Tracia verso Plovdiv
Tracia verso Plovdiv
Pirin
Rodopi occidentali Leshte
Rodopi occidentali Leshte
Rodopi occidentali Gorno
Nord est lavoratori e girasoli
Nord est lavoratori e girasoli
Deliorman
Deliorman
Stara planina Monastero Sokolovo
Sredna gora
kaliakra
Rodopi Plovdiv interno di una casa tipica
Tracia Plovdiv: casa tipica
Pirin paesaggio con lago
Sof-hot Consul Fabio con la moto nella reception
Nessebar
Nessebar
gregge
kaliakra
kalyakra

…un paese tanto vicino all’Italia quanto poco conosciuto da noi. Per rendersi conto di quanto la Bulgaria sia trascurata in Italia è sufficiente recarsi in una qualsiasi libreria. Qui si possono trovare volumi, guide, che trattano di tutto, anche di luoghi che francamente pochi potranno visitare: i libri dedicati a questa nazione europea che si può raggiungere in meno di due ore di aereo si contano sulle dita di una mano. Per questo, abbiamo deciso che una delle nostre prime iniziative doveva essere proprio quella di far conoscere agli italiani la Bulgaria. E’ nata così l’idea di pubblicare la prima guida in italiano interamente dedicata al vicino paese balcanico.

Estate 2004, inizia l’avventura che mi porta a girare la Bulgaria in lungo ed in largo per oltre 20 giorni. Il mezzo utilizzato: la mia intramontabile BMW GS 100 del 1991.

Primo giorno
Fine giugno partenza alle ore 14 da Venezia in traghetto, destinazione porto greco di Igumenitza. Il traghetto è molto bello, la navigazione si svolge tranquilla. Le mie Pirelli toccano il suolo greco verso le ore 13,30 con oltre un’ora e mezza di ritardo rispetto al previsto.

Secondo giorno
Da qui al confine bulgaro mancano ancora 550 km di strada, per la maggior parte di montagna. Ed alle 18,30 ho appuntamento alla frontiera con la mia compagna di viaggio, la fotografa incaricata del reportage del tour!. Il fondo stradale si dimostra generalmente buono,la carreggiata è ampia, ma i tornanti sono centinaia. Impossibile fare 550 km in sole 5 ore! Tiro di brutto, nei tratti pianeggianti il contagiri non scende mai sotto i 5000 giri, ma il tempo passa dannatamente in fretta ed i chilometri sembra non diminuiscano mai. Nelle vicinanze dalla frontiera, ci si mette anche un temporale degno di un monsone indiano, che mi obbliga a passare oltre mezz’ora sotto la tettoia di un distributore. Alla fine arrivo all’appuntamento con oltre due ore di ritardo. Al confine gli agenti si mostrano molto amichevoli e disponibili. Anzi, direi che mi trattano quasi con ammirazione ed un pizzico di curiosità, da queste parti infatti i motociclisti italiani sono rari. Semplici controlli dei documenti e siamo in Bulgaria. Fa quasi buio, quindi decidiamo di pernottare a Melnik: un paese a 40 km dalla Grecia. Troviamo da sistemarci in un albergo a due stelle ricavato in una vecchia prigione turca del secolo diciottesimo. L’edificio, po’ spartano, risulta comunque accogliente e molto pulito. La moto viene parcheggiata al sicuro, nel cortiletto interno.

Terzo giorno
La mattina, durante la colazione, il proprietario dell’albergo ci racconta la storia di Melnik e ci mostra una bella collezione di vecchie fotografie in bianco e nero della cittadina.
Partiamo per Gotse Delcev: è quella la nostra prima metà situata tra la catena montuosa del Pirin e quella dei Rodopi. Il simpatico albergatore di Melnik ci aveva avvertito che la strada era in cattive condizioni: mai ci saremmo aspettati tanto! Lungo i 150 km programmati per il giorno, incontriamo diversi tratti senza asfalto, massi al centro della carreggiata, deviazioni per frane. Quando pensi che sia tutto finito e la strada sia tornata ad essere normalmente scorrevole, all’improvviso ti tocca di evitare al volo buchi fondi sino al mozzo della ruota. La segnaletica è quasi del tutto assente, ma, per fortuna, lo stesso vale anche il traffico. Si percorrono decine di chilometri incontrando solo carretti ed vecchi autocarri di fabbricazione sovietica carichi di legname. Di paesi neppure l’ombra: ogni tanto vedevamo solo, in lontananza, qualche vecchia casa diroccata. Il panorama però è veramente unico, selvaggio. La natura sembra, sorprendentemente per noi, incontaminata. Non c’è traccia di anima viva e gli unici rumori sono il vento, la moto e l’otturatore della macchina fotografica. Ad ora di pranzo arriviamo a Gotse Delchev. Qui troviamo un bel ristorante con giardino e piscina. Avendo più tempo varrebbe davvero la pena di sfruttare tutto ciò che la bella struttura offre. La cittadina invece non è un gran chè. Dopo una pennichella rigeneratrice, riprendiamo la strada che porta nei monti Rodopi. Anche in questo tratto il panorama è bellissimo, anche se non all’altezza di quello della mattina. Arriviamo verso le 17 alla grotta di Iagodina. La visite chiudono alle 16,30, ma il giovane ed intraprendente guardiano ci propone di riaprire ugualmente la grotta dietro il pagamento di un modesto sovrapprezzo. Accettiamo, anche perché, la maggiorazione del biglietto include la possibilità di parcheggiare la moto al sicuro. Ma dove, visto che nella zona non esiste un parcheggio custodito? All’interno della grotta ci indica il guardiano. Roba da non credere! Ci troviamo a parcheggiare la moto dentro uno stretto cunicolo che conduce alle cavità sotterranee. La cortesia del ragazzotto non ci abbandona anche dopo la visita della grotta. Inforcata una vecchia mountain bike ci conduce infatti all’unico albergo presente nella zona. Siamo nel villaggio di Iagodina: poche case di montagna, un alberghetto ed una moschea appena costruita. Parlando con l’albergatore, questi ci spiega che in realtà nel villaggio quasi nessuno è di religione mussulmana; la moschea è stata costruita solo per usufruire dei fondi destinati alla realizzazione di edifici di culto islamico. L’albergo è molto carino, pulito, le camere sono spaziose ed ospitali e si mangia proprio bene. Addirittura c’è la tv satellitare: in camera si vede RAI 1 ! E’ inspiegabile cosa ci faccia in un posto simile una struttura come questa.

Quarto giorno
Alle prime luci dell’alba siamo svegliati da un rumore di campane e muggiti provenienti dalla vicina piazzetta del paese.. Sono le mucche che qui si riuniscono per poi andare al pascolo: mai visto una cosa simile!

Il programma della mattina prevede la visita della grotta di Trigrad. La distanza da percorrere in moto non supera i 30 km. L’ultimo tratto si sviluppa all’interno di una delle forre più suggestive della Bulgaria. Le pareti di roccia sono talmente alte e vicine che sembrano toccarsi ed in tanti punti la luce del sole non arriva proprio. Parallela al corso di un fiume, la piccola strada attraversa anche vecchissime gallerie e ponti in legno. Nel parcheggio della grotta incontriamo altri turisti europei ai quali ci uniamo per la visita alla grotta. Questa si presenta molto differente dalla grotta vista il giorno prima: mentre Iagodina è un budello stretto e lungo, la grotta di Trigrad è un’unica enorme stanza dove scorre una cascata sotterranea. L’interno è davvero imponente e merita senza dubbio di essere visitato. Proseguiamo per qualche chilometro sino al villaggio di Trigrad. Nonostante sia una località molto nota, almeno in Bulgaria, anche in questo paese le uniche tracce di un inizio di sviluppo turistico, sono la presenza di alcune piccole pensioni ed un paio di ristoranti. L’unica motivo di curiosità è offerto da una moderna villa privata talmente grande da sembrare un hotel di lusso! Per il resto sembra un posto dimenticato da Dio. La Bulgaria è in grado di offrire continuamente immagini bellissime che si alternano all’improvviso a situazioni atipiche e bizzarre, almeno per noi. Credo che questo sia il suo fascino. Ritorniamo sulla strada statale in direzione di Pamporo. Approssimandosi al paese di Shiroka luka, mancano circa 50 km da Pamporo, tutto cambia: le strade sono quasi perfette, le case ristrutturate, si vedono bei ristoranti, banche,negozi lustri e ben forniti. Stiamo forse tornando alla civiltà?

A Shiroka luka ci fermiamo in un chiosco all’aperto lungo il fiume che attraversa il paese. Con l’equivalente di 4 € riusciamo a prendere: una birra media, una coca, due piatti di pesce fritto (superbo), due insalatone con dentro praticamente di tutto ed una porzione di dolce. Superata Shiroka luka, la strada si snoda attraverso una bella vallata circondata da foreste di alberi secolari: anche qui il traffico è quasi del tutto inesistente. Attraversando la Bulgaria mi sono reso conto che il maggior rischio per un motociclista è quello di perdere la concentrazione immerso com’è tra splendidi paesaggi e l’assenza quasi completa di traffico. I panorami sono spessissimo davvero incantevoli, sempre nuovi e inaspettati per un italiano. In Bulgaria invece il pericolo è dietro ogni curva! Animali che attraversano la strada all’improvviso, segni sull’asfalto che in lontananza sembrano macchie, ma che in realtà sono buchi fondi anche 40 cm. E queste situazioni possono capitare su qualsiasi strada, non solo su quelle secondarie o di montagna. Lungo una delle strade principali d’accesso a Shoumen, una moderna città in cui vivono 80.000 abitanti, una intera fila di pozzetti (saranno stati almeno 10) larghi mezzo metro, presenti sulla carreggiata era sprovvista dei coperchi in ghisa. E per di più non vi era alcuna segnalazione di pericolo.

Arrivati a Pamporo facciamo una breve visita al paese. Ma dove è il centro? Non esiste ci dicono. In effetti Pamporo è una località di soggiorno fatta solo da strutture alberghiere di altissimo livello sparpagliate all’interno di una splendida foresta di pini. Il posto non è male. Certamente non è quello che ci aspettavamo. Molto, molto meglio quanto visto in precedenza. Tranquilli, questa non è la vera Bulgaria! O almeno così credo. Scendiamo dai quasi 1700 metri di Pamporo per arrivare a Smolyan: una grande città situata nella valle sottostante. Da qui prendiamo la statale per Plovdiv. Il percorso è molto carino ed il panorama vario e piacevole. Costeggiando il corso di un fiume, attraversiamo montagne ricoperte di foreste, tratti circondati da ripide pareti rocciose. Solo l’ultimo tratto prima di Plovdiv è pianeggiante. Arriviamo in città nel tardo pomeriggio. Fermi ad un semaforo, ci avvicina un personaggio che si presenta come:- Radiologo napoletano all’estero! in Bulgaria per lavoro. Ovviamente ha capito la nostra nazionalità dalla targa della moto. Ci diamo appuntamento ad ora di cena in uno dei più bei ristoranti della città. Nel frattempo andiamo a sistemarci al Novotel. Un po’ di lusso finalmente! Ce lo siamo proprio meritati. A cena, il nostro connazionale si dimostra un simpatico oratore. Ma dopo aver bevuto l’ottavo bicchiere di vodka liscia, senza praticamente mangiare nulla, inizia a parlare di “Bussines”, di contrabbando di funghi, di importazione in Italia di colf dall’età fissa- tra i 18 e 22 anni, massimo! Per concludere ci confida che in realtà è da sei mesi in Bulgaria in seguito al ritiro del passaporto per tentato omicidio. Chissà se tutto questo era vero o era solo il risultato dei circa 800 cc di vodka che si portava in corpo. Non lo sapremo mai.

Quinto, sesto e settimo giorno
La mattina visitiamo la città. Plovdiv è davvero bellissima, piena di vita, di negozi, di colori e, ovviamente, anche di traffico. Il centro urbano è ricco di testimonianze storiche: semplicemente camminando per le strade della città vecchia si incontrano importanti resti romani, moschee, chiese e quartieri pieni di case storiche che sono una vera “chicca”. Da quello che abbiamo potuto capire Plovdiv è senza dubbio una città dagli standard europei.. Ed è anche una delle più care della Bulgaria. Nelle 4-5 grandi città infatti i prezzi sono a volte anche il triplo di quelli della provincia. La qualità dei prodotti e dei servizi è invece buona in tutto il paese. Anche nei paesini sperduti abbiamo sempre incontrato alberghi e ristoranti puliti, tranquilli, dove si mangia bene ed il personale si dimostra disponibile e collaborativo. Se dovete trattare con un bulgaro ricordatevi sempre: sono orgogliosi e permalosi, non assumete mai atteggiamenti arroganti o di superiorità e vedrete che andrà tutto bene. Nei due giorni di permanenza a Plovdiv, tra le tante cose, visitiamo anche il vicino monastero di Backovo.

Ottavo giorno
A metà pomeriggio partiamo per Koprisnika. La distanza è di soli 120 km, prevediamo quindi di arrivare verso sera. Seguendo il consiglio di alcuni amici bulgari, prendiamo una strada secondaria che sulla cartina è segnata in giallo. La scelta si rivela azzeccata. Il panorama è davvero unico: attraversiamo decine di chilometri circondati solo da coltivazioni di girasole e lavanda, intercalate ogni tanto da qualche manipolo di case che sembrano tratte da un vecchi libro di storia. Credo che nel pomeriggio avremo incrociato al massimo 10 automezzi, mentre i carretti ci siamo stancati di fotografarli. A Koprisnica soggiorniamo in una casa del “800” perfettamente ristrutturata ed adibita a pensione. E’ gestita da una simpatica signora di Sofia che parla un inglese da manuale. Koprisnica è una delle cittadine storiche meglio conservate di tutta la Bulgaria. Nel 1876 i turchi, che occupavano la Bulgaria da oltre 5 secoli, riuscirono a reprimere una massiccia insurrezione popolare. La maggior parte delle città bulgare subirono allora gravi devastazioni. Koprisnica fu risparmiata solo per l’intervento di alcuni ricchi mercanti che riuscirono a “comprare” le autorità turche della zona. Ancora oggi quindi nel piccolo centro urbano si vedono molti esempi di splendide case dell XVIII e del XIX interamente arredate ed in condizioni perfette. Tutt’attorno foreste, pascoli ed una tranquillità quasi irreale.

Nono giorno
Il pomeriggio successivo ci dirigiamo verso la famosa valle delle rose. Prendiamo la statale che collega la capitale a Kazanluk, una strada ampia anche se un po’ trafficata, almeno per gli standard bulgari. Mantengo una velocità di circa 110 km/h, quindi 30 km oltre il limite permesso nelle strade extraurbane. Scelta questa che rischia di costarmi molto cara. Alla fine di un viadotto infatti mi trovo un tratto di oltre 150 m completamente senza l’asfalto e con sassi grossi come una mela. Riesco a tenere la moto. Mi è andata proprio bene! Attraversando zone solitarie mi è capitato spesso di chiedermi: se cadiamo o facciamo un incidente, se si rompe la moto, cosa succede? Verrà qualcuno a prenderci? Arriviamo a Kazanluk nel tardo pomeriggio. La città di per se è deludente. Se non fosse per la presenza di una splendida tomba tracia e di poche altre testimonianze storiche sarebbe da evitare.

Decimo giorno
La mattina dopo attraversiamo la catena centrale dei monti Balcani in direzione nord. Nei circa 100 km che separano Kazanluk da Veliko Turnovo, visitiamo diverse località molto interessanti: la bella chiesa russa di Shipka, il villaggio etnografico di Etara (un bel rifacimento di un villaggio bulgaro del secolo diciottesimo), il monastero femminile di Sokolovo ed il villaggio storico di Boscenski. Quest’ultimo si raggiunge facendo una deviazione di oltre 20 km dalla strada principale, percorrendone un’altra che si inoltra quasi completamente all’interno di una fitta boscaglia. Nonostante siano solo pochi chilometri, per arrivare al villaggio, tra curve, tornanti e buchi, occorre quasi mezz’ora di moto. Ne vale comunque la pena.
Quando si programma un tour in Bulgaria è ragionevole considerare una velocità media di 60 km/h sulle strade principali, non più di 30 km/h su quelle secondarie. I tratti autostradali, tutti gratuiti, sono talmente brevi che conviene trascurarli. Arriviamo a Veliko Turnovo verso sera e soggiorniamo in un piccolo albergo a conduzione famigliare ricavato in un vecchio edificio storico completamente ristrutturato. All’interno, si riesce ad apprezzare lo stile e spirito delle residenze bulgare dei secoli scorsi. In ogni paese della Bulgaria si possono trovare simili strutture: sono piccole, al massimo raggiungono le due stelle, ma sono davvero molto carine, pulite e di buona qualità. Credetemi, in Bulgaria la qualità dei servizi è decisamente buona, e non è necessario orientarsi verso strutture prestigiose per trovare una soluzione adeguata.

Undicesimo, dodicesimo e tredicesimo giorno
Al mattino visitiamo Veliko Turnovo, quindi prendiamo la statale verso est: direzione Shumen, la città natale della mia compagna di viaggio. La strada si dimostra un po’ noiosa; alterna tratti pianeggianti e collinari, ma è quasi tutta dritta e veloce. Nella campagna circostante si vedono fattorie e gruppetti di case, mentre a fianco della carreggiata si incontrano gruppi di bancarelle che vendono i prodotti tipici della zona e diverse stazioni di servizio. Una cosa che sorprende della Bulgaria è la presenza capillare (fanno eccezione solo alcune zone di montagna) di distributori. Sono moderni, dotati spesso di bar, mini market e servizio assistenza. Viaggiando di notte, cosa questa assolutamente da sconsigliare sia in moto che in auto, a volte le luci di queste stazioni si vedono ad alcuni chilometri di distanza; all’inizio pensavo fossero le luci di un paese. Anche le compagnie petrolifere occidentali sono oramai presenti ovunque. Penso che al massimo ogni 50 km in qualsiasi parte del paese, esista la possibilità di fare rifornimento. Il carburante ha la stessa qualità del nostro, ma costa circa la metà.

Arrivando a Shoumen la prima impressione non è delle più favorevoli: si vedono solo palazzoni stile “soviet”, alcune ciminiere e complessi industriali. Entrati nel centro urbano la situazione invece cambia decisamente. La città infatti è attraversata da un lungo giardino, costeggiato da zone pedonali ricche di negozi, ristoranti ed attività di vario genere. Dappertutto si vedono i tavolini e gli ombrelloni dei caffe, fioriere, chioschi e gente indaffarata a far shopping o a passeggiare tranquillamente. Dal punto di vista storico-artistico la cosa migliore che offre la città è senza dubbio una vecchia moschea, una delle più grandi della penisola balcanica. Quello che però mi ha sorpreso di più è stato lo scheletro in cemento armato di un grattacielo, in costruzione da oltre 20 anni, dalla strana forma fallica che si trova nella piazza centrale ed una sorta di “mostro” in cemento armato che, dal vicino rilievo, domina l’intera pianura. Realizzato per festeggiare i 1300 anni della Bulgaria, questo monumento può essere visto da oltre 20 km di distanza. Qualsiasi sforzo per descriverlo non potrebbe mai farvi capire veramente di cosa si tratta; bisogna solo vederlo. Passare da queste parti e non farvi una visita, credetemi, è un peccato mortale!!!

Durante una sosta in città mi accorgo che il copertone posteriore ha un taglio nel battistrada lungo oltre 10 cm. Devo sostituire la gomma, ma dove? In Italia la risposta sarebbe scontata, in Bulgaria un po’ meno, visto che i gommisti non dispongono di gomme per moto. Dopo aver girato mezza Shoumen arrivo alla conclusione che la gomma deve essere ordinata presso un magazzino di Sofia. Tempo della consegna circa 2 giorni. Poco male, è l’occasione per riposarci. Dopo 2 giorni la gomma effettivamente arriva. E ‘”Made in Vietnam”. Il disegno del battistrada è poco rassicurante, ma il vero problema è che nonostante la misura sia la stessa indicata sulle mie Pirelli, la dimensione è quasi una spanna più grande. Cosa fare? Alcuni amici locali ci indicano un gommista che dicono sia un fenomeno. E lo è davvero. Con un intervento chirurgico ripara la carcassa della mia vecchia Pirelli e ricostruisce la parte esterna del battistrada. Il lavoro è fatto a regola d’arte e la riparazione mi consentirà poi di terminare il viaggio e di rientrare in Italia.

Quattrodicesimo giorno
Ci trasferiamo a Varna, una bella e moderna città sul Mar Nero. Da qui facciamo una capatina all’interno, in direzione nord sino al Danubio, il confine naturale con la Romania. Il tragitto attraversa la regione della Dobrugia, conosciuta anche come “il granaio della Bulgaria“. Una zona questa interamente pianeggiante, dove la coltivazione del frumento rappresenta la principale, forse l’unica, attività economica della regione. Lungo la strada incontriamo alcuni paesini in cui gli abitanti sono in maggioranza di religione mussulmana: a livello nazionale rappresentano oltre il 9% della popolazione. Per capire se un paese è ortodosso o mussulmano, è sufficiente vedere se esiste il minareto e se lungo le strade passeggiano tranquillamente gruppi di oche. Da bravi mussulmani hanno probabilmente sostituito la carne di maiale con quella di questo simpatico animale. Pernottiamo a Silistra, una città di frontiera sul Danubio.

Quindicesimo giorno
Alla mattina ritorniamo verso sud, in direzione di una località sperduta in mezzo alla campagna, dove si trova una importante tomba tracia. La strada è pessima: curve, buchi, nessun segnale stradale, nessuno a cui chiedere informazioni. Dopo aver girato a vuoto per oltre un ora arriviamo finalmente davanti all’ingresso della tomba. Qui purtroppo facciamo una scoperta amara. Nonostante sia martedì, in Bulgaria normalmente i giorni di chiusura dei siti archeologici sono la domenica ed il lunedì, la tomba è chiusa. Non possiamo fare proprio nulla. Non troviamo nessuno da “corrompere”. Ritorniamo allora verso Varna. Arriviamo che oramai è ora di cena. Pernottiamo in un hotel del centro dotato, ovviamente, di un parcheggio per la moto. In Bulgaria si trovano ovunque parcheggi custoditi giorno e notte. Li usano anche i locali, costano pochissimo. Usateli e sarete sicuri di non trovare brutte sorprese. Se poi date qualche euro di mancia al guardiano, siete proprio in una botte di ferro.

Sedicesimo giorno
Alla mattina partiamo verso sud: direzione Burgas. La statale corre, parallela al mare, a circa 5-6 km dalla costa. Ogni tanto si vede la spiaggia. Intorno nessuna traccia di “civiltà”: si vedono solo pascoli, boschi e scogliere. Tutto è rimasto come era una volta. Attraversiamo nuovamente la catena dei Balcani, che, in questa regione scende perpendicolare fino a raggiungere il mare. Dai circa 600 m di altezza del passo di Obzor si vede tutta la costa sud, si scorge precisamente la penisola che ospita la città di Nessebar, una piccolo gioiello di storia della architettura bulgara. Per alcuni tratti questa cittadina ricorda certe località del lago di Garda. Al contrario, assai frequentemente, viene chiamata la “Venezia del mar Nero“. Non capisco il motivo di questa etichetta: della città veneta Nessebar ha davvero poco. Per i nostri gusti da “esploratore” la località è un po’ troppo turistica anche se piacevole e accogliente. Merita sicuramente di essere visitata. A metà pomeriggio arriviamo a Burgas e quindi, dopo altri 30 km, a Sozopol. E’ quasi ora di cena. Un ristorantino con vista sulla baia è la nostra destinazione serale. Menù a base di pesce: il conto totale equivale a quello di una pizza in Italia. A Sozopol pernottiamo in un pessimo albergo. L’unico del nostro viaggio che non consiglierei a nessuno: camera strettissima, perenni fastidiosi rumori provenienti dall’impianto di aria condizionata, colazione triste e malinconica. Un’altra cosa che bisogna tener presente per quanto riguarda gli alberghi: in Bulgaria non esistono le tapparelle o gli scuri. Al massimo, negli hotel più prestigiosi, si trovano le tende oscuranti. Altrimenti la regola è una tenda bianca, quasi trasparente.

Diciassettesimo giorno
Sozopol si visita in un paio di ore, è simile a Nessebar. Già nel primo pomeriggio riprendiamo la strada verso Bourgas, dove facciamo una breve sosta in una delle più famose riserve naturalistiche d’Europa. Le coste del mar Nero ospitano infatti la “via Pontica“, uno dei principali corridoi migratori degli uccelli che si spostano tra Europa e paesi orientali. Con la moto torniamo a dirigerci verso l’interno. Direzione: Sofia. La capitale dista oltre 400 km. E’ necessario quindi prevedere una sosta intermedia. Pernottiamo lungo la strada, in prossimità di Sliven, in un albergo vicino ad una stazione di servizio.

Diciottesimo, diciannovesimo e ventesimo giorno
Alla mattina, dopo avere ripreso la statale per Sofia, assistiamo ad una scena incredibile. Una Lada, una vettura simile alla nostra vecchia fiat 124, procede stracolma di gente, con una montagna di bagagli legati sul cofano anteriore: l’autista si sporge fuori dal finestrino per poter vedere la strada! Purtroppo non abbiamo avuto il tempo di fotograre la scena: che disdetta!. Ci chiediamo: chissà quanti punti della patente ti toglierebbero in Italia per uno stile di guida così poco ortodosso. Probabilmente l’arresto di auto e guidatore sarebbe immediato! Arriviamo a Sofia che oramai è sera. Anche qui succede un’altra, piccola’ cosa incredibile. Questa volta però posso documentarla! Ci fermiamo in un bell’albergo della periferia: in centro infatti ti spennano, i prezzi sono quasi “italiani”. Chiediamo se ci sono camere libere ed se esiste un parcheggio per la nostra moto. Il responsabile risponde velocemente: le camere non mancano; purtroppo però l’albergo non dispone del parcheggio custodito. Non posso lasciare la moto indifesa proprio a Sofia. Decidiamo quindi di cercare un’altra sistemazione.
Mentre stiamo uscendo, il titolare ci ferma. Ci propone sorprendentemente di parcheggiare la moto all’interno della hall dell’albergo. Mi sembra impossibile, e chiedo alla mia compagna se è sicura di aver capito bene. E’ proprio tutto vero! Per tutta la permanenza a Sofia parcheggiamo la moto su un pavimento in marmo a fianco al bancone della Reception.

Visitiamo Sofia in 2 giorni. Dedichiamo un’altra giornata al bellissimo monastero di Rila. Questo complesso monastico è distante circa 150 km dalla capitale. Rappresenta il monumento storico più famoso e prestigioso di tutta la Bulgaria. Oramai la nostra missione si può considerare conclusa: abbiamo percorso complessivamente oltre 3000 km sulle strade di Bulgaria (non pochi se consideriamo che la Bulgaria è lunga solo circa 500 km e larga 400 km). Abbiamo inoltre raccolto moltissima documentazione per la guida oltre ad avere scattato più di 1500 foto. La voglia di tornare a casa e di mangiare un bel piatto di pasta fanno poi il resto. In Bulgaria comunque si mangia bene. La cucina è semplice, equilibrata e genuina, ma rispetto alle nostre abitudini culinarie siamo su un altro pianeta. Per due-tre settimane si riesce comunque a sopravvivere tranquillamente. Quando iniziano però le visioni notturne di lasagne, maccheroni, pizze, bistecche di manzo ecc, forse è l’ora di tornare!

Ventunesimo giorno
Alla mattina del ventunesimo giorno partiamo da Sofia in direzione della frontiera serba. Sono le 5,30 Raggiungiamo la dogana verso le 7,00 proprio al cambio del turno. Perdiamo oltre 1 ora ad aspettare l’arrivo della nuova squadra di agenti. Nessun altro problema ci attende. Anche alle frontiere di Croazia e Slovenia tutto va bene. Alle 22,30 di sera siamo finalmente a Mantova: abbiamo percorso circa 1400 km in un giorno, niente male!

Saluti a tutti,
Fabio Cotifava

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