Rinascita dell’industria vitivinicola in un paese dal prestigioso passato

Nell’Europa sud orientale la viticoltura non ha conosciuto, negli ultimi cinquant’anni, lo stesso sviluppo che hanno avuto Francia, Italia, Spagna e le nazioni viticole del Nuovo Mondo. Eppure qualcosa negli ultimi anni comincia a muoversi anche in questa parte d’Europa.

In Grecia, negli ultimi anni, si è assistito a uno sviluppo dinamico della viticoltura in un modo che ricorda molto la situazione italiana di 25 anni fa. Le principali innovazioni riguardano l’impianto di vigneti in aree geografiche piuttosto elevate come altezza sul livello del mare e quindi con temperature mediamente più basse; sono state poi introdotte da altri paesi vitivinicoli, in particolare dalla Francia, sistemi di vinificazione più moderni ed è anche stata incrementata la coltivazione di uve rosse, come il Cabernet Sauvignon, per la produzione di vini che un tempo la Grecia non era in grado di produrre. Le regioni in cui vengono prodotti questi vini sono la Calcifica, Patrasso, la Tessaglia, la Macedonia. Nelle altre zone viticole della Grecia (Peloponneso, Attica, Tracia, isole dell’Egeo) i vitigni locali dominano incontrastati.

Nonostante l’incremento di vigneti a bacca rossa, rimane la produzione dei vini bianchi a caratterizzare il prodotto greco rappresentando il 60% della produzione complessiva. Sono solitamente vini molto alcolici a cui viene aggiunto di sovente zucchero o resina di pino. Nelle isole è rimasta la tradizionale produzione di vini forti e liquorosi.

Cosa è rimasto in vita della tradizione vinicola della Grecia mitologica, classica? Poco, purtroppo e ogni gloria sopravvissuta è concentrata in un vino molto resinoso: il Retsina, un bianco secco dal colore giallo paglia che ha un retrogusto amarognolo-asprigno e un bouquet penetrante in cui persiste l’aroma di resina di pino, ingrediente che viene aggiunto per rendere il vino resistente al caldo (almeno così affermano i greci…). Questa resina è estratta dalle conifere locali calitris quadrivalis e viene aggiunta al vino dopo circa un anno dal momento in cui è avvenuta la fermentazione in quantità dell’1% rispetto alla quantità di succo d’uva: ciò fa pensare che il procedimento non sia per nulla rivolto alla maggiore conservazione del mosto, ma forse era inizialmente impiegato per allontanare l’acre sapore e odore di pelle di capra di cui erano costituite le otri. Tale usanza non si ritrova presso altri popoli. Il Retsina si beve a 8°C con olive nere, acciughe e formaggio greco. Non è un vino che incontra facilmente il gusto degli stranieri poiché è troppo aspro con sapore di legno bruciato e trementina, ma bevuto sul posto, magari con piatti tipici pesanti e farciti, diventa un insostituibile digestivo.

Numerosi in Grecia sono poi gli appezzamenti di Moscato, che si trovano un po’ dappertutto nelle varie regioni viticole, con leggere varianti dovute alle diverse tecniche di vinificazione e ai differenti elementi del suolo.