…che arrabbiato scagliò tutta la sua furia in mezzo al Mar Mediterraneo e dal nulla fece emergere una goccia di terra Rodi, la più calda e la più bella di tutte le isole del Dodecanneso.
Sarà, per noi Rodi è stata molto di più, considerato che già ci affascinava per il mito del Colosso, per la filosofia greca, per le belle calette dove il meltemi ti coccola il viso e i capelli e soprattutto per gli anni di storia che racchiude nei suoi monumenti.

Partiamo dal Colosso appunto, che ovviamente non abbiamo visto poiché inesistente da centinaia di anni, era la statua più enorme al mondo mai costruita, circa 32 metri, e dicono fosse una delle Sette Meraviglie Del Mondo.
Raffigurava un enorme uomo di bronzo, con fiaccola in mano, che si ergeva sul porto di Mandraki a proteggere l’isola dagli eventuali attacchi marini, costruita da un artista di Lindos già nel lontano VII secolo dopo Cristo, ma fu distrutta da un terremoto e se ne persero le tracce da secoli, comunque su molti libri è riportata l’immagine di questo gigante che in effetti doveva essere molto bella.

Così come molto bella è anche la parte vecchia della capitale, Rhodes, che noi abbiamo scelto come base per le nostre escursioni, essendo che ci hanno sconsigliato vivamente i villaggi di Afandou o Faliraki, (per molti = Rimini greche con colate di cemento e mega albergoni, e noi rinchiusi in un villaggio turistico no no no) abbiamo preferito fare il bed & breakfast in un piccolo albergo in pieno centro, la mitica REGINA HOTEL, tutto dipinto di blu con dei pesciolini sulle facciate, troppo carino!

Prima di noleggiare l’auto, abbiamo stabilito un itinerario di massima perché, in due settimane di vacanza ci sono come sempre dei programmi ben precisi da rispettare, e su suggerimento di amici che ci sono stati in viaggio di nozze, abbiamo preferito fare per bene la costa ovest, indubbiamente la più interessante e meno ventosa dell’isola.

Tanto per cominciare, visita alla città vecchia dei Cavalieri, parte della città medioevale conservata benissimo, costruita e mantenuta dall’Ordine di Monaci guerrieri che si stabilirono dalla Palestina nel lontano 1300, conquistandola e portando nuove forme di economia, ordine sociale ed architettura.
Infatti tutto è perfettamente ordinato, dalla splendida Moschea di Solimano (che scacciò i monaci e iniziò la dominazione turca fino al 1550), alle enormi cappelle, dai fossati medioevali agli archi e le colonne, tutto è favolosamente bello ed intatto, merito anche della popolazione locale che conserva gelosamente questi nuclei storici tenendo ben saldo il legame fra passato e presente.

Percorrendo le viuzze della città “turca”, lungo la salita in direzione Palazzo del Gran Maestro, ci siamo casualmente trovati proprio davanti al Consolato Italiano, (impossibile non vederlo perché davanti c’è l’enorme nostro tricolore) e caso vuole, entrando, chiacchierando e curiosando un pò, scopriamo che qui lavora un ragazzo che in Italia abita in un paese vicino al nostro, Pioltello, ma no… il mondo è davvero piccolo…

Proseguire il viaggio vuol dire anche andare a pranzo, per cui, ci fermiamo in un bel ristorantino dove il cameriere ci propone gentilmente il tourist menu di pesce, che noi ovviamente accettiamo. Il proprietario del posto parla anche abbastanza bene l’italiano, fa il cascamorto con tutte le ragazze che entrano, ci fa ridere quando ripete all’infinito la frase “greco italiano una razza una fazza” insomma continua così per un pò, consigliandoci di assaggiare i suoi gamberi cotti nell’ouzo, tipico liquore greco al sapore di anice.

Anche qui accettiamo volentieri, ben felici di sapere quanto approssimativamente si andrà a spendere, e per continuare oltre agli spaghetti di mare ci prendiamo pure la tuna salade, cioè zuppa di pesce con il tonno e cipolle.
Non c’è che dire questo menù non ce lo scorderemo mia più, e si perchè alla fine da buoni italiani, chiediamo il vero forte scuro buon caffè italiano espresso, e non il loro caffè greco brodoloso, insomma morale della favola, questo se ne arriva con la caffettiera Bialetti in mano e ci versa pure il latte, che volere di più… il massimo!!

Per la cronaca il ristorante del quale abbiamo ops dimenticato il nome si trova in pieno centro, davanti al pozzo della piazza di Rodi.

Continuiamo con il resto della vacanza, perchè il viaggio culinario e non solo nell’isola di Rodi non finisce qui, per cui consigliamo un’altra tappa da non perdere: Kalithea, la cittadina rinomata per le terme costruite da Mussolini.
A circa 20 minuti in macchina da Rodi si raggiunge il villaggio, molto caratteristico sia per le spiagge appartate e poco segnalate sulle cartine, sia per il parco delle terme (l’ingresso è libero), sorvegliato e pulito, merita almeno una visita di una giornata intera, di pieno relax e acque calde sorgive.

Andando verso nord in prossimità dell’aeroporto ci hanno suggerito la baia di Ixia, lontana circa 3/4 km. da noi, particolare per la sua spiaggia di conchiglie e ciotoli, ma sicuramente più interessante di sera perché è piena di ristoranti e fast food sul lungo mare, è la località meglio collegata e servita dai taxi e dai pulman, e tutte le sere si possono trovare per le piazze e nei meandri delle vie interne dei teatri e spettacoli all’aperto, dove è possibile assistere alle danze folcloristiche e alla rottura dei piatti per i festeggiamenti dei matrimoni grechi, & all is free.

Molto interessante inoltre la visita alla stupenda valle della Farfalle, nel villaggio interno di Petaludes, dove c’è appunto una valle intera verdeggiante e rigogliosa, (da qualche anno è diventato parco protetto), invasa letteralmente da milioni di farfalle. Si trovano ovunque questi lepidotteri di colori diversi lungo i ruscelli artificiali, sulle corteccie degli alberi, e lungo il sentiero che bisogna attraversare capita spesso che le più coraggiose si lasciano toccare e prendere sulle dita.
Il fenomeno, che poi non è così fenomeno, dice la guida è dovuto al fatto che “loro” avvertono particolarmente l’odore della resina degli alberi di questa zona, perchè sempre e solo qui si concentrano le flotte da giugno a settembre, poi con l’avvento dell’autunno come per magia spariscono.

Ivo mi ricorda che un’altra escursione imperdibile è quella da fare al piccolo villaggio di Lindos, ineguagliabile in tutta la sua bellezza tipica, costruito a picco sul mare quasi in bilico sulla collina che domina il piccolo golfo sottostante, indimenticabile per le sue casette bianche, stradine strette e ripide, piccole botteghe di pizzi e merletti, grande movimento serale e soprattutto notturno.
Qui francamente il borgo è sempre preso d’assalto da molti turisti, anche per un solo giorno si organizzano escursioni sul mare, visite al delizioso castello dei Cavalieri o verso il porto di S. Paolo dove l’apostolo venne a evangelizzare l’isola partendo proprio dall’insenatura, e quando si arriva nella baia in effetti si scopre uno dei panorami più straordinari di tutta la zona, un’esplosione di bellezza e di blu inaspettata.

Consigliamo di visitarlo autonomamente perché il posto è abbastanza raccolto, e vale la pena noleggiare non il solito scooter o la bici, ma di salire verso la cima della montagna a groppa di uno dei tanti muli che ci sono in piazzetta, l’esperienza è divertente e non certo priva di risate. L’unico aspetto negativo è che Lindos è molto cara, molto più della stessa Rodi capitale, e se si vuole cenare o anche solo divertirsi in qualche locale, bisogna mettere in preventivo una quota spesa adeguata a questo “turismo dorato” e raddoppiare la razione di dracme (all’epoca si usavano quelle).

Per il giorno dopo abbiamo organizzato la “giornata archeologica”, nel senso che si va a visitare il monastero ortodosso di Filerimos, acropoli famosa per la sua enorme croce alta quasi 10 metri, il castello di Kritinia, e le rovine doriche del sito di Kamiros, tutto abbastanza apprezzato, anche se con il troppo turismo di massa e i pochi resti di autenticità di questi posti, ci è parso che questa escursione sia stata un pochino forzata. Per cui di rimando l’indomani altro attraversamento dell’isola, si ritorna verso sud, verso il caldo e verso il mare bello, destinazione Prassonissi, la punta estrema dell’isola, una meraviglia in tutti i sensi.

Allora, tanto per cominciare, a metà isola, all’altezza circa di Gennadi, troviamo dei problemi sulle strade, ci sono posti di blocco ovunque e gli agenti fermano le auto in direzione opposta a causa di un incendio che è divampato da poco.
Rimaniamo purtroppo bloccati per più di un ora, e visto che è mattina presto pensiamo bene di variare l’itinerario e deviare verso la costa interna, a Monolithos, l’unico sito rimasto e poco curato di tracce di archeologia ellenica romano, con pochi antichi scavi intorno.

Riprendiamo la strada che da questo versante è libera e finalmente prima di mezzogiorno raggiungiamo Prassonissi, per noi il vero paradiso, un luogo ideale per bei momenti insieme, magari con a portata di mano il cd dei Morcheeba…
La strada è ancora sterrata per cui si ha non poche difficoltà a raggiungere il mare, ma quando si arriva la cartolina da sogno che ti si presenta compensa ogni fatica e ogni sforzo fatto.

La baia naturale è selvatica e genuina, l’atmosfera molto rilassata grazie alla (ancora) relativa presenza di turisti, e avvolti dal forte vento e dalle alte onde si ammira l’incontro dei due mari, perché si è proprio su questo istmo di sabbia che si congiungono il mar Mediterraneo e il mar Egeo, con tutta la loro forza.
Quando c’è la bassa marea è possibile raggiungere la collina che sta di fronte, semplicemente attraversando a piedi lungo un canale naturale la lingua di sabbia bianca scoperta, mentre quando in inverno o quando c’è l’alta marea la collina sparisce e diviene isola.
Inoltre qui abbiamo assistito alla gioia totale di surfisti e dei sciatori nautici, che verso le 5 del pomeriggio, armati di enormi tavole e grandi radio hanno dato inizio a strane esibizioni d’acqua, in un quasi totale delirio. L’appunto da fare è che mancano completamente servizi e bar, per cui portarsi da casa tante riserve d’acqua e qualcosa da mangiare, l’unico botteghino che c’è fa solo enormi hamburger con cipolla e non tiene neppure il ghiaccio per le bibite.

Forse Prassonissi insieme a Kiotari è per noi il luogo simbolo di tutta Rodi, perché difficilmente in altri posti dell’isola abbiamo trovano dei litorali ancora così affascinanti e vivaci al tempo stesso, con calette di sabbia fine e incontaminata, davvero da non perdere.
Concludendo, su Rodi ne hanno dette davvero tante, noi aggiungiamo solo che qui, forse, davvero gli dèi sono un pò più vicini a noi umani, tutto è specialmente e dolcemente avvolto dal mare da sogno, la gente sempre disponibile e cordiale, per cui vale la pena invece che continuare a raccontare, andare a visitarla e viverla sulla propria pelle.

Foto e testo di Brambilla Sabina. Grazie 🙂