L’Aglianico è un vitigno tipicamente meridionale coltivato per lo più in Campania e Basilicata. La sua diffusione è nei fatti più estesa, poiché è annoverato tra le varietà raccomandate anche in Molise, Puglia e in alcune province Abruzzesi. E’ autorizzato anche in Calabria e in alcune zone della Sicilia e della Sardegna.

Le caratteristiche

Predilige terreni collinari, d’origine prevalentemente vulcanica, argilloso calcarei o comunque di buona costituzione anche se presenta buona adattabilità nei riguardi del terreno.

In alcune zone di coltivazione (Taurasi – Vulture) si possono trovare dei vigneti con ottimi risultati anche a 700 – 900 metri d’altitudine. Resiste bene alle crittogame in generale (oidio e peronospora), soffre le temperature elevate e la siccità prolungata.

E’ un’uva molto ricca di polifenoli, come il Nebbiolo o il Sagrantino, che ha bisogno di una forte ed accurata selezione clonale, basse rese e di una scelta equilibrata sul tipo di legno, sulla quantità e sulla durata della permanenza in botti grandi o piccole, utilizzate per l’affinamento.

L’Aglianico è un vitigno scontroso: matura tardi, è intenso e brusco in principio, difficile da coltivare e difficilissimo da vinificare, con tannini che richiedono tempo per essere ammorbiditi ed acidità che gli assicura il tempo necessario affinché sia levigato. Inimitabile nei sentori di viola, amarene, sottobosco e piccoli frutti, la sua vinificazione lo può rendere banale o eccelso.

Storia e Origini

Il vitigno ha origini millenarie e si è ambientato in tutta la Campania: nelle zone intorno al Vesuvio, in Irpinia, nelle province di Salerno, Caserta e Benevento, dove in purezza o in uvaggio rientra in numerose DOC. Giunto nel Mediterraneo con i primi insediamenti delle colonie greche, come testimoniato dal suo nome originario, Ellenico o Ellanico, la cui pronuncia si è modificata nel periodo della dominazione spagnola in Campania tra il XV – XVI, secolo, sostituendo la doppia “ll” spagnola in “gl”. La vite è una pianta itinerante, anche l’Aglianico si è diffuso e si adattato molto bene con i diversi climi della Campania e dell’Italia meridionale. Le prime notizie del vitigno risalgono all’inizio dell’800 e si devono a Columella Onorati.

La Campania

La produzione da uve aglianico in Campania dà origine alle seguenti denominazioni:

Le Doc
Aglianico Del Taburno o Taburno Doc
Cilento Doc
Costa D’Amalfi Doc
Falerno Del Massico Doc
Galluccio Doc
Guardiolo Doc
Irpinia Doc
Sannio Doc
Penisola Sorrentina Doc
Sant’Agata Dei Goti Doc
Solopaca Doc

Da uve Aglianico in Campania si produce l’unica Docg a bacca rossa, il Taurasi, prodotto solo nell’area dei 17 Comuni della provincia di Avellino (Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore, Torre Le Nocelle e Venticano). Dal 2005 negli stessi territori ma con un’estensione più ampia è stata autorizzata anche la nuova DOC Iripinia con la sottozona Campi Taurasini, che prevede la produzione di vini a base Aglianico in purezza.

Gli studi promossi negli ultimi anni dalla regione Campania sul DNA sui diversi biotipi dell’aglianico, realizzati in collaborazione con il Prof. Luigi Moio, Ordinario di Enologia presso l’Università Federico II, il Dr. Michele Manzo ex funzionario regionale Se.Si.R.C.A. e oggi direttore dell’Ismecert e il Prof. Eugenio Pomarici Docente di Economia e Politica Agraria presso la Federico II, hanno dimostrato che l’Aglianico di Taurasi, Vulture e Taburno, sono identici geneticamente, anche se dal punto di vista morfologico presentano delle differenze. Inoltre, la diversità viene anche dai territori dove è coltivato e dall’adattamento dei diversi cloni ai terreni e ai diversi microclimi.

La Basilicata: L’Aglianico del Vulture

Oltre che in Campania, L’Aglianico raggiunge espressioni eccellenti in Basilicata, principalmente alle pendici vulcaniche del Vulture. La DOC Aglianico del Vulture nasce nel 1971 ed è in corso l’iter per il riconoscimento della DOCG. I comuni della Doc sono: Rionero in Vulture, Barile, Rapolla, Ripacandida, Ginestra, Maschito, Forenza, Acerenza, Melfi, Atella, Venosa, Lavello, Palazzo San Gervasio, Banzi, Genzano di Lucania. La coltivazione dell’Aglianico è stata portata in Basilicata, dagli antichi greci e incentivata poi dai Romani, soprattutto intorno al massiccio del Monte Vulture, un antico vulcano inattivo contornato da paesaggi fiabeschi con castelli e casali fatti costruire dall’Imperatore Federico II di Svevia. Le altre due doc lucane che utilizzano l’aglianico sono: Val d’Agri e Colline Materane.

Il Molise

La Doc Molise è una Denominazione Regionale riconosciuta nel ’98 e comprende il Molise Aglianico prodotto con almeno 85% del vitigno, gradazione minima 11,5° e 12, 5° per la tipologia Riserva con 2 anni d’invecchiamento obbligatorio.

La Puglia

L’Aglianico e’ ammesso nella doc Castel del Monte, al 100% o con il 35% max di altre uve a bacca rossa raccomandate. Gradazione minima 12°, tipologia riserva minimo 12,5° e due anni di invecchiamento obbligatorio. Il Castel del Monte Aglianico deve contenere almeno il 90% di uve aglianico, gradazione minima 12°, anche in versione rosato e frizzante. La riserva ha minimo 12,5° e almeno due anni di invecchiamento.

L’Abruzzo

In terra di Montepulciano, esistono buone lavorazioni dell’aglianico, ammesso nelle denominazioni Igt.

Le caratteristiche sensoriali dell’Aglianico

Il naso è inizialmente vinoso, poi complesso con l’invecchiamento, al palato è asciutto, sapido, sostenuto da una forte freschezza, tannico tanto da necessitare spesso di affinamento in legno grande o piccolo. L’aglianico è quasi certamente il vitigno con cui i Romani facevano il magico Falerno, la prima D.O.C. del mondo: per la prima volta il vino si è identificato nel territorio (Agro Falerno che aveva il cuore nella zona tra Mondragone, Falciano e Carinola ai piedi del Monte Massico).

Aglianico del Vulture: sentori di violetta, ciliegia matura e tabacco
Aglianico di Taurasi: petali di rosa, ciliegia marasca, chiodi di garofano, pepe nero, liquirizia e tabacco
Aglianico Taburno: aromi meno speziati e più fruttati, soprattutto more e ribes e nero.

a cura di La Fabbrica dei Sapori… di Battipaglia (SA)