Sabato 3 luglio alle ore 17 si inaugura a Paneveggio, nel Centro Visitatori del Parco Paneveggio Pale di San Martino, la mostra “Paesaggi di guerra. L’immagine del Trentino alla fine della Prima guerra mondiale | Paneveggio e Valle di Fiemme”. La mostra espone fotografie che guidano il nostro sguardo sui paesi, le montagne, le foreste della Val di Fiemme al termine della Grande Guerra, in quel 1919 che rappresentò il primo anno di pace, ma che per i Trentini che tornavano dal fronte e dall’esilio segnò la scoperta drammatica dell’eredità lasciata dalla guerra.

Il visitatore troverà immagini di macerie e di edifici distrutti, assieme a fotografie che ritraggono l’inizio della ricostruzione e che testimoniano la ripresa della vita quotidiana: soldati del Genio militare italiano impegnati in opere di ripristino, operai sui cantieri, donne e uomini al lavoro, edifici restaurati. Una parte delle fotografie proviene da archivi di istituzioni, altre sono state cortesemente messe a disposizione da collezionisti locali; le fotografie sono accompagnate da pannelli con testi descrittivi e testimonianze. La mostra è accompagnata da un catalogo che contiene immagini della Valle di Fiemme e di tutto il Trentino alla fine della guerra.

L’ampia sezione fotografica è corredata da saggi di Andrea Di Michele, Mauro Grazioli e Fabrizio Rasera che inquadrano storicamente il periodo e le vicende. All’interno della mostra viene proposta la videoinstallazione “Ritorni”, opera di Micol Cossali, che interpreta, attraverso un percorso di fotografie e di testimonianze, lo stato d’animo di profughi e di soldati che, tornando alle proprie case, scoprivano quanto la guerra avesse trasformato il mondo che avevano lasciato al tempo della loro partenza. Rovine di edifici e mutamenti del paesaggio, le montagne scavate dalle esplosioni e dalle trincee, i pascoli resi impraticabili dalla presenza di ordigni inesplosi e la devastazione delle foreste: attorno a questo bilancio si trovano a fare i conti anche in Valle di Fiemme quanti già prima del 1915 e per i tre anni e mezzo della guerra avevano dovuto assistere alla instaurazione del dominio militare sul territorio. Quella della ricostruzione fu una parentesi, che questa mostra coglie ai suoi faticosi inizi, dalla quale il Trentino e la Valle di Fiemme uscirono dopo anni di lavoro.

Centro visitatori di Paneveggio, 3 luglio – 12 settembre 2010 tutti i giorni 9-12.30 e 14-17.30

Info: tel 0439 64854 www.Trentinograndeguerra.it www.Parcopan.org

Nell’ambito del Parco Paneveggio Pale di San Martino un’altra mostra sullo stesso tema, dedicata alla vicenda di San Martino di Castrozza, Primiero e Valle del Vanoi è allestita a Caoria, presso la Casa del sentiero etnografico dal 3 luglio al 12 settembre 2010. L’inaugurazione è prevista domenica 11 luglio alle ore 17. La Prima Guerra Mondiale in Valle di Fiemme Nel maggio 1915, al momento dell’entrata in guerra dell’Italia, le valli del Trentino sud-orientale erano pressoché sguarnite di truppe, inviate fin dal 1914 a combattere contro la Russia. La difesa della Valle di Fiemme fece affidamento in primo luogo sulla barriera naturale costituita dalla catena del Lagorai rinforzata dalle due fortificazioni permanenti di forte Dossaccio e forte Al Buso.

Tra il 1914 e il 1915 fu inoltre realizzato un complesso sistema di trincee e capisaldi che già nei primi mesi del conflitto venne presidiato dalle compagnie Standschützen del battaglione “Cavalese”, da reparti omologhi del Tirolo del Nord e del Vorarlberg oltre che da truppe dell’Alpenkorps germanico, nonostante tra Italia e Germania non ci fosse ancora uno stato di guerra. Alla Valle di Fiemme furono risparmiati lo sfollamento della popolazione, l’occupazione militare e la distruzione dei centri abitati. Unico insediamento distrutto fu Paneveggio che venne incendiato dall’esercito austro-ungarico già nel 1915. Anche da questa valle tuttavia le autorità austriache deportarono, condannandole all’internamento, le persone sospettate di nutrire sentimenti filoitaliani. La prima ricostruzione Alla fine del conflitto l’Esercito italiano (sia il Genio militare che altre specialità come i Bersaglieri) partecipò all’avvio della ricostruzione e alla rinascita della vita economica e civile, soprattutto nel settore delle infrastrutture. Si trattò di interventi importanti che riguardarono in primo luogo le vie di comunicazione e che permisero la ripresa delle attività produttive nell’intera zona, a partire da quelle legate al settore del legno. Il tracciato ferroviario che collegava Ora alla Valle di Fiemme si era rivelato strategico già durante la guerra e alla fine del conflitto pareva rappresentare un’opportunità per la ripresa della vita economica. Il percorso venne completato con l’inaugurazione della stazione di Predazzo e la sostituzione delle preesistenti strutture in legno con edifici in muratura, utilizzando la produzione di calce ed il materiale proveniente dalle cave di porfido e di granito di Predazzo. Vennero inoltre messi in sicurezza tratti di argine del torrente Avisio e sistemato il ponte sul torrente Travignolo a Predazzo. Per riattivare il commercio locale, a Predazzo fu anche allestito un mercato coperto che periodicamente accoglieva i negozianti della vallata. Paneveggio Nella località di Paneveggio esisteva da tempo immemorabile un ospizio per i viandanti diretti verso il passo Rolle e il passo Valles. Dalla seconda metà dell’Ottocento il piccolo abitato comprendeva alcune segherie, depositi di legname ed una chiesetta costruita nei primi decenni del 1700; proprio allora il piccolo nucleo cominciò a segnalarsi nel nascente panorama turistico.

L’inizio delle ostilità tra Austria e Italia provocò la rovina di tutte quelle attività. Il centro di Paneveggio, per motivi militari, venne incendiato e distrutto dall’esercito austriaco già nel 1915 e l’anno successivo, a seguito di uno sfondamento delle linee austriache operato da reparti italiani nel settore passo Rolle – Colbricon, il suo territorio divenne zona di operazioni. In conseguenza di ciò, le foreste furono investite dai bombardamenti e dalle attività belliche connesse alla presenza del fronte. Nel novembre del 1917, con la ritirata dell’Esercito italiano, l’intera area tornò ad essere retrovia, gravata dalle distruzioni e dalle profonde ferite inferte dalla guerra. Negli anni successivi la ricostruzione iniziò con la riedificazione di quanto distrutto. Presero il via anche l’opera di rimboschimento e la bonifica dagli ordigni esplosivi, che non fu indolore e che negli anni causò numerose vittime. Gli strascichi della guerra Alla fine della guerra, accanto alle tradizionali attività agricole e silvo-pastorali (allevamento, taglio e lavorazione del legname), comparve anche in Valle di Fiemme la professione del “recuperante” che si dedicava alla ricerca e alla raccolta dell’esplosivo e dei metalli presenti nei residuati bellici (rame, ottone, piombo, ferro…) e nelle fortificazioni permanenti e campali sparse sul territorio: l’acciaio delle cupole blindate, il ferro delle opere difensive. Un lavoro assai pericoloso, dettato dalla necessità di guadagnare. L’episodio più tragico accadde nel novembre 1926 nelle foreste demaniali di Paneveggio. Quattordici tra donne e uomini, adulti e giovanissimi impegnati in lavori di rimboschimento, per la maggior parte di Predazzo, vennero investiti dall’esplosione di un residuato bellico. Dodici morirono all’istante, solo due si salvarono. Le loro salme vennero portate a Predazzo. Fu proclamato il lutto cittadino e il 17 novembre un lunghissimo corteo accompagnò i feretri al cimitero. Solo la ripresa economica del secondo dopoguerra – tanto a lungo durò lo stato di precarietà economica della valle – portò all’esaurirsi di quel pericoloso mestiere.

Negli ultimi decenni del secolo scorso, una generazione di neo-recuperanti si è nuovamente dedicata alla ricerca di oggetti di origine bellica da conservare come documento storico. Oggi molti materiali ritrovati nelle trincee e nelle soffitte entrano in piccole e grandi collezioni; in qualche caso i loro proprietari le rendono visibili al pubblico, a quanti ancora desiderano avvicinarsi all’esperienza di quella guerra. I segni della guerra sul paesaggio Lo scavo di estesi campi trincerati e di gallerie, la costruzione di baraccamenti di legno per i soldati e per i depositi, il tracciamento di strade e di sentieri, gli abbattimenti di alberi destinati a garantire alle artiglierie un campo di tiro libero da ostacoli, i pesanti bombardamenti che investirono l’intero teatro delle operazioni, tutto questo provocò sul paesaggio montano della Valle di Fiemme progressive e profonde trasformazioni. Anche nel fondovalle l’ambiente mutò velocemente. Alla costruzione della ferrovia della Valle di Fiemme – fondamentale per rifornire le truppe impegnate sulle creste montuose – si affiancarono i baraccamenti, le strutture logistiche, i numerosi cimiteri di guerra che, nel corso degli anni, aumentarono di numero e dimensione. Nella costruzione delle opere e nel trasporto del materiale vennero impegnati, oltre agli Standschützen locali (raramente utilizzati in prima linea), uomini e donne dei paesi delle retrovie, per i quali quell’impiego rappresentò una fonte di reddito importante, nonché i soldati russi fatti prigionieri sul fronte orientale e trasferiti in Trentino. La testimonianza di Alcide Degasperi … Eccovi su una piaggia maligna, seminata di pietre ferrigne e di migliaia di schegge di granata o di pallottole di schrapnelss. Ferro e porfido, piombo e ghiaia nerastra dappertutto, sotto raggi di un sole cocente. Nessuna vegetazione nel regno della morte, se si eccettuano delle chiazze di margheritine bianche di alta montagna, sbocciate in qualche cratere, ove fino a pochi giorni fa si s’era adagiata la neve. … molti affronteranno la fatica della lunga ascensione, perché la guerra ha condotto lassù per quasi due anni migliaia e migliaia di uomini, venuti dalla Galizia e dalla Baviera, e dall´altro lato, dal golfo di Napoli; e tutti questi uomini con una fatica tenace e sanguinosa hanno scavato caverne, accatastati i massi, noti prima solo al vento e alla bufera, minate le rocce e costruiti sul versante nord-est, verso S. Pellegrino, ove la montagna precipita a picco, dei nidi d´aquila, per lanciarsi poi addosso da tutti i pertugi e da tutte le bocche delle enormi masse di ferro, modellato in pallottole o in granate o in shrapnells o in mine… Alcide Degasperi, Perché riposino in pace, in “Il nuovo Trentino”, 22 agosto 1919

Curatori e collaboratori del progetto e della mostra Il progetto Paesaggi di guerra Il Trentino alla fine della Prima guerra mondiale Progetto Rete Trentinograndeguerra Coordinamento Mauro Grazioli, Anna Pisetti, Fabrizio Rasera, Camillo Zadra Segreteria organizzativa Giancarlo Sciascia Allestimenti Studio Giovanni Marzari Cura grafica Alessio Periotto – designfabrik Fornitori Edizioni Osiride, Paolo Gabbana, Zirkotech Video Micol Cossali Con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto Provincia autonoma di Trento Museo Storico Italiano della Guerra Fondazione Museo storico del Trentino Il Sommolago Trentino spa Gruppo di lavoro Mauro Cecco Igor Gilmozzi Mauro Grazioli Anna Pisetti Fabrizio Rasera Ettore Sartori Giancarlo Sciascia Camillo Zadra Testi Igor Gilmozzi Con la collaborazione di Parco di Paneveggio Pale di San Martino Associazione Pro Ecomuseo della Magnifica Comunità di Fiemme Magnifica Comunità di Fiemme Le immagini esposte e pubblicate sono state messe a disposizione da Archivio Agenzia Provinciale delle Foreste Demaniali, Cavalese Archivio Ente Parco Paneveggio Pale di San Martino Archivio dell´Istituto di Storia e Cultura dell´Arma del Genio, Roma Associazione Pro Ecomuseo della Magnifica Comunità di Fiemme Collezione Angelo Orsingher Collezione Vittorio Tagliabue Collezione Fulvio Vanzo Gruppo Collezionisti Predazzo “Paesaggi di guerra” 12 mostre fotografiche dedicate al Trentino alla fine della Prima guerra mondiale La mostra dedicata alla Valle di Fiemme e a Paneveggio è stata realizzata dalla Rete Trentinograndeguerra, che ha dedicato al tema del Trentino nel 1919 un “mosaico” di 12 mostre fotografiche che tra il 2010 e il 2011 verranno allestite in varie località poste lungo quella che un tempo era la linea del fronte. Questi i 12 ambiti territoriali: oltre alla Valle di Fiemme, la Valle di Sole, la Valle del Chiese, la Valle di Ledro, l’Alto Garda, Mori, la Vallagarina, i Comuni del Pasubio, gli Altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna, l’Alta Valsugana, la Valsugana Orientale e il Tesino, Vanoi e Primiero. A ciascun ambito è dedicata una diversa mostra fotografica; di alcune sono previsti dei riallestimenti (al momento sono complessivamente previsti 26 allestimenti). Visitare una mostra dopo l’altra permetterà di constatare quanta parte del Trentino sia stata sconvolta dal conflitto e di capire perché la memoria della Grande Guerra sia ancora così viva. L’ultimo allestimento è previsto a Trento nell’autunno 2011: la mostra proporrà una sintesi complessiva delle dodici sezioni a rappresentare la dimensione provinciale delle distruzioni di guerra e dell’avvio della ricostruzione. Completa il progetto la videoinstallazione “Ritorni” di Micol Cossali.

Il tema delle mostre La fine della Prima guerra mondiale lasciò nelle valli del Trentino dove si era combattuto un paesaggio fatto di rovine, di campagne invase da filo spinato, trincee e crateri, di pascoli disseminati di residuati bellici, di foreste devastate, di fabbriche distrutte, di cimiteri. Dallo Stelvio al Tonale, dalle valli Giudicarie all’Alto Garda, dalla Vallagarina alle valli del Pasubio, dagli altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna alla Valsugana, dal Vanoi al Primiero, da Paneveggio alla valli di Fiemme e di Fassa, uno scenario uniforme si presentò a profughi e soldati che tornavano dai luoghi dell’esilio e dai campi di battaglia: un paesaggio che conoscevano bene, ma che speravano di non ritrovare in patria. Quel “paesaggio di guerra” è stato in gran parte riassorbito dal lavoro di generazioni e dal tempo. Oggi il nostro sguardo ne può cogliere le tracce soprattutto negli ambienti di montagna, negli avvallamenti che segnalano antichi solchi di trincee e di esplosioni e nei resti di fortificazioni campali e permanenti che la sensibilità pubblica conserva come documento di una vicenda tra le più drammatiche della sua storia, che ancora oggi appare difficile da comprendere nella sua insostenibile brutalità. Queste mostre sollecitano a pensare alle tante guerra che oggi come ieri continuano a colpire i civili, le città e i villaggi, come se quella lontana guerra avesse funzionato non da monito ma come cinico esempio. Rete Trentinograndeguerra Rete Trentinograndeguerra è un progetto che mira alla costruzione di un sistema territoriale capace di unire le varie realtà associative, museali e istituzionali che in Trentino si occupano dello studio, della tutela e della valorizzazione del complesso patrimonio di beni, vicende e memorie della Prima guerra mondiale.

Per le informazioni sul progetto e il calendario completo delle mostre e degli eventi connessi: www.Trentinograndeguerra.it