In Australia la prima talea di vite arrivò nel 1788 quando il governatore britannico Arthur Phillip decise di piantare nel suo giardino le viti che si era procurato durante il suo passaggio in Sudafrica. Già alla fine del XVIII secolo molti erano gli ettari impiantati a vigneto nelle regioni di Victoria, del Nuovo Galles del Sud e dell’Australia occidentale dove già molti inglesi si erano stabiliti.

Inizialmente la viticoltura venne incoraggiata dalle autorità nel tentativo di indurre la popolazione, dedita al rhum e ad altri superalcolici, al consumo di una bevanda di più moderata alcolicità quale il vino.
All’inizio del XX secolo l’Australia diventava uno stato federale e disponeva di un discreto potenziale vinicolo. L’espansione vitivinicola attraversò poi un periodo di stasi fino all’ultimo dopoguerra quando, le nuove immigrazioni, l’accresciuto benessere e l’acquisizione di nuovi modelli culturali, diedero un impulso rilevante alle produzioni.

Negli anni ’60 -’70 si ebbe il picco in produzione e vendita dei vini da tavola, a cui seguì negli anni ’80 un periodo di assestamento con problemi di sovrapproduzione e bassa remunerazione delle uve: questa situazione spinse il settore a un miglioramento nel livello della qualità dei vini. Oggi il settore vitivinicolo australiano vede poche grandi cantine che producono l’80% del vino totale a cui si affiancano centinaia di piccole cantine che producono la parte rimanente. Il mercato del vino australiano offre tutti i livelli di qualità differenziati da prezzo, confezionamento e, recentemente, da tentativi di introduzione di denominazioni di origine analoghe alle nostre D.O.C.: sono soprattutto i piccoli produttori a dedicarsi ad una produzione vinicola caratterizzata da una spiccata tipicità regionale.

A causa dell’isolamento geografico e della stretta quarantena per evitare l’introduzione di parassiti indesiderati, il numero delle cultivar presenti in Australia è molto limitato e i vini che se ne ottengono risentono, in quanto a stile, dei modelli europei e californiani. Nonostante esistano tre diversi livelli di canali distributivi, è molto comune che il cliente visiti direttamente le cantine per acquistare il prodotto dopo aver ovviamente degustato i diversi vini in vendita. Si stima che circa il 10% del vino prodotto venga consumato nelle degustazioni gratuite! È molto comune anche trovare cantine che offrono servizi quali ristoranti o motel presso l’azienda. Le stesse cantine, singole o associate, organizzano attività turistiche per far conoscere i vini delle aree interessate. Nelle grandi città invece vengono promosse esposizioni e degustazioni a livello regionale tra le quali segnaliamo il Victorian Wine Show che si svolge ogni anno in tutte le capitali di stato.

Il clima nel continente australiano è quasi ovunque temperato da permettere la coltivazione della vite. Vi sono però differenze tra le varie regioni che hanno fatto sì che progressivamente la viticoltura si concentrasse solo nelle aree più vocate. In alcune zone infatti siccità o eccessiva umidità costituiscono un problema per le temperature troppo alte e la rapida trasmissione delle malattie. Nel sud del continente troviamo le aree più vocate dove il clima è più fresco e nello stesso tempo non c’è il pericolo delle gelate. Qui, qualora la pioggia si facesse attendere, si provvede senza esitare all’irrigazione delle vigne. Passiamo brevemente in rassegna le aree viticole australiane e i vitigni in esse più coltivati.

NEW SOUTH WALES
L’area è caratterizzata da un clima caldo e asciutto e vi troviamo più di 150 aziende vitivinicole. Le principali regioni sono la Hunter Valley, dove si coltivano Shiraz, Cabernet Sauvignon, Semillon e Chardonnay; Mudgee specializzata in vini rossi da invecchiamento; Riverina dove la produzione è incentrata su vini da tavola a base di Semillon, Riesling, Shiraz e Grenanche; Canberra, area emergente.

VICTORIA
Area storica per la viticoltura australiana dal clima temperato, oggi conta un centinaio di cantine. Le zone più vocate sono Rutherglen, specializzata nella produzione di vini rossi superiori e liquorosi da dessert; Geelong, Mornington Peninsula e Yarra Valley dove si producono vini di qualità a base di Cabernet Sauvignon e Chardonnay; Great Western che produce vini a base di Shiraz e vini spumanti.

TASMANIA
L’isola è caratterizzata dal clima fresco e, nonostante presenti una viticoltura di modeste dimensioni, ha grandi potenzialità.

SOUTH AUSTRALIA
È un’area di grande importanza dove si coltivano uve Shiraz, Semillon, Grenanche, P. Ximenez, Mataro, Doradillo, Riesling renano e le cantine sono più di 150. Le zone più vocate sono Barossa Valley, Clare Valley, McClaren Vale, Coonawarra e Riverland.

WESTERN AUSTRALIA
È lo stato più grande del continente ma non ha un settore vitivinicolo molto sviluppato. Le aree più intensamente coltivate a vite sono Swan Valley, Margaret River e Mount Backer.

NORTHERN TERRITORY
Zona quasi desertica dove esiste una sola cantina la cui produzione è assorbita interamente dai turisti.

QUEENSLAND
Qui il clima è subtropicale quindi poco adatto alla coltivazione della vite, tuttavia nella Granite Belt, esiste una piccola industria vitivinicola.
La domanda di esportazione è molto alta e il cliente principale dei vini australiani è la Gran Bretagna che riceve quasi la metà delle esportazioni. Per avere un’idea della produzione annuale australiana di vino, non è sbagliato stimare quest’ultima in un quindicesimo della produzione italiana annua. Si assiste, in questi ultimi tempi, a una rivoluzione nel mondo del vino che tende a seguire il gusto dei consumatori con un ampliamento nella scelta del prodotto e quindi la comparsa di nuove tipologie di vini. L’Australia consolida la sua posizione come avanguardia di questa rivoluzione.

Le metodologie di vinificazione sono molto avanzate e la gestione del vigneto è quasi totalmente meccanizzata. L’orientamento prevalente nell’impianto dei vitigni è indirizzato su varietà a bacca rossa per vini di qualità e prevalentemente si tratta di Shiraz, Cabernet Sauvignon e Merlot, mentre per i vini bianchi è il momento dello Chardonnay che negli ultimi 15 anni ha battuto il Riesling che negli anni ’80 deteneva il record di impianti. Sul versante delle importazioni dei vini stranieri in Australia è curioso segnalare come i vini francesi vengano ancora attualmente boicottati a causa degli esperimenti atomici nel Pacifico condotti e voluti dalla Francia qualche anno fa. Questa situazione ha aperto la strada ai prodotti italiani considerati oggi come il massimo della raffinatezza negli scaffali delle enoteche o sul menu dei ristoranti. Chi va a cena in un ristorante di Sidney o Melbourne considera ancora troppo caro il Bordeaux e solitamente preferisce sperimentare un buon vino italiano come il Chianti, il Barbaresco o l’Amarone.