Räbechilbi
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Räbechilbi
Lanterne di San Martino
Lanterne di San Martino
Lanterne di San Martino
Lanterne di San Martino

La Räbechilbi a Richterswil, Canton Zurigo (ZH)

Molti villaggi svizzeri organizzano una Räbechilbi o fiera della rapa per segnare il passaggio dall’autunno all’inverno. La Räbechilbi consiste in una processione con lanterne ricavate da rape svuotate e decorate. Quella di Richterswil, sul Lago di Zurigo, è la fiera più famosa e si tiene ogni secondo sabato del mese di novembre.

Per la processione e per le decorazioni nel villaggio ogni anno viene impiegata una media di 25 tonnellate di rape. L’esistenza della processione è documentata dal 1884 e secondo la tradizione ha preso spunto dalle contadine delle fattorie sulle colline che utilizzavano le rape come lanterne per illuminare il cammino rientrando dalla messa nei mesi invernali.

Ogni finestra nel centro della città è illuminata da file di lanterne di rapa. I carri allegorici sono enormi, alcuni sono appena in grado di passare attraverso le strette vie, e interamente ricoperti di lanterne realizzate con rape.

Informazioni:
www.vvrs.ch/anlaesse/raebechilbi.html
www.schweizfotos.ch/izueri/raebechilbi/raebechilbi.asp

Rape e lanterne, dal Capodanno Celtico a San Martino

In passato a San Martino cominciava l’attività dei tribunali, delle scuole e dei Parlamenti, si tenevano le elezioni municipali, si pagavano fittanze, rendite e locazioni, venivano rinnovati i contratti agrari oppure si traslocava, tant’è vero che ancora oggi si dice far San Martino per traslocare.
L’11 novembre è dunque una data in cui ha inizio il ciclo annuale delle attività.

Questo rinnovo e inizio di un nuovo ciclo è lo stesso che si ritrova nel Capodanno Celtico, celebrato dal tramonto del sole tra il 30 ottobre e il 1° novembre.

Le origini di lanterne e rape vanno ricercate nell’Irlanda celtica, nella festa di fine estate, Samhain. L’inizio della stagione più buia era associato alla morte e all’oltretomba. I Celti pagani credevano che nella notte del 31 ottobre il velo tra il mondo terreno e quello ultraterreno si assottigliasse a tal punto che gli spiriti dei morti potessero passarci attraverso. Così accendevano falò per guidare gli spiriti benevoli, mentre indossavano maschere e costumi per spaventare gli spiriti maligni.

La tradizione di Jack-o-lantern deriva probabilmente proprio dal folklore irlandese. Narra la leggenda che un uomo di nome Jack, noto baro e malfattore, ingannò Satana sfidandolo nella notte di Ognissanti a scalare un albero sulla cui corteccia incise una croce intrappolandolo tra i rami. Jack fece un patto col diavolo: se non lo avesse più indotto in tentazione lo avrebbe fatto scendere dall’albero. Alla morte di Jack, continua la leggenda, gli venne impedito di entrare in paradiso a causa della cattiva condotta avuta in vita, ma gli venne negato l’ingresso anche all’inferno perchà aveva ingannato il diavolo.
Allora Satana gli porse un piccolo tizzone d’inferno per illuminare la via nella tremenda tenebra che lo attorniava. Per far durare più a lungo la fiamma Jack scavò un grosso cavolo rapa e ve la pose all’interno.

«Una rapa? Ma nonna, allora perché intagliamo le zucche?»
«Quando noi irlandesi giungemmo in America, c’erano poche rape, così usammo le zucche per tenere lontano Jack e gli spiriti da lui guidati e, allo stesso tempo, mostrare la strada agli spriti degli antenati che vengono a visitarci. Le zucche erano più grandi e belle così la gente dimenticò le rape e usó solo le zucche, ma, io ho una sorpresa, venite, venite a vedere cosa c’è dietro le zucche.»
«Nonna, ma è una rapa intagliata! è bellissima!»

Gli irlandesi usavano in origine i cavoli rapa ma quando nel 1840 arrivarono negli USA, scappando dalla carestia di patate che aveva colpito la loro patria, scoprirono che le rape americane erano piccole, ma anche che le zucche erano più grosse e più facili da scavare dei cavoli rapa. Ecco perchè a tutt’oggi Jack-o-lantern è una zucca intagliata al cui interno è posata una lanterna.

San Martino in Austria, Germania e Svizzera al ritornello di “Laterne, Laterne, Sonne, Mond und Sterne” (Lanterne, lanterne, sole, luna e stelle)

Ogni anno, l’11 novembre, si puó sentire questo ritornello fuori per le strade autunnali, dove i bambini sfilano con lanterne colorate fatte a mano e cantano allegramente le canzoncine imparate a memoria. Le candele vacillano divertenti nelle loro lanterne e fanno brillare i loro occhi. Con tanta emozione sperano tutti di poter dare un’occhiata all’uomo vestito con un’uniforme da soldato del medioevo, che cavalca orgoglioso il suo destriero.

Grandi e piccoli si divertono ad osservare le sfilate dei bambini, che rischiarano le strade con lanterne e canti: “Durch die Straßen auf und nieder leuchten die Laternen wieder: rote, gelbe, grüne, blaue, lieber Martin komm und schaue” (“Nelle strade su e giú risplendono nuovamente le lanterne: rosse, gialle, verdi e blu, caro Martino vieni e guarda”).

Molte leggende raccontano di quest’uomo, le cui buone azioni e la sua grandezza sono ben conosciute da ogni bambino in Germania, in Austria ed in Svizzera. La luce delle lanterne è anche metafora della luce che il Santo ha portato tra i più poveri.

San Martino nacque nell’anno 316 d.C. con il nome di Martin von Tours a Sabaria, nell’attuale Ungheria, ed entró molto giovane nell’esercito romano. Dopo il suo Battesimo e la nomina a Vescovo diventó missionario ed aiutó i poveri.

La leggenda narra che Martino un giorno si trovó alle porte della cittá di Amiens, dove incontró un povero mendicante con i vestiti strappati che, nel gelo dell’inverno, gli chiese aiuto. Martino, peró, aveva con sé solo il suo mantello militare e decise di dividerlo con il mendicante. Con la sua spada divise il caldo mantello in due parti e ne diede una metá al mendicante, che gli fu molto grato. Dopo questo grande gesto Martino lasció l’esercito e si fece battezzare da cristiano, per poter aiutare le persone bisognose e dedicarsi all’amore per il prossimo.

Quest’atto di buon cuore non é di certo l’unica storia che si racconta ancora oggi su San Martino. Un’altra leggenda narra di quando Martino fu nominato Vescovo. Dato che era un uomo modesto, non si trovò a suo agio presso il vescovado e decise cosí di nascondersi nel pollaio. Lo schiamazzo delle oche era però cosí forte, che gli abitanti della città lo scoprirono e lo elessero nuovo Vescovo.

Weckmänner

E’ probabile che da questa leggenda sia nata la tradizione dell’oca di Martino, che la sera della festa di San Martino, dopo la sfilata delle lanterne, viene servita per cena.

In molti luoghi si consumano invece vin brulé, cioccolata bollente e i tradizionali Weckmänner, curiosi panini a forma di uomo con un piffero in bocca.