Morro d’Alba è un piccolo paese a metà strada tra Senigallia e Jesi, situato su una collina alta quasi 200 metri. Le origini di questo paese sono molto antiche anche se la sua esistenza storiografica risale intorno all’anno 1000. E’ stato per secoli conteso, con assalti e saccheggi, tra Jesi e Senigallia e per brevi periodi è stato sotto il controllo dei Malatesta di Rimini. Solo nel 1860 è entrato a far parte della provincia di Ancona.

Con la sua posizione strategica ha determinato l’importanza della storia del piccolo Borgo. Nel corso della storia Morro d’Alba ha subito diversi mutamenti della sua denominazione (da Morro a Morro Senigalliese, a Morro di Jesi a Morro d’Alba). Ad ogni mutamento di nome corrispondeva un mutamento nell’ambito della collocazione del paese in una più vasta organizzazione territoriale. L’attuale denominazione di Morro d’Alba fu data nel 1862 in seguito ad una delibera consiliare del comune di Morro. Sul termine “Alba” si sono sviluppate diverse leggende…

Morro d’Alba conserva oggi molte testimonianze del suo passato. Pur se di modeste dimensioni, vanta, infatti, il primato di essere l’unico borgo fortificato, in Italia, ad avere le mura percorse, per tutta la loro lunghezza, da un cammino di ronda, coperto e munito di arcate: la famosa “Scarpa”. Questa cinta muraria ha la forma di un pentagono irregolare con sei bastioni. Nel corso del tempo ha subito diverse ristrutturazioni tra cui quella, realizzata nel 1654, in occasione della quale fu autorizzata la costruzione delle abitazioni all’interno delle mura..

Dal punto di vista enologico Morro d’Alba è una località privilegiata. Infatti si trova nella zona di produzione di ben tre vini D.O.C: Verdicchio, Rosso Piceno e il più importante il Lacrima. La produzione di questo vino risale al XVII secolo. Secondo una leggenda questo vino ha origini anche più lontane. Si narra, infatti, che già nel 1167 Federico Barbarossa lo poté apprezzare dato che, nel periodo dell’assedio alla città di Ancona , scelse come dimora il Castello di Morro d’Alba.

Le tradizioni del paese sono molto legate alla vista agreste. Infatti c’è la Sagra della Lacrima dedicata al vino DOC del luogo, ci sono stand gastronomici e di degustazione del vino citato. Un’altra manifestazione molto sentita: il Cantamaggio. Il Cantamaggio è un canto rituale della questua, celebra l’avvento della primavera, della nuova stazione agricola che si apre ed è improntato ai riti pagani di fertilità, di augurio e di benessere per la comunità ed i singoli. Per tradizione antica, veniva cantato da un gruppo di cantori, detti “maggianti“, la notte tra il trenta aprile ed il primo maggio, casa per casa, con la classica formazione di tre elementi: organetto, triangolo e cembalo, e voci maschili.

Il testo del Cantamaggio contiene l’invito al padrone di casa ad offrire doni alimentari, destinati poi al pranzo dei maggianti con il quale si conclude la festa. E’ un invito che viene messo in risalto dall’immancabile “saltarello” (musica esclusivamente marchigiana) che chiude ogni canto rituale della questua.

Un ringraziamento al sito che ha reso possibile la scoperta di questo paesino… se volete ascoltarne dei brani, conoscere le ricette tipiche di questo paese e mille altre curiosità, non mancate di visitarlo!