C’è un nuovo motivo per visitare quest’anno l’Isola Bella: la rimessa in esposizione di due grandi arazzi fiamminghi restaurati, risalenti al 1565.

Mentre alla Rocca di Angera si è aperta con grande successo di pubblico la mostra “Il Paradiso in terra” che si potrà visitare fino al 19 ottobre prossimo, l’afflusso di visitatori alle Isole Borromee aumenta con l’inizio della stagione estiva e continuerà fino all’inizio dell’autunno, quando sul lago il clima sarà ancora mite. Sull’Isola Madre i visitatori cercano le tracce lasciate dal tornado che l’anno scorso fece ingenti danni e che ha comportato un’opera di recupero della vegetazione difficile e dispendiosa, soprattutto per gli esemplari più prestigiosi.

Sull’Isola Bella i motivi di interesse sono molteplici: dal restauro conservativo dell’Anfiteatro Massimo, completato due anni fa, dal colmo del quale il panorama è fra i più belli che si possono godere, al restauro dei grandi e antichi arazzi. I sette grandi arazzi collocati all’Isola Bella dal 1700, avevano evidenti problemi di conservazione; per questo sono stati rimossi e stanno subendo un’operazione di profondo restauro a cura della manifattura De Wit, i migliori restauratori al mondo. I primi due arazzi restaurati sono stati ricollocati quest’anno al loro posto e sono: l’arazzo con verzure e con leonessa e anatroccoli; l’arazzo con verzure e con tigre.

Sono già visibili al visitatore e lasciano immaginare il fascino dell’intera serie, quando verrà definitivamente resa visibile al pubblico. Le grandi tele sono state tessute a Bruxelles nel 1565; hanno altezze simili ma larghezze diverse e appartengono tutte al medesimo assieme, come dimostrano lo stile, il disegno delle bordure e la coerenza della tecnica di esecuzione: una trama di lana e seta con fili d’oro e d’argento e una gamma cromatica di grande varietà, con effetti pittorici raffinati. Le sette tele sono giunte sull’Isola Bella nel 1787 come dono del cardinale Vitaliano VII Borromeo al nipote Giberto V; gli arazzi possono aver fatto parte precedentemente della collezione del cardinale Mazarino, nel cui inventario del 1661 compare una serie di arazzi che corrisponde a questa per formato, soggetti e temi. L’uomo e la sua opera sono assenti dalle immagini, ma ricorre continuamente il tema della morale, del peccato e del riscatto. Il male assume l’aspetto di animali selvaggi e mitici, come il liocorno. Le bordure, tutte uguali, includono fra il fogliame e la vegetazione dieci gruppi di personaggi mitologici. La visione dei primi due arazzi restaurati sarà di grande interesse sia per gli studiosi sia per il grande pubblico, che rimarrà affascinato dalla maestosità delle opere.

Per informazioni: tel. 0323/30556; [email protected]