…nuance dai bagliori inaspettati che sfumano dal nero al viola, dal grigio al verde per donare alle donne che le indossano un tocco di irresistibile esoticità. Le donne polinesiane potrebbero essere infatti descritte da pochi ma essenziali ornamenti: un fiore di Tiare tra i lunghi capelli corvini e una perla nera incastonata in orecchini, collane o bracciali quasi a indicare la loro familiarità con questa meraviglia della natura.

Non a caso le trasparenti lagune intorno alle isole di Manihi, Mangareva e Fakarava sono l’habitat ideale per perle tanto belle quanto rare che vengono coltivate secondo un’antica tecnica appositamente studiata per le ostriche perlifere tahitiane.

Infatti indossare una perla nera significa farsi conquistare dal fascino della Polinesia Francese e in un attimo indossare la luminosità della sua natura.

LE ISOLE DELLE PERLE

La prima ferme perlière della Polinesia Francese è sorta sull’atollo di Manihi nelle Tuamotu tanto che l’isola è conosciuta come “l’isola delle perle” per le numerose coltivazioni della famosa perla nera tutt’ora in piena attività. La sua laguna a forma ellittica è costellata di tanti piccoli laboratori in cui le perle vengono coltivate e lavorate.

Mangareva è invece considerata il tempio delle perle delle isole Gambier, l’arcipelago più remoto della Polinesia Francese. La coltivazione delle perle, oltre a favorire l’economia locale, ha contribuito al ripopolamento di atolli ormai abbandonati per mancanza di lavoro.

L’isola di Tahiti ospita un museo unico nel suo genere. Inaugurato nel 1998, il Museo della Perla Nera ne ripercorre la storia attraverso l’arte e le leggende legate a questi piccole gioielli della natura. Spazio dedicato anche alla maestria e alle tecniche usate per coltivare e lavorare le perle.

Papeete ospita due volte l’anno l’asta della GIE Perles de Tahiti, l’associazione che riunisce centinaia di produttori di perle per determinarne il prezzo in base alla quantità e qualità immesse sul mercato.

Le perle nere polinesiane oltre a esaltare la bellezza quando indossate, vengono impiegate nelle più esclusive SPA polinesiane in preziosi trattamenti: il massaggio con le perle o la linea cosmetica Nacre a base delle loro polvere, che prende il nome del guscio delle ostriche ed è stata creata appositamente dal St Regis Resort di Bora Bora.

Le perle possono davvero essere considerate uno dei simboli della Polinesia Francese, tanto da adornare le donne polinesiane fin dalla tenera età. E’ facile quindi vedere donne, maman e bambine tahitiane indossare con disinvoltura monili in perla e madreperla di cui poco importa il valore: la loro vera forza sta nel simbolo d’eleganza che rappresentano.

Difficilmente si resiste alla tentazione di acquistarne al mercato di Papeete o nelle prestigiose boutique dell’isola perché, insieme alle collane di tiare, sono diventate emblema di Tahiti e delle sue isole in tutto il mondo.

PERLE NERE IN ACQUE CRISTALLINE

I fondali marini della Polinesia Francese sono da millenni la culla naturale di una meraviglia della natura: la famosa perla nera di Tahiti. E’ una varietà di madreperla unica al mondo, tanto delicata da aver bisogno di un ambiente lagunare incontaminato per svilupparsi, che gli esperti conoscono con il nome tecnico di Pinctada Margaritifera varietà Cumingi, dal nome del biologo che la classificò per primo nel 1820.

Nonostante il nome, la perla nera polinesiana esiste in natura in nuance che sfumano dal blu al viola melanzana, dal verde al grigio, fino ad arrivare al rosa tenue. Le perle vengono “coltivate” in ceste immerse nella laguna polinesiana e si sviluppano in seguito all’introduzione di un corpo estraneo nel mollusco; per neutralizzare l’intruso, l’ostrica lo avvolge con centinaia di strati di madreperla e sono necessari 5/6 anni prima che il processo sia concluso.

A differenza delle altre, le ostriche da cui nascono le perle di Tahiti sono più delicate delle altre specie e durante ogni ciclo di coltivazione ne muoiono tantissime: ciò contribuisce a renderle così rare e quindi preziose. Come il colore, anche le forme possono variare: a goccia, ovali, barocche.

Oltre alle perle, classificate secondo le categorie top (che comprendono le perle rotonde, semirotonde e barocche) esiste la varietà keshi, priva di nucleo e dalle forme bizzarre. La prima perla nera coltivata vide la luce nel 1965 grazie a un veterinario, Jean Domard, che aveva studiato in Asia il metodo giapponese di innestamento della Pinctada e, divenuto capo del Servizio della pesca di Tahiti, lo introdusse nel Pacifico.

Gli arcipelaghi che ospitano le più grandi coltivazioni di perle nere sono le Gambier e le Tuamotu, il più grande arcipelago della Polinesia Francese, dove esistono circa 250 aziende perlifere.

Informazioni: www.tahiti-tourisme.it