Dopo aver ricavato da Internet tutte le notizie possibili e stabilito, via e-mail, un contatto per avere un riferimento per i primi giorni, non ci resta che comprare il biglietto aereo per il Belize e…. partire.

E così il 20 Gennaio 2001 siamo partiti dalla Malpensa diretti a Miami con scalo su Londra.Questa sera dormiremo a Miami Beach a causa dell’impossibilità di trovare coincidenza immediata per il Belize. Il Belize è l’ex Honduras Britannico. E’ l’unico stato Caraibico a cui la natura ha regalato una vera barriera corallina che dicono essere una delle più belle del mondo. La lingua ufficiale è, ovviamente, l’inglese ma, specie verso il confine con il Guatemala è diffusamente parlato anche lo spagnolo. La sua rete stradale asfaltata è limitata a poche strade di grande comunicazione. I frequenti uragani (Ottobre – Novembre) creano notevoli danni e rendono impraticabili le strade sterrate.

E’ un paese interessante che si sta aprendo ad un turismo selezionato in quanto la sua costa può essere un’interessante meta per gli amanti delle immersioni e dello snorkeling, mentre l’interno è indubbiamente interessante per chi ama la natura o chi cerca l’aspetto culturale legato ai numerosissimi siti Maya.
Partiamo da Miami alla volta di Belize City dove sbarchiamo dopo 2 ore di volo, sorvolando Cancun ed il mar dei Caraibi. All’arrivo ci aspetta Roy, per portarci al Nature Resort a 40 Km. dall’aeroporto. Siamo in una grande pace, in mezzo alla natura. Le “cabanas” sono pulite e confortevoli e l’ambiente è l’ideale per qialche giorno di ambientamento. Al pomeriggio siamo già pronti per la prima avventura: tre ore di discesa in canoa del Rio Belize.

Partiamo con il pik-up di Roy con la canoa in vetroresina sul tetto e risaliamo per parecchi chilometri il Rio Belize che ridiscenderemo in canoa fino nei pressi del Belize Resort. Roy ci promette scimmie urlatrici, iguana, uccelli tropicali e….coccodrilli.
La mattina del 22, presto, si parte per il sito archeologico Maya di Altun Ha. Un’ora e mezza fra asfalto e sterrato e siamo arrivati.
Per strada vediamo il “ponte dei Babbuini” che sorpassa la strada per evitare alle scimmie il rischio di investimenti e ci fermiamo per un po’ di shopping.

Siamo ad Altun Ha. Scopriamo che il Belize è ricchissimo di reperti di località Maya anche se i più sono, per ora, sommersi dalla foresta. Terminata la visita e rientrati al Nature Resort pranziamo e poi Roy ci accompagna a Belize City dove dormiamo prima della visita alle isole coralline.
Ci consigliano di visitare l’isola di Caye Coulker, così il 23 mattina sbarchiamo sull’isola (1 Km. di lunghezza e 300 mt. di larghezza) di sabbia corallina. Il 24 ritorniamo sull’isola per un po’ di pace. Non ci sono auto ma solo biciclette e due veicoli elettrici (scartati da qualche campo da golf americano); contattiamo le agenzie per organizzarci un giro per domani.

Trovo un Internet Point (ce ne sono moltissimi in tutto il Belize) ed approfitto per mandare SMS ed e-mail agli amici scuscitanto la loro invidia e ricevendo, ne sono certo, una bella dose di “male parole”.
Alloggiamo al Tropical Paradise Hotel, pranziamo al Rainbow Restaurant, andiamo a girare per mare con una lancia e ci godiamo i tramonti. Nel pomeriggio, sulla via del ritorno, ci fermiamo sopra alle grandi praterie sommerse dove “pascolano” i lamantini: una razza protetta di mammiferi marini di grande dimensione e peso, inoffensivi in quanto erbivori. Sono gli animali che i marinai di Colombo avevano scambiato per “sirene” anche se delle “sirene” che immaginiamo noi hanno ben poco.

Il giorno successivo andiamo a visitare S. Pedro, l’Isla Bonita cantata da Madonna. Ancora qualche scorcio di Caraibi prima di prendere la lancia per Belize City e cambiare completamente scenario. Lasceremo il mare e andremo verso l’interno, verso le montagne Maya e verso la selva del Peten. Passeremo in Guatemala dove ci aspettano la città di Flores e, sopratutto, la città Maya di Tikal. Il passaggio del confine evidenzia subito un calo del tenore di vita; il Guatemala è sicuramente più povero del Belize e lo si nota anche dalle condizioni della strada. Ceniamo con dell’ottima carne alla brace in un ristorante paraguaiano ed andiamo a nanna.

Al mattino successivo, si parte per Tikal. Per suddividere il costo della guida ci aggreghiamo a due turiste paraguaiane e, dopo aver ascoltato dalla guida le informazioni preliminari cominciamo il giro della citta Maya forse più famosa ed imponente in assoluto. A Tikal si potrebbe dedicare un intero album di fotografie senza riuscire a dare un’idea precisa della vastità e della solennità del sito. La piazza principale con le due pramidi che si fronteggiano è tale da togliere il fiato ma la mia capacità non è tale da consentirmi di descrivervi le mille sensazioni che si provano quando la si vede per la prima volta. La piramide più alta di Tikal (70 metri) non è ancora stata liberata e la cima si raggiunge con salendo traballanti scale di legno.

Siamo di nuovo al confine. La nostra meta è San Ignazio, nella regione del Cayo, sulle alture del Belize e sulla strada per Belmopan, la capitale. S. Ignazio è la base per molte escursioni e la più affascinante è certamente quella per Caracol. Si tratta di un sito Maya che, a sentire i locali, aveva una importanza superiore allo stesso Tikal ma che, per la sua ubicazione difficile da raggiungere, non è ancora stato oggetto di molti scavi. Siamo con Ramon Silva, una guida locale, titolare dell’International Archeological Tours sulla sua 4×4 verso la Selva e le montagne. Una cinquantina di chilometri prima in una pineta e poi nella Selva. Ramon si dimostra non solo esperto di archeologia ma anche di flora e di fauna.

C’è ancora molto da lavorare per riportare Caracol in condizione di poter essere apprezzato in tutta la sua grandiosità ma è evidente che il suo ruolo era di fondamentale importanza anche come punto di collegamento e di scambio culturale e commerciale fra i Maya che vivevano a contatto con il mare e quelli che vivevano nella selva. La sua posizione fra il mare e Tikal lo sta a dimostrare.
Ritorniamo verso S. Ignazio ma prima facciamo una deviazione perchè Ramon ci vuole portare a fare il bagno in quelle che chiama “piscine naturali”. La mattina successiva la passiamo nei pressi di S.Ignazio dove Ramon ci porta a vedere il sentiero delle piante medicinali ed un allevamento di farfalle.

In Belize il governo assegna un pezzo di foresta a tutti i cittadini che ne fanno richiesta; questi, poi, sono, più o meno, liberi di farne quello che meglio credono e Ramon ha deciso di disboscarlo. Dopo 3/4 d’ora di avventuroso viaggio arriviamo in una radura dove è impiantata una segheria molto alla buona e con mezzi per noi da museo di antiquariato. Abbiamo ancora una giornata da trascorrere in S. Ignazio e ne approfittiamo per visitare una grotta (una specie di fiume sotteraneo) che si percorre in canoa. Passiamo oltre due ore nel buio e nel silenzio più assoluto rotti solo dalle nostre voci e dai fasci di luce delle torce che le guide hanno portato sulle canoe.
Domani mattina partiamo per Miami. Siamo ormai pronti al grande balzo che ci portera in Europa e a casa.

Consigliamo a tutti gli interessati di non perdere il resoconto completo di questo viaggio, molto gustoso e completo di immagini: http://utenti.tripod.it/Dino31/index.htm