Dopo l’esperienza dello scorso anno a Capo Nord anche quest’anno abbiamo deciso di andare a cercare il freddo e di andarci sempre in tenda con la nostra fedele Opel Vectra 1400. La meta designata questa volta è l’Islanda, l’isola di ghiaccio e fuoco in mezzo all’Atlantico; per raggiungerla andremo a prendere il traghetto ad Aberdeen, in Scozia, effettueremo una sosta di due giorni sulle isole FarOer, ed infine giungeremo in Islanda nel porto di Seydisfjordur sulla costa orientale.

La scelta di un’auto tradizionale non ci permetterà di percorrere piste interne ma solo la famosa Ring Road, la strada che corre lungo l’intero perimetro dell’isola; abbiamo comunque già predisposto (prima di partire) alcune gite organizzate con mezzi 4×4 locali all’interno di alcune tra le più belle piste che raggiungono posti di elevato interesse naturalistico (Askia e Vatnajokull).
In Islanda le strade sono per la maggior parte sterrate ma praticabili anche per automobili tradizionali: lungo la ring road di solito non ci sono guadi da dover effettuare e per i rifornimenti non ci sono particolari problemi, anche se è bene stare sempre attenti al livello di carburante nel proprio serbatoio.
Le strade secondarie e le piste sono sempre ben tracciate e segnalate per cui con una buona cartina si riesce a viaggiare tranquillamente.
Gli Islandesi sono persone cortese e moto gentili, ospitali e disponibili , almeno rispetto alla nostra esperienza: noi abbiamo incontrato sempre persone veramente cordiali con i quali poter dialogare e confrontarsi (nei camping, nei pub o anche in giro per i paesi) vedi itinerario

1° GIORNO 27/07/95 giovedì Reggio E. – Courmayer – Digione (F) – Parigi Km 998

L’automobile è pronta, carica fino all’inverosimile. Tutte le nostre attrezzature sono a bordo e il morale è alto. Non resta che partire. Cosi alle ore 05.00 di mattina del 27 luglio 1995 è iniziata la nostra avventura islandese. Da Reggio Emilia abbiamo subito imboccato l’autostrada del Sole in direzione Milano, svolta a Piacenza per Alessandria e diritto fino ad Aosta per poi proseguire per Courmayer che abbiamo raggiunto alle ore 08.00. Sosta per una breve colazione a base di cappuccino e brioche e poi ingresso in Francia attraversando il tunnel del Monte Bianco e proseguimento lungo la E25 verso Ginevra. Si percorre la E21 fino a Macon per poi prendere la E15 per Digione. Superato Troyes siamo arrivati a Parigi verso le 17.00 di pomeriggio e abbiamo trovato subito alloggio in un hotel della catena Campanile a 40km da centro (£ 54.000 camera doppia). Il tempo era molto uggioso ma non ci siamo persi l’occasione di passare una serata nella capitale francese cosi alle 19.00 eravamo già sotto la Torre Eiffel, una breve visita a Notre Dame e un giretto con il Botho-musche sulla Senna hanno allietato il resto della giornata.
Ogni commento su Parigi è inutile in quanto è una delle capitali più belle d’Europa, con le sue bellezze, i suoi monumenti e la sua gente. Attenzione comunque, come in tutte le metropoli, ad utilizzare la metropolitana a tarda ora. Peccato che il freddo si sia fatto sentire (da considerare che era il 27 di luglio) cosi verso le ore 23.00 siamo ritornati in hotel per una buona dormita.

2° GIORNO 28/07/95 venerdì Parigi (F) – Calais – Dover (UK) – Bodobridge Km 843

Alle ore 08.00 lasciamo Parigi con direzione Calais per prendere il traghetto per l’Inghilterra. Tutto secondo copione. Alle ore 12.00 siamo arrivati all’imbarco (senza prenotazione) e subito ci siamo sistemati nella nostra corsia. Ci ha lasciato un po’ di stucco il prezzo (circa 361.000 lire). Ok pur di proseguire il viaggio. C’era poco traffico per cui è stato molto semplice. Il traghetto, una nave molto grande, ci ha impiegato 1 ora per fare l’attraversata in una giornata stupenda. Siamo riusciti a godere della fantastica vista delle scogliere di Dover (scogliere a falesia) che accolgono il turista via mare. Una volta sbarcati a Dover abbiamo dovuto fare i conti, per la prima volta, con la guida a sinistra. All’inizio è stato un po’ faticoso ma poi ci abbiamo fatto l’abitudine. Unico problema rimanevano i sorpassi per cui attenzione. Abbiamo proseguito poi per Canterbury sulla A2 (35.000 ab circa 90 Km ad est di Londra). Canterbury divenne sede del primate d’Inghilterra dopo la proclamazione dell’autonomia dal potere papale della chiesa anglicana. La sua famosa cattedrale (che ovviamente merita una visita sec. XI-XVI). è uno dei monumenti più insigni dell’arte religiosa in Inghilterra. Veramente notevole. In questa chiesa sono stati incoronati numerosi re e regine.
Verso le 16.00 e dopo un buon pranzetto a base di panini imbottiti (cambusa interna) siamo ripartiti (lasciando ovviamente fuori Londra) in direzione Nottingham, (280.000 ab capoluogo della contea omonima) la città di Robin Hood. Fiorente centro fondato dai danesi nel IX sec. e degno di visita solo per il castello Normanno e il duomo gotico del XV sec. Il castello si trova su una piccola collinetta e all’ingresso vi è una statua che ricorda il fuorilegge più famoso della storia.Ci siamo infine fermati verso le 20.00 a Bodobridge, un paesino nel centro dell’Inghilterra, in un campeggio molto tranquillo e pulito, ma poco attrezzato.(£ 15.000) Un’ottima pastasciutta ha riempito la nostra serata

3° GIORNO 29/07/95 sabato Bodobridge – Edimburgo Km 422

Partenza alle ore 09.00 per Edimburgo capitale della Scozia (sempre percorrendo la A1) che raggiungiamo verso le 14.00. Lungo il viaggio nessuna sosta se non per fare carburante. Appena arrivati ci siamo recati verso la città vecchia e abbiamo trovato una sistemazione in un fantastico bed end breakfast a pochi chilometri dalla fortezza (£ 110.000 / 2 pax)
Sistemate le nostre cose e parcheggiato l’auto siamo usciti per visitare questo angolo stupendo della città: la città vecchia, la fortezza o castello reale, Royal mile e soprattutto il cimitero di Greyfreies, dove si è svolta la storia di Bobby, il cucciolo di Edimburgo. Questa vicenda, raccontata anche in un film di Walt Disney, narra la storia di un cagnolino che dopo morte del suo padrone ha sempre dormito sulla sua tomba per 14 anni, appunto nel cimitero di Greyfreies. C’è anche una statua in suo onore visto che poi, questo cane, per la sua fedeltà è stato nominato mascotte della città intera. La parte vecchia assunse la fisionomia attuale intorno al 1640, quando il Royal mile era il cuore del borgo. Nella seconda metà del ‘700 le condizioni insalubri costrinsero a costruire nuovi quartieri ed il Miglio Reale conobbe un temporaneo periodo di declino. Su una roccia a 155metri di altezza vi è costruito il castello reale che segna l’inizio del Royal mile (visite a pagamento) e davanti vi è la Esplanade, lo spiazzo per le parate militari da dove i suoi cannoni sparano ancora. Il parco sottostante è sempre pieno di gente ed il corso principale è sempre allegro. Veramente bella ed allegra Edimburgo. La sera poi e un continuo di locali, pub ed osterie dove poter bere birra e whisky in abbondanza. (in giro comunque molti ubriachi ma senza pericolo). Siamo poi ritornati in camera verso le 24,00. Giornata stupenda anche dal punto di vista meteorologico.

4° GIORNO 30/07/95 domenica Edimburgo – St. Andrews – Aberdeen Km 222

Oggi ci imbarcheremo sul traghetto per le isole FarOer da Aberdeen per cui verso le ore 09.30, dopo un’abbondante colazione all’inglese, siamo partiti alla volta della nostra meta percorrendo prima la A1 poi l’A90. Abbiamo lasciato Edimburgo attraversando la baia su di un fantastico ponte avvolto nella nebbia e lungo la strada abbiamo visitato alcuni castelli, ma solo dall’esterno causa il poco tempo a nostra disposizione. In compenso, lungo il litorale abbiamo attraversato diversi paesini molto caratteristici e pittoreschi. Ci ha colpito molto St. Andrews nell’omonima baia, vicino a Dundee, per la sua bellezza e per i resti della sua cattedrale con annesso cimitero del XV sec. La citta` è affacciata sul mare dal carattere tutto particolare: un condensato di rovine medioevali, paesaggi costieri battuti dal vento, sfavillanti ritrovi per turisti, un` universita` schizofrenica nella quale ricchi studenti inglesi si mescolano in un`atmosfera di cordiale amicizia agli studenti scozzesi di teologia.
La cattedrale è stata quasi completamente distrutta ma si possono ancora vedere le piante delle colonne che erano di dimensioni enormi. Nella sua baia, con la bassa marea, si possono raccogliere vongole in gran quantità.
Siamo arrivati ad Aberdeen con 2 ore di anticipo rispetto all’orario di partenza, perfetto; cosi abbiamo deciso di fare una passeggiata per il centro. La città si mostra accogliente e poco trafficata anche se le auto non mancano.
Ovviamente non siamo riusciti a visitare nulla, solo un giro per i corsi principali pieni di vetrine e negozi.
Alle 16.00 siamo tornati al porto e ci siamo imbarcati sulla nave. Le nostre cabine (anzi camerate) erano a dir poco pietose ed erano collocate nella parte più bassa della nave, sotto anche il livello del mare. Non vi era che un materasso e un cuscino per cui l’uso del sacco a pelo era d’obbligo. Per fortuna è solo per una notte.
Alle 17.00 la nave è partita (in perfetto orario) e subito usciti dal porto ecco arrivare un banco di nebbia che manco farlo apposta non ci ha più abbandonato se non al porto di Thorshaw. Peccato forse si sarebbe potuto vedere qualcosa prima di lasciare la costa. Sulla nave un piccolo ristoro serviva panini e tramezzini e tanta gente ballava e cantava accompagnati da un simpatico signore con la fisarmonica. Qui abbiamo conosciuto diversi ragazzi con i quali abbiamo fatto amicizia. Paul parlava anche italiano e ci ha raccontato un po’ della gente e della vita su queste isole. Veramente simpatici.
Alle ore 24.00 abbiamo salutato tutti e ci siamo recati nei nostri “lussuosi” alloggi per trascorrere la nottata. Ci vediamo domani.

5° GIORNO 31/07/95 lunedì Aberdeen (UK) – Torshavn(Far Oer) Km 43

Non vogliamo fare nessun altro commento alla nave ed alle cabina, basta solo pensare che noi le abbiamo chiamate “topaie”. Comunque la notte l’abbiamo passata abbastanza bene, tranquilla e rilassata. Appena alzati abbiamo fatto colazione nel bar a base di caffè all’inglese e di dolcetti locali forse troppo dolci. Poi per far passare il tempo e visto che la nebbia non ci voleva abbandonare abbiamo fatto un giro turistico per la nave, Veramente incantevole.
Fuori come detto non ci si poteva andare a causa della nebbia per cui niente foto.
Alle ore 15.00 ecco finalmente sbucare dalla nebbia l’ingresso al porto di Torshavn. Sembra di essere nel paese di Pippi calzelunghe, casette basse e colorate e un’aria strana, fresca e allo stesso tempo quasi magica.
Lo sbarco è stato veloce e senza complicazioni e appena scesi dalla nave ci siamo fermati subito in banca per scambiare qualche marco e all’ufficio informazioni per chiedere dove si trovava il camping più vicino. In centro, veramente piccolo, vi erano molti ragazzi ubriachi già di primo pomeriggio (Paul c’è l’aveva detto che molti ragazzi qui si lasciano andare troppo facilmente). In compenso non danno fastidio. Il camping più vicino era a soli 2 chilometri per cui lo abbiamo raggiunto subito(£ 40.000 / 2 notti): poco più di un prato con pochi servizi ed una piccolissima cucina. Il bello è che era proprio fronte mare per cui lo spettacolo era assicurato.
Qui abbiamo conosciuto Marzio e Rita, due ragazzi di Milano con i quali abbiamo passato i 10 giorni successivi e Francesco, di Napoli, che andava in Islanda per fare treccking. Marzio e Rita erano arrivati dalla Danimarca la mattina stessa con la Norrona: avevano una Citroen CX 1200 mentre Francesco viaggiava a piedi.
3 ore di chiacchiere davanti a un bel piatto di spaghetti tutti insieme ci hanno permesso di conoscerci meglio poi dopo cena siamo andati in un pub locale a bere qualcosa e abbiamo avuto la certezza che da queste parti l’alcolismo è molto diffuso, sopratutto tra i più giovani.
Per il giorno dopo abbiamo programmato una gita per le isole, tutti insieme.
Allora a vederci a domani.

6° GIORNO 01/08/95 martedì Torshavn – Vestmanna – Kaldbak e Far Oer Km 177

Scintillanti come pietre verdi su uno sfondo di tessuto grigio, le diciotto isole del gruppo delle Faeroer appaiono innegabilmente suggestive nella cornice perennemente spazzata dai venti e agitata dalle burrasche dell’ Atlantico Settentrionale. Le Faeroer non sono poi così distanti dall’Europa e alcune delle zone più spettacolari dal punto di vista panoramico si trovano a breve distanza dalla capitale Tórshavn. Le alte scogliere brulicano di uccelli, una delle maggiori attrattive per gli amanti della natura, mentre gli splendidi e variati itinerari a piedi si snodano tra frastagliati promontori biancheggianti della spuma del mare in burrasca e desolate brughiere, tra cascate cristalline e vette ricoperte di neve. Il terreno è vivacemente tappezzato di bianco e di giallo là dove rari fiori selvatici sbocciano e fioriscono per una sola stagione e greggi di pecore si disperdono all’impazzata al passaggio delle gente.Oltre centomila uccelli vengono qui a fare il nido ogni anno!
Noi, dopo un’ora di discussione e dopo un’abbondante colazione siamo partiti per compiere il nostro giro su queste isole. Verso le ore 09.00 tutti insieme ma con due macchine, visto che la nostra era colma di roba fino all’impossibile ci siamo diretti verso Vestmanna imboccando la N54 e lasciandoci alle spalle Torshavn. Il tempo era piuttosto uggioso ma non pioveva il che era importante. Questo piccolo paesino di pescatori aveva le caratteristiche case con il tetto coperto di torba, per mantenere il caldo. Stupenda la costa piena di sterne e volatili di ogni tipo. Qui regna una calma soprannaturale e gli unici rumori sono i versi degli uccelli e le onde del mare che si stagliano lungo la costa. Per il paesi molti ossi di balena stanno a ricordare un’antica tradizione, oggi ormai scomparsa (meno male). Purtroppo non vi era molta gente cosi ci siamo diretti verso Kaldbak attraverso la N52. Anche questo paesino vive essenzialmente di pesca. Infatti qui abbiamo fatto amicizia con alcuni ragazzi del luogo che ci hanno aiutato a pescare, con strumenti al quanto poco adatti, una sogliola dal molo li vicino. Veramente gentili. Dopo le foto di rito con i ragazzi siamo ripartiti con altre 5 sogliole da loro regalateci, per cui la cena era assicurata. Durante il rientro è apparso anche un po’ il sole che ci ha permesso di ammirare fantastici panorami sulla scogliera ad est della capitale.
La cena l’abbiamo consumata insieme nella piccola cucina del campeggio a base di sogliola sotto sale e ovviamente pasciutta. Domani ci sarà l’imbarco sulla Norrona per l’Islanda. Ormai ci siamo.

7° GIORNO 02/08/95 mercoledì Torshavn e Norrona Km 0

Ci siamo alzati con calma verso le 10.00 visto che l’imbarco sulla Norrona era previsto per le 14.00. Come sempre una buona colazione poi i preparativi per la partenza: smontare la tenda, mettere a posto l’auto e aiutare Francesco a chiudere la sua di tende. Verso le 11.00 abbiamo avvistato la nave che stava entrando in porto, era davvero grande. Al suo arrivo ha dato sfogo alle sue molteplici sirene per salutare un po’ tutti. Che casino. Dopo le ultime foto al campeggio ed un piccolo spuntino visto l’orario ci siamo recati al porto per le operazioni di imbarco. Tutto si è svolto senza problemi e molto tranquillamente e alle 14.20 eravamo già nella nostra cabina. Le cabine erano divise per sesso: uomini da una parte e donne dall’altra cosi, mettendosi d’accordo con altri due ragazzi italiani, siamo riusciti a cambiare posto ed io e la Paola ci siamo trovati insieme e da soli (che fortuna visto che la cabina era per quattro persone). Puntuali alle ore 15.00 la nave è salpata in direzione Islanda lasciando le Far Oer sotto un leggero sole, comunque sufficiente a riscaldare le coste di queste stupende isole. L’uscita dal porto e dal fiordo di Torshavn è stato uno spettacolo stupendo: abbiamo potuto ammirare, a differenza dell’arrivo, le scogliere a picco di queste isole e innumerevoli colonie di pulcinella di mare che tranquilli volavano in cerca di piccoli pesciolini. Le scogliere sono veramente belle. Peccato non aver avuto più tempo.
Subito dopo abbiamo fatto un giro per la nave: la Norrona è grande e abbastanza pulita. Non è certo una nave da crociera ma non le manca nulla: vi sono bar, saloni, ristoranti e servizi di ogni genere anche se l’aspetto è comunque abbastanza spartano. Le cabine invece sono ottime: pulite, in ordine e confortevoli. Una volta in navigazione, verso le ore 19.00, siamo andati al bar del salone centrale e abbiamo consumato la cena a base di panini e tramezzini, sempre in compagnia della Rita, Marzio e Francesco. Qui a chi piace il pesce non c’è che l’imbarazzo della scelta. Meno male che per me c’erano anche dei panini con una specie di prosciutto cotto.
In serata, insieme a Marzio e Rita abbiamo pianificato i nostri giorni futuri in Islanda, in quanto abbiamo deciso di passarne una decina insieme. Francesco invece incontrerà dei suoi amici italiani arrivati il giorno prima in aereo. Le chiacchiere e le discussioni sul giro da fare si sono ripetute fino verso le 24.00 : tappe, parchi, e rifornimenti vari, poi esausti ci siamo ritirati tutti nelle nostre cabine.

Finalmente eccoci in Islanda!

8° GIORNO 03/08/95 giovedì Seydisfjordur – Egilsstardir – Hengifoss – Egilsstardir Km 215

Sono le ore 06.00. Impaziente e incuriosito, mi sono alzato e sono salito sul ponte della nave.
Ed ecco finalmente la tanto agognata meta. L’ Islanda. Eravamo dentro al Seydisfjordur, il fiordo omonimo della città di Seydisfjordur, punto di attracco della Norrona. Le rive erano sporche di neve ed il tiepido sole del mattino rendeva il paesaggio quasi surreale. Veramente fantastico. Siamo arrivati al porto alle ore 07.00 e dopo circa 1 ora siamo sbarcati dalla nave. Le formalità doganali le abbiamo sbrigate velocemente e ci siamo recati in banca per cambiare un po’ di moneta.
Dopo alcune foto del fiordo e del porto siamo partiti subito, su di una strada mezza asfaltata e mezza sterrata la 93 per Egilsstardir, la città considerata la capitale dei fiordi orientali che disto poco più di 20 Km. La Rita e Marzio hanno dato un passaggio a Francesco che poi in centro al paese abbiamo salutato. Piccolo rifornimento di benzina e di cibarie nel fornitissimo supermercato locale e poi via verso il lago Lagarfljot lungo la 931 in mezzo ad un territorio completamente desertico, lavico.
Ci siamo fermati dopo Skroukaustur per visitare la cascata Hengifoss. La parete su cui cadeva la cascata era colma di minerali, prova ne era il fatto le innumerevoli colorazioni a strisce longitudinali di diversi colori. Un sentiero, ben battuto e tracciato porta fino ai piedi della cascata in circa 30 minuti. Il sentiero è percorribile anche con normali scarpe da treccking e ne vale veramente la pena. Infatti lo spettacolo è unico e si possono fare foto veramente uniche. Proseguendo lungo la 931 il panorama era sempre più desertico e tipico di questo paese fino a ritornare a Egilsstardir. Dopo pranzo abbiamo proseguito lungo la 925 e poi la 94 per arrivare, dal lato nord, a Eidar, piccolo centro di pescatori sul versante est del lago. Ci siamo fermati spesso lungo la strada per ammirare e fotografare le formazioni laviche che si trovano ovunque qui. Ritornati infine a Egilsstardir ci siamo fermati nel campeggio locale per passare la notte. Il camping è poco attrezzato ma tranquillo, come la maggior parte dei campeggi islandesi (£ 23.400). Marzio e Rita si sono sistemati di fianco a noi e insieme abbiamo cenato a base di pastasciutta. In serata l’abbiamo conosciuto due ragazzi islandesi anche loro ospiti del camping con i quali abbiamo parlato sia dell’ Islanda che dell’Italia, in quanto loro volevano visitarla.

9° GIORNO 04/08/95 venerdì Egilsstardir – Dettifoss – Asbyrgi Km 175

Oggi inizia il vero e proprio tour dell’Islanda con partenza verso le ore 09.00, sempre in compagnia di Marzio e Rita. La destinazione odierna è la gola di Asbyrgi e il parco Nazionale di Jokursaraljufur, percorrendo parte della Ring Road la 1, la strada che percorre l’isola intera. Il panorama che si staglia davanti a noi è di tipo desertico-lavico, con alcune piccole casette di contadini locali. Molto spesso capita di attraversare corsi d’acqua impetuosi, ma per fortuna, per adesso, nessun guado. Marzio prosegue molto lento, con molta prudenza e molto spesso dobbiamo fermarci per aspettarlo. Nel frattempo ne approfittiamo per scattare delle foto. I campi di lava ormai non si contano più e i colori delle colline sono veramente stupendi. Percorriamo la 1 in direzione nord poi la secondaria 864 superiamo l’altopiano di Jokuldalsheid e infine fiancheggiando il fiume Jokulsa a Fjollum (il secondo dell’Islanda) quale provoca la cascata Dettifoss, la più possente d’Europa.
Per La sosta qui è d’obbligo e lo spettacolo è sublime. La quantità d’acqua che cade è spaventosa e il rumore veramente assordante. Bisogna avere indumenti impermeabili per evitare di bagnarsi come pulcini ed é bene proteggere anche le attrezzature fotografiche in quanto la nube che qui si sprigiona è grandissima. Il parcheggio si trova abbastanza vicino per cui il tragitto a piedi è breve.(20′ c/a) Qui non vi è nulla di artificiale: ne passerelle di legno, ne piattaforme panoramiche per cui bisogna stare molto attenti. Alla fine eccola: con i suoi 60 metri di altezza e la sua portata di …. mq al secondo è veramente uno spettacolo della natura. Ci si può avvicinare al bordo in quanto, come detto, non ci sono reti di protezione (RIPETO: STARE MOLTO ATTENTI). Molto interessante da visitare è anche Hafragilfoss, a destra poco dopo Dettifoss verso Asbyrgi: qui si può godere di una stupenda vista sul canyon. Partiamo dopo pranzo per Asbyrgi sempre percorrendo la secondaria 864 solo che per gli ultimi 60/70 km non è battuta e non è asfaltata, sembra più una pista poi per pochi chilometri la 85 ma alla fine eccoci finalmente ad Asbyrgi. Il panorama e fantastico e per prima cosa ci sistemiamo nel campeggio del parco, abbastanza attrezzato ma spartano; comunque assai tranquillo (£ 46.800 / 2 notti). Per gli acquisti c’è il supermercato della stazione di servizio Asbyrgi, presso l’omonima fattoria confinante con i parco; è l’unica rivendita in un raggio di 25 chilometri.
Incuranti dell’ora ( sono le ore 18.00) decidiamo di partire per raggiungere la sommità del promontorio percorrendo un sentiero ben segnalato e abbastanza facile e breve (30’c/a). Il sole non sembra che voglia lasciarci ed allora ne approfittiamo. Arrivati in cima il panorama è da togliere il fiato, sembra che in ere passate un gigante abbia lasciato la sua impronta. In lontananza si vede chiaramente anche la sagoma del vulcano Herdurbreid, imponente è dire poco e il tutto è veramente stupendo. Peccato per la moltitudine di fastidiosi moscerini che non ci hanno lasciato un momento. Dopo le solite foto di rito e dopo esserci riposati siamo ridiscesi e abbiamo preparato la cena. Siamo andati a mangiare che erano le ore 23.00 con solo 6° di temperatura. La sera siamo stati in tenda a bere un buon the caldo prima di andare a dormire. (alle ore 00.30 la temperatura esterna alla tenda era di 3°. un record)

10° GIORNO 05/08/95 sabato Asbyrgi – Hljtodaklatter – Dettifoss Km 100

Tutta la giornata l’abbiamo passata a visitare questa stupenda zona: La gola di Asbyrgi, il parco Nazionale di Jokursaraljufur, la cascata Dettifoss (anche dal lato occidentale), le formazioni rocciose di Hljodaklettaril.
La gola di Asbyrgi si è formata in tempi relativamente recenti, in seguito ad un’ondata di ghiaccio disciolto da un’eruzione avvenuta sotto la remota calotta glaciale del Vatnajokull. Dopo aver visitato ieri la sommità oggi visitiamo la piana: il posto è stranamente molto verde (a differenza di altri parti del paese) anche se grossi alberi non ci sono. Lungo il sentiero che l’attraversa si possono raggiungere diversi piccoli laghetti popolati da anatre i cui richiami echeggiano fra le pareti di questo anfiteatro naturale.
Il resto del parco si estende come detto prima lungo il fiume Jokulsa a Fjollum. Esso è percorso da due strade, sulle due rive del fiume: la strada ad ovest attraversale tipiche distese d’erica e porta ai sentieri della Vesturdalur e alle misteriosi formazioni rocciose di Hljodaklettar, che formano una sorta di foresta pietrificata in cui è possibile vagare per ore. La seconda è percorribile solo con un 4×4. Queste formazioni sono stupende: formano grotte, torri e forme veramente strane; campi lavici, e formazioni di basalto generano un panorama quasi surreale, fantastico. La lava , in tempi antichissimi, ha anche creato una piccola grotta che è possibile visitare. Le cascate piccole e grandi si susseguono e i piccoli rigagnoli come i grandi corsi d’acqua riescono a corrodere il terreno creando gole e crepacci davvero da togliere il fiato. Camminando camminando eccoci arrivati a Raudholar, la cosiddetta montagna rossa in quanto è ricoperta completamente di ferro. Veramente unici i colori che la ricoprono: si va dal rosso fuoco al viola per passare poi fino ad un timido verdino creato da i tanti licheni che sulle sue pendici crescono liberamente. Il panorama è davvero stupendo anche se l’altezza non è assolutamente elevata. Dopo un fugace spuntino, nel pomeriggio Paola ed io, ci siamo recati sulla sponda opposta del fiume per ammirare la cascata Dettifoss dal lato opposto, quello occidentale. Qui bisogna vestirsi come dei palombari in quanto il vento, che soffia sempre abbastanza forte, spira dal nostro lato. Ovviamente anche qui lo spettacolo è unico e maestoso. La cascata sembra quasi ancora più impetuosa il che giustifica le numeroso fotografie che abbiamo fatto. (anche le macchine erano protette). Verso le 18.00 siamo rientrati in campeggio e dopo una succulenta cena a base di pasta e una lunga chiacchierata con Marzio e Rita, ci siamo coricati.

11° GIORNO 06/08/95 domenica Asbyrgi – Husavyk – Myvatn Km 160

La sveglia, come al solito e per le ore 08.00 visto che bisogna raccogliere la tenda, fare colazione, riempire la macchina e partire. Il primo obiettivo odierno e arrivare a Husavyk, visitare la cittadina e poi proseguire per il lago Myvatn. Imbocchiamo la strada 85 che ci porta attraverso il promontorio di Tjornes con fantastiche viste sull’oceano atlantico La strada è buona, anche se non asfaltata e il panorama desertico che incontriamo lo possiamo definire lunare. Pochi chilometri prima del paese siamo riusciti a visitare un piccolo giacimento di fossili, in quanto , in una collina lungo la strada vi erano incastrati lungo le pendici migliaia e migliaia di conchiglie. La tentazione di prendere qualche reperto è stata grande ma l’abbiamo vinta e non abbiamo portato via nulla. Husavyk è una splendida cittadina adagiata lungo la costa. Qui ci siamo fermati per il pranzo nel parcheggio adiacente il piccolo porticciolo. Il sole scaldava le nostre auto cosi abbiamo campeggiato in mezzo al piazzale. Non vi era comunque molta confusione, anzi. In tutta la zone sono molte le sorgenti calde utilizzate anche dai locali per riscaldamento. Proseguendo poi per la mitica strada 87 , che invita moltissimo a fermarsi per fare fotografie e riprese visto la sua caratteristica conformazione (strada battuta in mezzo ad un deserto lavico) siamo finalmente giunti al lago verso le 17.00 del pomeriggio.
Abbiamo trovato subito il campeggio molto popolato da ragazzi provenienti da diversi stati, ben organizzato e pulito (£ 27.200 / 3 notti). Ovviamente è stato molto facile fare amicizia. La zona del lago Myvatn è una delle zone vulcaniche più attive del pianeta. Essa è situata a poca distanza, in direzione ovest, dalla dorsale medio-atlantica la quale sta lentamente spaccando in due l’ Islanda. Dal 1974 tutta questa zona è stata dichiarata dal governo islandese come zona di area nazionale protetta: una condizione ancor più controllata di quella di un parco nazionale. In nessun altro punto dell’isola si può trovare la stessa combinazione di crateri, campi lavici, sorgenti calde, geyser e pozze di fanghi ribollenti come vi è qui.
La serata si conclude con una magnifica cena a base di pastasciutta al pomodoro, aringhe sott’olio (le ha mangiate solo Marzio) e salumi islandesi nonché con una lunghissima chiacchierata davanti alle nostre tende.

12° GIORNO 07/08/95 lunedì Myvatn – Askya – Herdubreid Km 160

Oggi facciamo la prima delle due nostre gite su piste interne con mezzi locali: (£ 140.000 x pax) andiamo a visitare il vulcano Askya. Abbiamo dato conferma all’ufficio del turismo di Reykjahlid cosi alle ore 07.00 eccoci pronti alla partenza. Il pullman (35 posti) e molto vecchio e scassato ma effettivamente è a 4 ruote motrici, la guida per fortuna parla un poco di italiano. Ve ne sono 3 visto l’elevato numero di partecipanti. A bordo hanno anche le radio CB, basilari per quello che poi succederà. Imbocchiamo subito la 1 tornando indietro verso Egilsstadir poi dopo circa 40 km svoltiamo a sinistra lungo la F88 la pista che porta verso il vulcano. Il terreno è molto sterrato e la velocità di percorrenza molto bassa; si cammina su un sentiero di lava un po’ battuto. Abbiamo oltrepassato diversi guadi.
Arrivati al rifugio si comincia a salire intorno al cratere del vulcano fino ad arrivare ad un piccolo parcheggio dove finalmente scendiamo. Da qui parte un sentiero molto facile da percorrere e molto pianeggiante che, passando dentro la caldera del vulcano (ben 45 Kmq) porta al cratere Viti, una piccola bocca laterale ultima in ordine cronologico ad eruttare. Una stradina porta in fondo al cratere dove vi è un lago con acqua di un colore azzurro e fortemente solforosa dove è possibile fare il bagno.Poco distante (qualche chilometro) vi sono altri crateri anch’essi con laghi annessi ma di dimensioni notevolmente superiori. La grandezza dell’intera caldera dell’Askya e di 45kmq.
Il pranzo ovviamente al sacco è disturbato da un forte vento che rendeva quasi impossibile mangiare.
Abbiamo utilizzato il nostro tempo per esplorare la zona e per fare numerose fotografia, ma causa il freddo non abbiamo fatto il bagno. Nel pomeriggio siamo ripartiti per far ritorno al campeggio. Ci siamo fermati ai piedi dell’imponente massiccio del vulcano Hurdubreid almeno 1 ora per fare foto e visitare i campi di lava limitrofi. Il fiume Jokulsa a Fjollum qui da prova della sua forza in quanto aumenta la portata d’acqua in maniera considerevole. Il ritorno definitivo al campeggio è stato turbato dalla rottura del cambio del pullman. Abbiamo dovuto aspettare che tramite CB l’ufficio del turismo ci mandasse un mezzo di riserva per far ritorno alle nostre tende. Siamo riusciti comunque a metterci a tavola per la cena verso le ore 21.00 e mai una buona cena fu più meritata. In serata eravamo tutti distrutti a causa delle pessime condizioni di viaggio per cui siamo andati a letto subito.

13° GIORNO 08/08/95 martedì Myvatn – Krafla – Hverfjall – Gyotarghia Km 60

Oggi l’intera giornata la dedichiamo alla visita di questa stupenda zona. Dopo colazione ci rechiamo al vulcano Krafla, distante poco più di 10 chilometri dal campeggio. La strada (ottimamente segnalata) è in realtà una pista ben battuta che porta ai piedi dell’intero comprensorio (in quanto è molto vasto) ; saliamo sulla cima del cratere Viti (con lo stesso nome di quello all’Askja) per ammirare lo spettacolo. Anche qui l’acqua è di colore azzurro e la terra di tantissimi altri colori. Vediamo in lontananza una centrale geotermica, segno evidente dello sfruttamento di queste risorse, e vicino a noi il cratere del Leirhnjukur . Lo spettacolo è veramente stupendo: vuoi per i colori, per l’aria odorante di zolfo, vuoi per la sensazione di avventura che ci circonda ma tutto è davvero emozionante. Un sentiero abbastanza facile da percorrere porta fino al cratere (2 ore) passando in mezzo ai campi di lava, i quali, grazie all’intensa attività del sottosolo fumano e sono caldi (provate a toccare la terra con la mano); in lontananza la cima del vulcano domina questa valle alla quale, per dargli un aspetto preistorico, manca solo qualche dinosauro. Dopo le solite numerose fotografie ci spostiamo di pochi chilometri per visitare il cratere del vulcano spento Hverfjall, parcheggiamo e iniziamo la salita (40′) verso la cima da dove si può godere di un panorama stupendo su tutto il lago Myvatn (si riesce a notare distintamente la dorsale medio-atlantica che in questo punto riemerge dal suolo per circa due metri di altezza). Qui purtroppo abbiamo dovuto fare una sosta (di corsa ai bagni del campeggio) causa complicazioni di carattere fisiologico che avevano colpito 3 componenti del gruppo ( i mangiatori del panini al sesamo). Rientrato l’allarme e dopo un buon pranzetto siamo andati a visitare Grjotagja, la zona dove è più evidente la famosa dorsale medio-atlantica (vi è anche una grotta con un laghetto d’acqua calda sulfurea) e dove è possibile fare la foto con un piede sulla zolla europea e uno sulla zolla americana. Vicino visitiamo anche Dimmuborgir, un piccolo parco dove è possibile vedere tantissimi piccoli crateri sparsi un po’ qui un po’ la. Vi sono vari sentieri ma occhio ai moscerini. Altri crateri si trovano a Skutustadir e anche qui occhio ai moscerini.
Ultimo luogo degno di nota è Namafjall, un campo pieno di soffioni, gejser e pozze di fango bollente. C’è n’era uno che spruzzava vapore acqueo ad altissima pressione al punto che non si riusciva a parlare tanto era forte il rumore.Praticamente oggi abbiamo girato intorno al lago percorrendo prima la strada 1 poi la 848 ammirando le immense meraviglie della natura. Siamo rientrati in campeggio verso le 19.00 e subito ci siamo fatti la cena. La serata, l’abbiamo passato a chiacchierare con Marzio e Rita, ovviamente su cosa fare il giorno dopo, ultimo giorno di Islanda insieme.

14° GIORNO 09/08/95 mercoledì Myvatn – Godafoss – Akureyri – Reykir Km 398

Oggi giornata dei saluti: alle ore 09.00 diamo il saluto al lago Myvatn e a tutte le sue bellezze in quanto partiamo alla volta di Akureyri, seconda città dell’ Islanda con una popolazione di 15.000 abitanti e dopo a Marzio e Rita in quanto loro proseguono per i fiordi del nord mentre noi proseguiamo verso sud-ovest. Ma andiamo con calma: Usciamo da Reykjahlid percorrendo la strada 1 e dopo 60 chilometri ecco che vediamo da lontano la cascata Godafoss. La vista è stupenda e mi fermo per zumare con la videocamera. Una volta giunti al parcheggio un piccolo sentiero porta proprio sopra la cascata che non è alta ma ha una forma che ricorda le cascate del Niagara: a ferro di cavallo.Si riescono a fare foto davvero incredibili: con l’acqua che scorre sotto le gambe a cavallo del precipizio (FARE MOLTA ATTENZIONE). Anche la Paola si lancia e riesce a sporgersi lungo il corso d’acqua. Proseguiamo poi per Akureyri e vi arriviamo giusto per il pranzo. Akureyri è una delle città più gradevoli dell’isola; malgrado si trovi a soli 100 chilometri dal Circolo Polare Artico, il suo clima è fra i migliori dell’ Islanda. Qui, in piazza, incontriamo Manolo e la Peppa, due ragazzi spagnoli conosciuti in nave e con loro e Marzio e Rita andiamo a mangiare in un pub: panini e bibite per tutti. Insieme abbiamo anche visitato il centro nel quale spicca per interesse turistico il corso centrale (con le sue case in stile) ed i suoi negozi. Molto più emozionante è la vista dell’ Eyjafjordur dal porto, con le montagne ai lati coperte di neve. Ma ormai ecco arrivare l’ora dei saluti: dopo una settimana passata insieme in giro per l’Islanda ci congediamo da Marzio e Rita con la promessa solenne di vederci in Italia e partiamo in direzione sud-ovest lungo la strada 1 in mezzo ad immensi prati verdi con numerosi cavalli islandesi al pascolo; solo poche fattorie a farci compagnia lungo il viaggio. Superiamo Varmahlid e Blonduos che non visitiamo se non in auto causa un violento temporale e proseguiamo per Reykir, 30 chilometri dopo Laugarbakki, lungo il Hrutafjordur e ci fermiamo a dormire in un piccolo Hotel Edda (d’estate hotel e d’inverno scuola £ 55.000) pulito ben organizzato e non eccessivamente caro in quanto il tempo non ci permetteva di montare la tenda (alla faccia del vento) Meglio cosi: siamo riusciti ad utilizzare anche la cucina per cui la pastasciutta al pomodoro non c’è l’ha tolta nessuno.

15° GIORNO 10/08/95 giovedì Reykir – Snafellsnes – Borgarnes Km 393

Partiamo da Reykir verso le 10.00, dopo un’ ottima dormita e una buona colazione. Il tempo anche stamani è molto piovoso e freddo e poco adatto per visitare la penisola di Snafellsnes come abbiamo intenzione di fare noi. Percorriamo la strada 1 fino a Bru, costeggiando il fiordo Hruitafjordur : incantevole sopratutto per il fatto che è molto stretto. Qui svoltiamo a destra seguendo la 59 che passa per l’interno fino a Budardalur in mezzo a panorami unici e desertici e proseguiamo lungo la 57 che arriva fino ad Olafsvik. La costa è stupenda, piena di colonie di uccelli di tantissime specie e tantissimi sono i fiordi, grandi e piccoli, che si alternano tra insenature e precipizi mozzafiato. Olafsvik è una delle comunità più grandi della penisola, oltre ad essere uno dei centri di scambi più antichi dell’isola; Da qui è possibile effettuare una escursione al ghiacciaio Snaefellsjokull, che ispirò Jules Verne nel suo romanzo “al centro della terra”. La cima é a 1448 metri di altitudine e la si può raggiunge in 5 ore di cammino. Bisogna fare però molta attenzione in quanto vi sono parecchi crepacci. Proseguendo lungo la costa, a Malarrif si incontrano le due colonne di roccia, chiamate Londrangar. La più alta arriva fino a 75 mt. Hellnar e Arnarstapi sono due piccoli villaggi di pescatori all’ombra del ghiacciaio ma sul lato sud e sono famosi per le strane formazioni rocciose della loro costa e per gli uccelli che le abitano. Anche qui da Arnarstapi è possibile effettuare escursioni sulla callo6tta del ghiacciaio. Purtroppo il pessimo tempo non ci ha permesso di fare passeggiate lunghe anzi, la nebbia non ci permetteva di vedere neanche la cima del ghiacciaio. Continuando lungo la 54 siamo giunti a Borgarnes, presso l’imbocco del fiordo di Borgarfjordur, e ci siamo recati subito al campeggio (se così lo si può chiamare £ 20.000). Infatti vi era solo un prato verde recintato senza nessun servizio. Meno male che c’era una stazione di servizio vicina con annesso ristorante e pub. Qui abbiamo cenato e passato la serata.

16° GIORNO 11/08/95 venerdì Borgarnes – Keflavik – Grindavik – Reykjavik Km 380

Come la cena della sera prima, anche la colazione stamattina l’abbiamo consumata nel piccolo pub adiacente la stazione di servizio vicino al campeggio. Ne abbiamo anche approfittato per lavare l’auto, infangata da non riuscirne più a vedere il colore. (In Islanda quasi tutte le stazioni di servizio hanno un’area dove poter lavare il proprio mezzo, senza spesa aggiuntiva, con spazzettone e canna con acqua). Siamo partiti verso le 10.00 e subito abbiamo attraversato il Borgarfjordur lunga la Ring Road e ci siamo diretti verso Mosfellsber costeggiando tutto il Hvalfjordur. Nelle prime ore del pomeriggio eccoci finalmente a Reykjavik, la capitale dell’ Islanda. Decidiamo di non fermarci per il momento ma di proseguire oltre per visitare la penisola di Reykjanes che si trova a sud della città. La penisola è spazzata dai venti ed è esposta alla violenza dell’oceano Atlantico settentrionale, da cui trae il proprio nutrimento: piccoli villaggi di pescatori sono disseminati lungo tutta la costa. Al centro vi è l’aeroporto internazionale di Keflavik primo assaggio d’Islanda per tutti i turisti che arrivano fino qui in volo. Reykjanes dispone di strutture alberghiere e ristoranti e tutte le escursioni si possono effettuare in un solo giorno.
Nella parte più a sud vi è anche la famosa Blue Lagon: una piscina artificiale di acqua solforosa decisamente curativa. Passiamo davanti alla base Nato e proseguiamo per Grindavik posto all’estremo sud della penisola: da qui si può arrivare alla famosa Blue Lagon lungo la bretella 43: una piscina artificiale di acqua solforosa decisamente curativa. La centrale geotermica di Svartsengi estrae l’acqua ricca di minerali che si trova a 2 chilometri di profondità a 240° poi dopo averla utilizzata la scarica nella laguna a 70°. Qui pagando un biglietto è possibile fare il bagno.
Proseguendo lungo la 427 ci siamo fermati a Krisuvik: un piccolo luogo di pozze sulfuree e fanghi per ammirare un potente soffione di vapore acqueo prima di far ritorno a Reykjavik lungo la 42. Ci siamo sistemati nel campeggio Laugardalur (£ 26.000) insieme ad altri ragazzi sempre in tenda. Ormai è l’ora della cena e sotto una fastidiosa pioggerellina ci cuciniamo un ottimo risotto. Dopo cena siamo andati a girovagare per il centro città che non abbiamo trovato molto vivo.

17° GIORNO 12/08/95 sabato Reykjavik – Thingvellir – Gullfoss – Hella Km 195

La giornata comincia alle ore 08.30 con la visita della citta di Reykjavik. Chi visita Reykjavik non sa spesso decidere se si tratti di una piccola città o di un grande villaggio. Infatti essa è l’indiscusso centro politico, finanziario e culturale dell’isola, ma il suo ritmo di vita ha mantenuto una tranquillità unica fra le capitali mondiali. Incominciamo subito con il centro storico con i suoi viali pieni di fiori (la Laekjargata è il corso principale), i negozi lungo la Laugavegur, il centro commerciale pedonale della Austurstraeti, la piazza di Austurvollur, il museo nazionale e l’imponente chiesa Hallgrimskirkja (che ha un ascensore per salire sul campanile dal quale si gode un’ottima vista dall’alto della città £ 10.00 il biglietto). Pranziamo in un Mc Donald’s e dopo aver recuperato le nostre cose al campeggio partiamo, lungo la 36, in direzione di Thingvellir (“pianure del parlamento”), spettacolare anfiteatro naturale sede all’aperto dell’antico parlamento islandese. Qui è possibile ammirare diverse cascate con piccoli salti e in maniera molto evidente la dorsale medio-atlantica; anzi in alcuni punti ci si può camminare dentro sopra un fantastico pratino verde. Proseguiamo lungo la 365 e arriviamo Geyser, parco naturale ricco di questi fenomeni: il più interessante è sicuramente il geyser chiamato Strokkur, che soffia regolarmente verso l’alto (fino a 25 – 30 metri di altezza) una colonna di vapore e acqua calda ogni 5 minuti. All’interno ve ne sono tanti altri più piccoli ma molto attivi, grandi pozze di acqua bollente (FARE MOLTA ATTENZIONE vi sono anche i cartelli che lo ricordano) e infine c’è anche il Grande Geyser, molto grande ma però soffia raramente. Dal parco ci spostiamo di circa 9 chilometri lungo la strada 35 si trova il famoso “Cerchio d’Oro” e quella che forse è la vera meraviglia naturale dell’Islanda: le cascate Gullfoss (cascate d’oro). Il sentiero che parte dal parcheggio costeggia l’assordante doppia cascata, formata dal fiume Hvita, che precipitano per 32 metri da un crepaccio largo 2,5 chilometri. Bisogna indossare indumenti impermeabili avvicinandosi alle cascate altrimenti vi si bagna dalla testa ai piedi. Lungo la 30 scendiamo verso Selfoss, poi imbocchiamo Ring Road ed arriviamo, verso le 18.00, ad Hella.
Pernottiamo in un piccolo alberghetto (£ 85.000) : pulito, confortevole ma non economico.

18° GIORNO 13/08/95 domenica Hella – Skogafoss – Vik – Skaftafell Km 311

Approfittiamo di un ottimo letto per dormire un po’ più del solito cosi partiamo verso le 10.30 percorrendo sempre la Ring Road in direzione del parco naturale di Skaftafell. Ci fermiamo lungo il tragitto per ammirare la cascata Seljalandfoss, che ha una simpatica particolarità: è possibile ammirarla anche da dietro. Basta infatti percorrere un breve sentiero a piedi (tra l’altro segnalato benissimo) che gira tutt’intorno alla caduta d’acqua e fermarsi sotto il costone in zona centrale per fare delle foto veramente uniche. Gianni, preso dall’emozione, (terreno scivoloso) stava per cascare nel laghetto sottostante. Proseguendo arriviamo ad un’altra stupenda cascata: Skogafoss con un salto di circa 60 metri. Qui non ci si gira intorno però ci si può avvicinare moltissimo alla caduta d’acqua (coprirsi sempre con indumenti impermeabili). Avanti 6 chilometri, sempre sulla 1, si arriva ad un bivio che porta ai piedi del Solheimajokull, una lingua laterale del ghiacciaio Myrdalsjokull. Parcheggiando la macchina si può fare una piccola passeggiata per andare a toccare il ghiaccio dal vivo. Unico problema : un torrentello di acqua solforosa e molto puzzolente che scorre vicino al sentiero. Andando avanti sulla ring road e svoltando poi per la 218, si arriva sulla costa, a Dyrholey, una zona naturale protetta al cui interno si trovano un dirupo scosceso ed un arco di roccia naturale che arriva a picco sul mare. E’ molto facile qui fotografare i simpatici pulcinella di mare in quanto ve ne sono moltissimi. Dando le spalle al mare si vedono i due ghiacciai Myrdalsjokull (più vicino) e Eyjafsallejokull (più distante) ed il panorama è veramente unico. Dopo le solite foto abbiamo ripreso il viaggio e poco più avanti abbiamo imboccato la 215 che conduce direttamente sulla spiaggia nera di Vik. Lo spettacolo è veramente stupendo: tutta una spiaggia di un intenso colore nero (grazie all’origine vulcanica delle sue pietre) e in mezzo al mare, a poca distanza dalla costa ecco i famosi Reynisdrangur: un gruppo di affioramenti di roccia nera, simili alle dita di una mano, sulle quali vivono intere colonie di rondini di mare. Ripartiamo sempre percorrendo la Ring Road, tra innumerevoli piccole cascate, ghiacciai e piccoli ruscelli che scorrono in mezzo a ghiaia e detriti lavici; ci si ferma spesso per fare foto e riprese in quanto il paesaggio è interessante e stimolante, fino ad arrivare al parco nazionale di Skaftafell, ai piedi del più grande ghiacciaio d’Europa: il Vatnajokull. Ci sistemiamo nel campeggio del parco (£ 47.000 x 2 notti) situato in una zona molto verde, pulito e ben attrezzato per trascorrere la notte. Una buona cena e poi a nanna visto che siamo molto stanchi.

19° GIORNO 14/08/95 lunedì Parco nazionale Skaftafell Km 0

Oggi dedichiamo tutta la giornata per la visita di questo stupendo parco partendo subito verso le famose cascate Svartifoss che raggiungiamo dopo circa 1 ora di cammino. Il sentiero e ben tracciato e di facile percorrenza. La cascata ha una portata modesta ma quello che la rende unica è la particolare conformazione della parete: ai due lati della cascata infatti si trovano delle colonne di basalto che ricorda moltissimo le canne di un organo. Ci fermiamo per il pranzo al sacco un po’ distanti dalla cascata per evitare di venir lavati (anche Svartifoss la si può ammirare dal dietro in quanto c’è un sentiero che ci arriva. Attenzione che non è di facile percorrenza).
Dopo esserci riposati proseguiamo per il sentiero fino a raggiungere la cima dello Sjonarsker, con uno spiazzo panoramico veramente unico. Qui decidiamo di fermarci, anche perché il sentiero è ancora lungo e porta sulla calotta del grande ghiacciaio; ci riposiamo e dopo diverse foto riprendiamo la via del ritorno.Questo sentiero permette di vedere le lingue di ghiaccio da molto vicino e di ammirare panorami che vanno dal deserto lavico all’artico: qualcosa di veramente stupendo.
Giunti in campeggio andiamo a fare un piccolo giretto per i locali del parco (poca roba: una reception, un bar con annesso negozietto d’alimentari) prima della cena e del meritato riposo.

20° GIORNO 15/08/95 martedì Skaftafell – Jokursarlon – Vatnajokull – Hofn Km 180

Lasciamo il parco alle ore 09.00 e ci dirigiamo subito verso Jokursarlon (il lago di ghiaccio). Attraversando il ponte sospeso sul fiume Jokulsa, si arriva a questo lago che è sicuramente uno dei panorami più fotografati in Islanda: gli iceberg di Jokursarlon. I pezzi di ghiaccio galleggianti provengono dal ghiacciaio di Breidamerkujokull, lingua del Vatnajokull che termina nelle profondità del lago. Vi è la possibilità di fare un giro in mezzo agli iceberg su mezzi anfibi pagando un biglietto. Il giro dura circa 30 minuti e ne vale sicuramente la pena: si passa con questo mezzo molto vicino a colonne di ghiaccio alte anche decine di metri. (Anche se c’è un mezzo di salvataggio sempre dietro al mezzo anfibio, attenti lo stesso a non cadere in acqua). Viene data, tramite megafono, anche una discreta spiegazione dell’origine del lago e del ghiacciaio (in inglese). Da qui partiamo per una gita, con mezzi 4×4 locali, sulla calotta del Vatnajokull della durata di 4 ore. Infatti ci vuole 1 ora e mezzo solo per arrivare al rifugio Birnudalstindur utilizzando una pista molto sconnessa e in forte pendenza. Una volta arrivati è possibile noleggiare delle motoslitte per muoversi più velocemente sul ghiacciaio (altrimenti ci si può spostare a piedi) per visitare la calotta più da vicino. (il prezzo per questo però è molto elevato). Noi abbiamo preferito gustarci il panorama dalla piattaforma del rifugio. La vista era incantevole sia sul ghiacciaio che sull’oceano, grazie anche all’ottima giornata di sole che abbiamo incontrato.Una volta tornati a Jokursarlon ci siamo riposati e siamo quindi partiti alla volta di Hofn, cittadina del sud-est con 1.600 abitanti tra il Hornafjordur e il Skarosfjordur. Troviamo posto nel campeggio locale (£ 22.000) sistemando la nostra tenda. Una buona cena a base di pastasciutta e prodotti locali poi un giretto per il paese prima di andare a letto.

21° GIORNO 16/08/95 mercoledì Hofn – Reydarfjordur – Seydisfjordur Km 324

Oggi ultimo nostro giorno di soggiorno in Islanda infatti domani prenderemo il traghetto per la Danimarca. La giornata comincia con estrema calma partendo da Hofn verso le 10.00 in direzione est sempre percorrendo la Ring Road. Costeggiamo i fiordi Berufjoudur e Faskruosfjourdur ammirando il panorama e fermandoci spesso per fare delle fotografie visto anche la stupenda giornata di sole. A Reydarfjordur ci fermiamo per visitare una vecchia fattoria la quale aveva esposto nel cortile di casa una magnifica collezione di minerali, pietre laviche e geodi di ogni tipo e forma. Ne abbiamo approfittato anche per pranzare, visto che oramai erano le 12.30. Ripartiamo lasciando la costa ed imboccando la 92 che in poco meno di 50 chilometri arriva a Egilsstadir. Rieccoci arrivati da dove eravamo partiti 2 settimana fa. Ci rechiamo subito al supermercato per le ultime spese alimentari prima dell’imbarco (biscotti, the per il viaggio) e in qualche negozio per acquistare alcuni oggetti d’artigianato locale. Infine ci avviamo verso Seydisfjordur e ci sistemiamo nel piccolo campeggio che c’è in paese (£ 16.000)
Visto che è abbastanza presto decidiamo di dare una sistematina all’auto (lavaggio compreso e c’è n’era bisogno) dopodiché andiamo a fare un giretto turistico per il piccolo villaggio, punto d’entrata e d’uscita dei turisti arrivati in Islanda via mare. E’ sempre consigliabile arrivare con un po’ di anticipo al porto d’imbarco, non si sa mai. Gli islandesi sono persone precise ma un contrattempo può sempre accadere e visto che la nave parte e arriva una volta alla settimana e basta è meglio stare sul sicuro.Dopo cena, visto la splendida serata, ripetiamo la passeggiata del pomeriggio……. con già un senso di tristezza.

22° GIORNO 17/08/95 giovedì Seydisfjordur – Norrona

Ed ecco arrivato il giorno dell’imbarco. Le operazioni iniziano alle ore 10.00 e la partenza è prevista per le 11.00.
Noi ci siamo svegliati stamattina alle 07.00 per avere il tempo necessario per rifare la tenda, sistemare le ultime cose in auto e per recarci all’imbarco. Per fortuna non abbiamo trovato fila (è venuta dopo) solo alcune auto prima di noi, infatti eravamo i quinti. Il fatto di dormire a Seydisfjordur ci ha sicuramente agevolato. Si inizia ad imbarcare in maniera ordinata e senza problemi e appena a bordo ci sistemiamo nella nostra cabina. Ci aspettano quasi 3 giorni di oceano atlantico.Alle 11.00 in perfetto orario la Norrona si stacca dal molo e con tre forti colpi di sirena saluta l’Islanda.La salutiamo anche noi dal ponte della nave sotto un fantastico sole che sembra volerci salutare anche lui; infatti viene e va a causa di alcune nubi. Ripercorriamo il Seydisfjordur e in poco tempo eccoci in mare aperto. La traversata sarà diretta fino in Danimarca, ad Esbjerg con uno scalo tecnico di 2 ore a Torshavn. Intanto Paola ed io per scacciare il tempo giochiamo a pinnacolo. Poi ecco l’ora del pranzo consumato fugacemente al bar del salone e la cena (stessa cosa). Infine ci ritiriamo nella nostra cabina.

23° GIORNO 18/08/95 venerdì Norrona – giorno di navigazione

La notte l’abbiamo passata abbastanza bene, purtroppo adesso il tempo è peggiorato ed il mare si fa sentire. Ci rechiamo al salone per consumare la colazione e poi fuori sul ponte per fare una passeggiatina. Facciamo la nostra solita partita a carte. Paola è stata male cosi si è andata a coricare in cabina. La nave in questo punto sembra davvero di carta, balla che fa paura. Il mare è infatti molto mosso. Speriamo che si calmi.
Arriva la sera ed il mare è ancora grosso; ho incontrato lungo i corridoi della nave diversi ragazzi che stavano male. Io per fortuna non accuso questo malore ma il dondolio da molto fastidio anche a me. Il pranzo e la cena oggi non l’abbiamo consumata, solo qualche biscotto secco e nulla da bere per evitare di dover rimettere tutto. Seconda notte sulla nave. Speriamo bene.

24° GIORNO 19/08/95 sabato Norrona – Esbjerg – Norimberga Km 890

Oggi finalmente arriviamo in Danimarca, solo che ci arriviamo alle 19.00. La fortuna ha fatto in modo che oggi il mare sia molto più calmo e un tiepido sole illumina la Norrona. Ci scappa anche qualche fotografia. Cerchiamo di mangiare qualche cosa, ma la Paola ancora non si sente. Io provo un pasticcino della nave che come consistenza è come mangiare un profittarol intero dei nostri. Riusciamo a fare ancora una partitina a carte e a scambiare quattro chiacchiere con alcuni ragazzi italiani. Infine ecco in lontananza il porto di Esbjerg che raggiungiamo in orario. Con un po’ di ritardo iniziano le operazioni di sbarco ma alle 20.00 eccoci già in strada,seguendo la E20 per Kolding e poco dopo la E40 per Flensburg. Decidiamo di viaggiare di notte e proseguiamo sulla E45 fino a Wurburg poi fino a Norimberga chiacchierando sempre della nostra avventura islandese. Ci fermiamo in un’area di sosta a Norimberga per dormire un po’, sono ormai le 04.00 e non abbiamo trovato assolutamente traffico, neanche per passare Amburgo.

25° GIORNO 20/08/95 domenica Norimberga – Brennero – Reggio Emilia Km 650

Verso le 09.00 partiamo sempre sulla E45 fino a Monaco di Baviera che lasciamo fuori per continuare verso Innsbruck dove ci fermiamo proprio al Ponte d’Europa per riposarci, mangiare qualcosa e fare qualche foto. Alle ore 11.30 c/a eccoci arrivare alla frontiera italiana (dopo tanti chilometri e tanti giorni è sempre un’emozione ritornare in Italia). Proseguiamo lungo l’A22 fino a Verona, dove facciamo una breve sosta ed infine eccoci a Reggio Emilia. Dopo aver attraversato la Francia, l’Inghilterra, l’Islanda, la Danimarca e la Germania, dopo aver visto posti incantevoli, desertici e primordiali; dopo aver per tanti giorni vissuto in tenda e mangiato al sacco, il nostro desiderio più grande appena usciti dall’autostrada è quello……. di far sviluppare subito i nostri rullini di foto e diapo per poter rivivere le emozioni che questa vacanza ci ha regalato, che sono veramente unici.

DATI TECNICI TOTALI
7.296 Km percorsi in totali durante il viaggio
3.051 Km percorsi in Islanda
870.000 Spese totali per il carburante (benzina e gpl)
150.000 Spese totali per accessi autostradali (Italia, Francia, Inghilterra,Austria)
550.000 Spese totali per notti in campeggio ed Hotel
995.000 Spese totali alimentari (acquisto dispensa e in viaggio)
531.000 Spese totali per ingressi e/o biglietti vari
350.000 Spese varie
2.809.000 Spese totali per il traghetto per L’ Islanda (+ Francia- Inghilterra):
6.255.000 Spese totali per il viaggio: 3.127.500 Spese complessive a testa per la vacanza in lire (compreso materiale fotografico)

Paola e Gianni da Reggio Emilia

Se volete leggere altri dettagli o altri miei itinerari: www.arctictravel.it