di Alexander Màscàl
foto Matteo Saraggi

Le creature fantastiche non sono solo esistite nella narrativa fantasiosa di “La Storia Infinita”, “Harry Potter”, “Il Signore degli Anelli”, “Momo” e “Il Piccolo Principe”, ma sono parte integrante dell’immaginario collettivo di uomini d’ogni epoca e latitudine. Da sempre l’uomo ha cercato un modo per esorcizzare le proprie inquietudini creando quegli eroi capaci di riscattare le loro paure. Da sempre ha inventato mostri su cui scaricare le colpe delle loro disgrazie, ha generato giganti colpevolizzandoli delle loro sventure, ha fantasticato leggende per riscattare la propria povertà e disperazione.

Oggi le favole non si narrano più, ma non per questo non rimaniamo affascinati dal richiamo di questo mondo misterioso in cui prendono vita le nostre fantasie. La nostra infanzia è trascorsa ascoltando storie di streghe, di fanciulle addormentate da incantesimi, di fantasmi che si aggirano nelle stanze del cupo maniero in cerca di pace.

E che dire delle masche, le tipiche… streghe langarole? Dispettose, sempre pronte a burlarsi del povero contadino a cui se, rincasando un pò alticcio per la lunga sosta all’osteria, gli si rovesciava il carro con il fieno … naturalmente era colpa delle masche! Sempre a loro veniva imputata la nascita di un figlio brutto e deforme: “logicamente” era stato sostituito nella culla con quello sano e bello…

Ci sono terre in cui esistono veri e propri itinerari del mistero, non mancano mappe di tesori nascosti, storie di dame e cavalieri, cantastorie e giullari, gnomi e folletti, fate e scope danzanti… Storie fantastiche di orchi, giganti, draghi e streghe che incutevano paura o interesse, oggi sono divenuti i sentieri per turisti in cerca d’avventura. L’imprevisto incontro con una masca stuzzica la fantasia, spinge a frequentare i luoghi dei “possibili” incontri alla ricerca delle masche perdute: o forse solo in cerca della nostra perduta fanciullezza…

C’era un tempo in cui nelle veglie intorno al focolare o nelle stalle, i vecchi narravano storie di streghe e diavoli, fate e gnomi, fantasmi e tesori incantati. Erano favole che facevano paura, ma non incutevano orrore e destavano nei giovani curiosità, incertezza, ma anche fantasia e attraverso le allegorie contenute erano fonte di insegnamenti. Oggi quei racconti sono stati sostituiti dai film e da narrazioni dell’orrore dove le persone si squartano e si divorano… offrendo disgustosi spettacoli in cui non si può riscontrare nulla di dimostrativo, d’insegnamento e meno ancora d’intellettuale.
Com’erano belle quelle storie che raccontavano i nostri nonni. In esse era racchiuso quel fascino misterioso che stuzzicava la fantasia, lasciava spazio alla suggestione che ci rendeva protagonisti di quei racconti e per questo personaggi e luoghi avevano il volto che la nostra fantasia creava: la paura era generata dalla nostra credulità e aveva la stessa intensità della nostra emotività…

LA VERA STORIA DELLA MASCA PARODA
… Dedicata a tutte le streghine assurde!

“Sì, son proprio io! La Paroda di Sommariva Bosco!
Sono proprio io, la masca dimenticata solo perchè uno scrittore scrisse di quella mia consorella chiamata “Micilina” divenuta più famosa di me che poche parole ebbi se non quelle trascritte, a quel tempo, dall’inquisitore e ora da quell’altra sorella nata in terra d’Aleramo quattrocento anni dopo il mio rogo.
Sì, sono proprio io, che oggi mi voglio confessare narrandovi la mia vera storia.

Amavo, sì: gli animali, gli alberi e i fiori, l’alba e il tramonto: ma loro non lo dissero! Dissero solo che amavo i lampi e la bufera.
E’ vero, amavo anche la pioggia che disseta i campi, la neve che fa da coperta al crescere del grano, il vento che “suona” attraversando le foglie, i lampi che sanno di mistero e di grandezza del Creato. E’ vero, amavo anche la tempesta: perchè anche questa è opera di Dio.
Amavo, sì, anche il ratto, la nottola, il gatto nero, lo scorpione, il ragno e la formica, ma anche tutti gli altri animali, compresi quelli che “l’uomo” giudica “immondi”. Li amavo, sì, ma solo perchè anch’essi sono figli del Signore: dissero che li cocevo per farne cibo e misture! Non è vero, lo giuro che mai io ucciderei uno di Loro!

“Quel giorno”, vennero i soldati. M’incatenarono spingendomi, con calci e pugni fuori dalla mia povera capanna. Qualcuno sgozzò la mia capretta, sghignazzando divertito nel sentirla gemere, mentre moriva lentamente. Ricordo ancora quegli occhi agonizzanti che mi chiedevano aiuto e anche “perché?”: ma non potevo darle aiuto, né sapevo darle una risposta che neppure io conoscevo! …Ed io piansi vedendola morire e pregai il buon Dio di farmela ritrovare un giorno in Paradiso. Tagliarono le zampe, e poi la testa, al mio gatto… perchè, dissero: “Nero come il Diavolo ha certo i suoi stessi poteri”, e mentre morente si contorceva, io, pensavo che se davvero avesse avuto tali poteri sarebbe in un attimo sparito e loro tutti inceneriti. …Ed io piansi vedendolo morire e pregai il buon Dio di farmelo ritrovare un giorno in Paradiso.

Distrussero il mio angolo di preghiera e la croce di Gesù, sostenendo che era un altare per fare malefici e messe nere: eppure non c’era che un lumino acceso davanti all’immagine della Madonna e la croce era girata nel verso giusto…
Bruciarono la mia misera capanna e l’orticello, affermando che vi erano seminati: lattuga malefica, cavoli demoniaci, patate del Diavolo e grano di Lucifero.
Calpestarono i miei fiori di campo perchè “dissero” che le margheritine mi servivano per levargli i petali, e ad ognuno moriva un cristiano e che alle rose levavo spine per conficcarle nel petto ai simulacri di chi volevo far soffrire.

E’ vero, mi curavo, sì, con erbe e fiori che io stessa raccoglievo o coltivavo, ma solo perchè Dio che m’è padre questo mi aveva dato per curare i mali e, giuro, non era per patto con Lucifero, il satanasso. Ero bella o brutta, questo non lo saprei dire perchè: se ero bella mi torturavano… per rabbia. Se ero brutta: per questo si esigeva la mia condanna… Mi rinchiusero in una cella buia e umida. Mi denudarono e mi rasarono, mi pelarono.

Per farmi confessare colpe che non avevo trafissero le mie carni con ferri roventi, spezzarono le mie ossa sulla ruota e le dita nella morsa. Dilaniarono i miei seni con pinze incandescenti e strapparono le braccia dall’alveolo. In nome di Dio… “un uomo di Dio” m’inflisse mille altre torture inventate a iosa dalla sua fervida sadica fantasia! Perdetti i sensi, per varie volte, e quelli erano per me momenti di “riposo” perchè non sentivo più le carni lacerate dal dolore, ma ad ogni risveglio ancora più mi trafiggevano il corpo, perchè dicevano che era il Diavolo che mi aveva preso i sensi, per sottrarre la sua figlia diletta al sentore del dolore!

Sofferente, subivo senza invocare Lucifero, pregando il buon Dio: ma anche questo per loro era opera ingannatrice del Demonio… Stanca, avvilita, umiliata, torturata nel corpo e martoriata nell’anima, attendevo con gioia che qualcosa o qualcuno si prendesse la mia vita, ponendo fine alla mia sofferenza. E poi venne il momento del richiamo a confessare di avere venduto anima e corpo a Lucifero, ammettere i miei peccati e dichiarare il pentimento.

Non ricordo cosa dissi, né come, né perchè, né come fu! Ricordo solo che a confondermi furono i testimoni, l’inquisitore, i preti e il boia: che a… suggerirmi erano bravi. Stordita dai tormenti confessai qualunque cosa essi volevano dicessi. …E fu così che, in virtù delle loro menti distorte, confessai di giacere con Satanasso, diavoletti e streghe, d’andare ai Sabba, mangiar bambini e schiamazzare nei cimiteri. …E fu così che “caritatevolmente” decisero di porre fine ai miei tormenti e mondare i miei peccati affinché la mia anima raggiungesse in grazia nostro Signore: e per fare tutte queste opere di pietà e misericordia cristiana… mi condannarono ad essere bruciata viva mediante il rogo: …per purificare la mia anima dannata!

Senza più la lingua per potere invocare pietà, perchè strappata alla radice, le carni martoriate dalle torture e gli arti spezzati, venni caricata sul carro trainato dai buoi e tra le urla della gente che sghignazzava e urlava: “Al rogo la strega!Al rogo, bruciatela viva! Uccidetela!”, venni condotta sul luogo del supplizio finale.
Con i ferri ai piedi e le braccia incatenate, rinchiusa in una gabbia, attesi la mia morte e tanto mi pareva essere benigna che pensai a chi mi aveva condannata come ad un salvatore: …scordando che altro non era che il dono di gente maligna, corrotta, sadica, crudele e menzognera…
A mano a mano che la mia carne bruciata cadeva, avvolta dalle fiamme io… respiravo più liberamente pensando che sarebbe stato Dio, un giorno, a vendicarmi, a fargli subire il giusto castigo e a fare conoscere la mia sorte: … così vivrò per sempre nella storia, e vivrò anche dopo la mia morte…

E’ vero, sì! Tutto il mio narrare è vero, ma tu che ora ascolti la mia triste sorte, non piangere, perchè io ti confesso che dopo tanto dolore per le torture … persino la morte mi è sembrata un gesto di bontà e mille volte preferirei ancora ripetere la mia sorte piuttosto che essere stata io ad esser al loro posto…
…Ed è per tutte quelle che come me sono morte, solo per il peccato di essere nate, un tempo, “Donna”, che da “Lassù” io dedico a te la mia storia…

Le streghine… persuasive

“Tremate! Tremate!Le streghe son tornate!”
Ricordate questo vecchio grido delle agguerrite femministe? Era un semplice abbinamento dovuto ad una scelta occasionale e nulla più, ma ad invocare le origini di streghe oggi sono le tante streghine e maschette create del “turismo fai da te”, a cui ben si abbinano fattucchiere, cartomanti, maghi e altri “diavoletti incantatori” che prima o poi vedi nel Telegiornale, in un’aula di Tribunale, in compagnia di Vanna Marchi…

E’ “L’armata Brancaleone” che con le “streghine assurde” forma l’attuale schiera di: “Siamo tutte masche, tutte streghe autentiche”, con tanto d’etichetta sulla porta e… pedigrèe: l’unica etichetta autentica è quella che trovi sui loro abiti griffati, alla moda, firmati “Dolci & …Gabbati” e il pedigrèe è proporzionato alla compilazione del 740…

Sono uscite dalle leggende, dalle favole: fattucchiere con “Melinda” incantate, comprate dal fruttivendolo del supermercato. Streghe con specchi “delle brame” forniti con il conto del “lifting”… Streghette che tentano di tramutare zucche in carrozze dorate, riuscendo a tramutarle solo in cavoli verza, rape e carciofi… Non sono le eredi, né le incarnazioni di quelle poverette torturate e finite sui roghi dell’Inquisizione. Gli unici supplizi a cui sono state sottoposte sono quelli della callista, della parrucchiera e della dieta: sono solo streghette e maschette create dall’opportunismo turistico. Sono le “maschette Pro Loco”, le “streghine Apt”, “Turist… fai da te”… Hanno l’iniziale minuscola: proprio come minuscole sono le loro prestazioni e le uniche doti che possiedono sono la presunzione, la vanità e l’ignoranza. Sono nate per il turista, come i break and bref e le feste folcloristiche a cui partecipano… in gran combriccola, con tanto di “nomination”: “Le masche di…”, “Le streghe di…”, “Le indemoniate di…”.

Clonate dai libri di storia locale, si sono riprodotte in fotocopia. Ciclostilate, attualmente si stanno espandendo via internet!
Si sono evolute adattandosi ai nostri tempi e per questo sono vittime del consumismo, vestono alla moda, fanno “shopping”, vanno dal “coiffeur”, fanno “aerobica”. Sempre in movimento, pare facciano grandi cose, mentre in realtà non fanno nulla, imbranate al punto di scambiare i postumi di una sbronza con un Sabba; illuse, continuano a baciare rospi sperando si trasformino in principi, ma gli riesce solo di incontrare il …”principe dei sottaceti… Saclà”. Le più brave riescono a partorire un bebé del principe monegasco: ma più che per bravura è per… “sfiga nera”…

Hanno libri di magia comperati al supermercato del libro: “La magia del fai da te”. Qualcuna riesce a trovare in soffitta il vecchio libro della trisavola “Nonna Abelarda”, ma poiché sa leggere solo le etichette dei vasetti della passata di pomodoro non sa “interpretare” le formule … e se tenta di usarle riesce solo a creare ancora più scompiglio: dal macina-caffè esce la conserva di pomodoro, il televisore centrifuga calzini e tovaglie, il frigorifero cuoce bistecche e spaghetti… Possiedono una scopa volante, ma non sanno come funziona perchè sono abituate al “…Folletto aspiratore” e alla domestica colombiana, e così qualunque cosa facciano può solo ispirare tenerezza e provocare la risatina delle Vere Masche che gli volteggiano attorno, canticchiando:
“Emen ètan! Emen ètan! Onze, onze, baston! In te ‘n’ oa vaggo vegno e ghe son!” (Qui e là! Qui e là! Ungi, ungi, bastone! In un’ora vado, vengo e ci sono), mentre le Streghe… autentiche, risorgono e sogghignano ripetendo, a cantilena:

” I Cinque Comandamenti della Magia”
Sapere
Volere
Potere
Osare
…Tacere…

“Queste” sono le moderne streghine assurde: maschette nottambule-dell’informatica…