Il Santuario di Tindari
La Madonnina nera
L'interno del Santuario
I laghetti di Marinello
Il Ginnasio
Teatro del 3° sec. a.C.
Mosaici del 3° sec. a.C. alle Terme

Come fu che giunse la Madonnina nera…

Tindari deriva da Tindaro, personaggio mitologico dell’Etiopia… fu infatti una grande città greco-romana (Tyndaris), fondata nel 395 a.C. da Dionigi di Siracusa. Come molte città, ha subito periodi di grande splendore, ma anche di grandi saccheggi. Ciò che però distrusse l’antica Tindari fu un evento naturale, probabilmente un maremoto o un terremoto. Ciò che oggi rimane della sua prima epoca è davvero poco, ma sono comunque scavi molto interessanti. Oggi la città s’affaccia sul mare a 300 metri di altitudine, sul mare turchese ove si insinuano tortuose lingue di sabbia dorata, detti i ‘Laghetti di Marinello‘. Da Tindari, si gode di un panorama che va da Milazzo alle isole Eolie fino ai monti Peloritani.

Il cristianesimo a Tindari ebbe inizio nel 1° secolo, ma a renderlo più vivo fu l’arrivo della miracolosa Statua della Madonna nera. Nell’anno 726 Leone III imperatore d’Oriente proibi’ con un editto il culto delle statue sacre e la loro distruzione: ma i fedeli non ebbero coraggio, così le affidarono ai marinai… ed è così che giunge nascosta in una cassa la Madonnina nera. Mentre navigavano nel Tirreno, fu una tempesta a costringere l’equipaggio ad un approdo proprio a Tindari, e quando la tempesta si placò non riuscirono a spostare la nave fin tanto che non scaricarono quella cassa così speciale. Fu così che da ogni luogo vennero ad ammirare questa Madonnina miracolosa.

La statua è di legno, in cedro, alcune parti sono scolpite mentre il busto è ricoperto da una tunica rossa e un manto blu scuro trapuntato. Attualmente indossa anche un manto di seta e sul capo porta un turbante orientale. La Madonna, di foggia bizantina, è seduta con in braccio il bambinello.

Il santuario che la ospita fu ricostruito più volte, l’ultima nel 1598; ma poi fu ancora ampliato perchè non bastava a raccogliere tutti i pellegrini, nel 1979 si inaugura anche il nuovo santuario. Al suo interno troviamo bellissime vetrate e statue in marmo, un bellissimo organo: tutto è riccamente decorato. (Info: www.diocesipatti.it). Anche Giovanni Paolo II ha compiuto qui il suo pellegrinaggio il 12 giugno 1988, quando ha pregato dinanzi alla Madonna Bruna e si è incontrato con oltre 60.000 fedeli. I festeggiamenti della Madonna del Tindari si celebrano il 7-8 settembre.

La leggenda della bambina

Una signora, avendo la bambina gravemente ammalata, si rivolse alla Madonna di Tindari facendo voto per la guarigione della figlia. Ottenuta la grazia, si recò al santuario per ringraziare la Madonna, ma vistala bruna restò delusa ed esclamò: “Sono partita da lontano per vedere una più brutta di me”. E partì in cerca della sua bella Madonna Miracolosa. Nel frattempo, la bambina rimasta incustodita, si sporse troppo dal colle su cui è il santuario e precipitò. La madre disperata allora tornò indietro a pregare, che la salvasse una seconda volta a riprova che fosse proprio lei Madonnina Miracolosa. Uscita, trovò la bimba che giocava tranquilla su un arenile formatosi improvvisamente nel mare sottostante, ed un marinaio che passava da quelle parti la prese e la riportò nelle braccia della madre. Fu così che la madre, commossa, ringraziò la Madonnina esclamando “Veramente voi siete la gran Vergine Miracolosa”.

Cos’altro fare a Tindari

Sono visitabili gli scavi, che hanno messo in luce la pianta della vecchia urbs romana, con i cardi e i decumani, ove vi erano le botteghe e gli isolati di case. Alcune di questa avevano colonnato e giardino interno. Vi sono poi i resti del Ginnasio, più probabilmente basilica per riunioni, e l’edificio termale con molte stanze, vasche e mosaici; ma il punto più suggestivo e meglio conservato è il teatro, del III sec. a.C. e riadattato dai romani a ludi di gladiatori e venatori. E’ possibile visitare il Museo relativo, che raccoglie molti pezzi tra cui il plastico del teatro greco, alcuni documenti che raccontano la storia degli scavi, la testa di Augusto e diversi manufatti in ceramica, terracotta e vetro risalenti anche all’età del bronzo. (Sito ufficiale promozione turistica: www.pattietindari.it )

“La gita a Tindari”: sui luoghi del Commissario Montalbano

Tindari è sede anche di uno dei famosi romanzi di Andrea Camilleri, “La gita a Tindari”, edito da Sellerio e oggetto della altrettanto famosa resa televisiva. Esiste persino un fanclub di Vigata e del celebre commissario… L’intreccio è dato da tre omicidi accomunati, apparentemente, soltanto dalla stessa residenza: un giovane ucciso davanti all’ingresso del condominio e una coppia di anziani, condomini del quarto piano, prima scomparsi dopo una gita a Tindari e poi ritrovati uccisi in un casolare. Ma leggete il libro per sapere come il Commissario Montalbano risolverà il caso…

Da gustare a Tindari

La gastronomia siciliana è talmente ricca che citeremo qui giusto i nomi dei piatti da non perdere, particolari della provincia di Messina. A Patti nello specifico sono tipici i formaggi artigianali, tra cui il pecorino detto ‘calcagnu‘. Tra i primi: pasta ‘ncasciata, cannelloni alla siciliana, pasta alle vongole, arancini di riso, “sciusciello” (tipico di Pasqua); tra i secondi: maccu di fave, bracioline impanate di pesce spada, pesce spada alla ghiotta, pesce spada con ‘sammurigghiu’, sarde a beccafico, stoccafisso alla messinese (si dice che lo stoccafisso qui l’abbiano portato i russi, primi a portare aiuti dopo il terremoto che distrusse Messina nel 1908). E poi i raffinati tonno e bottarga di Milazzo.
E per i dolci: la tradizionale messinese pignolata bianca e nera, la cassata, i cannoli, il torrone gelato qui detto ‘gelato di campagna‘, i frutti di Martorana, ‘nzuccherata‘, ‘nipitiddate‘.
E per finire, i vini: Capo, Faro, Malvasia delle Lipari e Mamertino.