Salire lo scalone d’onore, dopo aver varcato il portone principale di Palazzo Chigi ed aver attraversato il cortile con la fontana di travertino che porta lo stemma dell’antica famiglia nobiliare, é una esperienza che accumuna tutti i gli ospiti di rango che il Presidente del consiglio incontra nella sede del Governo.

Il restauro di Palazzo Chigi

Palazzo Chigi, sede del governo, dal 7 novembre 1999 ha un nuovo volto: il restauro di Palazzo Chigi è sotto gli occhi di tutti: facciate tornate all’antico splendore, con colori originali e grande scrupolo filologico. Il restauro delle facciate ha, infatti, ripristinato l’antica tinteggiatura del palazzo, recuperato da un attento studio delle stampe e delle riproduzioni d’epoca. Al posto del colore ocra, ora si può ammirare una tonalità più chiara, che richiama il grigio crema del travertino delle modanature e degli aggetti.

Un’altra novità riguarda le facciate del palazzo: sono scomparsi gli infissi di legno che erano stati aggiunti all’inizio del secolo. Si trattava di persiane non funzionali, mal ridotte e in netto contrasto con le immagini d’epoca del prospetto. I lavori di restauro hanno interessato anche i travertini e gli stucchi che decorano l’ edificio. L’opera dei restauratori, che ha riportato alla luce numerose decorazioni pittoriche, ha riscoperto anche il medaglione in ceramica invetriata raffigurante la Madonna con bambino, che si puòammirare all’ angolo tra piazza Colonna e via dell’Impresa.

Il restauro ha riguardato anche l’appartamento Aldobrandini Deti, che comprende lo studio del presidente del Consiglio e la galleria Deti, sala di ricevimento di ospiti illustri. Entrambe le sale avevano subito un intervento di restauro negli anni Sessanta, che le aveva stravolte coprendo gli stucchi con un uniforme color grigio scuro.

Nella ripulitura non sono mancate le sorprese. Non è emerso, infatti, solo l’oro zecchino, ma anche una coloratura interessante e anomala: rosso cinabro puro in una zona, blu oltremare, colore moderno che nasce nell’Ottocento, in un’altra.

La Biblioteca Chigiana

La Biblioteca Chigiana fa parte dell’Ufficio del Segretario Generale – Servizio per le funzioni istituzionali ed è ubicata al quarto piano di palazzo Chigi presso il salone dell’antica “libraria” costruita da G.B. Contini (1642-1723) per accogliere la biblioteca privata del Cardinale Flavio Chigi.

Il suo patrimonio librario venne costituito da Flavio Chigi, poi nominato Papa Alessandro VII, che raccolse un prezioso fondo di manoscritti, originario dalla biblioteca senese di Enea Silvio Piccolomini, cospicui incunaboli, oltre 26.000 opere a stampa di argomento storico, letterario e ecclesiastico appartenente ai secoli XVII e XVIII.

Quando il palazzo Chigi divenne proprietà dello Stato dal 1916 si iniziò a discutere sulla salvaguardia della prestigiosa biblioteca, risorta nella seduta del Consiglio dei Ministri del 28 dicembre 1922 dove il governo decise il passaggio di tutto il patrimonio librario alla Biblioteca Vaticana.

Da quell’anno sino al momento dell’insediamento in Palazzo Chigi della Presidenza del Consiglio (1959) l’uso del salone della Chigiana rimase indefinito. Solo nel 1961 la sua destinazione tornò ad essere biblioteca, ospitando nei suoi antichi scaffali un fondo librario moderno e funzionale all’attività giuridico-legislativa svolta dal governo.

Nel maggio 1918 la Chigiana fu acquistata dallo Stato italiano per 1.800.000 lire e poco dopo fu aperta agli studiosi nello stesso Palazzo Chigi. Nel 1922, per volere di Mussolini, fu ’aggregata’ alla Vaticana. Come condizione dell’aggregazione, il governo fascista, che la cedette gratuitamente, ottenne dalla Santa Sede che il periodo della chiusura estiva della Vaticana fosse ridotto e fosse più elastico l’orario di apertura; che le indagini negli archivi pontifici, già promesse per i documenti fino al 1814, fossero possibili senza speciali autorizzazioni fino al 1846 e che per gli anni successivi la santa sede largheggiasse in permessi speciali.

E’ innegabile che la cessione della Chigiana ha assicurato alla Biblioteca una collocazione di indubbio prestigio, utile agli studiosi di tutto il mondo che frequentano la fornitissima biblioteca Vaticana. Ed è altrettanto vero che il gesto di Mussolini rese effettivamente più accessibile di quanto non fosse prima la consultazione dei tesori contenuti nella collezione Chigi. Ma è anche certo, a detta di molti studiosi, che il patrimonio bibliografico nazionale fu privato in quella occasione di un materiale di grandissimo valore.

La storia della biblioteca

La biblioteca Chigiana è l’ultima delle grandi biblioteche romane uscite integre dalle case principesche in cui si erano formate e fa parte, oggi, delle biblioteca Vaticana. Era stata raccolta, nella sua maggior parte da Flavio Chigi alias Alessandro VII, umanista e appassionato bibliofilo. Egli l’aveva cominciata con alcuni codici manoscritti appartenuti alla biblioteca di Pio III Piccolomini, codici che senza l’intervento del Chigi sarebbero andati certamente dispersi. A questi si aggiunsero volumi provenienti dalle librerie private dei suoi amici letterati Celso Cittadini e Federico Ubaldini; altri furono donati o acquistati nel corso di viaggi in Italia ed in Germania.

La serie più numerosa fu tuttavia collezionata attraverso un paziente lavoro di archiviazione di oltre 1000 volumi di documenti contemporanei sulla storia di Roma e del papato e sulle relazioni politiche con le corti straniere. Alla fine del Seicento i volumi vennero trasportati a Piazza Colonna. Da allora la Chigiana ha costituito una delle maggiori attrattive dell’edificio, sia per la preziosità del materiale librario, sia per la funzionalità ed il valore artistico della sua scaffalatura. La sua realizzazione fu commissionata alla fine del Seicento da Agostino Chigi all’architetto Gianbattista Contini. l’artistica scaffalatura in legno può considerarsi, insieme a quella della biblioteca Alessandrina alla Sapienza, un notevole esempio di ebanisteria secentesca, intonata alla preziosità del materiale librario.

Un erudito del tempo, l’abate Piazza, così si esprimeva a proposito della Chigiana:

Non meno splendida dell’Alessandrina, si fece una biblioteca con grande industria e spesa, nel palazzo del principe Don Agostino Chigi, nel palazzo di piazza Colonna. E’ da ogni parte ripiena e potendosi per eleganti et ingegnose scale segrete e ringhiere salire e valersene, quanta sia la copia de’ manoscritti e de’ volumi in ogni sorte di professione, scienze et arti, con esquisite per lo più legature, in modo che e nel numero de’ libri e nella rarità degli autori e nella singolarità dei manoscritti, massimamente spettanti alle materie ecclesiatiche e del Governo della Chiesa. Passate per le mani di quel saggio et eloquente Pontefice e d’altri Antecessori, e per la pulizia con cui viene tenuta, e per la singola cortesia con cui viene esposta, con un bibliotecario a ciò destinato, con assegnata previsione, può giustamente paragonarsi alle più celebri di Roma.”

Nel maggio 1918 la Chigiana fu acquistata dallo Stato italiano per 1.800.000 lire e poco dopo fu aperta agli studiosi nello stesso Palazzo Chigi. Nel 1922, per volere di Mussolini, fu ’aggregata’ alla Vaticana. Come condizione dell’aggregazione, il governo fascista, che la cedette gratuitamente, ottenne dalla Santa Sede che il periodo della chiusura estiva della Vaticana fosse ridotto e fosse più elastico l’orario di apertura; che le indagini negli archivi pontifici, già promesse per i documenti fino al 1814, fossero possibili senza speciali autorizzazioni fino al 1846 e che per gli anni successivi la santa sede largheggiasse in permessi speciali.

E’ innegabile che la cessione della Chigiana ha assicurato alla Biblioteca una collocazione di indubbio prestigio, utile agli studiosi di tutto il mondo che frequentano la fornitissima biblioteca Vaticana. Ed è altrettanto vero che il gesto di Mussolini rese effettivamente più accessibile di quanto non fosse prima la consultazione dei tesori contenuti nella collezione Chigi. Ma è anche certo, a detta di molti studiosi, che il patrimonio bibliografico nazionale fu privato in quella occasione di un materiale di grandissimo valore.

Visite guidate a Palazzo Chigi

Gli istituti scolastici e le Associazioni culturali che desiderano effettuare una visita di Palazzo Chigi, possono inviare una richiesta anche a mezzo fax (num. 06-67794122) al’Ufficio Acquisizione Beni, Servizi e Gestione Immobili, Via della Mercede 96 – 00187 Roma, oppure inviare una e-mail all’indirizzo [email protected].

Le visite si svolgono la mattina del sabato, dalle ore 9.00 alle ore 12.30, esclusivamente su prenotazione. Altre informazioni possono essere richieste al num. 06-67793417.

Maggiori informazioni: www.palazzochigi.it