Si apre giovedì 20 giugno la XVI edizione della rassegna d’arte all’aperto che ogni anno illumina, colora e anima la spiaggia libera di Cesenatico, e che quest’anno è dedicata a Tonina Cianca, una donna e pittrice stimata e amata per la sua creatività, il suo estro, la sua classe. Col suo linguaggio originale – testimone e segno di una vasta cultura figurativa – con il suo segno essenziale, coi toni di un colore sofisticato, coi suoi volti ovali (ripresi dalle singolari e ben note Ovarole) mostrerà cose leggere e vaganti, parlerà di un mare metafisico e di sogni che vorranno librarsi nelle brezze estive.

Le tende al mare 2013 nascono a partire da un quaderno di disegni a pastello ritrovato dai figli Leli e Roberto, che raccoglieva un ciclo dove la stessa Tonina Cianca aveva già disegnato i soggetti, attribuito i titoli, definito una sequenza, coltivando il pensiero di realizzare la “sua” rassegna. A partire da questi bozzetti originali le tende sono state realizzate con stampe su tela, alle quali si è aggiunto l’intervento pittorico e affettuoso del figlio Roberto Nottoli che ha inserito le stampe nel consueto modulo delle tradizionali tende da spiaggia.

Le Tende al Mare – giunte ai loro sedici anni di età – fanno ormai parte della storia dell’offerta culturale e turistica di Cesenatico, e oltre al pubblico che si imbatte in loro sulla spiaggia, possono contare su un pubblico di affezionati visitatori. È una iniziativa che deve il suo successo alla indubbia originalità di avere voluto far dialogare l’arte, declinata nelle più varie forme – vi sono state edizioni delle tende dedicate a temi, pittori, illustratori, stilisti e case di moda – con il pubblico e nel luogo popolare per eccellenza, la spiaggia, dove si può passeggiare tra queste installazioni all’aperto con costume, cappellino e gelato. Un modo molto informale di incontrare l’arte, ma forse proprio per questo più vivace e disponibile ad autentiche scoperte.

Legato a questo, vi è da sempre anche l’altro aspetto che si vuole sottolineare: l’unione proficua di una iniziativa culturale con un intento benefico: la vendita delle tende finanzierà infatti l’attività delle associazioni di volontariato del territorio.
Da sottolineare anche la dimensione di cordiale e concreta collaborazione che rende possibile la realizzazione delle Tende al Mare, una iniziativa che si appoggia sul lavoro del Servizio Beni Culturali del Comune di Cesenatico, ma che vede come preziosi e indispensabili collaboratori, da sempre, la Cooperativa Esercenti Stabilimenti Balneari, l’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, e la Consulta del Volontariato di Cesenatico, attraverso la quale l’aspetto artistico si accompagna alla solidarietà.

Nota breve su Tonina Cianca pittrice

Il primo ed autorevole giudizio critico sull’opera di Tonina Cianca (nata a Cesenatico e all’inizio, per qualche tempo, attiva a Roma) si deve a Marcello Azzolini, per il quale (siamo all’anno millenovecentosettantaquattro, in occasione della mostra allestita dalla pittrice di Cesenatico al Circolo Artistico di Bologna), l’artista è “certamente degna d’attenzione per il suo lavoro fin lì svolto in piena autonomia d’intenti operativi come pure d’inventiva, dimostrata attraverso personali codici espressivi dell’immagine”. E aggiunge Azzolini (riferendosi ad una propensione di gusto per le esperienze simboliste) che “la Cianca sottende ed articola le sembianze oggettuali, in una certa sua misura, attraverso una affascinante solarità di inventare prospettive, aperte ed allontanate da ogni possibile verità tramite ‘linee di fuga’, od attraverso chiusure in grovigli stretti, dai quali nasce un’intimità delle cose persino al limite dell’angoscia, ma sfuggendo sempre a quella verità fisica che le delimiterebbe al ruolo di puri e semplici oggetti”.

In effetti, dopo gli iniziali contatti con il cenacolo postrealista cesenate dai mutevoli accenti espressionistici, sul finire degli anni ’60 era stato decisivo per Tonina Cianca un nuovo incontro, quello con Tono Zancanaro (a quel tempo abituale frequentatore della cittadina balneare, ma anche insegnante d’incisione all’Accademia di Belle Arti di Ravenna). Del maestro padovano Tonina aveva frequentato le lezioni nelle aule della Loggetta Lombardesca, facendosi apprezzare al punto da ottenere da lui (solitamente restio a vestire i panni del critico, se non per certe memorabili “autopresentazioni”) una qualche parola scritta per la mostra allestita nel 1971 alla Galleria La Bottega di Ravenna. Con bella intuizione Zancanaro aveva scritto tra l’altro dell’artista che “sicuramente la recente capacità e carica le è venuta tirando segni e linee” e che “in un solo anno di attività incisoria e con l’avvio di poche lezioni tecniche, forte di un suo mondo intensamente sostenuto dalla fantasia, Tonina Cianca presenta un panorama di incisioni e stampe non solo singolari, personali, ma di una preziosità tecnica e di discorso da lasciare poco meno che stupiti”.

Ma Tono non ha saputo solo insegnare a Tonina il piacere del segno libero, con il suo tratto ininterrotto e pur variabile nell’intensità, e del contrappunto della macchia con le sue sapienti scansioni cromatiche; ha trasmesso in lei la sua stessa vocazione “mediterranea” e l’interesse per l’antico dal quale si sarebbero poi generati i caratteristici profili ellenistici di certe sue figure, e sprigionata la solarità accecante dei suoi dipinti di paesaggio e natura.
Con il mito la favola ha poi occupato lo spazio inventivo di Tonina Cianca. Qui sono nati e hanno avuto rappresentazione cicli tematici straordinari, come quello delle “ovarole”, figure totemiche d’una antica e mai spenta cultura popolare.

Nell’ultimo periodo, poi, tra “prima e dopo” la mostra di Cesenatico del duemilatrè, Tonina ha scelto di dipingere quasi solo composizioni vegetali; non canoniche “nature morte” (non “vanitas”, insomma), ma vaghe fantasie come certe peperonate in un interno e stati profondi di meditazione in camere con sviste metaforico botaniche: dove vediamo oggi trionfante perfino il piccolo ravanello bianco e rosso, che l’artista ha dipinto e ridipinto con ossessione e come una liberazione fino all’ultimo soffio di vita.

Orlando Piraccini (dal catalogo alla mostra “Cose leggere e vaganti” – tende al mare 2013)