SANT’AGATA FELTRIA (Pesaro e Urbino) – Dal 6 ottobre si apre ufficialmente a Sant’Agata Feltria, cuore del Montefeltro nell’alto pesarese, la 23° edizione della Fiera Nazionale del tartufo bianco pregiato e dei prodotti agro-silvo-pastorali.

La grande rassegna fieristica si tiene nelle cinque domeniche di ottobre, fino al 28 data di chiusura, e richiama numerosi estimatori del prelibato e profumatissimo tubero. Ipnotizzati dal carisma della “trifola”, le migliaia di visitatori troveranno anche quest’anno, accanto al celebre tubero, tutti i prodotti autunnali che questa generosa terra appenninica offre: funghi, castagne, miele, erbe officinali, prodotti della pastorizia e della agricoltura e, inoltre, manufatti dell’artigianato rurale ed artistico. L’accurata selezione dei prodotti e delle specialità presenti in fiera sono garanzia di genuinità e freschezza e fanno della manifestazione di Sant’Agata Feltria, l’appuntamento autunnale più prestigioso del settore in Italia.

Ma la fiera è anche momento d’incontro per gustare le numerose specialità, a base di tartufo e funghi, tra le più raffinate e squisite della cucina nazionale ed internazionale.
Le vie, le piazze, gli angoli più caratteristici dell’incantevole borgo medioevale della cittadina, celebre per la sua maestosa rocca, a pochi passi dalla Toscana e Romagna e che si fregia del marchio “Città del Tartufo”, si riempiono di odori inebrianti ed esaltanti, vera delizia per i buon gustai.

Per tutta la durata della manifestazione si susseguiranno mostre di alto valore culturale. Diversificate occasioni di intrattenimento e spettacoli musicali, itineranti e di animazione per i più piccoli. Ogni fine settimana degustazioni di vini, con apertura delle cantine storiche e spazi espositivi dedicati all’enologia.

La prima domenica sarà assegnato il Premio “Cittadinanza onoraria di Sant’Agata Feltria”, ad illustri personaggi del mondo dello spettacolo, cultura o politica. Spaio anche alla presentazioni di guide e volumi dedicati all’eno-gastronomia e a piatti e ricette tipiche. Previsti convegni, incontri, tavole rotonde e dissertazioni gastronomiche. Nei ristoranti e locande non mancheranno menù e piatti a base del pregiato tubero.

Infolinee: 0541/848022 o www.santagatainfiera.com

COME ARRIVARE A SANT’AGATA FELTRIA
AUTOSTRADA A14 BOLOGNA – ANCONA con uscita a Cesena Nord proseguendo poi sulla SS. E 45 per Sarsina
AUTOSTRADA A14 ANCONA – BOLOGNA con uscita a Rimini Sud proseguendo poi sulla SS. 258 Marecchiese per Novafeltria
SUPERSTRADA E45 ORTE – RAVENNA con uscita a Sarsina Nord
DISTANZE CHILOMETRICHE: a Km 41 da Rimini, a Km 38 da Cesena, a Km 50 da Sansepolcro.

La storia di Sant’ Agata Feltria

Il territorio di Sant’Agata Feltria, di confine fra Marche e Romagna, è posto fra le valli dei fiumi Savio e Marecchia. E’ uno dei centri più caratteristici del Montefeltro e offre piacevoli itinerari culturali e naturalistici di notevole interesse.
Le origini di Sant’Agata Feltri risalgono al periodo Pre-Romano quando in questi luoghi si insediarono tribù umbre. Essendo un popolo di agricoltori, di pastori e di cacciatori, era possibile una loro stabilizzazione nelle foreste che coprivano il massiccio Appenninico.

E’ nel VII secolo Avanti Cristo che si parla di una tribù Sapinia, costituita da popoli Sarsinati e Solonati. Questi popoli formavano municipalità separate, fra le quali celebri le città di Solonia e di Sarsina. Nel territorio Solonate era compreso quello che ora costituisce il territorio del Comune di Sant’Agata Feltria. Nelle invasioni dei Goti, Solona fu distrutta completamente.

Verso il Seicento D.C., in seguito ad una frana , dal Monte Ercole sovrastante Sant’Agata Feltria, si staccò una roccia arenaria, sulla quale ai primordi dell’VIII secolo, sorse una chiesa dedicata a Sant’Agata. Ai piedi della roccia, venne a costruirsi man mano, un agglomerato di case, che in principio ebbe il nome di Pietra Arenaria, poi quello di Sant’Agata Feltria.

Secondo una leggenda, la Chiesa fu costruita in ricordo di Sant’Agata, la quale insieme a San Leone e San Marino, risaliva un giorno la valle del Marecchia in cerca di luoghi solitari, ove stabilirsi.
Senonchè sia per amore di quiete, sia per sfuggire alle tentazioni carnali, a un certo momento si separarono. Così San Marino salì sul Monte Titano, San Leone sul Monte Feltro e Sant’Agata sul Monte di Perticara. Ma anche dalle vette di questi monti i Santi erano attratti a scambiarsi dei saluti e allora Sant’Agata scese ad abitare negli anfratti di una roccia detta “Sasso del lupo”.
Vecchie memorie dicono, invece, che il paese di Sant’Agata sia stato fondato dai Goti, dopo aver distrutto un castello nelle vicinanze.

Sulla fine dell’ 800, per investitura ecclesiastica, tutto il territorio santagatese venne signoreggiato dai Cavalca Conti di Bertinoro, i quali mantennero il feudo di Sant’Agata Feltria per quasi due secoli.
Nel 1177, morto il Conte Cavalca, senza aver lasciato figli, il Rettorato di Sant’Agata Feltria che comprendeva molti castelli e varie località, fu dato dall’Imperatore Barbarossa ad Antonio Feltrio Conte di Montecopiolo. Ma tale cessione fu contrastata dalla Santa Sede.

Nel 1296 era Signore di Sant’Agata Feltria Guido Tiberti di Petrella, da questi passò ai Faggiolani, poi nel 1334 ai Tarlati d’Arezzo, che nel 1335 furono scacciati da Uguccione della Faggiola (di dantesca memoria) a cui fu tolta dal Cardinale Egidio Albornoz.

Nel 1430 Sant’Agata Feltria venne data in Vicariato ai Malatesta, che la tennero sino al 1463, quando Federico da Montefeltro riconquisterà per la Santa Sede la Rocca di Sant’Agata Feltria ed i Castelli dell’Alto Montefeltro.

Così Federico fu nominato Duca e Gonfaloniere della Santa Sede, facendo innalzare le sue insegne e immurare il suo stemma nelle Rocche e nei Castelli di suo dominio. Da questa famiglia venne infeudata ai Fregoso di Genova che la tennero ininterrottamente fino al 1660. Nel Governo si susseguirono: Ottaviano I° Fregoso Federico, Aurelio I°, Ottaviano II°, Orazio e Aurelio II°.
Il Feudo tornò alla Santa Sede che lo passò sotto la giurisdizione della legazione di Urbino.
Nell’età napoleonica fu capitale del dipartimento del Rubicone. Nel Risorgimento, dopo aver liberato gran parte delle Marche e della Romagna, proprio a Sant’Agata Feltria si sciolsero i Cacciatori del Montefeltro, depositando le armi nel “Teatro Angelo Mariani”.