Gili Nanggu
fusa in spiaggia
casa sasak
Gili Meno

Il viaggio è breve solo 30″ di volo immersi nelle nuvole bianche, tra le quali lungo il Lombok Strait riconosciamo dall’alto a colpo d’occhio il mitico Jimbaran, Nusa Penida e anche le nuove Gili, ma all’aeroporto siamo un pochino stanchi per il ritardo accumulato del nostro volo, che cancella l’allegria del momento e inizia a far sentire il peso del transfer.

Comunque giungiamo nel dopopranzo del 13.08.2004 all’aeroporto Selaparang di Mataram capoluogo dell’isola, molto pulito e comodo, siamo a neppure 15″ minuti dal nostra hotel. Troviamo ad accoglierci il simpatico Camillo, tipetto sveglio quanto “nostrano” che ci anticipa subito “di non essere una vera e propria guida turistica”, lui è semplicemente un coltivatore e raccoglitore di riso ma visto che parla egregiamente l’italiano le agenzie di Mataram lo contattano per introdurre “noi italiani” sul posto. Vaa Beeeneee ok, come inizio non c’è male, ci accompagna verso Sengiggi o meglio poco più a nord, noi siamo precisamente a Mangsit, splendida baia sabbiosa dove l’albergo è immerso in uno idilliaco giardino esotico.
Anche qui abbiamo optato ovviamente per il B/B, siamo più liberi di goderci la giornata e come il manuale del buon viaggiatore insegna, la vacanza bisogna viverla sul campo non in hotel o nella spiaggia antistante.

Si tratta dunque dell’Holiday Inn Resort (tel. 0062.370.693444) , che offre ai turisti o meglio “azzardatori” cosi noi ci sentiamo, tutti i confort che ci si aspetta da un albergo a 4* sup, nonchè la classe e la qualità elevata del servizio Holiday Inn, famoso all over the world. I 160 bungalows sono veramente “immersi” in una foresta tropicale, nel senso che a parte il corpo centrale dalla quale si lascia la reception i ristoranti e i negozi vari, bisogna impegnarsi non poco per non perdersi tra i sentieri circondati di alte palme da cocco, edere rampicanti chilometriche, enormi filandrophus, rododendri e grandi cactus, noi seguiamo le frecce rosse e sbarchiamo alla 426 room.

Ma la sorpresa deve ancora arrivare, se il parco è bello e la nostra camera di più, la vera bomba è il bagno. Insomma mai visto una cosa del genere, noi al piano terra negli chalet abbiamo un mega bagnone con tanto di anfore, terrazza e giardino interno annesso alla camera da letto, spettacolare!!!
L’entusiasmo è alle stelle, anche qui come inizio …non c’è male…..
E poi arriva il cestino di benvenuto con la frutta e i drinks, ribadiamo che non siamo in honeymoon magari si sono “confusi o meglio compusi compusi come dicono loro” con qualche altra coppia, ma l’omino insiste è tutto per noi, gratis, incluso, e allora SI THANKS, detto alla Madi. Ci ambientiamo decisamente bene e subito contattiamo i nostri amici Anna e Dany, si sempre loro… I biellesi con cui abbiamo condiviso entusiasmo e spese a Bali, anche loro stamattina sono venuti qui (alle 6.00 a.m. levataccia) ma purtroppo la sciura Antonietta li ha spediti in un altro hotel il Jojakarta, leggermente fuori Sengiggi. Ci raggiungono immediatamente grazie ad uno dei tanti bemo blu sulla strada e di nuovo iniziano le trattative e le programmazioni per le gite da fare fuori porta alla scoperta del nuovo paradiso.

Optiamo di declinare le escursioni del local travel agency, invece abbiamo conosciuto delle guide “beach boys” che per pochissimo ci propongono di fare interessanti escursioni per mare e per terra, scegliamo fra i tanti il giovane Adam, che viaggia sempre in coppia con Matteo ([email protected] tel. 081/75700482 sono divertenti e molto affidabili). Loro ci spiegano che fino al 2002 avevano un’agenzia con tanto di negozio, ma dopo la bomba a Kuta di Bali il turismo in Lombok ha risentito parecchio del fuggi fuggi generale sopratutto da parte degli australiani, grande fonte di guadagno.

A Lombok infatti, contrariamente che a Bali, la religione sovrana è islamica -musulmana, la gente è davvero poco avvezza ai sorrisi e alle chiacchiere, le donne sono avvolte nei veli neri, i bimbi salutano diffidenti e soprattutto ogni tot urla impetuoso il muezzin di chissà quale moschea. Ci spiegano infatti che il turista che vuole fare solo il “turista” evita pertanto questi posti poco inclini alla facile serenità ambientale e preferisce le altre isole vicine di religione hindù o buddista ovviamente dove la gente, il commercio e la mentalità sono molto più aperte e disponibili. E pensare che prima di partire per Sengiggi, i nostri amici, i fidi Wayan e Madi ci “avevano avvisato” Bali vi mancherà, Jimbaran vi mancherà, Noi Vi Mancheremo (verissimo), perchè Lombok è molto diversa sia come gente che come isola…. eravamo allarmati sul serio!!

Per ora comunque con Adam ci troviamo bene e decidiamo di inaugurare la collaborazione con l’escursione marina a Gili Nanggu, a sud ovest di Lombok. Questa è citata in poche guide ed è conosciuta da pochi, infatti essendo un’isoletta privata acquistata da un balinese nel 1970 per investire si dice qualche soldo, è chiusa al turismo di massa o delle agenzie, si arriva solo dopo ben 2 orette di macchina e 30″ di barca a bilanciere, pagati una scemata, lasciando il piccolo ma movimentato porticciolo di Lembar. L’escursione ci costa 425.000 Rs. cioè nemmeno 38$ da dividere in 4 senza trattare e inclusi ci sono l’uso di pinne boccagli maschere e snorkelling free!!

Gili Nanggu fa parte di un piccolo arcipelago di 6 isolette, semidisabitate e conosciute soprattutto perché intorno al mare incontaminato ci sono molte palafitte per il controllo delle coltivazioni delle perle, troppo carine e troppo curate a vista!
Arriviamo sulla bianchissima spiaggia, nell’isole vivono solo 8 famiglie (28 persone in tutto gli abitanti) e subito via a fare snorkeling con Adam che ci indica dove evitare le correnti. Lui è stupefacente, trascinatore e ironico, ha un fisico da atleta possente e nuota come un pesce, sembra un dio del mare, complimenti alla mamma dato che anche suo fratello Edi (bellezza quasi Polinesiana e ragazzo dolcissimo) non scherza.
Anche qui fotografie subacque a non finire, ci sono davvero (raro trovarli) i coralli blu, le stelle marine blu, molli ed enormi sdraiate sulle rocce, i ricci di mare, tanti pesci pappagallo e corallo rosso arancio bianco praticamente ovunque.

La giornata ahimè vola in un baleno e nel tardo pomeriggio, al rientro i nuovi nostri compari ci consigliamo di cenare all’Happy Cafè, pub musulmano aperto da neppure 3 mesi (non è segnalato nella Lonely cmq. ci fidiamo) serata azzeccata sia nel mangiare che per atmosfera musicale, cantato anzi sbraitato fino a mezzanotte e speso una sciocchezza.

Per domani scegliamo invece di vedere la parte interna più meridionale dell’isola, conoscere un pochino la cultura Sasak e testare con mano l’artigianato le tradizioni e la vita quotidiana.
L’origine vulcanica dell’isola ha ovviamente influenzato anche le coltivazioni, infatti passando per i villaggi del sud notiamo le coltivazioni di cavoli, di pomodori, tantissimi, addirittura qualche campo di marijuana, e dappertutto solo donne piegate sulla terra.

Ciascun villaggio è specializzato in una determinata attività artigianale, in modo che primo, intelligentemente, non si fanno concorrenza tra di loro, secondo, cosa più importante riescono a tramandare accuratamente oralmente tutti i metodi di lavorazione tra generazioni di madri e figlie.

Gerun è famosa per le sue ceramiche in terracotta ed argilla, (all’ingresso del paese c’è un enorme scultura fatta di ampolle e giare verdi sovrapposte una all’altra, è alta quasi 3 metri, impossibile non notarla), Loyok è famosa per le ceste sedie e divani in vimini e rattan, mia grande passione, Sindu per la scultura di contenitori di ogni materiale, dal legno alle conchiglie alle ossa e addirittura scatole fatte di foglia di palma.
Si parte quindi con Adam e il suo pulmino, del resto qui ci sono minori possibilità di trovare trasporti pubblici o taxi; e di buon mattino da Mansit beach si punta per Praya, prima però sosta al mercatino quotidiano di Puyung dopo il cimitero cinese, dove impazziamo a contrattare, chiacchierare, fotografare e divertendoci a salire sui cidomo, il mezzo locale ovvero piccoli carretti trainati da cavalli nani assomiglianti a pony.

Proseguiamo che è meglio, sopratutto perchè io e Anna vogliamo toccare tutto, parlare con tutti, assaggiare tutto (per assaggiare si intende caffè e spezie ) indossare tutto e il tempo necessariamente stringe, vabbè dovremmo viaggiare sole solette …noi due donne… sole per mercati ….indisturbate, sarebbe uno spasso no!
Invece gli uomini (in ovvia maggioranza 4 a 2) ci richiamano all’ordine, riprendiamo il cammino e ci fermiamo subito a Sukarara, villaggio di tessitura tradizionale, dove la strada principale è invasa dai negozietti di tappeti grembiuli e coperte ikat, filati ancora su enormi vecchi telai manuali, dove i fili della trama sono sistematicamente uno ad uno prima tinti, poi tirati, poi intrecciati ed infine venduti al miglior offerente dopo quasi 2/3 mesi di duro lavoro manuale che solo le donne praticano.

Proseguiamo poi per Sade tipico agglomerato tradizionale di cultura Sasak, (provengono dalla Birmania) a mio parere un pochino “finto” per turisti ma l’unico che propone tutte le gesta della vita di villaggio. Qui ci accolgono delle guide abbastanza preparate, ci fanno entrare tra le viuzze e le palafitte, le case sono di paglia ed argilla, sovrarialzate e tutti gli uomini e gli adolescenti vestono di nero con fasce gialle alla vita e alla testa.
Delle donne invece neanche l’ombra (si nascondono intimidite all’interno delle palafitte) qua e la qualche bambinetto che insistentemente ripete a cantilena ” give me money money money”, piccoletti si, ma già ben istruiti, io personalmente non mollo nulla, mi dispiace ma mi fa male l’anima vederli così sporchi a piedi nudi che ripetono a comando di dargli qualche rupia. Ad un certo punto io e Ivo ci perdiamo tra le stradine e ci ritroviamo di fronte ad una salita dove una mamma teneramente sta allattando un neonato, circondata da gatti. Sorride ma non fa alcun cenno, poi sopraggiunge davanti a noi un uomo anziano e decidiamo di lasciarli perdere, forse è meglio sicuramente il vecchio non ha gradito la nostra piccola sosta. Usciamo salutando ma senza lasciare l’obolo e neppure firmiamo il guest book, perchè mi sembra tutto così costruito a rigor di logica e troppo su misura, poi sinceramente questi sasak non sono stati per nulla carini con noi.

Arriviamo lungo la meravigliosa linea costiera finalmente si avvista il mare e dopo aver incrociato Mister Zero in auto, (Chi è Mister Zero?? Mister 0 a Lombok è un mito … è italiano o meglio è un napoletano riccone che ha sposato una locale e ha intrapreso attività a non finire, chi non lo conosce Uff), decidiamo di non fermarci a Kuta beach famosa per i break, le onde alte e i surfisti-viaggiatori con zaino in spalla; ma nella vicina vergine e solitaria Tanjung, letteralmente Paradisiaca.
La giornata si trascorre qui, veniamo subito circondati da bimbi che regalano conchiglie, ma anche da venditori di cocco, venditori di tappeti, venditori di magliette, venditori di ananas e venditori di marjiuana, o noo anche qui!

Sfiniti da ciascuno compriamo qualche souvenirs e finalmente … ma dopo ore…. abbiamo praticamente preso il sole, pranzato bevuto e giocato insieme… se ne vanno gasati e beati ….perchè hanno conosciuto i guests della giornata. Ad una bimba regaliamo un pettine e una crema solare perché è quasi ustionata sul faccino, lei li prende, sorride, ringrazia e poco dopo li va a vendere ad una signora alla capannina vicina?!?! Vabbè succede anche questo no!

In serata il rientro in hotel è traumatico, per l’intera giornata abbiamo visto pochissime persone, sentito pochissime auto e bemo, assorbito pochissimo rumore, insomma l’impatto ambientale del ritorno alla normalità lo avvertiamo ma subito lo shock passa pensando al nostro caldo relax nella vasca da bagno olimpionica e alla nostra buona cena da Chez Alberto o all’Asmara locale tedesco. Per qualche giorno decidiamo di goderci il nostra bel hotel perchè il sole picchia forte e comunque questa vacanza si sta trasformando in un vero tour de force, cosi approfittando della piscina, delle Jacuzzi della Spa e dei massaggi sulla spiaggia ci facciamo trattare da pacha e facciamo finta, come tutti gli altri del resto, di essere dei veri Vip.

Ma come al solito la nostra natura indomita e curiosa riemerge e visto che non possiamo fare altrimenti, decidiamo colpo di testa e di portafoglio, di andare 2 giorni interi alle Gili’s, che sono le tre isolette coralline di assoluta bellezza: Gili Air, Gili Meno e Gili Trawangan. Perchè no, poi magari ci pentiremo amaramente di non averle viste, proprio come è successo quando declinammo l’invito di Madi e Ian a Bali di visitare la loro incontaminata Nusa Penida, insomma siamo qui tanto vale andarci, e allora impegniamoci… si parte, destinazione Gili Air.

Il viaggio è un vero è proprio show, uno spasso, un cinema, abbiamo organizzato tutto autonomamente e senza nessuna agenzia proprio da bravi Robinson Crusoe all’avventura. Partiamo con il bemo blu da Holiday Inn a Bangal verso nord, porto principale e golfo naturale di una bellezza incomparabile, peccato non averlo scoperto prima. Da Bangal city a Bangal porto optiamo per il cidomo, (il carretto) lento che più lento non si può, poi lotta dura ma senza paura per accaparrarci un biglietto anzi due alla fine tre, di sola andata per una delle Gili, perchè per i turisti sopratutto se bianchi, qui tutto è mission impossible!
L’ufficio informazioni è un piccolo magazzino maleodorante, chiedo allo sportello l’andata per Gili Air e ci rispondono che …tutto è completo…. fortunatamente vengo subito aiutata da un bel locale che vedendomi “femmena e bianca” e credendomi sola si appresta garbatamente a tradurre dall’inglese al sasak alle signorine stronze la mia prenotazione. Lui va a Gili Meno (la più bella delle tre ) quindi io chiedo a mia volta due posti per Gili Meno ma ….tutto è completo… In realtà i posti sull’imbarcazione non sono venduti anzi sono liberissimi, però cosi facendo obbligano i malcapitati turisti di turno ad acquistare in blocco 30 posti disponibili, pagandoli a prezzo quadruplicato, ( prezzo x i locali 1.000 r noi invece 4.500 r) e poi al momento della partenza ..dopo solo 20/30″ i sasak sbucano da chissà dove e tu praticamente hai pagato per loro, per le galline, le cesta, la frutta ed i loro bagagli.
E NO che non va beeneee, Bob il ragazzo del nostra hotel mi aveva avvertito di questo scherzetto, ma non avendolo ancora provato sulla mia pelle pensavo fosse una cosa da niente. Invece l’attesa si fa snervante, le mie richieste cadono nel vuoto, non ci siamo svegliati presto per perderci la mattinata, le due impiegatucce fingono indifferenza e allora cambio idea, chiedo per Gili Trawangan, spiacenti ….tutto è completo… .Azz.. Mi Sono Finite Le Isole!!
E qui la bestia nascosta che c’è in me esce in tutto il suo vigore, non ricordo di essermi mai arrabbiata così tanto e nel contempo riuscire a parlare così chiaro in inglese, fatto sta che la sceneggiata alla diavola è servita e subito saltano fuori non 2 ma 3 posti per italian people, io Ivo e Lorenzo de Venezia (ciao belo tuto ben !) che sta girando in solitaria l’indonesia da più di un mese… beato te, ma sei tornato ???

Lo sbarco a Jetty di Gili Air è troppo da film, la barchetta evita le formazioni coralline e attracca nella zona dove non ci sono banchi di coralli perchè distrutti dalla dinamite per la pesca. Noi lasciamo scendere prima tutti i locali, poi i francesi con le mountain bike ed infine saltiamo giù noi, guardando divertiti i bimbi che nell’acqua raccolgono i cocchi bianchi e li caricano su enormi barconi.
Gili Air dicono sia la meno bella perchè più vicina alla terraferma, alla faccia, qui è un paradiso, ma chi le spara queste dicerie???
Gili Air è ottima per le immersioni e lo snorkelling, visibilità molto buona, flora e fauna marina ok, c’è di tutto, Anna avvista addirittura uno squaletto con Ethan il nostra local guide, che volere di più.
Purtroppo però non soggiorniamo insieme a Dany e Anna perchè loro stanno al Gili Air hotel che è al completo per i prossimi 3 giorni. Questo è l’unico alloggio a conduzione italiana, tutte le altre strutture turistiche sono spartane e poco curate, sono dotate essenzialmente di bagno all’aperto, ventilatore e sopratutto zanzariera in questa stagione inutile.
Così ci sistemiamo nella location vicina, il Pondok Sandi, posizione superba davanti alla spiaggia, colazioni con banana toast e caffè nero bollente, bungalow di livello medio perchè paghiamo 8 euro (prezzo medio delle Gili dalle 4 alle 10 euro a coppia per notte (si avete capito bene, 8 euro e colazione inclusa) ed evitiamo il mitico Legend Pub il più noto hotel dell’isola perchè tutte le notti si suona e balla fino alle 4, peccato che sta in linea d’aria a 100 mt da noi per cui dormito poco e cantato molto.
Cena al delizioso Gili Air Restaurant con bruschette al pomodoro, pasta all’aragosta, gamberoni calamari tonno gamberi vino e Bintang per la modica cifra di 12 euro a coppia… capito bene… 12 euro in 2, in Italia ci saremmo svenati per una cena una spiaggia una stellata un ristorante ed un’aragosta così.

Un appunto, qui a Gili tutto è straordinariamente positivo, al contrario che a Lombok i locali sono educati e molto carini, addirittura quando abbiamo visitato un bungalow che non ci convinceva il lostmen ci ha accompagnato personalmente al Pondok conoscere il proprietario, contrattando per noi il prezzo, very nice. Qui i turisti sono stracoccolati perchè ce ne sono davvero pochi. I molti stanno solo mezza giornata con la navetta turistica e non considerano Gili’s un punto di partenza per una nuova scoperta, ma una semplice estensione dalle isole maggiori, ma i rari che soggiornano non solo si innamorano del posto come noi, ma si perdono proprio.

I locali ci pregano di una cosa, che al nostra rientro a Lombok promuoviamo le Gili, ma certo, è impossibile non accontentarli basta cosi poco e poi Gili’s sono veramente Belle da ogni angolazione.

L’indomani sempre con Ethan il ragazzino del Ozzy shop (contattarlo per escursioni di ogni tipo, merita davvero, usciamo con la glass boat alla volta di Gili Meno e Gili Trawangan.

NOTA : Gili Air vuol dire isola dell’acqua, Meno isola dei polli e Trawangan non ha traduzione essendo parola sasak.

La giornata è favolosa, in cielo c’è un sole piccante che più caldo non si può e le acque cristalline sono calde al punto giusto, prima sosta a Trawangan l’isola delle feste, piena di centri di immersione che organizzano corsi e gite quotidiane.
Ma ancor più bella è Gili Meno, la piccolina delle tre, la meno visitata e la più incontaminata, andare assolutamente al Meno Wall verso nord dove ci sono molte tartarughe e corallo blu. E’ nota anche per il laghetto d’acqua dolce presente al centro dell’isola, basta poco per visitarlo cosi come il Bird park e il museo dei Beatles, imperdibile anche se l’entrata è un po’ caruccia rispetto agli standard locali.

Noi ci fermiamo a pranzare sulla spiaggia, ci rilassiamo “ce la scialliamo” eccome, al punto che cullati dalle onde del mare e dal cinguettio degli uccellini ci appisoliamo, poi arrivano i piatti e si mangia, davanti solo le imbarcazioni, i bimbi nudi che fanno il bagno e il solito celeste del cielo e del mare con la nostra amata Gili Air da lontano.

No il sogno sta finendo, è quasi tardo pomeriggio e dobbiamo rientrare al porto di Gili Air, poi Bangal e infine Sengiggi.
Qui purtroppo salutiamo definitivamente Anna e Dany che invece stanno ancora un giorno, se penso che abbiamo lasciato lontano a Lombok l’Holiday Inn strapagato dall’Italia, con le sue comodità, per starcene 2 gg. interi alle Gili improvvisate, beh rifarei tutto ma tutto di nuovo, ancora e forse di più, anzi organizzerei tutto sul posto …altro che confort e relax in hotel… vale la pena fare solo Gili Gili e ancora Gili, tutte e tre per una settimana intera o anche 2. Insomma siamo proprio agli sgoccioli, noi partiremo per l’Italia fra 2 giorni, Anna e Dany l’indomani, quindi un pochino la tristezza inizia a farsi sentire. I sorrisi spontanei e allegri diventano sorrisi consapevoli, che prima o poi passano e lasceranno posto a quelli di circostanza, l’affetto sincero si perderà nei ricordi di questi bei paesaggi e la malinconia ci assalirà quando penseremo e scriveremo ai nostri nuovi amici.

Non c’è che dire, tutti i ragazzi conosciuti in questa splendida estate sono diventati amici e con loro manteniamo corrispondenza internnetiana tuttora, semplicemente per non far sbiadire tutto quel bello e quel sereno che in pochi giorni ci hanno trasmesso.
Ethan addirittura vuole fare uno scambio alla pari, vuole venire a lavorare a Milano e noi andare a Gili nel suo negozietto di souvenirs, fosse cosi facile mollare tutto non saremmo certo ancora qui a pensarci!
Adam il pazzo, lavora sempre con Matteo, fanno ” i carabinieri delle escursioni” continuano a girare in coppia e si divertono ancora pensando alla birra dell’October fest. (non credono assolutamente che possa esistere una festa solo ed apposta per la birra, ripetono ridendoci in faccia it’s a joke!)

Vorremmo ribadire comunque che Lombok è sostanzialmente diversa da Bali e dalle Gili, è molto più selvaggia, rustica, ancora poco incline al commercio e agli stranieri in genere, non è verde ma secca e arbustosa, le verdi terrazze di riso qui ce le scordiamo, ovunque palme da cocco, pascoli e tanto legname.
La Lombok di paesaggi lussureggianti si trova nella zona ovest dell’isola davanti allo stretto sul vecchio porto di Ampenam, la parte più culturale è quella a sud incontaminata ma dove il turismo inizia a muovere i suoi primi passi, mentre quella interessante è a nord, dove dopo tanta fatica si può godere dell’emozionante panorama sulla caldera del vulcano Rinjiani e il lago vulcanico di Senapa Anak trekking … sudore a volontà….na fatica!

Lombok la consigliamo perchè è giusto godibile a livello di impatto ambientale, la natura è rigogliosa e conserva una bellezza neppure sfiorata ne dall’industria, ne dallo sviluppo urbanistico eccessivo, e poi fortunatamente la massa impazzita di turisti alla ricerca del luogo vip ancora non c’è.
Tra queste insenature nascoste e nelle tante spiagge appartate abbiamo avvertito sensazioni assai inusuali, a Lombok l’uomo bianco è davvero visto ancora come fenomeno abbastanza raro per cui la gente è staccata e lontana (certo non aspettatevi l’amore e la gentilezza diffusa dei Balinesi, anche se non è giusto fare paragoni viene inevitabile farli) del resto la realtà sasak è così.

Per chi sogna di andarci e per chi davvero ci andrà, o chi invece ha letto per il gusto di imparare qualcosa di nuovo, “Buon Viaggio Di Cuore Inna Just Do It“, da Saby e Ivo Motta from Milan.

Foto e testo di Brambilla Sabina. Grazie 🙂