Lo splendido spazio del Colosseo con questa nuova mostra archeologica affronta la storia del teatro romano. Si è scelto un percorso «per icone» sintetizzando così, con una settantina di opere, una storia millenaria che affonda le sue radici nella tradizione greca. Il teatro greco è l´origine del teatro occidentale. Il teatro romano, sua diretta evoluzione, è la prova del suo successo e del suo valore d´arte festiva e urbana.

Lo annuncia, in mostra, l’erma di marmo di Dioniso (Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo), dio greco del teatro. I Romani portarono a compimento e consolidarono tutti gli aspetti delle tecniche teatrali create dai Greci – l´architettura dell´edificio, la drammaturgia, le pratiche dell´attore (cratere attico a figure rosse detto Vaso di Pronomos, da Ruvo di Puglia), l´allestimento scenico (modello di scenografia in terracotta colorata, dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli) – perfezionandole e diffondendole in tutto il mondo allora conosciuto. Gli attori, i mimi e i danzatori (bronzetti raffiguranti crotalische dai musei di Orvieto e Ferrara) approdavano a Roma provenienti da ogni parte dell´impero e attorno al bacino del Mediterraneo. Ancora oggi si scoprono resti di teatri greco-romani dalla Gallia all’Africa del Nord, dalla Britannia all’Asia Minore (in mostra il plastico del teatro di Aspendos, in Turchia), fino al lontano Afghanistan.

Così la mostra inizia affrontando le origini greche e italiche, gli apporti dei Greci d´Italia, degli Etruschi e dei popoli italici, in contesti inizialmente provvisori come i piccoli teatri di legno importati dai guitti della Magna Grecia. Prosegue poi con la costruzione dei grandi teatri di pietra e delle loro monumentali scenografie che, dall´epoca imperiale in poi, caratterizzarono Roma e tutte le città romanizzate. Si arriva così al fulcro dell´esposizione, la rassegna dei protagonisti della scena. Da una parte, gli attori con le loro tecniche mimiche (mosaico dai Musei Vaticani raffigurante Mime e pantomime) e i testi drammatici, spesso rielaborati a partire dai modelli ‘alti’, equipaggiati di costumi, maschere e strumenti musicali: e dall´altra il pubblico di migliaia di spettatori, i più variegati, che consideravano il teatro e gli spettacoli che vi si svolgevano come il loro passatempo preferito.

Si tratta di un mondo multiforme fatto di danza, recitazione, mimica, dotta cultura ma anche sensuale divertimento di massa. E soprattutto fatto di musica (organo di Aquincum, flauti e cembali in ricostruzioni provenienti dal Museo della Civiltà Romana), perché non bisogna dimenticare che nel teatro romano il ruolo della musica era fondamentale come in un musical dei nostri giorni. Chiude infine il percorso una riflessione sul modo divergente dei Romani di guardare agli attori, concedendo loro, nello stesso tempo, fama e infamia, esaltazione e condanna morale. Le scene teatrali degli antichi vasi italici prestati dall´Archeologico di Bari, le splendide maschere e statuine della necropoli di Lipari, le lastre di terracotta di antiche scene architettoniche, i plastici dei teatri, le statue e gli affreschi di Pompei, le imponenti maschere del chiostro michelangiolesco delle Terme di Diocleziano, i mosaici vaticani degli attori e dei pantomimi così come i bronzetti dell´Archeologico di Firenze e di Palazzo Massimo a Roma si snodano in una scenografia che sembra fatta per loro: quella successione di grandi archi che vogliono dire ovunque nel mondo antico la presenza di teatri e anfiteatri romani. Le fonti storiche sono carenti di informazioni precise sul funzionamento dei teatri romani e più ancora sulla vita teatrale.

Ed è incredibile quanto siano rari i particolari sulla quotidianità della scena: come funzionava il meccanismo dei sipari? gli attori delle compagnie avevano forme di vita in comune? e l´africano Terenzio era un uomo di colore?. Le fonti abbondano, invece, sulla letteratura drammatica. E invece, mentre la letteratura drammatica latina sopravvissuta si restringe a meno di due secoli – dall’apparizione a Roma del tarantino Livio Andronico (240 a. C. ) alla morte del tragediografo Accio (85 a. C. ), ciclo che include i grandi Plauto e Terenzio – la vita materiale del teatro romano si estende per almeno nove secoli: dall’ingresso a Roma degli istrioni etruschi (364 a. C. ), alla scomparsa dei mimi girovaghi, condannati dai concili cristiani, e alla rovina degli edifici teatrali all’avvento dei barbari (inizi del Vi sec. D. C. ).

La mostra, e il catalogo con il suo apparato di schede e contributi scientifici, sanno farci percepire il patrimonio culturale del teatro romano come la vastità delle conoscenze perdute.

Orari
8.30 – 18.30 dal 3 ottobre al 27 ottobre
8.30 – 16.30 dal 28 ottobre al 31 dicembre
8.30 – 16.30 dal 2 gennaio al 15 febbraio
8.30 – 17 il 16 e 17 febbraio
Chiuso 1 gennaio, 25 dicembre
La biglietteria chiude un’ora prima

Ingresso Intero €11,00; ridotto € 6.50

Progetto scientifico Nicola Savarese

Cura della mostra
Soprintendenza Archeologica di Roma
Electa

Informazioni e visite guidate
Pierreci tel. +39.06.39967700
www.pierreci.it

Catalogo della mostra Electa
formato 27X27, pagg. 60
illustrazioni a colori 45
prezzo € 15.00