Si preannuncia un grande autunno d’arte al Museo Diocesano di Milano, con un trittico di iniziative di grande interesse e suggestione.
Si parte il 30 settembre, con la sesta edizione di Un Capolavoro per Milano, iniziativa realizzata in collaborazione con Bipiemme Gestioni che porta annualmente nelle sale del Museo un’opera di un maestro assoluto della pittura italiana antica.
Protagonista di questa edizione sarà Sandro Botticelli, di cui verrà esposta, per la prima volta nel capoluogo lombardo, fino al 14 dicembre, la Giuditta (titolo completo Il ritorno di Giuditta a Betulia), proveniente dalle collezioni Medicee e oggi agli Uffizi di Firenze.
L’opera si data al 1470, in quella fase in cui Botticelli elimina progressivamente il chiaroscuro, proponendo una particolare interpretazione delle leggi prospettiche rinascimentali, cercando la definizione del movimento delle figure tramite eleganti evoluzioni dei panneggi. Le figure, in questo modo, grazie alla particolare e raffinata incidenza della luce e alla ricercatezza ornamentale basata su un accentuato uso degli elementi lineari e cromatici, appaiono come eleganti silhouette più che corpi tridimensionali, aprendo a quella svolta stilistica che caratterizzerà l’arte del maestro fiorentino nei suoi anni maturi.
Per l’occasione, sarà esposta anche un’altra tavola del Botticelli, La scoperta del cadavere di Oloferne, sempre proveniente dagli Uffizi, che completa idealmente il progetto narrativo dell’artista.

Dal 14 ottobre 2008 all’11 gennaio 2009, si terrà la mostra Lo sguardo sulla natura. Luce e paesaggio da Lorrain a Turner. Curata da Paolo Biscottini ed Eugenia Bianchi, l’esposizione seguirà, attraverso 70 opere, l’evoluzione della tematica del paesaggio come forma di rappresentazione autonoma, dalla metà del Seicento fino alla prima metà dell’Ottocento.
Il percorso espositivo muoverà i propri passi da Claude Lorrain e dai suoi più diretti seguaci, per i quali le forme di paesaggio furono quelle di una realtà idealizzata, solenne, ordinata e armonica, dove uomo e natura convivono in perfetta armonia. Oltre a questo indirizzo, si diffuse un tipo di rappresentazione del paesaggio attenta agli aspetti naturalistici, memore della tradizione fiamminga; ne furono protagonisti soprattutto alcuni pittori d’oltralpe attivi anche a Roma, come Cornelis van Poelenburgh e Jan Both.

Fu invece indipendente dal paesaggio classico e dalle vedute naturalistiche, l’affascinante produzione del napoletano Salvator Rosa, dove emerge l’anima poetica di un pittore che, per certi aspetti, anticipa le componenti più tipiche del paesaggio romantico. La produzione di Rosa avrà largo seguito, influenzando tra gli altri il Cavalier Tempesta, pittore belga attivo a Roma e poi in Italia Settentrionale nella seconda metà del Seicento. Con lui la pittura di paesaggio troverà un altro importante centro nel Veneto e a Venezia dove, nella grande stagione del paesaggismo, Marco Ricci svolse un ruolo fondamentale. Lo stesso Ricci e alcune personalità emergenti nel contesto romano furono i punti di riferimento privilegiati per le forme che siglano il genere durante il Settecento: il paesaggio come espressione dei temi legati all’Arcadia ad esempio, di cui la felice espressività di Francesco Zuccarelli offrì le rappresentazioni più note; il capriccio, che con Francesco Guardi, raggiunse declinazioni ricche di suggestione e di fascino; la veduta, con le opere di Canaletto e Bellotto, o ancora la nostalgica interpretazione di un mondo ormai lontano e decaduto, evocato da architetture e frammenti sculturei in rovina.
Con l’illuminismo e le teorie neoclassiche si fanno strada nuove forme di paesaggio, attraverso artisti di nazionalità prevalentemente francese e inglese che, sulla scìa del “Grand Tour”, viaggiavano spesso in Italia, come Constable e Turner. Si diffondono, in particolare, le vedute dei luoghi consacrati dalla letteratura classica e le rappresentazioni legate all’osservazione della natura e delle sue manifestazioni geologiche e atmosferiche.

Il 13 novembre 2008, al Teatro alla Scala di Milano si terrà un grande appuntamento musicale, con il concerto straordinario di raccolta fondi per il Museo Diocesano, in collaborazione con Finmeccanica, che vedrà protagonista l’ensemble di Les Arts Florissants diretti da William Christie, che eseguiranno Les Indes galantes di Jean Philippe Rameau.

MUSEO DIOCESANO DI MILANO Corso di Porta Ticinese, 95

Per informazioni e prenotazioni: tel. 02.89420019; www.museodiocesano.it