Premio internazionale di Parchi e Giardini
Villa d’Este a Tivoli è il vincitore della prima edizione del premio “Il Parco Più Bello d’Europa”, selezionato da una giuria internazionale formata da noti botanici, architetti paesaggisti, storici e giornalisti.

I giardini di Villa d’Este, uno dei capolavori del giardino formale italiano, hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento poiché si sono distinti per accessibilità, stato di manutenzione, singolarità, qualità del giardino, nonché la possibilità di accedere facilmente ad esaurienti informazioni, la visibilità e la proposta di servizi moderni ed efficienti. Il recente intervento di restauro che ha riportato in auge le Fontane dell’Organo e del Canto degli Uccelli rappresenta inoltre motivo di lode ed è significativo degli impegnativi e ambizioni programmi di rivalutazione e di mantenimento dell’intero complesso, iniziati dallo Stato Italiano già negli anni Venti e poi nel dopoguerra.

La Storia

Villa d’Este, capolavoro del giardino italiano e inserita nella lista UNESCO del patrimonio mondiale, con l’impressionante concentrazione di fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e musiche idrauliche costituisce un modello più volte emulato nei giardini europei del Manierismo e del Barocco.

Il giardino va per di più considerato nello straordinario contesto paesaggistico, artistico e storico di Tivoli, che presenta sia i resti prestigiosi di ville antiche come Villa Adriana, sia un territorio ricco di forre, caverne e cascate, simbolo di una guerra millenaria tra pietra e acque. Le imponenti costruzioni e la sistemazione a terrazze fanno pensare ai Giardini pensili di Babilonia, una delle meraviglie del mondo antico, mentre l’adduzione delle acque, con un acquedotto e un traforo sotto la città, rievoca la sapienza ingegneresca degli antichi romani.

Il cardinale Ippolito Il d’Este, dopo le delusioni per la mancata elezione pontificia, fece rivivere qui i fasti delle corti di Ferrara, Roma e Fontainebleau e rinascere la magnificenza di Villa Adriana. Governatore di Tivoli dal 1550, carezzò subito l’idea di realizzare un giardino nel pendio dirupato della Valle gaudente”, ma soltanto dopo il 1560 si chiari il programma architettonico e iconologico della Villa, ideato dal pittore-archeologo-architetto Pirro Ligorio e realizzato dall’architetto di corte Alberto Galvani.

Le sale del Palazzo vennero decorate sotto la direzione di protagonisti del tardo Manierismo romano come Livio Agresti, Federico Zuccari, Durante Alberti, Girolamo Muziano, Cesare Nebbia e Antonio Tempesta. La sistemazione era quasi completata alla morte del cardinale (1572). Dal 1605 il cardinale Alessandro d’Este diede avvio ad un nuovo programma di interventi per il restauro e la riparazione dei danni alla vegetazione e agli impianti idraulici, ma anche per creare una serie di innovazioni all’assetto del giardino e alla decorazione delle fontane. Altri lavori furono eseguiti negli anni 1660 – 1670, quando fu coinvolto lo stesso Gianlorenzo Bernini.

Nel XVIII secolo la mancata manutenzione provocò la decadenza del complesso, che si aggravò con il passaggio di proprietà alla Casa d’Asburgo. Il giardino fu pian piano abbandonato, i giochi idraulici, non più utilizzati, andarono in rovina e la collezione di statue antiche, risalente all’epoca del Cardinale Ippolito, fu smembrata e trasferita altrove.

Questo stato di degrado proseguì ininterrotto fino alla metà del XIX secolo, quando il Cardinale Gustav Von Hohelohe, ottenuta in enfiteusi la villa dai Duchi di Modena nel 1851, avviò una serie di lavori per sottrarre il complesso alla rovina. La villa ricominciò così ad essere punto di riferimento culturale e il Cardinale ospitò spesso, tra il 1867 e il 1882, il musicista Franz Liszt (1811-1886), che proprio qui compose “Giochi d’acqua a Villa d’Este” per pianoforte e tenne, nel 1879, uno dei suoi ultimi concerti.

Allo scoppio della prima guerra mondiale la villa entrò a far parte delle proprietà dello Stato Italiano, fu aperta al pubblico e interamente restaurata negli anni 1920-30. Un altro radicale restauro fu eseguito subito dopo la seconda guerra mondiale per riparare i danni provocati dal bombardamento del 1944. A causa delle condizioni ambientali particolarmente sfavorevoli, i restauri si sono da allora susseguiti quasi ininterrottamente nell’ultimo ventennio (fra questi va segnalato almeno il recente ripristino delle Fontane dell’Organo e del Canto degli Uccelli).

Il Giardino

Villa d’Este, “capolavoro del giardino all’italiana” ideato da Pirro Ligorio per il cardinale Ippolito Il d’Este, ha rappresentato una novità assoluta nel panorama delle ville del XVI secolo. Mai prima di allora, ad eccezione dei modelli antichi, la natura e l’orografia del luogo erano state così massicciamente rimodellate né si erano concentrati in un solo complesso, esteso poco più di quattro ettari, un numero così stupefacente di fontane, grotte e ninfei.

L’infinita disponibilità idrica, assicurata da un’opera colossale come la captazione del Fiume Aniene, consentì di esplorare appieno la potenzialità dinamica dell’acqua, plasmandola in innumerevoli forme e sperimentandone tutti i possibili effetti visivi ed acustici. Per la grandiosità dell’impresa, la ricchezza delle decorazioni e la straordinaria varietà dei giochi d’acqua, Villa d’Este riscosse immediata celebrità tra i contemporanei e costituì un modello più volte emulato in Europa fino all’affermarsi del giardino francese di Versailles e Vaux-Le-Vicomte. Molti furono i motivi desunti da Villa d’Este che continuarono ad essere riproposti e sviluppati nei giardini del Manierismo e del Barocco: i “teatri delle acque” (le fontane maggiori), le “scale d’acqua” (scala dei Bollari e catene d’acqua) e la prima cascata artificiale (grotta della Sibilla).

Tra i primi “giardini delle meraviglie”, ha esercitato un importante influsso sugli organi idraulici successivi e sulla cultura degli automi. Se il perdurare della sua fama è dovuto agli effetti strabilianti prodotti dal sofisticato impiego delle acque, con le opere architettoniche (palazzo, fontane, logge, ninfei e grotte) ed i pregevoli apparati decorativi (come i cicli pittoreschi eseguiti da famosi artisti della scuola romana manierista, quali Federico Zuccati e Girolamo Muziano), costituisce una delle creazioni più affascinanti dell’architettura del Rinascimento italiano e un’eccezionale sintesi dei valori di quell’epoca, in cui si coniugano linguaggio architettonico e studi umanistici, impegno scientifico e passione antiquaria, tecniche idrauliche e complessi programmi iconologici.

La Macchina idraulica

Per alimentare le 51 fontane e ninfei, con 398 zampilli, 364 getti, 64 cascate e cascatelle, 220 bacini, vasche e caschette, 875 metri lineari di catene d’acqua e canali, l’intero giardino è percorso da un’intricata rete di cunicoli, canali e tubazioni sotterranee che compongono una raffinatissima e complessa macchina idraulica” mossa esclusivamente dalla forza di gravità. L’idea fu suggerita a Pirro Ligorio dalla particolare conformazione del suolo tiburtino che era rinomato fin dall’epoca romana per la straordinaria abbondanza delle acque. Proprio riallacciandosi a questa tradizione fu concepito un progetto di derivazione delle acque dell’Aniene per alimentare la villa, immaginata come una montagna artificiale traforata da molteplici vene sotterranee, in analogia al colle di Tivoli. L’impianto idrico, fondato sulla conoscenza delle tecnologie romane illustrare nei trattati di Vitruvio e Frontino, costituisce nel suo insieme un capolavoro di ingegneria idraulica, non solo per i molteplici e fantasiosi giochi d’acqua, ma anche per la concezione generale della distribuzione delle acque.

L’Acqua

L’acqua, nelle sue molteplici forme, è la vera protagonista del giardino di Villa d’Este. Moltiplicata in centinaia di rivoli e zampilli o riversata come un luminoso velo cilindrico; svettante con un unico rombante fiocco o composta in svariate figure come il giglio, il ventaglio, l’ombrellino; plasmata a ricreare le cascate dell’Aniene o a simulare l’effetto della pioggia, quello dei raggi del sole o dell’acqua in ebollizione o, ancora, quello di un terrificante diluvio. Altre volte combinata con l’aria a ricreare le voci degli uccelli ed i versi degli animali, oppure i rumori delle bombarde e degli archibugi o, ancora, il suono delle trombe, della buccina e dell’organo.

La Conservazione

Da alcuni anni la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Lazio ha posto il rilancio di Villa d’Este come uno degli obiettivi prioritari della sua attività, investendovi grandi energie e risorse economiche, sulla base di programmi a lungo e medio termine per la valorizzazione del compendio nei settori dell’ampliamento e l’adeguamento dei servizi museali e degli impianti tecnologici e nel miglioramento delle condizioni di conservazione dei manufatti architettonici e degli apparati decorativi.

Nell’ultimo quinquennio importanti restauri curati dall’architetto Isabella Barisi sono stati portati a termine, sia nel palazzo (cortile porticato, scalone d’onore, Manica Lunga, sale affrescate) che nel giardino (fontane di Venere, dell’Organo e dei Draghi, fontana della Civetta, fontane di Europa e di Pegaso, grotte di Igea, Esculapio, Flora e Pomona). Insieme al restauro dei manufatti artistici, sono stati adeguati i servizi museali e le strutture di accoglienza, la biglietteria, la reception, il punto di informazione, il book-shop, guardaroba e saletta per il soccorso di emergenza, caffetteria e ristorante. La villa ospita periodicamente manifestazioni culturali come mostre, concerti, convegni e conferenze.

Motivazione con la quale Villa d’Este è stata inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
“‘Villa d’Este a Tivoli, con il suo palazzo e il suo giardino, è una delle testimonianze più significative e complete della cultura del Rinascimento nella sua espressione più raffinata. Per la sua concezione innovatrice, la creatività e l’ingegnosità delle opere architettoniche (fontane, bacini etc.) costituisce un esempio incomparabile di giardino itaìiano del sec. XVI. Villa d’Este, uno dei primi “giardini deìle meraviglie” è stato fin dall’inizio un modello e ha avuto un’influenza decisiva suìlo sviluppo dei giardini d’Europa “.

Per maggiori informazioni: VILLA D’ESTE – Piazza Trento, 1 – 00119 Tivoli (ROMA) – www.villadestetivoli.info