Casa Batloò di Gaudì - Barcellona
Tipico paesino della Castiglia: Covarrubias
Galizia: costa di Ribadeo
Guggenheim Museoa - Bilbao
Roncisvalles

Prima di cominciare qualche dato: 8.000 i km percorsi, 18 i giorni di viaggio, 5 le tappe stabilite. Nella cartina sono evidenziate le regioni della Spagna; in rosso quelle che abbiamo visitato. In linea d’aria dalla Cataluna alla Galicia sono circa 1000 km; poco meno dalle Asturie all’Andalucia, tanto per avere un’idea delle due dimensioni principali del territorio spagnolo. Dei ‘los toros’ neri, quelli dichiarati monumenti nazionali, posti sulle strade spagnole, ne abbiamo visti 12.

Si parte da Milano, attraversando tutta la francia del Sud via autostrada; prima del confine con la Spagna deviamo verso nord, a Carcassonne, completando i primi 800 km.

Francia: una piacevole sosta di percorso a Carcassonne nell’Aude, paese cataro

Tra l’Italia e la Spagna abbiamo deciso di fare una sosta per visitare Carcassonne, nell’Aude Francese. Dall’autostrada si ha delle più belle vedute della cittadina medievale, dove è stata appositamente creata un’area di sosta. Si lascia l’auto fuori le mura e ci addentra in quella che sembra essere diventata una sorta di Disneyland per turisti… il nostro scopo rimane comunque quello di visitare uno dei più discussi restauri neogotici di Viollet-Le-Duc, i cui scritti furono divorati da Gaudì. Un aneddoto vuole che furono prestati a Gaudì da un amico e che furono restituiti pieni zeppi di commenti e appunti ai margini! All’interno della cittadella fortificata si ha accesso, a pagamento, al castello: troviamo qui alcune delle tavole originali di Viollet Le Duc, con le piante generali e i dettagli; vi è anche un modellino di tutta la città. Bisogna ammettere che aveva ricevuto il castello come un rudere e lo ha trasformato, più che restaurato, in una architettura neomedievale più che medievale… Molto bella è anche la chiesa, ad accesso libero, così come è possibile salire su una tratta delle mura interne. Nel complesso però sia un’impressione di falsità, come in parco tematico.

La sorpresa più piacevole si rivela però visitare i paesini intorno a Carcassonne, ignorati dai turisti: tra colline di girasoli, prati e boschi, si conservano infatti piccolissimi centri storici medievali come Montreal De L’Aude o Fenjeaux che meritano assolutamente una visita. Qui si trovano anche artigiani che realizzano opere in stile, dal legno al ferro, per tutti gli appassionati di medioevo. A Montreal vi è una imponente chiesa gotica con tanto di gargouille e sorpresa: nel silenzio del paesino risuonano dall’interno della chiesa trombe e organo, sono le prove di musicisti di Notre Dame da Parigi, per un concerto di musica medievale che faranno qui, da pelle d’oca, ma siamo davvero nel 2002? … Da Fanjeaux si ha un magnifico panorama da un belvedere dove sono stati riprodotti tutti i paesini intorno su ceramiche applicate al parapetto in pietra: molto suggestivo.

Cataluña: Figueres, Cadaques, Gerona e Barcellona con Gaudì 2002 ma non solo…

Ripartiamo il mattino successivo alla volta della Spagna e della Cataluña. Varcato il confine con la Francia, cominciamo il nostro giro in Costa Brava: ci fermiamo a Figueres per visitare il Museo-Teatro Dalì, davvero un allestimento unico, nessuna singola opera di questo artista surrealista può lasciare immaginare ciò che è possibile vedere qui, una meta immancabile anche a chi è appassionato di scenografia e allestimenti museali. Unico appunto: la fila interminabile in attesa di entrare…

Così, altra meta consigliata da tutte le guide, dopo aver visto il museo (è molto riduttivo definirlo tale…) ripartiamo alla volta di Cadaques, piccola località balneare che in realtà non ha nulla di più di tanti paesini marinari del nostro paese, tranne la fatica per arrivarci! Infatti si tratta dell’estrema caletta di un promontorio brullo e tortuoso, dove in estate si affollano (inspiegabilmente) centinaia di macchine. Ci consolano solo i panorami verso il mare, davvero molto belli.

Il pomeriggio facciamo tappa a Gerona, 60 km più avanti, cittadina storica molto carina, che ha saputo, in piena costa Brava, conservarsi tra le sue architetture di pietra, dalle pavimentazioni alla cattedrale. I due giorni successivi scopriamo Barcellona: e si rivela una città dai mille volti. Il mezzo più comodo è senz’altro la metropolitana, che serve quasi tutta la città.

Una parentesi è tutta dedicata a Gaudì 2002, dopo aver visitato uno dei restauri di Viollet Le Duc, maestro neogotico di cui Gaudì era appassionatissimo, in Francia: cominciamo dall’ultimo cantiere in stile ‘medievale’ di costruzione di una cattedrale, che sia rimasto al mondo, rappresentato dalla Sagrada Familia, è lo stupore è tanto davvero…una meraviglia di alta ingegneria e fantasia.

La nostra prima passeggiata a Barcellona segue poi tutto l’itinerario che da Casa Milà, detta la Pedrera (la pietraia, definita così dai Barcellonesi: il piano regolatore di allora, il Plan Cerdà, prevedeva lotti quadrati, a scacchiera, con gli angoli stondati per migliorare la nascente trafficata circolazione stradale e Gaudì dovette ‘stondare’ molte delle sue opere ad angolo per ubbidire a tali regole, ma lo fece in modo assolutamente nuovo e provocatorio…) ci conduce a Casa Batlló (con il tetto a drago…tema caro a Gaudì) fino a Parc Güell (che inizialmente sarebbe dovuta essere una città-giardino con 60 residenze, di cui furono realizzate solo due) dove visitiamo anche il museo-casa Gaudì con alcuni degli arredi originali da lui disegnati: non ci aspettavamo tanta sobrietà… ancora visitiamo Palau Güell, il Collegio de les Teresianes, Casa Calvet e Casa Vicens.

In tema Gaudì visiteremo anche a Leon ‘casa de los Botines’, ad Astorga il palazzo Episcopale (in Castilla-Leon) e a Comillas (in Cantabria) la villa ‘El Capricho’ con le piastrelle-girasole. Pochi sanno poi che Gaudì, che non era affatto uno studente modello, si laureò portando come tesi la progettazione dei lampioni neogotici di Barcellona nel 1878! Quindi, attenti anche ai lampioni, quelli di Placa Reial e di Pla de Palau sono originali!

Ma Barcellona non è solo Gaudì: conserva, anche un pò inaspettatamente, una cuore medievale gotico con una bella piazza e una serie di archi gotici in molti edifici; una parte contemporanea fatta di brillanti centri commerciali acciaio-vetro, di cui proprio sul molo della Barceloneta, vicino all’acquario, uno dei più grandi d’Europa (anche se a dire il vero, Genova rimane il più bello) che consigliamo ai bambini (ha infatti un intero piano di giochi-scoperta adatti ai più piccoli).

E infine La Rambla, la via più famosa di questa metropoli: conserva il suo fascino con la pioggia e con il sole, dalla parte piena di chioschi di fiori a quella con i ristorantini, lungo tutta la quale si affacciano strette viuzze che si diramano verso est e verso ovest, piene di negozietti e localini (molti vendono souvenir italiani: persino gondole di Venezia!). Un salto anche al mercato coperto popolare storico della città, con l’entrata stile Liberty, è d’obbligo: ci sono le più tipiche pescherie, salumerie ecc.
E quando si torna in collina appena fuori Barcellona, il panorama al tramonto è stupendo: si vede tutta la città, e nello skyline della città, spiccano le guglie della Sagrada Familia…

Castilla-Leon: Valladolid, Salamanca, Burgos, Soria, Leon, Astorga, Ponferrada e altro ancora…

Siamo così in Castiglia-Leon. Dedichiamo il giorno successivo alla visita di Olmedo, Valladolid e i castelli di Coca e Medina, un giorno alla visita di Salamanca e un giorno alla visita di una serie di piccole chiese e architetture mudejar e mozarabiche a nord di Valladolid. Poi, si riparte verso l’oceano: altri 600 km via Astorga e Leon con le loro bellissime architetture, Las Medulas con i suoi improbabili paesaggi e il magnifico castello di Ponferrada, ci conducono a Ribadeo, in Galizia. (tappa 3, 4 notti)

Avevamo già fatto un viaggio in questa regione e in quell’occasione avevamo visitato Segovia e Avila, oltre Madrid, El Escorial e Toledo nella Castilgia-La Mancha.

Questa volta giungiamo nella Castiglia da Barcellona, tragitto di circa 800 km attraverso Saragozza, (in Aragona, che ha un bel centro storico e religioso) e seguendo il fiume Duero entriamo in Castiglia. Visitiamo la città di Soria, davvero molto carina e colma di gioielli storici di una bellezza particolare, compreso un chiostro ad archi intrecciati templare, poi El Burgo de Osma, altra cittadina tradizionale tutta in stile castigliano, da vedere, quindi Peñafiel, dove nel castello più stretto e lungo della Spagna è collocato il nuovo Museo del Vino: la visita val proprio la pena, per i panorami, per il castello sul quale si sale fino alla cima più alta, e anche per il museo del vino, che ha al suo interno poche ma interessanti cose.

Un giorno lo dedichiamo alla visita di Valladolid, città con qualche architettura da vedere ma un vero problema per il parcheggio e il traffico. Bellissimo è invece il piccolo centro di Olmedo, il paese con più cicogne in assoluto, almeno 4 coppie su ogni tetto e ovunque sia possibile fare un nido: il rumore dei becchi fatti dai piccoli per chiamare il cibo dei genitori è un dolce sottofondo. Ad Olmedo vi è anche un piccolo parco tematico che riproduce le architetture Mudejar della zona. Se passate da queste parti, sostate a mangiare per un panino al Bar Arsal: i due osti sono davvero unici e molto gentili e la loro specialità sono bocadillos con pane casereccio (e grossi!) con chorizo casero a la plancha o con lomo al oregano, entrambi squisitissimi; un pò di tinto (rosso) Ribera del Duero completa il tutto. Più costoso, di fianco c’è un Asador (ristorante con forno per arrostire) che fa uno splendido tradizionale cochinillo asado. Si prosegue poi per visitare i castelli di Coca e Medina, entrambi molto belli e visitabili al loro interno e Tordesillas, dove si trova un bellissimo monastero mozarabico.

Un giorno invece è tutto per Salamanca, la città d’oro per il particolare colore che le pietre con le quali è interamente costruita assumono dopo la lavorazione a decoro per l’ossidazione. E’ davvero bellissima, e non bisogna mancare di trovare una piccola rana che si cela tra i tantissimi rilievi della facciata della sua celeberrima università! Porta fortuna! Ed è così che si trovano rane di tutte le fogge nei tantissimi negozi di souvenir… pare poi che durante un restauro su un rilievo della cattedrale (altro gioiello, cattedrale vecchia all’interno di quella nuova) sia stato aggiunto un astronauta…nuova figura portafortuna da trovare!L’università di Salamanca è davvero splendida e gli aneddoti si sprecano, come i nomi dei rettori che sono scritti col sangue di toro sul chiostro interno… contiene anche un’antichissima biblioteca con moltissimi volumi.

Ancora, un giorno lo dedichiamo alle architetture minori, una serie di piccole chiese sconosciute alle guide turistiche e invece molto belle, tutte Mudejar o Mozarabiche (cioè fatte da cristiani che imitavano architetture musulmane o viceversa: in particolare il Mozarabe è colui che vista la “reconquista” cristiana, essendo musulmano, è rimasto a vivere in terre cristiane, dando luogo a “El arte mozarabe”, arte dei musulmani in terra cristiana dopo la reconquista) come Wamba, Espina, Torrelobatos, San Cebrian, Urueña.

Infine, nello spostamento da Valladolid alla Galizia, non manchiamo di visitare Leon, con un centro storico molto carino e la sua delicatissima cattedrale, in stile gotico, con stupende vetrate colorate che lasciano stupiti: è davvero la chiesa più bella che abbiamo mai visto, sembra essere un unico vetro colorato avvolgente. Di grande rilievo è anche la Basilica Reale di San Isidoro, edificata sugli ultimi frammenti rimasti di un tempio romano. La sezione più antica è il Pantheon Reale, uno straordinario esempio di arte romanica, ricoperto di vivaci affreschi. Sono i due diamanti gotico e romanico di Leon. Ma non dimentichiamo Gaudì, che qui ha fatto in stile neogotico la ‘casa de los Botines’ oggi visitabile solo al primo piano e sede di una banca. Poco distante, visitiamo poi Astorga. Prima tappa, il Museo del cioccolato (sito: www.cti.es/museo) in realtà una piccola casa in legno con una serie di cimeli e che vende squisitissimo cioccolato di tutti i tipi: ad Astorga infatti sono nati i primi cioccolatai. Poi visitiamo la bella cattedrale e il rivaleggiante in bellezza ‘Palazzo Episcopale’ di Gaudì, davvero unico.

Ultima tappa castigliana, il bellissimo castello templare di Ponferrada e un’escursione a Las Medulas, dove un paesaggio arancio-verde da farwest è nato dopo la dismissione delle miniere che qui vi erano. Il caldo e la condizione delle strade per arrivarci non valgono la pena: veniteci solo se siete freschi e dovete fare poca strada perchè c’è da camminare molto su strade scoscese e assolate.

Inseriamo qui anche la tappa su Burgos e dintorni che abbiamo fatto qualche giorno più tardi partendo dalla Rioja: Burgos è una cittadina molto carina, dalle architetture di un bianco splendente per la pulizia in corso… sempre tappa del Camino di Santiago, attrae molti pellegrini e fedeli. Visitata quindi la città, il pomeriggio compiamo un’escursione nei dintorni: suggeriamo l’itinerario che passa da Hortiguela, dove si trova un eremo visigoto con bellissimi rilievi, poi San pedro de Arlanza, che altro non è che rovine gotiche di un monastero, davvero suggestivo, quindi Covarrubias, cittadina cinta da mura, molto adatta anche alla sosta pranzo, tipicamente castigliana e molto tranquilla (mangiate al ristorante che porta il medesimo nome di unbar, nella piazza principale: è ottimo, prezzi medi, ed è bellissimo nel patio interno in legno, calce bianca e gerani), quindi il monastero di Santo Domingo de Silos, con uno dei più bei chiostri romanici d’Europa. Tutta questa area è controllata dai molti uccelli e in particolare rapaci che qui trovano un ambiente favorevole, tra campi di grano gialli, boschi verdi e il fiume che vi scorre. Ma l’intera Castiglia è casa di rapaci, molti i corvi e i gufi, di uccellini vari e di cicogne. Attenti ai moltissimi conigli che attraversano la strada, specie quando è più buio.

La Castiglia-Leon è senz’altro la regione più ricca di paesaggi e architetture da visitare. Una parentesi la dedichiamo anche al suo cielo stellato: in pieno altipiano, nei campi deserti di grano dove l’orizzonte si perde, la notte inizia il suo spettacolo infinito, in Italia non è più possibile da nessuna parte un simile cielo… sopra di noi la via Lattea, chiaramente visibile, e una tale quantità di stelle da non distinguere più le costellazioni… e una stella cadente in modo particolare da sembrare quasi un fuoco d’artificio, emozioni uniche…

Galizia: Le Rias Altas, Cabo Ortegal, il pesce

E’ estate e le Rias Bajas e La Coruña sono prese d’assalto dai vacanzieri del mare… questo ci basta per preferire una visita alle Rias Altas, più impervie e rocciose, inadatte al turismo on the beach… La strada che da Ribadeo ci porta a Cabo Ortegal è tutta panoramica e si fa sempre più tortuosa man mano ci si avvicina al promontorio sull’oceano.

Cabo Ortegal è nulla più di un faro in fondo ad un promontorio verde scoscesissimo, bellissimo,raggiungibile con attenzione anche in auto (a piedi è una bella faticata), dove il contrasto tra il gelo dell’oceano e il caldo dell’aria genera nuvole di vapore freschissimo… Qui infatti il clima è molto fresco, tutte le case hanno una propria ‘herreria’, una particolare costruzione rettangolare, rialzata di un paio di metri dal suolo, dove viene riposto il grano o i cereali in genere. Anche qui, come nel resto della Spagna, l’economia è ancora basata moltissimo sull’agricoltura e ancor più sulla zootecnia. Le mucche non si contano. Tutti gli edifici hanno poi sui loro colmi -e sui camini- speroni appuntiti di pietra, formando un paesaggio particolare tutto gallego.

La Galizia è poi la patria del pesce: è qui che bisogna mangiarlo assolutamente. La specialità è il ‘Pulpo alla gallega’, ma troviamo anche il ‘Caldo gallego’ sorta di zuppa di pesce molto liquida, l”empanada gallega’ una specie di focaccia ripiena di tonno e altro, i frutti di mare in genere, si dice siano i migliori, la paella di mare, il pesce ai ferri e ancora trote e salmoni (niente paura però, si mangia anche molta carne…).

Scopriamo poi che la Galizia conserva moltissima cultura celtica, dolmen e menhir spettacolari… le guide non li riportano, quindi se ne siete appassionati, chiedete prima alle Oficine del Turismo i depliants inerenti con le relative mappe per raggiungerli, ne hanno molti e molto belli.

Per quanto riguarda le spiagge, davvero suggestive quelle gallieghe di Ribadeo, ed una in particolare della ‘Playa de las catedrales’. Ricordate però di munirvi di carta delle maree per sapere giorno per giorno, a che ora recarsi sulla spiaggia, che altrimenti viene ricoperta dal mare (gelido).
Un ultimo appunto, in Galizia alle 10 del mattino è ancora alba e alle 11 di sera si assiste al tramonto… l’unione europea ha fatto si che non ci sia fuso orario, che però di fatto qui c’è, di almeno un’ora abbondante…

Asturie: Oviedo, Il museo del Sidro, Covadonga, Taramundi e i celti con una sosta anche in Cantabria, a Comillas

La sorpresa più grande delle Asturie sono i tantissimi dolmen, menhir e castra celtici presenti in tutta l’area montana… la suggestione è tanta e partiamo subito per due itinerari distinti in due giornate, di circa 300 km ciascuno. Un giorno ci portiamo sulle stradine della cordillera cantabrica, alla volta di dolmen e menhir: scopriamo fin dal primo dolmen la fatica di raggiungerlo!

Infatti i dolmen asturiani sono tutti posizionati in luoghi tanto suggestivi quanto faticosissimi da raggiungere, esclusivamente a piedi e su sentieri impervi tra rovi e api, decisamente poco battuti… raggiunto il paesino più vicino, ovvero una decina di case sgangherate in legno scuro simili a palafitte con decine di mucche e qualche anziano pastore, lasciamo l’auto (che qui ha le sembianze di uno shuttle su Marte) e cominciamo la nostra salita…il primo grosso errore è non portare l’acqua con noi, il secondo è quello di correre troppo alle prime salite, il terzo le mie scarpe poco adatte. Ma l’emozione alla vista del dolmen è tanta e ci chiediamo come siano riusciti a realizzarlo… in un punto a picco su vallate boschive tra rovi ed alberi! I menhir sono invece in posizione decisamente migliore, al passaggio sulla strada con l’auto… ma non ci diamo per vinti e proseguiamo per raggiungere altri dolmen e castra. Il secondo dolmen si trova a circa un’ora di sentiero a piedi questa volta sotto il sole, tutta in salita, nel nulla… su monti contaminati solo dalla presenza di mucche.

Arrivati in cima, scorgiamo anche i resti di due castra, in cerchi concentrici. Il castro di queste terre è sempre posizionato sulla cime di una montagna o collina; consiste in una serie di cerchi di pietre a secco sovrapposte, che dovevano essere all’origine alti un paio di metri e coperti con paglia o legni. ogni cerchio bastava a un nucleo, vi sono poi anche vasche per il bagno e talvolta sono differenziate due zone, una più in alto dove i cerchi sono più rettangolari e una subito sotto con alloggi circolari.

Il luogo sacro era fuori dal castro, riservato a pochi, dove vi era il dolmen. Per i dolmen abbiamo visitato Paredes (primo giorno) e Merilles (giorno successivo, con anche un castro appena percettibile ma suggestivo), per i menhir Ovienes (sulla strada di Paredes), mentre per i castra: castro de Coaña (il meglio conservato e reso turistico), il castro di Celon (molto bello e sconosciuto ai turisti, anche per la sua posizione impervia, ma raggiungibile con un mezzo motorizzato che non incontra altro lungo la sua via), e il (virtuale) castro di Mohias: non cercatelo perchè non si trova, sebbene segnato sulle cartine e noto ai locali che inutilmente vi indirizzano su sentieri improbabili. Tutte le stradine che uniscono questi luoghi sono panoramiche, costeggiano quando a valle fiumi e quando in quota sorgenti, da togliere il fiato. Per gli amanti della botanica, ma anche per i romantici, tutte le montagne Asturiane sono ricoperte di fiori di ogni colore, foggia, dimensione: moltissime le orchidee spontanee.

Altra gita suggestiva, è quella a Taramundi e dintorni: da qui partono infatti diversi itinerari alle Ferrerie, fabbri artigianali, cittadina infatti famosa per i suoi coltelli. Ci capita in un negozio di assistere a una ordinazione completa di coltelli da cucina. Ma non ci sono solo ferrerie: l’area è anche famosa per i mulini di cui è disseminata, non perdetevi una visita al Museo de los mulinos, davvero unico, è possibile provarli tutti! Il percorso segue un fiume fino ad una cascata. Seguiamo un’indicazione dal museo dei mulini verso una ferreria: trattasi in realtà di una casetta di legno, molto antica, con annessa herreria (casetta tipica per lo stoccaggio dei cereali), con una serie di cimeli di nonni e bisnonni, dagli stivali alle macchine fotografiche, alle macchine per scrivere fino ai centrini ecc.

A Taramundi vi sono solo un paio di ristoranti, ma poco più nascosta ci accorgiamo dopopranzo esserci una sidreria (la Solleiro) dove si cucinano ottime pietanze caserecce!
Lasciamo l’area occidentale delle Asturie per proseguire verso est…

Toma una sidra! E’ questa la frase che ci sentiamo ripetere più spesso nella nostra visita nel cuore delle Asturie… nello spostamento tra Galizia e Rioja ci fermiamo a visitare Oviedo, città dalle sembianze anglosassoni ma con cuore spagnolo, la più diversa delle città che abbiamo visitato, rinomata anche per la sua pasticceria; Nava, vicino ai Picos de Europa, patria del sidro e delle sidrerie, sede del Museo de la Sidra (www.museodelasidra.com) dove una forse un pò lunga ma simpatica e interattiva visita guidata ci spiega e illustra tutti i segreti di questa bevanda dalle antichissime origini. E tra una manzana (mela) e l’altra si può anche suonare una tradizionale gaita (cornamusa) asturiana o giocare alla pelota con un guanto in realtà virtuale! Al termine della visita si può bere un buon boccale di sidro appena prodotto oppure provare a versarlo nel modo tradizionale in cui si dovrebbe: braccio destro in alto sulla testa e bottiglia in mano e bicchiere grande, largo, liscio, leggerissimo e trasparente in mano sul braccio sinistro tutto in basso, inclinato di 45° una vera arte!

Ci dirigiamo quindi ai piedi dei Picos de Europa, verso Canga de Onis dove ad un ponte medievale è appesa una croce visigota e dove si trova anche un dolmen celtico all’interno di una chiesa romanica e quindi Covadonga, dove si trova una basilica neoromanica e una grotta con all’interno un santuario, meta di pellegrinaggio;vi è anche una fonte dei sette cagni, dove le guide dicono che chi ne berrà si sposerà entro l’anno: in realtà le cose sono un pò diverse, la gente che abbiamo trovato beveva ad un solo fonte mentre bagnava una mano in tutti e sette i fonti compiendo un percorso circolare, non abbiamo ben capito se in segno di devozione o come portafortuna… dai bimbi agli anziani. Questa si è rivelata la metà più turistica in assoluto di tutto il nord spagnolo: i laghi poco sopra Covadonga sono addirittura regolati con appositi omini che bloccano il traffico e le strade una volta raggiunto il punto di saturazione. I Picos, i pellegrinaggi, il fresco, sono una combinazione irresistibile a molti. Nel ritorno verso la costa costeggiamo il fiume Sella con decine e decine di canoisti. Moltissimi noleggi forniscono tutto l’occorrente a monte e giungono a riprendere gli sportivi a valle.

Cantabria: sosta a Comillas

Le montagne aspre Asturiane lasciano il passo alle dolci colline cantabriche, di un verde molto chiaro… solo le mucche sono una presenza costante in tutto il territorio spagnolo.

Una deviazione di percorso ci porta così a visitare un paesino cantabrico: Comillas, dove andiamo a visitare la villa di Gaudì ‘El Capricho’, basata sul modulo della piastrella 10×10.

Le piastrelle riproducono girasoli e foglie di girasoli, oppure hanno le tonalità del verde e del giallo, appositamente collocate per creare effetti cromatici davvero fantasiosi,secondo la provenienza della luce. Purtroppo la villa è in disuso (modo migliore perchè un’architettura si autodegradi…) a parte un piccolo negozio affollato di souvenir in tema (dove anch’io compro una improbabile burreria di tipo anglosassone).

Comillas merita anche una passeggiata in più, ha davvero una quantità di palazzi storici nobiliari di cui uno ricamato come un centrino fatto a mano. Per gli amanti del mare, le coste cantabriche sono le migliori di tutte le coste nord spagnole, il turismo balneare è molto sviluppato e i paesini affolati di famigliole in villeggiatura tra cartoline e salvagenti. Ma noi siamo diretti verso la Rioja…

Rioja: Haro, il vino, Logroño, i monasteri…

La Rioja è forse la più piccola regione della Spagna, eppure ha al suo interno molti tesori, primo tra tutti il territorio e il microclima che gli hanno permesso di svilupparsi come la prima regione vinicola, nonchè la più famosa. I più noti sono i vini rossi di buona e alta qualità.

Così andiamo ad Haro, capitale del vino, piccola cittadina calda e polverosa. Ha un piccolo centro storico con poche vie che pullulano di bodegas e di negozi che vendono tutto quanto sia connesso all’enologia, ma non solo. Visitiamo il tanto celebrato ‘Museo del vino’ che però si rivela noioso, caldo, piuttosto inutile: consiste in una serie di pannelli in spagnolo e inglese e null’altro. Aggiungiamo comunque che i vini della valle del Duero in Castiglia-Leon non hanno nulla da invidiare a quelli della Rioja, così come il Museo del Vino di Peñafiel è molto più bello, anche per il luogo in cui è collocato, un castello del 13° secolo.

Molto carina è invece Santo Domingo della Calzada, una piccola cittadina con al suo interno molti tesori, tra i quali il Monastero per cui è famosa: all’interno della Chiesa vi sono due galli vivi a ricordare il miracolo secondo cui Santo Domingo salvò un ragazzo ingiustamente condannato, ma per la leggenda vi rimandiamo ad una guida; a pochi kilometri c’è Ezcaray, nota località turistica invernale (si scia) molto carina, con piazzette tipiche e architetture gotiche, da vedere.

La Rioja la teniamo come base per visitare molti luoghi, come Burgos in Castiglia e Bilbao nei Paesi Baschi. Siamo a Ojacastro lungo il Rio Oja: da qui il nome alla regione.

Sono tanti i paesini e le località da non mancare in questa zona: un itinerario segue la via dei monasteri, come quello di Najera, San Millan de la Cogolla (con i due monasteri di Yuso e di Suso, mozarabico), Berceo, Cañas (dove si trova un bellissimo monastero cistercense, in gotico puro); un altro arriva fino a Logroño, l’unica provincia della regione, città moderna che ha ben poco da offrire (però gustatevi una piazzetta dove si trova il gioco dell’oca con tutte le tappe del Camino di Santiago, stando attenti che è nel quartiere vecchio della città, zona non troppo sicura…), toccando San Vicente de la Sonsierra dove si ha un belvedere dalla collina con i resti di un castello, su un bel ponte medievale sull’Ebro.Tutta questa zona è ancora parte del “Camino di Santiago”, chiedete alle Oficine del Turismo e vi daranno tutti depliants del caso; in tutti questi paesini vi è anche l’albergo del pelegrino. E non dimenticate di far tappe nelle centinaia di bodegas con vigneto annesso: vi faranno assaggiare tutte le loro produzioni, non risparmiando sulle quantità nel bicchiere…
Ad Ortigosa visitiamo anche due grotte stupende, dalle stalattiti e stalagmiti che vanno dal bianco all’arancio, a una costante temperatura di 14° C. E’ un mondo davvero affascinante.

Un giorno torniamo invece in Castiglia,a Burgos, poco distante da qui. Ma leggete la pagina inerente questa regione se volete saperne di più su Burgos e dintorni… Aggiungiamo anche che è un ottima scelta per gli appassionati di dinosauri: vi è infatti un itinerario appositamente studiato per chi vuole camminare e vedere le orme lasciate dai nostri predecessori, che qui sono in quantità, chiedete sempre agli uffici turistici.

Paesi Baschi: Bilbao, Gernika

Ongi Etorri! E’ questo il cartello di benvenuto che ci annuncia di essere entrati in territorio basco… Fatichiamo a immaginare di essere ancora in Spagna: qui ci troviamo in un territorio molto diverso per cultura, dove si parla e si comprende lo spagnolo ma dove è vivissimo il sentimento di appartenenza ad un’altra cultura. Ce ne rendiamo conto in tanti modi: dai cartelli stradali e dai nomi doppi delle città, spesso con quello in castigliano cancellato con gli spray; dalle mille bandiere basche ovunque, non accompagnate da quella spagnola come in tutto il resto della Spagna. Ci rendiamo presto conto che non si tratta di una semplice voglia di separatismo o di nazionalismo fine a se stesso: c’è qualcosa di molto, molto più profondo. Si ha la percezione di una certa sofferenza a dover reprimere le proprie usanze e prima di tutto la propria lingua, perchè di una lingua si tratta, non di un dialetto (si veda il sito ufficiale degli Euskadi in basco: www.euskadi.net). E di una lingua delle più antiche, la più antica d’Europa e sopravvissuta fino ad oggi; usato tanto nel quotidiano che le scritte sui cassonetti per la raccolta differenziata sono solo in basco.

Ci rechiamo così, come tutti, a Bilbao, per vedere, da fuori e da dentro, il magnifico Guggenheim Museoa… e ci accorgiamo che si chiama ufficialmente Museoa, non Museo: in lingua basca…un piccolo dettaglio. E’ fantastico, e costituisce la più grande risorsa e rinascita per questa città, dedita fino ai crolli comuni a tutta l’europa, solo all’industria pesante metallurgica, siderurgica e farmaceutica. La periferia infatti è piuttosto squallida, uno stabilimento in particolare occupa kilometri e kilometri lungo un tratto d’autostrada. Sarà forse anche i colori grigi e la giornata piuttosto nuvola che ci accoglie con la nebbia pesante delle classiche giornate milanesi novembrine…

Ma torniamo al Guggenheim: è bellissimo e ci mettiamo in coda per entrare chiacchierando di aneddoti vari con una coppia italiano-ungherese in fila con noi…il museo è stato concepito con il Katia, il Cad usato per l’aeronautica… il cagnolino enorme fatto di fiori che fa la guardia al museo e divenuto sua mascot è stato disegnato dall’ex marito di Cicciolina… e qui ci fermiamo. Entriamo nel museo, una serie di allestimenti e opere contemporanee quantomeno originali ci accolgono e ci stupiscono, anche ci fanno molto ridere e sorridere.

Un breve giretto per Bilbao, che nella sua settimana annuale di festeggiamenti sembra attendere la notte per riaprire tutti i tendoni lungo il fiume, poi decidiamo di proseguire per 30 km verso Gernika, città tristemente nota per il massacro che vi è stato, immortalato dal celebre dipinto di Picasso omonimo: in città vi è un murales in ceramica che lo riproduce (il dipinto è conservato al Reina Sofia di Madrid). Ma a Gernika c’è molto altro: la sede del governo provinciale, davvero molto bella, con una stanza dal tetto interamente vetrato riproducente tutte le cittadine basche con al centro la quercia. Questa quercia è un simbolo speciale, perchè sotto si riuniva fino al 1876 un parlamento basco indipendente dal governo centrale e nel cortile, incastonata in un tempietto cilindrico si trova parte del tronco proprio di quella vecchia, mentre difronte alla nuova entrata vi è piantata la nuova pianta: anch’essa in realtà non sta benissimo. Poco lontano, si trova l’ Euskal Herriko Museoa (museo della storia e cultura basca): ed è qui che capiamo ancor più l’identità di questo popolo. In realtà, quando si parla comunemente di paesi baschi intendendo solo le tre province spagnole, si sbaglia.

I Paesi Baschi, Euskadi, comprendono Vizacaya, Alava, Guipuzcoa, anche la Navarra (Nafarroa, si veda il sito di Pamplona in basco: www.pamplona.net) e tre province francesi, Labourd, Bassa Navarra e Soule. Ce ne accorgeremo anche salendo verso i Pirenei e oltre, in Francia, tutti luoghi dove sventola la medesima bandiera bianco-verde-rossa.

Navarra: Estella, Puente la Reina, Pamplona, Roncisvalles

Nafarroa, questo è il termine basco della Navarra, e qui continuano a sventolare insieme al rosso dei gerani e dei fazzoletti anche la bandiera basca. Certo, rispetto alle province basche il clima è molto diverso, qui siamo in Spagna… o almeno pare. Partiamo dalla Rioja per fare ritorno in Italia… decidiamo di passare il confine varcando i Pirenei a Roncisvalle.

Ci dirigiamo quindi verso Pamplona, ma lungo la strada ci fermiamo a Estella, una bellissima cittadina con molto da vedere e alcuni esempi di gotico e romanico davvero pregevoli; poi a Puente la Reina, paesino dove si ricongiungono i tratti che divengono da qui in poi il Cammino di Santiago ufficiale. Qui, si trova un bellissimo ponte, alcune chiese ed in particolare una chiesa medievale dei templari che conserva uno dei più bei crocifissi gotici esistenti.

Ma arriviamo a Pamplona, grande città, molto presidiata dalle autorità di polizia. Ripercorriamo ‘El encierro’ e riusciamo anche a sbirciare all’interno della celebre Plaza de Toros, davvero molto bella. Intendiamoci, siamo contro ogni tipo di corrida che coinvolga sofferenze di animali, ma le architetture delle Plazas de Toros in Spagna sono davvero belle e potrebbero essere per manifestazioni decisamente meno cruente. Le stradine del el encierro sono piene di negozi turistici, e non manchiamo di comperare un otre in una piccola bottega che vende solo otri artigianali, dove alcuni esemplari venduti da una anziano signore sono state fatte addirittura da suo nonno e ci tiene in modo particolare.

Non senza difficoltà riusciamo ad imboccare la statale per Roncisvalles, che non è segnalata fino a un bel pezzo fuori città: cominciamo così la nostra salita. Sui Pirenei ci fermiamo per l’ultimo Chorizo a la sidra nel penultimo paesino prima della frontiera (che non c’è, ci si accorge di varcare il confine solo dalle strisce segnaletiche a terra) dove sembra che stia per salutarti Remì…! Casette bellissime in paesini immacolati sui verdi e freschi monti tra ruscelli che scorrono lungo la strada come Burguete, ultimo posto utile in terra spagnola (o basca) dove pranzare.

Ci portiamo quindi a Roncisvalles, sede di un monastero molto visitato ma sopratutto luogo dove Rolando, nipote di Carlo Magno, cadde in una imboscata. Il passo preciso è poco più avanti, a Puerto de Ibañeta, dove scattiamo una strana fotografia tra nebbia e silenzio e dove oggi si trova una stele commemorativa simile a un menhir contemporaneo. Poi proseguiamo in Francia, dove fino al ricongiungimento con l’autostrada francese, sventolano in tutti i paesini solo moltissime bandiere basche (come in terra spagnola non abbiamo visto le spagnole, qui non vi sono bandiere francesi).

Con questa tratta di circa 700 km ci riportiamo via Tolosa a Carcassonne, da dove riprenderemo la strada il giorno successivo verso Milano, con un ultima sosta a Montecarlo solo per vivere il circuito cittadino di Formula 1. (tappa 1b, 1 notte)

Clima, mare(e) e sport

In Castiglia già ad Aprile, di giorno, può fare molto caldo. Sulle coste nord il clima è più fresco e ventilato. In Spagna sei sul livello del mare solo se ti stai facendo il bagno: da ricordare quindi che di giorno fa molto caldo mentre la sera e la notte fa molto fresco (forti escursioni termiche).

A proposito di mare, se siete sulla costa oceanica ricordate le maree, gli uffici turistici forniscono la carta delle maree spiaggia per spiaggia giorno per giorno, per sapere dove e quando andare a fare un tuffo… l’acqua è ovviamente molto più fredda del Mediterraneo, e in diversi punti buona per la vela o paradiso dei surfisti. Rafting e canoa lungo moltissimi fiumi delle Asturie, il più attrezzato e celebre è il fiume Sella. Passeggiate ed escursionismo quante se ne vuole. Molto scarse le piogge, o forse siamo stati noi molto fortunati. In Galizia il sole in Agosto tramonta verso le 23 mentre alle 10 del mattino è alba piena… Abbigliamento da spiaggia e un paio di maglioncini e felpe saranno utili durante tutto il vostro viaggio.

Orari

Tutto è in relazione al cibo e al riposo… ovvero, nessun monumento o museo apre prima delle 10 (il museo del sidro apre alle 12,30…), incluso l’ufficio turistico; dalle 13,30-14 fino alle 16-17 è tutto chiuso, tranne dove si mangia; dalle 16,30 alle 19-22 è l’orario serale di visita e/o shopping; poi si cena. Arrivare troppo presto significa sedersi e aspettare, così come chiedere una proroga di 5 minuti sugli orari di chiusura non è lecito. Inoltre in genere la domenica pomeriggio e il lunedì è tutto chiuso, inclusi luoghi turistici, mentre il mercoledì è il giorno di entrata gratuita per i cittadini europei.

Andare a mangiare

Si mangia sempre, tranne quando si dorme! Ma abituatevi subito agli orari spagnoli! Quelli che seguono sono i consigli per non trovarsi a mangiare da soli o peggio solo con turisti, con poca scelta causa cucina ancora chiusa… Per la colazione non andate nei bar, cercate invece le ‘pastelerie’ (non sarà difficile trovarle…!), paradisi dei golosi… (non prima delle 9.30-10). Gli spagnoli consumano poi l’aperitivo, un bicchiere di vino e tapas. Per il pranzo (dalle 14 alle 16) e la cena (non prima delle 21) la scelta, anche nei luoghi più piccoli, è ampia e varia: difficilmente troverete ristoranti costosi e comunque si mangia sempre ottimamente, salvo non siate vegetariani, in tal caso meglio cambiare destinazione del vostro viaggio. In genere meglio scegliere, se si opta per un ristorantino, il Menu’ del Dia che comprende primo, secondo e contorno, dolce (il postre -dolce- c’è sempre alla fine di qualsiasi pasto), vino o acqua e pane, che è la soluzione più economica (da 6 a 12 euro).

Tra il pranzo e la cena c’è la Merienda (in genere dove si fa la colazione si fa anche merenda… leggere ‘Meriendas’ o ‘merendero’) e poi l’aperitivo: credeteci: i bar sono affollati. Dopo la cena non è finita: si cambia locale e si mangia ancora, magari churros e cioccolata calda o un caffelatte con paste prima della nanna. Da ricordare che il contorno è sempre incluso e sottointeso con qualsiasi secondo. In alternativa ci sono i panini -bocadillos- con dentro una serie di ottimi insaccati -embutidos- o le tortillas o hamburguesas, di solito molto economici e molto molto grandi. O ancora optate per le raciones, piatti di singole portate o per le tapas, solo rigorosamente alla barra (non al tavolo). Galizia e Paesi Baschi propongono in particolare squisiti e abbondanti piatti di pesce; in Asturie e Castiglia sono ottime le carni e gli embutidos, nonchè le zuppe, ma si mangia ottimamente ovunque. Provate sempre i piatti tipici locali. Infine e’ d’uso e un gran bel gesto lasciare la mancia. Tornare due giorni nello stesso posto vi garantisce un trattamento da ospite di riguardo, gli spagnoli sono insuperabili in questo.