• 1 kg farina tipo “0”
  • 3 cucchiai di strutto
  • 1 tazzina da caffè di olio di oliva
  • 2 cubetti di lievito di birra
  • ½ litro di siero di latte freschissimo oppure analoga quantità di latte diluito con acqua
  • sale q.b

La tigella è di forma rotonda, grande circa come un piattino da caffè e viene cotta su una lastra di metallo o padella di metallo chiusa. E’ proprio questo attrezzo che si chiama tigella ed è passato ad indicare il prodotto, altrimenti detto “crescentina“.

Si servono caldissime. Il modo migliore per gustarle è tagliarle a metà e spalmarle di pesto di lardo (composto da polpa di salsiccia, strutto, rosmarino e aglio tritati) e parmigiano grattugiato.

La tipica preparazione tradizionale “montanara” dell’Appennino tra Bologna e Modena prevede:
Versate la farina sulla spianatoia e disponetela a fontana. Al centro ponete lo strutto, il lievito e l’olio e con l’aiuto di una forchetta lavorate gli ingredienti insieme ad una parte della farina.
Versate a filo il siero o il latte tiepido e impastate poco alla volta tutta la farina. Lavorate l’impasto con le mani fino ad ottenere una pasta liscia ed omogenea.
Fate lievitare l’impasto coperto da un panno per circa 1 ora.
Stendete l’impasto con il matterello fino ad ottenere una sfoglia di 1 cm circa di spessore. Per ottenere la forma circolare utilizzate un bicchiere come stampo. Cuocete le tigelle sulla placca del forno preriscaldato (oppure sull’apposito stampo, la “tigella”, appunto) fintanto che i due lati siano ben dorati.

Un ringraziamento all’Ufficio Stampa Turistico del Comune di Faenza che ci ha fornito questa ricetta.