di Alexander Màscàl

La Puglia non è nota solo per i famosi trulli d’Alberobello, la zona delle Murge, il Gargano e Altamura, ma anche per uno dei più antichi e lunghi carnevali del mondo che si svolge a Putignano, in provincia di Bari.

Tutto iniziò il 26 Dicembre del 1394, quando da quella data sino al martedì grasso tutta la città festeggiò il Carnevale.
Il 26 dicembre, mentre il resto della cristianità festeggia la ricorrenza di S. Stefano, a Putignano nel giorno che segue il Natale danno il benvenuto al Carnevale, secondo l’antico rito pagano della “Propaggine”, una tra le più caratteristiche tradizioni carnevalesche le cui origini affondano in tempi lontanissimi, probabilmente risalenti all’epoca pre-cristiana, e dal significato propiziatorio legato ai rituali della terra, anche se qualcuno afferma che sia invece legata alla religiosità.

Secondo quest’ultima tesi, il 26 Dicembre del 1394, coincideva con la solenne traslazione delle reliquie di Santo Stefano Protomartire, da Monopoli a Putignano nella chiesa di S. Maria la Greca (dove sono tuttora custodite). Secondo la leggenda, al passaggio delle sante reliquie, i contadini locali, impegnati nella piantagione delle viti secondo la tecnica detta “propaggine” (sotterrare un ramo per riprodurre una nuova pianticella. Diradare), avrebbero tralasciato il lavoro per seguire l’urna e festeggiare lo straordinario evento.

Agli inizi dell’800, durante le Propaggini un’ordinanza del Sindaco vietò l’uso delle zappe e degli attrezzi agricoli ai propaggianti, perchè nel declamare i versi fingevano di lavorare la terra e quindi gli attrezzi, essendo di ferro, potevano scheggiare la rifatta pavimentazione del centro storico. Contemporaneamente impose l’uso di attrezzi di legno.

La leggenda narra che un tempo, al passare del sacro corteo, anche i contadini, intenti a piantare le viti, si unirono con balli, canti e versi a rima baciata, ma nel corso dei secoli questa festa in onore del Santo ha perso parte del contenuto religioso ed è divenuta un’occasione satirica di critica verso i personaggi più in vista della città.

Il Carnevale a Putignano inizia il 26 dicembre, durante la solenne processione del Santo protettore. Per l’occasione, il Presidente della Fondazione Carnevale offre in segno di devozione, come da antica tradizione, un grosso cero al Presidente del Comitato Feste Patronali, che lo porterà in processione. E’ un antico rito devozionale, le cui origini sono sconosciute, quasi un gesto di sottomissione che serviva ad ingraziarsi il clero e a farsi perdonare i peccati che certamente sarebbero stati commessi durante il periodo carnevalesco.

Oggi le “Propaggini” continuano a tenere fede alle tradizioni, coinvolgendo i cittadini con i canti e le rime in vernacolo, che sono state l’espressione d’entusiasmo della popolazione al seguito delle reliquie. Nel pomeriggio del 26 Dicembre, nella splendida cornice della medioevale Piazza Plebiscito, nel centro storico, si esibiscono sette gruppi di poeti e cantori ispirati, che rievocano in versi gli eventi cittadini avvenuti nell’ultimo anno, rivolgono poi la loro arguta e pungente satira anche al mondo politico e sociale.

“Prendete ceci e orzo, fateli abbrustolire e pestateli in un piccolo mortaio di pietra sino a ricavarne della farina finissima. Prendete lo sfarinato ottenuto, particolarmente gustoso, e mescolatelo a sughi ed intingoli, oppure consumatelo con fichi freschi, o come farina per particolari tipi di dolci”.

Pressappoco sarebbe dovuta avvenire così la preparazione della tipica “Farinella”, un antico cibo tipico della civiltà contadina locale ricavata da due alimenti poveri, che erano alla base del pasto frugale, indice della povertà di quei tempi.
Ma se invece fate un miscuglio tra un giullare e il Jolly, gli mettete addosso vesti con rattoppi bianchi e verdi e un cappello a tre punte, ne otterrete la tipica maschera del Carnevale di Putignano: Farinella.

Nel 1953, ad opera del grafico Domenico Castellano, nasce Farinella la tipica maschera del Carnevale di Putignano, simile al jolly o ad un giullare, con l’abito a toppe multicolori e i sonagli sulle tre punte del cappello, sulle scarpe e sulla collarina. Alle origini indossava un abito bianco e verde come i colori della città e il cappello a tre punte che rappresentava i tre colli su cui sorge, ed era raffigurato nel tentativo di mettere pace tra un cane ed un gatto, simbolo dei concittadini litigiosi e dei dissidi esistenti fra i vari strati del tessuto sociale.
A dare sonorità a questa maschera è il tintinnio dei sonagli posti sul cappello, attorno alla collarina e alle scarpe.

La principale attrattiva di questo Carnevale sono i corsi mascherati con i giganteschi carri allegorici e le originali “Maschere di carattere” (carri in miniatura con tema satirico), e i variopinti gruppi mascherati.

Sino a fine Ottocento i carri allegorici erano realizzati su carrettini o carri agricoli, con paglia e vecchi indumenti. Dal 1903 s’iniziò ad utilizzare il legno e il cartone, e dal 1935 si passò alla più moderna tecnica del rivestimento di cartapesta su forme in filo di ferro. Il fascino dei carri allegorici e delle tipiche maschere del Carnevale di Putignano si basa sull’originalità, la raffinatezza, la delicatezza delle rifiniture della cartapesta ricca di caratteristiche particolari, realizzata con un procedimento che la “scuola putignanese” ha forgiato nel tempo ed ha custodito gelosamente tramandandone la tecnica da generazioni.

La lavorazione della cartapesta, è uno dei passaggi finali indispensabili nel lungo e variegato lavoro artistico. Il procedimento della lavorazione è un prodigio artistico e tradizionale, che si realizza modellando e plasmando con arte gli strati di carta dei quotidiani ammorbidita dall’usuale colla di farina.
La prima fase è quella della creatività, indispensabile per definire l’oggetto da costruire e i particolari del manufatto da realizzare.
Prima di tutto si crea una “sagoma” d’argilla, che poi darà forma e dettagli al prodotto finito. Completata si passa al calco in gesso, che, come un negativo, conterrà la cartapesta depositata per dare le sembianze alla scultura.
A questo punto si esegue una colata di gesso caldo sull’argilla in modo che avvolga tutta la struttura per assumere la forma voluta sin nelle più piccole sfumature. Il gesso raffreddato consentirà il distacco dall’argilla e allora si potrà iniziare con la cartapesta.
Per la sua leggerezza e porosità la carta dei quotidiani viene utilizzata per la costruzione, imbevendola nella particolare colla composta d’acqua e farina. Tagliuzzata in spesse striscioline viene fatta aderire al calco precedentemente rivestito d’olio che consentirà alla cartapesta di non attaccarsi alle parti gessate e asciugando ne favorirà il distacco.
A questo punto il manufatto in cartapesta, che ha assunto le sembianze del primitivo modello d’argilla, viene rivestito di “carta cemento” per darle più resistenza, tenuta e impermeabilità.
Non resta che lasciare alla fantasia e all’estro dei pittori di illuminarlo dandole “vita” con i colori, rendendolo unico e…inimitabile.

Sono delle autentiche opere d’arte, che i maestri cartapestai realizzano nelle fucine dei “Capannoni”: storici ed affascinanti laboratori che per mesi custodiscono i carri e fungono da “laboratorio” per la loro realizzazione. Sono le tradizionali fucine utilizzate per creare le monumentali opere in cartapesta.
Fascino e poesia fanno da cornice ai “capannoni” che segnano il primo appuntamento ufficiale con il Carnevale.
Verso la fine di Novembre, la “Fondazione Carnevale di Putignano” organizza nel “Capannone” di un artista, alla presenza dei maestri ideatori e realizzatori, una conferenza di presentazione dei sette bozzetti che parteciperanno alla sfilata di carnevale. I temi proposti, oltre ai consueti spunti della graffiante satira politica,volgono l’attenzione anche problemi di grande attualità mondiale.
Intanto, fervono i preparativi in vista delle “Propaggini”, in calendario per il 26 dicembre, e si preparano gli appuntamenti dei Corsi Mascherati che vedranno il coloratissimo sfilare dei carri allegorici, delle “maschere di carattere” e dei gruppi mascherati che percorrerà le vie del paese in occasione del Carnevale che si terrà per tutto Febbraio.

Anche se la data d’inizio del carnevale decorre ufficialmente dal 26 dicembre, giorno delle Propaggini, la parte più festosa del calendario carnascialesco inizia il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, in concomitanza tra una festa cristiana e una tappa dell’itinerario di una lunga manifestazione, racchiusa in un motto dialettale che ancora oggi da inizio alla parte carnevalesca più sfrenata: “Sant’Antun, masch’r i”ssuun” (“Sant’Antonio, maschere e suoni”).

Dal 17 gennaio al martedì grasso, il trascorrere del tempo è segnato dai giovedì: tradizionale giorno che indica le feste del carnevale. In passato, i giovedì erano le giornate dei balli in maschera nei cosiddetti “ios’r” del centro storico. Feste avvolte dal fascino della mitologia cittadina e dalle inquietudini di coloro che nel carnevale trovavano i pochi momenti di svago e d’evasione dai mille problemi nati da una vita densa di ristrettezze. Ancora oggi, anche se alcuni aspetti sono mutati, i giovedì rimangono uno dei momenti su cui ruota tutto il Carnevale, che si svolge nella fiabesca cornice del centro storico. Ogni giovedì ha una sua storia ed una precisa identificazione, che porta sulle scene, con contorni satirici, i momenti di vita di uno strato sociale ben preciso: Il primo giovedì è quello dei Monsignori, seguito da quelli dei Preti, delle Monache, dei Vedovi, dei Pazzi (giovani celibi), delle Donne sposate, degli Uomini sposati (o, dei “cornuti”).

Tra i riti che identificano il Carnevale in molte Regioni italiane, vi è quello del processo, della condanna al rogo e del Funerale del Carnevale o del personaggio che lo identifica. Anche a Putignano annualmente si ripetono questi secolari rituali, con l’aggiunta della “Estrema Unzione del Carnevale”.

Ogni anno alla vigilia del martedì grasso, ultimo giorno di carnevale prima del periodo della Quaresima, si svolge “L’Estrema Unzione”. Nella penultima sera di vita del Carnevale, il corteo dei “ministranti”, mascherato con paramenti sacerdotali e vestiti clericali, gira per le vie del paese ad impartire una benedizione tutta particolare, declamando un’esilarante biografia in vernacolo sul Carnevale morente. Dalle prime ore della sera fino a tarda notte, la finta processione vaga per le vie fermandosi ovunque ci sia qualcuno disposto ad accogliere e rifocillare i partecipanti. E’ uno dei momenti che conservano intatto il fascino della partecipazione e condivisione della festa, della povertà e dell’altruismo del carnevale che nel passato era un momento di gioia collettiva.
Il passaggio dagli eccessi permissivi del Carnevale all’austerità della Quaresima viene scandito la sera del martedì grasso. Il programma della festa si apre con l’ultimo corso mascherato, esaltato dalle luci della sera.
Poi, il “Funerale del Carnevale” e la “Campana dei Maccheroni” segnano la fine degli eccessi e delle sfrenatezze.
Il corteo funebre avanza al seguito del caro estinto, rappresentato da un maiale in cartapesta, simbolo di un periodo di eccessi e trasgressioni. Il maiale, al termine dell’itinerario, verrà bruciato nella piazza del centro storico.

E’ il finale di un rito purificatorio che vuole simbolicamente bruciare il materialismo in favore della spiritualità, elevare pensieri e progetti verso quello stile di vita che è proprio del periodo quaresimale.
Gli ultimi minuti di vita del Carnevale si muovono al ritmo dei 365 rintocchi della “Campana dei Maccheroni”, issata in piazza per scandire con i suoi battiti gli ultimi attimi di una festa durata a lungo. Davanti alla grande campana in cartapesta tutti, cittadini e turisti, si ritrovano insieme ancora una volta, per i balli finali, davanti ad un bicchiere di vino ed un piatto di pasta.

La folla, i colori, i suoni, le emozioni dei Corsi Mascherati del Carnevale di Putignano sono l’attrattiva per il pubblico che per tre domeniche assiste alla spettacolare sfilata di mastodontici carri allegorici, “maschere di carattere” e gruppi mascherati, con il gran finale notturno del martedì grasso. Accanto ai Carri allegorici, i “Corsi Mascherati” rappresentano un piccolo universo di cartapesta. Sono le “Maschere di Carattere”, spesso opere di giovani artisti, improntate satiricamente sui concittadini. Con arguzia e ironia volgono strali pungenti di critica alla vita amministrativa e politica locale, senza disdegnare anche pungenti satire su soggetti diversi e diretti a fatti e personaggi dello spettacolo e della politica italiana. Ad animare le sfilate di un Carnevale che nel travestimento ha da sempre avuto un momento d’assoluto rilievo, sono i Gruppi Mascherati chiamati a presentare autentici spettacoli itineranti attraverso costumi, musiche e coreografie studiati per l’occasione, e nessun Corso Mascherato è uguale agli altri, ognuno ha una storia a sé. Per quasi tre ore, un incedere di carri e maschere attraversa la città fra una pioggia di coriandoli, in una girandola di fotogrammi da inserire nell’album dei ricordi.

Informazioni:
Fondazione “Carnevale di Putignano”
tel. 0804911532/4058017 – www.carnevalediputignano.it
Assessorato Turismo e Spettacolo Tel. 080/4056239-4056298
Pro Loco Tel. 080/4053439