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Al soggiorno in Kenya abbiamo ben abbinato una crociera di 5 giorni verso le più belle isole dell’oceano Indiano, Zanzibar, con visita di tutto l’arcipelago delle isolette minori di Unguja. Lasciamo Mombasa il 10.08.2002 nel primo pomeriggio e ci imbarchiamo a bordo della motonave Royal Star, un’elegante nave da crociera che ci porterà per qualche giorno alla scoperta delle seducenti isole dell’oceano blu. La nave ospita 365 cabine, viaggia sotto la bandiera delle Bahamas, l’equipaggio è greco comandato dal capitano Antonio Domoras, il personale a bordo è filippino, siamo pronti … si parte. E’ la nostra prima crociera, non sappiamo cosa ci aspetta anche se si respira una strana atmosfera, la voglia di relax e di svago si mischia all’irrefrenabile volontà di scoperta e di avventura al tempo stesso.

La prima cosa buffa e spaventosa che ci tocca è il meeting, ma non di Welcome, contrariamente a quanto noi avessimo pensato, bensì “Dimostrazione di Salvataggio” : spiegazioni teoriche e simulazione pratica, con tanto di salvagente e fischietto, voluto dalle leggi internazionali marittime, al quale tutti i passeggeri sono obbligati a partecipare, simulando come abbandonare la nave in caso di naufragio!!! Già qualcuno si tocca con non chalanche, altri canticchiano il motivetto del Titanic, UUUEEE iniziamo bene.

Ci fanno dirigere dal Marco Polo Lodge verso l’esterno, vicini alle scialuppe, sembriamo tanti omini Michelin, percorriamo le scale e non l’ascensore, perché in caso di vero pericolo non sarebbe cmq. in funzione; tutti i punti di incontro sono affollati e tutti i servizi di bordo sospesi. Alla fine dell’esercitazione, che assume toni ironici e scherzosi anche con lo staff, (Bettina addirittura ci fa le foto) ci “fiondiamo” nella ns. cabina, la n. 104 nel Carabbean Deck, ammiriamo la partenza dall’oblò.

Io e Ivo non facciamo neppure il consueto brindisi di benvenuto, ci sistemiamo sul ponte, a rimirare da lontano le care coste keniote, gustandoci il sole che batte sulla faccia. Il tramonto è spettacolare, lo filmiamo in silenzio, la nostra contemplazione ci porta ad una profonda comprensione reciproca: qui le parole sono davvero inutili, ci godiamo l’infinito. Ad un certo punto passa Ramon, il ragazzo colombiano conosciuto poco prima, ci distrae e notando che ha rotto l’atmosfera romantica ci dice che avremo modo di rimirare tanti altri fuochi rossi. Prima della cena, Heidi la ns. assistente di Merano, ci aspetta per sbrigare la parte burocratica, dobbiamo infatti pagare 10 $ a persona per ogni giorno di permanenza (un furto) come visto d’ingresso in terra di Tanganika. Ci vengono ritirati i passaporti, e ci rilasciano una targhettina e due talloncini rossi numerati, saranno gli identificativi di riconoscimento per la crociera.
Stiamo lasciando Mombasa per Zanzibar, dovremo percorrere 260 km. circa viaggiando di notte, nel frattempo, Bianca, la direttrice di crociera, ci presenta tutto lo staff presente, a bordo il clima è euforico c’è davvero tanta bella gente.

E’ domenica, il primo giorno intero sull’isola delle spezie finalmente inizia, di buon mattino, appuntamento per le 9.00 in compagnia di Castrese, Dolcizia, Giudo e Ilenia, due giovani coppie conosciute la sera precedente sul ponte, insieme decidiamo di visitare la Stone Town, non seguendo le escursioni guidate, ma facendo il self made. L’intesa con questi ragazzi è immediata, il livello di risate è alto, siamo tutti molto desiderosi di vedere il più possibile questo concentrato di storia e novità. Giunti al porto attraversiamo la parte antica della città, ci fermiamo per una pausa fotografica alla casa delle Meraviglie “House of Wonder“, oggi museo, alla residenza del sultano dell’Oman e del suo Harem, vediamo il bellissimo Serena INN Hotel, da mille e una notte, e proseguiamo fino alla cattedrale anglicana, che è stata costruita al posto dell’antico mercato degli schiavi. Ne vediamo l’ingresso tortuoso, e un monumento a ricordo, raccapricciante, insieme perché raffigura degli uomini schiavi dell’epoca torturati e legati al collo da pesanti catene. C’è anche il Forte Arabo e la presunta casa natale di Freddy Mercury, (ne scopriremo in realtà ben 7), ammiriamo inoltre i portali di legno rafforzati a prova di attacco di elefanti, le case di pietra con bellissimi balconi intarsiati con fiori di loto.

Ma il cuore della città vecchia è senz’altro la zona del mercato, con splendide viuzze rumorose, caotiche e colorate, con il susseguirsi di centinaia di bancarelle che espongono l’artigianato locale, troviamo tutto ma proprio tutto, ci lustriamo gli occhi ed iniziamo con Giudo, che parla rigorosamente il toscanaccio, a contrattare per le compere. Si, perché nelle botteghe ti fermano, ti assalgono, ti toccano e ti propongono : tappeti, quadri, spezie, statue magliette , bracciali di perline, monete e libri antichi; la contrattazione è un rito, si parte da una cifra assurda e quasi sempre inaccettabile, poi si comincia : “Papa say… mama say… pole pole, hakuna matata, business is business” insomma si ottengono sconti del 70 o 80 % rispetto al prezzo iniziale, intendendosi al volo, anche se loro non parlano l’italiano, ne inglese, ma solo Kishahili. E’ davvero tutto uno show!! A noi ragazze poi, dopo la pausa cocco, ci propongono tatoos con gli henne, treccine, e addirittura accompagnatori locali, (veri o presunti masai) usanza molto praticata in questa parte di povero mondo, “white mama per black man!, ne prendiamo atto.

E’ mezzodi, e abbiamo la fortuna di assistere alla canora messa locale, nell’Anglican Church vicina alla casa degli schiavi, zona tristemente famosa perché a ZNZ ci fu la più massiccia esportazione di schiavi africani, deportati dai mercanti arabi nella metà del 1800 in USA. E’ è è è, ma come facciamo noi a saperle tutte queste belle cose ??? semplice, (direbbe Castre), ce le ha spiegate Heidi il giorno prima!!! Rientriamo nel tardo pomeriggio con le collanine e il grande quadro di Mtiti, siamo carichi di souvenirs, e desiderosi di piscina, prendiamo la navetta delle 18.00 l’ultima, la giornata è stata entusiasmante, ci attende ancora la serata di galà con la cena ed il benvenuto del capitano (piccolo gossip Lui …soffre di mal di mare, assurdo).

Il giorno dopo è prevista l’escursione Forest e Delfini, noi soliti 6 avventurosi, sempre di buon mattino, sempre con il metodo fai da te è meglio, lasciamo la nave ed iniziamo il “SOLIMANO DAY” noleggiamo cioè un pulmino per l’intera giornata e conosciamo il gustoso autista, il mitico ed indimenticabile Solimano si si si.

Con lui vorremmo fare il giro completo dell’isola, stabiliamo il prezzo e il percorso includendo le splendide spiagge dell’estremo nord, Ras Nunghwi, che con la bassa marea ci offre uno spettacolo da cartolina. Il viaggio è divertente ma lungo e per niente comodo a causa della strada. Da lontano vediamo affiorare lunghe strisce di sabbia, anzi borotalco bianco, siamo protetti alle spalle da filari di palme, che si perdono nella tonalità del celeste, del blu, e dell’azzurro sia mare che cielo. Dalla spiaggia verso il mare camminiamo per qualche km. scoprendo il fondale e la vita che sta sotto i ns. piedi, vediamo ricci enormi e anemoni di mare, i paguri, le conchiglie, i coralli e pesci variopinti; sopra invece i dhow, le caratteristiche barche arabe costruite in tronchi interi di albero di mango.

Qui iniziamo a confondere Solimano, quando gli diciamo che in Italia “Mango canta, e Coco gioca, non si mangia”, insomma li per li non capisce e neanche dopo la dettagliata spiegazione. Insiste nel NON voler fare foto con noi, perché a suo parere, lui è scuro per cui nella foto non si vede anche se usiamo il flash, ci dice inoltre che ormai è vecchio, ha già 26 anni e non ancora una donna, è dolcissimo ed ingenuo all’inverosimile, il problema è che non ha mai visto così tante novità tutte insieme, e la cosa lo spiazza assai. Cerchiamo in ogni modo di farlo sentire parte del gruppo, e si diverte come un matto quando parliamo delle nostra età, dei nostri lavori, nel mentre sbaglia continuamente strada ed evita animali e mucche sulla strada. In compenso è ossessionato dalla sua radio e dalle cassette musicali che ha, viene continuamente distratto dal Castre che gli spiega le strade, che anche lui ovviamente non conosce, per non parlare poi della mania del cellulare scarico, vera causa dell’incidente con la palma di Kiwenga.

Kiwenga appunto, 2° tappa , la raggiungiamo nel pomeriggio; è bellissima e ancora vergine come tutta la baia circostante, c’è un’aria serena e autentica, perché gli alberghi sono rari (giusto solo 2 italiani) e i turisti si contano sulle dita di una mano. Qui nessun pescatore ama farsi fotografare, secondo la loro religione, ci spiegano, la foto gli ruba l’anima, per cui evitiamo il rito della posa con loro, e ci mettiamo ad osservarli, sono tutti intenti a riparare le poche reti protetti dall’ombra delle palme, ed evitano accuratamente di bagnarsi, perché per loro fa molto freddo è quasi inverno (30 gradi dico 30!!); chissà se dovessero conoscere i nostri veri inverni e le nebbie fitte. Ci rilassiamo guardando le belle conchiglie sulla battigia, ci sono molti granchi, e i bimbi inseguono urlando i cani, è un vero paradiso di flora e fauna, qui la vita scorre senza tempo, penso che sia giusto preservare questi posti cosi incantevoli, il turismo rovinerebbe molto. Ad un certo punto Solimano ci richiama alla realtà, è ora di ripartire per Stone Town, lui ha una fame incredibile, non mangia dal giorno prima, continua a ripeterci all’infinito “I’m hungry I’m hungry”. Gli obbediamo e ridiamo divertiti, un tipo così se non ci fosse bisognerebbe davvero inventarlo, altroché. Al rientro in città ci congediamo da lui e gli lasciamo una piccola mancia, è felicissimo perché così potrà finalmente andare a mangiare, magari al ristorante della città vecchia, con il tourist menu.

Torniamo al porto in mezzo all’afa, riprendiamo la navetta e saliamo a bordo, e dopo la consueta sauna serale ci gustiamo la cena all’italiana, con indimenticabile allestimento in tricolore, ottimo servizio tutto il stile Venezia in gondoleta. Ci viene servita aragosta con crema di funghi, pizza, pesce, pasta e tipiche ricette italiane, noi tutti non avevamo mai mangiato così bene in questo modo e così lontani da casa. Nel mentre qualche italiano sta di nuovo maluccio, qualcuno deve assumere le pasticche per il mal di testa, e Beatrice si fa fare la punturina calmante dal dottore di bordo, mentre noi coraggiosi e forse semplicemente più forti di stomaco ce ne stiamo all’esterno, a rimirare un branco di squaletti azzurri che ha raggiunto la nave.

Il giorno dopo lasciamo Zanzibar alla volta dell’isola di Mesali, che purtroppo non abbiamo visitato. In mattinata infatti il tempo non promette per niente bene, tira l’aria, il sole è inesistente, fino alle 13.00 piove, per cui preferiamo non scendere a terra, la giornata non migliora, la pioggerellina fastidiosa rovina tutto ma io e Ivo non possiamo permetterci di stare male perché abbiamo ancora il Lariam da prendere e il safari che ci aspetta, quindi è meglio non strafare. Chi è sceso garantisce che, nonostante le pessime condizioni climatiche, l’isola è bella e rosa, i molti coralli scuri sono visibili già sulla spiaggia, ce si fosse stato il caldo sole africano sarebbe stato, a detta di molti, un luogo paradisiaco!!

Alla sera come ultima sorpresa, viene festeggiato Ivo da tutto l’equipaggio al gran completo, poiché l’indomani si partirà molto presto alla volta del Kenya, e non ci sarà la possibilità di spegnere le candeline della torta. Così tutto viene anticipato di un giorno, Francis e Noel capitanati da Allen sbraitano in un italiano davvero poco convinto la canzoncina di buon compleanno al vecchione, meglio di sicuro la versione in inglese, ma l’intenzione è stata apprezzata, così come la porzione di torta alla panna che ci viene servita.

Questa è stata l’ultima cena a bordo e anche la serata più divertente. La notte trascorre veloce, alle 3.00 ritiro delle valigie fuori dalle cabine, la sveglia è prevista per le 5.00 a.m. e alle 7 arrivo in porto, saluti e baci con tutti e…DISIMBARKATION…
Insomma che dire questi giorni sono volati ma sicuramente abbiamo avuto modo di constatare che Zanziabr è davvero una perla dell’oceano indiano, per cui…andateci…

Alla prossima mission impossible, Saby e Ivo Motta from Italy

Foto e testo di Brambilla Sabina. Grazie 🙂