Acqualagna

Occorre senza meno trascorrere molto tempo nella cittadina capitale del Tartufo. Attorno alla ricerca di questo prezioso tubero, ci sono storie e leggende di uomini che con la loro ruscella – un attrezzo pensato apposta per estrarre il tartufo senza rovinarlo – e il fido cane, partono di notte o all’alba di nascosto per non fare sapere ai vicini dove il tartufo si cela. Tra la fine del secolo scorso e l’inizio del ‘900 Acqualagna ha conosciuto la migrazione di centinaia di cercatori di tartufo che, avendo imparato il mestiere – e la passione – per trovare fortuna andarono a colonizzare altre zone d’Italia per verificare la presenza del pregiato frutto della terra. I cercatori di tartufo partivano a piedi con i loro cani verso le zone del centro e sud Italia portando ovunque la conoscenza del tartufo. Erano capaci di riconoscere la produttività di una zona dal colore delle case che denotava il materiale di costruzione e, quindi, il tipo di terreno. Oggi le cose sono ovviamente cambiate, ma gli abitanti di Acqualagna sono rimasti particolarmente legati a queste tradizioni. Basti pensare, ad esempio, che un cittadino su quattro ha il patentino di cercatore di tartufo. E ancora, il 70% dei cani da tartufo in Italia vengo allevati proprio in questa zona. Una passione che si tramanda di padre in figlio. Ci sono intere famiglie che su questo tubero basano la propria economia domestica. Oggi l’esperienza di andare a tartufi può essere condivisa da chiunque, anche grazie alle fiere.

Cosa visitare: Alle pendici del Furlo, e a due passi da Acqualagna, potrai scoprire il miglior posto della Provincia ove trascorrere un pomeriggio di pic-nic. Questo luogo è il Santuario del Pelingo, una sorta di Loreto in piccolo. Avete a disposizione tutte le comodità del caso, e il fiume Metauro a raffreddare l’afa agostana.

Dove mangiare: Scommettiamo che la descrizione ti ha già fatto venire l’acquolina in bocca? Ci sono ottimi ristorantini dove gustare, tipicamente, un menù a base di crostini con tartufo (semplicemente composti da pane, limone, brodo, parmigiano, oltre che ovviamente tartufo) e tagliatelle al tartufo (dove il segreto risiede nello sposalizio ideale tra le tagliatelle tirate a mano sulle locali credenze e il sapore deciso del famoso tubero).

Cavalcare nel verde: “Ferro di Cavallo”, l’itinerario portafortuna: La natura si scopre anche a cavallo, per esperti e per principianti, riserva dunque una giornata per questa iniziativa. Dal Centro ippico di Chiaserna parte un itinerario equestre, a forma di Ferro di Cavallo, che vi permetterà di conoscere in una sola volta molti dei piú importanti luoghi della natura e della storia del territorio. Scorreranno sotto gli zoccoli i paesaggi del Monte Catria e del Monte Acuto, fino a scendere al Centro ippico di Cagli. Da questo, con una traversata nel disegno della campagna collinare, toccheremo S.Maria delle Stelle, il santuario di Monte Martello prima di fermarci al Centro ippico di San Bartolomeo in Drogo. Ci aspettano i prati del Monte Paganuccio, da attraversare in libertà. La discesa ci porta ad Acqualagna, verso il Castello e l’Abbazia di Naro. Lungo il fosso della Vena ci incamminiamo alla volta del Monte Nerone. Raggiunto Fosto iniziamo a salire la montagna per baite e rifugi. La discesa a Serravalle conclude questo affascinante trekking a cavallo.

Cantiano

Di Cantiano, dobbiamo senza meno segnalare un prodotto custodito entro le mura del borgo di Chiaserna, a pochi chilometri dal Municipio: il Pane di Chiaserna appunto. Non è certo fatto noto ai più, che il pane può essere prodotto anche senza aggiunta di lievito, ma già solo sfruttando la fermentazione naturale (detta “acida” o “madre”). Se consideriamo poi il microclima di Chiaserna (un ambiente ancora incontaminato, circondato da alte montagne e incontaminate sorgenti) e il fatto che il pane venga cotto nei forni a legna, si intuisce benissimo come il risultato sia particolare. Questo prodoto rappresenta il classico esempio di come una produzione tradizionale possa sopravvivere e rimanere “in attesa” di essere riscoperto, così, per chi passa sulla via Flaminia, l’acquisto di qualche filone di questo gioiello è un “must”.

Cosa visitare: La via Flaminia ha rappresentato, dalla Roma Antica in poi, l’arteria ove far scorrere merci e genti, è un simbolo di come una civiltà possa sviluparsi lungo una via di grande comunicazione. Non dimentichiamo che, in tempi più recenti, anche il Duce amava attraversare l’Italia attraverso la Flaminia. Una testimonianza architettonica notevole è rappresentata dal Ponte Mallio, costruito all’inizio dell’epoca repubblica. Meritevole di una visita.

Partecipazione alle manifestazioni cittadine: In Agosto il Paese offre tanto che abbiamo l’imbarazzo della scelta. Sempre rispecchiando l’anima “rurale” e mangereccia di queste zone, passiamo dalla “Sagra del Polentone”, alla “Sagra del Tartufo”, fino alla “Sagra del Cinghiale” Se il vostro desiderio è quello di acquistare un pezzetto di territorio da gustare entro le mura domestiche, allora fate man bassa dei prodotti esposti alla mostra-mercato delle tradizioni agro-alimentari di Chiaserna. Non è finita qui, perché il “top” dell’estate cantianese è rappresentato dal “Torneo della Balestra Antica”, questa manifestazione esalta i caratteri storici del centro Italia, infatti a sfidarsi saranno i migliori balestrieri provenienti anche da Gubbio, S.Sepolcro e S.Marino. C’è la possibilità di divertirsi tutto il pomeriggio, per poi concludere la giornata tra gli stand gastronomici distribuiti nei vari rioni. Cantiano “by night”? Perché no, visto che praticamente ogni sera le tipiche trattorie del centro offrono musica dal vivo.

La via Verde: Per interrompere il peregrinare tra borghi e sagre, non c’è niente di meglio da fare che percorrere un tratto della lunga “via verde” che percorre l’Italia lungo la dorsale appenninica: il Sentiero Italia. Giunto al passo di Bocca Serriola, si entra nel territorio ad Acquapartita, nell’area del Monte Nerone (m.1525). Montagna complessa ed affascinante offre numerosi ambienti naturalistici. Una importante rete di sentieri (C.A.I.) favorisce tante facili escursioni, dai torrenti di valle ai pascoli fioriti. Tra le prature in quota, all’ombra delle faggete, si aprono numerose grotte, meta frequente di speleologi. Le forre, suggestivi canaloni sotto il dominio dell’acqua, segnano i suoi fianchi e si offrono agli escursionisti più esperti. Il S.I. è anche un’ottima occasione per conoscere il valore culturale delle località toccate: Apecchio, Piobbico, Serravalle, Pieia, Pianello, Cagli, Cantiano, Chiaserna.

Apecchio

C’è un dolce, prodotto un po’ in tutto il territorio Feltrano, che ha il suo “cuore produttivo” in Apecchio, e si tratta del Bostrengo, il pulisci-credenza per eccellenza. Gli igredienti del quale si compone sono infatti farina, riso bollito, latte, pezzetti di frutta secca e pane raffermo. Nell’unicità apecchiese sono compresi anche il cacao e il liquore. Questa “amalgama” viene infornata per una oretta circa e proposta nelle aziende agrituristiche e in alcuni forni per la migliore delle colazioni e delle merende possibili! Inoltre poco sopra il paese di Apecchio, un giovane “testardo” si è messo in testa qualche anno fa di cominciare a produrre grappe con alambicchi tradizionali. Il risultato è stato eccellente, tanto è vero che il prodotto è riservato a pochi eletti.

Cosa visitare: Il Museo Minerario di Apecchio espone oltre 2.500 esemplari di Ammoniti in una raccolta considerata di elevatissimo livello scientifico, frutto del lavoro, studio e metodo degli appassionati ricercatori del Gruppo Paleontologico Apecchiese, premiati nel loro impegno dal ritrovamento della ammonite Hybopeltoceras Paviai, olotipo di specie, di prima segnalazione sia per l’Italia che per l’Europa. Gli ambienti utilizzati sono i sotterranei di Palazzo Ubaldini, un tempo adibiti a stalle, lavanderia, prigioni, cantine e neviera che, insieme al porticato progettato da Francesco di Giorgio Martini nella seconda metà del ‘400, rappresentano quello che rimane dell’antico castello di Apecchio.