Medina di Fès Quartiere dei conciatori . Chissà perché mi ricorda i cercatori d'oro -
Bambine, con pesanti fascine sulle spalle, si riposano un momento prima di riprendere il cammino verso casa
Spettacolo in Piazza Jemaa el Fna
Il camper e le persone ai piedi della pianta danno un'idea delle sue dimensioni
Il magico momento del tramonto nell'oasi, con i monti dell'Atlante all'orizzonte
Bambini fanno rifornimento d'acqua da un pozzo

…o a chi fosse abituato ad arrivare in aereo nel villaggio- vacanze- tuttocompreso-nontipreoccupare- chepensiamoatuttonoi. Fortunatamente mia moglie MariaVitoria,spagnola, deve conservare nel suo DNA qualche traccia del sangue degli antichi conquistadores Cortèz e Pizarro poiché ha la mia stessa “curiosità” di viaggiare e mi accompagna anche negli itinerari più impegnativi.
Già le tappe di avvicinamento ci “rubano” 4 giorni: ROMA-VENTIMIGLIA Km 700;GERONA Km 650;MURCIA Km 690;ALGESIRAS Km 550. Totale parziale: Km 2590.
Da Algesiras il traghetto parte prima dell’alba ed in circa 2 ore ci sbarca a Ceuta, anacronistico possedimento spagnolo (insieme a Melilla) in terra d’Africa. Da Ceuta, via Tetuan (la medina è interessante), raggiungiamo la “bianca” Chechaouen, uno dei villaggi più caratteristici di questa zona del Marocco: la medina, con i suoi viottoli e le case imbiancate a calce, ricorda l’Andalusia.
Attenzione lungo le strade di questa regione: hashish e spinelli vengono venduti liberamente agli incauti turisti i quali ignorano che il possesso è invece punito severamente con la prigione dalle autorità marocchine!

Arriviamo infine a Fès, la più antica fra le città imperiali. La sua medina è senza dubbio la più affascinante di tutto il Marocco: racchiude al suo interno la Medersa Bou Inania, la Medersa El-Attarin, la Zaouia di Moulay Idriss, la splendida fontana Nejjarine, il quartiere degli Andalusi, il quartiere dei Conciatori. Per quest’ultimo non dovete preoccuparvi di chiedere: l’odore (nauseabondo) dei coloranti vi dirà che siete arrivati.
Comunque il consiglio è di affidarsi (non solo a Fès, ma in ogni grande città) ad una guida ufficiale ONMT, da contattare presso il Syndicat d’Initiative o nei migliori alberghi. Non correrete così il rischio di perdervi nell’intricata e caotica rete di vicoli e soprattutto non sarete continuamente importunati da asfissianti richieste di mance (baqshiysh) o di visite ad improbabili fabbriche di tappeti (è di mio cugino Abdullah…tappeto antico…no di turista). La nostra guida, un omone con una barba da profeta, riusciva -non si sa con quale misteriosa intuizione- ad individuarli nella babele di persone anche a 10 metri di distanza ed a fulminarli con lo sguardo facendoli sparire come d’incanto.

Da Fès ci spostiamo lungo la P1 sino al Parco Nazionale del Tazzeka, all’estremità nord-orientale del Medio Atlante; qui possiamo ammirare le gole dell’oued Zireg, la grotta di Friouato e le cascate di Ras el Oued. La salita al Jbel Tazzeka (mt. 1980) promette belle vedute, ma la pista promette anche qualche passaggio difficile e non ci fidiamo ad affrontarla in camper. Sostiamo per la notte a Taourit ed il giorno dopo -di buon mattino, come sempre- affrontiamo i 450 Km che, via Ain Benimathar, ci portano verso il grande Sud a Figuig, l’oasi presahariana più vicina alla frontiera algerina. Qui è possibile visitare il palmeto e salire su di una piattaforma con una vista strepitosa sopra un mare di palme. Altre attrazioni sono costituite dalla sorgente calda El-Hammam (33°), dove gli abitanti dell’oasi vengono a bagnarsi e dalla vallata dell’oued Zasfana. Quest’ultima si raggiunge con una pista verso Est che arriva sin sul bordo dell’altopiano. Scendiamo dal camper e ci avviciniamo al belvedere: si ha un colpo d’occhio inimmaginabile sul fondo della vallata, dove scorre un fiume di palme e sulle brulle montagne algerine.

La tappa successiva, sempre costeggiando il confine algerino, ci condurrà in circa 650 Km fino ad Erfoud. Poco prima di Er-Rachidia facciamo una piccola deviazione verso la sorgente bleu di Meski. Si tratta di una risorgiva che nasce da una cavità nella roccia ed alimenta una piscina naturale in un quadro lussureggiante di palme. Si può anche approfittare del camping esistente per fare una nuotata e raggiungere Erfoud il giorno dopo. Adagiata lungo la valle dell’oued Ziz, Erfoud è considerata a ragione la perla di questa zona, il Tafilalt. Nei dintorni è possibile osservare antichi pozzi ed un ingegnoso sistema di irrigazione con canali sotterranei (Retthara). Ma la grande attrazione è costituita dal palmeto e dalle rovine delle antiche capitali Rissani e Sijilmassa. Quest’ultima, di origini oscure, sarebbe stata fondata secondo Leone l’Africano da un generale romano con il nome di Sigillum Massae. Costituiva un importantissimo centro lungo le rotte carovaniere verso Tombouctou ed il Sudan, dove esportava sale, datteri, tessuti, metalli ed importava dall’Africa nera oro, schiavi, avorio e piume di struzzo. Da Erfoud non si deve mancare l’escursione a Merzouga, circa 50 Km a Sud, al bordo dell’erg Chebbi le cui dune di sabbia dorata vi faranno conoscere il vero deserto. In inverno vi si forma un lago popolato di fenicotteri rosa, che in estate migrano altrove. Anche se la gita alle dune di Merzouga è diventata ormai un richiamo turistico, non avventuratevi da soli, ma fatevi accompagnare da una guida: la pista interseca molti altri tracciati ed è facilissimo perdere l’orientamento come è accaduto a noi. Infatti all’andata ci siamo accodati ad altri camper, ma al ritorno, da soli, ci siamo regolarmente persi (malgrado il mio innato senso dell’orientamento).

Fortunatamente dal nulla è sbucato un ragazzino che abbiamo prontamente fatto salire a bordo: ci ha guidato per oltre 40 Km di deserto prendendo, ad ogni incrocio di pista, quella che io avrei invece scartato. Arrivati in vista di Erfoud ci ha detto: vedete, se io vengo a Roma sicuramente mi perdo fra strade e palazzi; quando voi venite qui, dovete affidarvi a chi conosce il deserto. Elementare, no? La sua pillola di saggezza meritava sicuramente i dirham che gli abbiamo lasciato.
Il giorno dopo ci dirigiamo ad Ouarzazate, toccando Tineghir, dove si aprono le famose gole del Todra (spettacolari pareti a picco per oltre 300metri!) e Boumalne (deviazione alle gole del Dadès). Da qui sino ad Ouarzazate si percorre la ” via delle Kasbah“, che comprendono -tra l’altro- Skoura e Taurirt. Quest’ultima è conosciuta come una delle più belle e grandi del Marocco, con torri merlate di fango (“pisè”) e terra cruda.

Da Ouarzazate puntiamo decisamente a Sud, verso Zagora, attraverso la valle del Draa. Anche qui incontriamo numerosi ksour (oltre 50!) lungo il tragitto, ai lati del fiume. I più belli: Agdz, Oulad-Atmane, Igdaoun, Tinezouline. Oltrepassate le gole dell’Azlag, scorgiamo in basso nel fiume dei bambini che si bagnano: ci salutano con ampi gesti delle braccia. Poco oltre una mandria di cavalli cerca anch’essa refrigerio nell’acqua: è un quadro di tranquilla solennità, senza tempo…
Da Zagora un’altra escursione da non mancare è quella a Mhamid, circa 90 Km a Sud. La strada è asfaltata, ma spesso invasa dalla sabbia. Si esce da Zagora nei pressi di un cartello che annuncia: “Tombouctou, 52 giorni di cammello”.
Si passa da Tamegroute, dove è possibile visionare antichi manoscritti coranici: alcuni del XIII secolo, altri su pelli di gazzella. Ad una ventina di Km da Mhamid, il Tizi-Beni-Selmane, un colle di pietra nera, offre una vista davvero strana. Se arrivate nel villaggio di Lunedì, giorno di mercato, vedrete uno degli spettacoli più colorati di tutto il Marocco: Mhamid è infatti molto frequentato dai nomadi cammellieri del deserto, i famosi “uomini blu”. Dopo Mhamid l’oued Draa si perde nell’immensa pianura sabbiosa. Fa un certo effetto vederlo sparire così, nel nulla e pensare che riaffiorerà e sfocerà centinaia e centinaia di Km più ad Ovest, nell’Atlantico a Nord di Tan Tan, quasi di fronte alle isole Canarie…E noi ne seguiremo quasi – per così dire- le tracce, affrontando la tappa più lunga e più dura (e più spettacolare) del viaggio: quella che in circa 600 Km, bordeggiando il confine algerino, ci condurrà sino a Goulimine attraverso le oasi di Foum Zguid, Tata ed Akka. Siamo stati infatti altre volte in Marocco, con giri più “comodi” e turistici, ma stavolta siamo arrivati a Zagora proprio per accettare questa sfida e fare di questa tappa lo scopo del nostro viaggio. Dunque si parte!

Impieghiamo 3 giorni per coprire i 576 Km che ci separano da Goulimine, incontrando nell’ordine: Foum Zguid, al centro di un bel palmeto e di vari ksour fortificati; Mrimina, dove sostano uccelli migratori e dove sono state scoperte incisioni rupestri; Tissnit, oasi rinomata per la produzione di datteri (favolosi i “neghlet dour” = dita di luce) e dove ci si può bagnare in una piscina naturale. La pista scavalca quindi il Jbel Bani portandosi sul versante settentrionale, in uno splendido scenario di “badlands” create dall’erosione degli uidian. Si arriva quindi alla piccola oasi di Akka Iguirèn da dove una deviazione verso Nord porta in circa 40 Km ad Akka Irhèn (granaio e rovine di antico palazzo). Proseguendo lungo la pista principale, arriviamo a Tata, centro di una vasta oasi dove confluiscono 3 uidian prima di raggiungere il Draa. Tata conta una trentina di ksour di fango rosato ed era un tempo un’importante tappa carovaniera. Ci portiamo poi all’oasi successiva, Akka, al centro di uno splendido palmeto. E’ rinomata per la produzione di datteri, mele, uva, fichi, nocciole, pesche. Negli immediati dintorni numerose incisioni rupestri raffiguranti gazzelle, felini, ed elefanti. Altri graffiti si trovano circa 80 Km più avanti, a Foum el Hisn, alla confluenza degli uidian Tamanart e Tasseft: raffigurano antilopi, giraffe, rinoceronti, elefanti e carri a due ruote, detti “libici”.
Finalmente arriviamo a Goulimine. La città non è molto interessante ed ha perso gran parte dell’importanza commerciale che aveva sino al XIX secolo, quando costituiva un importante centro di scambio per le carovane che provenivano dalla Nigeria, Senegal e Mauritania. Da Goulimine raggiungiamo Sidi Ifni, sull’orlo di un tavolato roccioso che domina il mare. Si tratta di un ex possedimento spagnolo, occupato nel 1476 con il nome di Santa Cruz de Mar Pequena. Fa piacere bagnarsi e nuotare nell’Oceano Atlantico dopo migliaia di Km di rocce, sabbia e deserto… Lasciamo con un po’ di nostalgia il mare e rientriamo verso l’interno: con la P41 e P30 raggiungiamo Tiznit, cinta da mura merlate color ocra. Molto interessante il souk dei gioiellieri dove è possibile acquistare a buon prezzo graziosi monili e filigrane in argento, di splendida fattura berbera.
Da Tiznit la strada 7074 sale sui contrafforti dell’Anti Atlante per raggiungere Tafraute, delizioso villaggio situato a circa 1000 mt e racchiuso in un grandioso circo di montagne di granito rosa. Non dovete assolutamente perdere il fantastico spettacolo del tramonto, con le rocce incendiate dal sole. Proseguendo verso Nord, si scavalca il Tizi-n-Tarakatine (mt 1500) e si raggiunge Taroudannt, con la sua imponente cinta muraria e l’interessante souk. La tappa successiva ci porta nella magica Marrakech con un tragitto che di per sé costituisce un’attrattiva unica. Si scavalca infatti l’Alto Atlante al passo di Tizi-n-Test (mt 2092), belvedere impressionante con vedute fantastiche su montagne che culminano nei 4167 metri del Jbel Toubkal. Dal passo la strada si fa stretta e difficile sino a Tin Mal, dove si può visitare l’antica moschea. Si prosegue quindi per Ourigane, grazioso centro climatico e base per escursioni (gole del Nfiss) e trekking.
A Marrakech sono tante le cose da vedere: moschea e minareto della Koutoubia, lo splendido mausoleo delle tombe saudite, la medina con i souks e la medersa Ben Youssef, la magica piazza Jemaa el Fna, con giocolieri mauritani ed incantatori di serpenti. Il nome della piazza letteralmente significa “Riunione dei Trapassati”. Infatti proprio qui i nemici del Sultano venivano torturati e sottoposti al taglio della testa, che veniva poi esposta perché fosse di monito a tutti. Da Marrakech la P24 e la S508 ci portano a Demnate ed al sito di Imi-n-Ifi, gigantesco arco naturale scavato dal fiume. Proseguendo lungo la S508 si arriva alla deviazione (a sinistra) con la 1811 che conduce alle famose cascate d’Ozoud alte 100 mt, una delle attrazioni naturali più conosciute dell’Atlante marocchino. E’ bene però informarsi in anticipo in quanto, in periodi di particolare siccità, possono essere asciutte.

Proseguiamo per Bir el Ouidane (diga, lago) e Kasba Tadla, circondata da una cinta muraria intervallata da bastioni e con una kasba interessante. Riprendiamo la P24 sino a Khenifra e da qui con la S485 raggiungiamo le sorgenti dell’Oum-er-Rbia, il più lungo fiume del Marocco. Diverse polle gorgogliano tra le rocce incanalandosi poi in un ruscello dall’acqua limpida e fredda. Sui bordi vediamo alcune capanne, dove spiedini ed agnello arrostiscono lentamente sulle braci: l’odorino è davvero invitante… La strada continua poi sino ad Azrou, amena località di villeggiatura a 1250 mt, ai piedi del vulcano di cui porta il nome. Nei dintorni meritano una visita il famoso cedro Gouroud ed il balcone d’Ito (mt 1450), belvedere su un paesaggio irreale caratterizzato da crateri erosi e vulcani spenti: la vista è veramente fantastica al tramonto. Proseguendo sulla P21 si arriva a Meknès, una delle antiche capitali imperiali: pur non essendo interessante come Fès, merita una visita, soprattutto la medina e l’antica città imperiale. Per chi fosse interessato alle vestigia romane, segnaliamo Volubilis, principale sito archeologico del Marocco. Noi non ci siamo fermati (ma si sa: venivamo da Roma…) ed abbiamo proseguito attraverso la P6 e P2 puntando decisamente su Cap Spartèl, l’antico Capo Ampelusium, il promontorio che delimita l’estremo lembo nord occidentale del continente africano.

Prima di arrivarvi, si incontrano le grotte d’Ercole ed immense spiagge solitarie. Dopo aver dato una rapida occhiata alla medina di Tangeri (allucinante traffico imbufalito!) prendiamo la litoranea S704 con belle vedute sulla rocca di Gibilterra e rientriamo infine a Ceuta. Chiudiamo così il nostro anello in terra marocchina dopo circa 7.500 Km (molti su pista) che ci hanno portato a conoscere anche i luoghi più remoti di questo splendido paese. Quando il traghetto lascia il molo ed affronta la traversata dello stretto di Gibilterra, con le onde perennemente schiaffeggiate dal vento, alcune istantanee ci tornano in mente: la polvere sollevata dal camper su una pista che si perde verso montagne all’orizzonte; grandi occhi di bambini che, stracciati e senza scarpe, sorridono della loro povertà; nere silhouette di palme sullo sfondo purpureo del tramonto.

Che sia anche questo il mal d’Africa?