Apre il 31 marzo, e si concluderà domenica 3 giugno, la mostra Sarnari. Cancellazioni a Castel Sismondo, la rocca malatestiana di Rimini.

A promuovere l’esposizione, curata da Marco Goldin, è Linea d’ombra insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, con la partecipazione del Gruppo Euromobil dei fratelli Lucchetta.
Nell’anno in cui Linea d’ombra festeggia i primi, fortunati 15 anni di attività, una mostra di Franco Sarnari non poteva non esserci.
In questi 15 anni infatti l’artista e Marco Goldin hanno dato vita ad alcune esposizioni fondamentali: dalla retrospettiva Sarnari. Opere 1957 – 1994 che a Palazzo Sarcinelli di Conegliano ha proposto nell’autunno del 1994 ben ottanta dipinti del maestro, alla successiva monografica dedicata alle Cancellazioni (Villa Foscarini – Rossi a Stra) e via via, piccole monografiche negli intermezzi, sino alla grande rassegna Sarnari. Il Nero al Castello di Brescia nell’autunno del 2005.
Per questa mostra riminese, Sarnari ha voluto riprendere, aggiornandolo, un filone fortunato della sua poetica, quello dedicato alle Cancellazioni, agli interventi cioè che l’artista siciliano opera sull’immagine di opere d’arte storiche, con una sua particolare sensibilità e con modalità di volta in volta differenti.

A spingere il pittore a rivisitare una tecnica che egli ha praticato con molta forza, e successo, negli anni Novanta, è stata la visione, nello stesso Castel Sismondo, dei capolavori esposti nella mostra Da Vermeer a Kandinsky. Capolavori dai musei del mondo a Rimini, voluta da Marco Goldin proprio per festeggiare i primi 15 anni di attività della sua società.
Per alcune delle opere qui riunite, eccezionalmente concesse da musei di molti Paesi, Sarnari ha provato un rapimento emotivo e intellettuale, il medesimo che gli aveva sollecitato l’ammirazione per Piero della Francesca e la sua Flagellazione, nell’ultimo scorcio degli anni Ottanta.
Allora fu quasi una ossessione: l’artista avvertiva l’impellenza di appropriarsi della magia dell’opera, annullandone le forme e riproponendole metabolizzate dalla sua sensibilità. Con Piero a colpirlo allora furono gli antichi affreschi della Chiesa di Santa Maria di Ispica, in Sicilia. Per poi affrontare altri grandi della pittura italiana, in particolare Leonardo, Raffaello e Botticelli.
Nacquero così opere che testimoniarono come il pittore fosse riuscito a reinterpretare il passato senza perderne la pregnanza emotiva, in una dimensione di contemporaneità spaziale e temporale dove il colore sembra fondersi con la forma.
Negli anni più recenti Sarnari si è andato confrontando con altre tematiche e in particolare con il colore/non colore, il nero o con l’ossessione del mare, raccontandolo in fermi immagine di enorme potenza, valga per tutto la Grande onda, capolavoro e felice ossessione di quel periodo.

Ora è nuovamente scattata la necessità di misurarsi con grandi maestri del passato. Sono stati numerosi, tra quelli in mostra a Rimini, a trasmettergli questo stimolo.
Lo confermano i bozzetti che raccontano l’approccio di Sarnari con numerose opere esposte nella superba mostra.
In un processo di decantazione e di selezione, due opere hanno attratto il suo particolare interesse: Il seminatore di Millet, capolavoro che ha incantato e influenzato anche Van Gogh, e l’intensa Deposizione di Tintoretto. In mostra Sarnari propone ben otto diverse interpretazioni dei due dipinti.
Il tempo però non è passato invano, basta mettere a confronto queste cancellazioni recenti con quelle degli anni novanta per rendersi conto del percorso, enorme, che l’artista ha compiuto.
Nelle nuove opere sembra avvertirsi l’impellenza di rarefazione, tanto da confermare l’impressione di un’artista che, salvando le forme, vuole come purificarle, privilegiando campiture di puro colore sempre più ampie, come se questi nuovi oli fossero una sintesi tra le flagellazioni vecchia maniera e il meraviglioso, denso nulla del nero.

Poi la necessità di inserire le figure in contesti nuovi, decontestualizzati, o meglio inserite in rappresentazioni che nulla hanno a che vedere con l’iconografia della scena originale: ecco così il Seminatore distendere il suo braccio e spargere i semi di futura vita nel buio di una notte stellata, o in momenti diversi dalla giornata, quasi come se il racconto di Millet continuasse all’infinito e il Seminatore, mai stanco, non volesse o non potesse fermarsi mai.
In mostra, accanto alle opere nuove e “rivoluzionarie” create appositamente per l’esposizione riminese, verranno presentate le Cancellazioni “classiche” di Sarnari, compresa la serie fondamentale per questa espressione artistica, quella dedicata alla Flagellazione di Piero ella Francesca.
Nel catalogo edito da Linea d’ombra, Marco Goldin ripresenta il saggio che accompagnò la storica mostra di Villa Foscarini del 1997, insieme a un saggio, nuovo, di analisi delle Cancellazioni più recenti.
Sarnari è artista che continua a stupire per la sua capacità di rimettersi costantemente in discussione, di voltare pagina, affrontando temi e modalità sempre nuovi ma sapendo anche, se l’emozione lo richiede, tornare a ricerche storiche, interpretate con linfa e turgore del tutto nuovi.

Informazioni e prenotazioni: www.lineadombra.it