Come sarà la pasta fra 30 anni? È la domanda a cui prova a dare risposta la 21ma edizione del World Pasta Day. In un pianeta che ha sempre più fame di pasta – in 10 anni il consumo è quasi raddoppiato, da 9 a circa 15 milioni di tonnellate annuel’Italia resta il punto di riferimento per questo alimento. Non solo è il Paese che ne produce, consuma ed esporta di più, ma, soprattutto, ha portato nel mondo un modo tutto italiano di cucinarla e mangiarla.
In occasione del World Pasta Day 2019 i pastai italiani tornano a celebrare l’unicità della pasta e dello stile di vita italiano con “Al Dente”, kermesse che coinvolge i migliori chef italiani e internazionali. Per 7 giorni, dal 18 al 25 ottobre, nei menù dei ristoranti che aderiranno all’iniziativa una ricetta ispirata al tema di questa edizione: #pasta2050.

ITALIANO 1 PIATTO DI PASTA SU 4 MANGIATI NEL MONDO

Con 3,3 milioni di tonnellate di pasta prodotte (+0,3%), l’Italia si conferma anche nel 2018 leader mondiale del mercato della pasta, davanti a USA, Turchia e Brasile. Oggi circa 1 piatto su 4 nel mondo e 3 su 4 in Europa sono prodotti con pasta italiana.
Anche nei primi 3 mesi del 2019 i paesi dove esportiamo di più si confermano Germania, Regno Unito, Francia e Stati Uniti, ma i mercati strategici da dove arrivano le performance più importanti di inizio 2019 sono Arabia Saudita (+79%), Cina (+25%) e Australia (+14%).

Social Pasta Party

Il 25 ottobre, un social pasta party unirà il mondo in una spaghettata virtuale. Tradizione, menù etici, ricette glocal, ingredienti innovativi, attenzione a salute e ambiente: ecco le 6 principali tendenze che caratterizzeranno il consumo di questo alimento nei prossimi 30 anni, evidenziate da pastai, sociologi, esperti di consumo, sostenibilità e food.

#1
IO MANGIO CLASSICO
LA PASTA AL POMODORO, PORTABANDIERA DELLA DIETA MEDITERRANEA NEL MONDO

Quasi tutti gli esperti sono concordi. Nell’arco dei prossimi 30 anni lo scenario alimentare non cambierà così velocemente da spazzare via tutto quello che c’è sostituendolo, con qualcosa di totalmente nuovo.
Se è vero che ogni tradizione è una innovazione (di molti anni prima) che ha avuto successo, allora vuol dire che prima che venga superata, del tutto, ci vogliono tempi lunghissimi. Nell’ordine dei secoli.
E in ogni caso la pasta così come la conosciamo oggi – con le sue ricette apprezzate in tutto il mondo – continuerà a essere un “classico” esattamente come accade oggi con oggetti vintage (una borsa Fendi, un foulard di Hermes, una cravatta Marinella) che tutti ostentano con orgoglio e di cui si parla con grande considerazione e rispetto.
La pasta di semola di grano duro avrà un ruolo importante nell’alimentazione del pianeta, portando avanti la bandiera della tradizione e della dieta mediterranea.
L’Italia sta infatti esportando, da anni, insieme alla pasta, ai pomodori e al parmigiano uno stile di vita che il mondo intero comincia a comprendere, valutandone la superiorità in termini di salute, benessere e qualità della vita. Inclusa un’attitudine alla convivialità (qualcuno la chiama eater-tainment, voglia di divertirsi mangiando) che i consumatori di tutto il mondo impareranno ad apprezzare anche all’interno di quelle culture alimentari che oggi sono meno inclini a pensare il cibo in un’ottica di socializzazione e condivisione di esperienze
Gli spaghetti con il pomodoro sono stati decretati pasta del futuro dai Millennials in una ricerca Doxa del 2016 . E la pasta con il pomodoro era stata indicata come “pasta del futuro” da un’altra ricerca realizzata, pensate un po’, nel 1999 dai pastai italiani (allora, UNIPI).
E’ un piatto adatto a vincere la sfida globale perché democratico, poco costoso, facilmente conservabile, facile da preparare, accettato, senza proibizioni, da tutte le religioni. E, last but not least, buono.
Visto che la dimensione del gusto continuerà a essere un driver si successo dell’alimentazione anche tra 30 anni.
Insomma, un futuro senza la pasta di semola di grano duro che conosciamo oggi, non è davvero immaginabile.

#2
IO MANGIO ETICO
PASTA, VERDURE E SOSTENIBILITÀ 

Il futuro sarà sempre più dominato da un interesse per le diete a base vegetale. E la pasta verrà certamente “contaminata” da questa tendenza.
Le ragioni di questa evoluzione sono legate certamente al crescente desiderio di stare bene e pensare di più alla nostra salute, ma fanno riferimento anche all’approccio più responsabile delle giovani generazioni che mettono la sostenibilità (agricoltura attenta all’ambiente, bio, meno pesticidi, conservazione della biodiversità, rispetto delle comunità di agricoltori) in testa alle loro scelte di vita.
Pasta&verdure è e sempre di più sarà una scelta anche etica , in un’epoca in cui i consumi non etici, probabilmente…. diventeranno non consumi.
La pasta con le verdure interpreta molto bene l’etica dei Millennials.
E probabilmente, per questo, sarà una delle “tradizioni” delle famiglie italiane di domani.
La pasta, alimento sostenibile per eccellenza, incontrerà sempre più i prodotti dell’orto, all’insegna di un nuovo gusto “verde” che rivoluzionerà, nel corso dei decenni, i condimenti che hanno fino a oggi accompagnato la pasta. Molti dei sughi classici – dal ragù, alla carbonara, alla amatriciana – mettono la carne, e i suoi derivati, al primo posto. Ci vorrà del tempo, ma tra 30-50 anni esisteranno, molto probabilmente, dei grandi classici con piselli, carote, cipolle, zucchine, carciofi come ingredienti principali.
Il piatto simbolo di questa tendenza? Gli esperti del nostro Boot Camp lo hanno immaginato così: un fusillo integrale con zucchine croccanti a cottura rapida (per ridurre l’impatto ambientale della preparazione), un filo di olio extravergine d’oliva e due riccioli di ricotta salata.
Se l’etica di un piatto riuscirà ad andare a braccetto con la sua estetica, come in questo caso, allora il successo, nel 2050, sarà garantito.

#3
IO MANGIO GLOBALE
PASTA FUSION: UN MONDO DI CONTAMINAZIONI

La prima regola dell’evoluzione di ogni “specie” è adattarsi. La pasta – rimanendo sé stessa – dovrà però essere aperta alle contaminazioni. Non solo quando esplorerà nuovi paesi e si presenterà a nuove culture gastronomiche, ma dovrà iniziare, presto, a farlo anche “in casa”. Qui in Italia.
Sono sempre di più – circa il 56% – gli italiani che si aprono ai cibi etnici, perché curiosi di sperimentare sapori e culture differenti. Mentre il 49% dei nostri connazionali pensa che alcune cucine etniche rappresentino una valida alternativa a quella italiana .
Si comincia a parlare di Ego Food per indicare quei cibi che vanno incontro a specifiche culturali del consumatore: quindi all’Ego di chi li mangia, non di chi li vende.
Solo per fare un esempio: le varie versioni di pasta “istantanea” (si cucina mettendo i vari ingredienti tutti insieme nel tegame, aggiungendo acqua calda per avere il piatto pronto in pochi minuti) con le quali alcune aziende italiane si stanno attrezzando per approcciare l’estremo oriente, sono un modo di guardare al futuro in questa ottica di apertura e disponibilità, per aprire nuovi mercati.
Se la pasta non accetterà l’idea, la filosofia, della contaminazione dovrà rinunciare a viaggiare in molti angoli del mondo. Dobbiamo, come ha detto una volta lo chef Salvatore Tassa, imparare a “parlare altre lingue attraverso la pasta, che fa parte del nostro alfabeto” .
Del resto, la pasta è da sempre, per sua natura, fusion e pronta al cambiamento. Un elemento presente nel suo DNA. Un classico come la pasta al pomodoro in realtà è la versione fusion di un nostro piatto medioevale e rinascimentale che prevedeva solo condimenti in bianco (latte, formaggio, burro), visto che il pomodoro è arrivato dall’America ed è stato impiegato per fare il sugo in Italia solo a partite da metà Ottocento.
Aperti alla contaminazione, dovremo però continuare ad affermare l’Italian way of pasta: cioè la cultura della preparazione corretta di questo piatto, a partire dal concetto di cucinarla “al dente”, per gustarla al meglio e avere i maggiori benefici sulla salute.
Una sfida (per far crescere la cultura della preparazione della pasta) nella quale, in questi ultimi anni abbiamo fatti passi da gigante. Fece scalpore, per chi lo ricorda, un editoriale del New York Times del 1983 che s’intitolava, appunto For pasta al dente , nel quale veniva sdoganato il principio che la superiorità della “filosofia” della pasta italiana era proprio nella sua capacità di tenuta in cottura e nel suo essere – se ben cucinata – appunto, “al dente”.

#4
IO MANGIO DIVERSO
PASTA CON INGREDIENTI TUTTI DA SCOPRIRE

In futuro si consumeranno cibi dall’aspetto familiare, ma prodotti con ingredienti diversi.
Un po’ come comincia ad accadere oggi con gli hamburger vegetali…
Mai, come in questo caso, il futuro è oggi. Sul mercato della pasta c’è già tutto quello che i consumatori potrebbero mettere al centro delle proprie scelte nei prossimi decenni. E questo perché l’innovazione è da tempo uno dei driver dell’industria della pasta italiana: ogni anno i pastai italiani investono in innovazione, ricerca e sviluppo circa 500 milioni di euro, pari al 10% del fatturato del settore. Anche perché le aspettative del consumatore, su questo fronte, sono già oggi alte: secondo un’indagine IRI, 1 italiano su 2 (48%) si dice interessato a nuovi ingredienti, nuovi prodotti, nuovi tipi di pasta .
In principio, si può dire, fu la pasta integrale. Un successo quasi immediato, che ha conquistato più per il contenuto di salute (l’integrale è un driver acquisito e di salute) che per quello di gusto. Molti italiani sono ancora disorientati dal sapore nuovo e poco capaci di gestire le diverse ricette che richiede una buona pasta integrale .
Dopo l’integrale sono arrivate le paste con semole di legumi (piselli, fave, ceci), al farro, al kamut.
Vendute già da molte aziende e nei confronti delle quali sono in corso… prove tecniche di assaggio, ancora timide, da parte dei nostri connazionali.
Ma il futuro potrebbe riservarci ancora dell’altro, parola di esperti. E c’è chi comincia a proporre tagliatelle alla spirulina (un’alga) o pennette agli insetti. Intercettando 2 delle 5 tendenze (megafrutti, alghe, microproteine, meduse e insetti) che il settimanale Forbes ha indicato in un articolo in cui ragiona sull’alimentazione del futuro .
Un altro dei trend innovativi del futuro, la pasta 3D, si è presentato da due o tre anni in forma di sperimentazioni. Le prime prove tecniche di pasta “stampata” hanno stupito giornalisti e lettori .
Chi l’ha assaggiata ha potuto fare un’esperienza di gusto nuova e interessante.
In futuro ognuno potrà ordinare la pasta adatta alle proprie esigenze, con ingredienti diversi anche in base alle patologie di cui si soffra (diabete, colesterolo alto) o semplicemente in funzione dei propri gusti.
Un prodotto di largo consumo come la pasta farà i conti con un consumatore non standardizzabile e sempre più evoluto.

#5
IO MANGIO SEMPLICE
LA PASTA SEMPRE PIU’ ESSENZIALE E SALUTARE, ALL’INSEGNA DEL LESS IS MORE

Uno dei mantra del nostro tempo – less is more – è, in realtà, una definizione vecchia quasi di un secolo.
Del resto, uno dei segreti della salubrità della dieta mediterranea era dato proprio da un approccio frugale al cibo (che ancora oggi sembra uno dei segreti della longevità). E da una semplicità, nella realizzazione delle ricette, che (sembrerebbe da tanti segnali) vivrà una stagione di grande successo anche nei prossimi decenni.
La lista corta degli ingredienti e il no skill, saranno nuovi imperativi di un consumatore che cercherà un diverso equilibrio con l’alimentazione.
Il salutare vincerà sul gourmet.
E i sughi semplici, addirittura elementari (pasta in bianco olio e parmigiano, pasta con i piselli) avranno una nuova stagione di successo. Certo si tratta di una tendenza che dovrà trovare i suoi profeti e il suo ABC, inventando ricette capaci di adattarsi anche alle esigenze del consumatore di metà millennio.
Semplicità farà anche rima, sempre di più con qualità. L’imperativo sarà lavorare il meno possibile una materia prima di altissima qualità (tendenza che sosterrà l’integrale) e accompagnare la pasta che se ne ricava con il miglior pomodoro, il miglior olio extravergine d’oliva, le migliori verdure, i migliori formaggi…
Pasti pronti per ogni momento e occasione di consumo, possibilmente espressi (il poco tempo a disposizione sarà un altro fattore che condizionerà il nostro modo di mangiare) e salutari.
Il food delivery sarà una delle frontiere su cui si giocherà il futuro della pasta: bisognerà trovare soluzione compatibili con questo strumento, che accentrerà una parte crescente dei consumi degli italiani.
Oggi la pasta non è centrale nell’offerta del delivery per le difficoltà legate alla tenuta della cottura e alla qualità del piatto sottoposto allo stress del trasporto.
Chi troverà la soluzione (anche tecnologica) a questi problemi, all’insegna della semplicità e del gusto, potrà conquistare un mercato oggi davvero inimmaginabile.

#6
IO MANGIO CONSAPEVOLE
LA PASTA ALLA SFIDA DELLA CORRETTA INFORMAZIONE: PER RIBADIRE CHE È BUONA, SICURA E SOSTENIBILE

Il futuro della pasta passa anche attraverso la corretta informazione. Oggi infatti viviamo schiacciati tra due tendenze, incoerenti fra loro ma altrettanto forti e radicate. Che si estremizzeranno (ancora di più) in futuro.
Da una parte c’è il legittimo desiderio, da parte dei consumatori, di cercare e ricevere informazioni da chi produce gli alimenti e di scegliere sulla base di una migliore conoscenza del prodotto (materie prime, processi produttivi, rispetto di parametri di sostenibilità ambientale e di tutela dei lavoratori e delle comunità locali, etc.).
Dall’altra però esiste un flusso continuo e incontrollato di fake news che confondono il consumatore (si forniscono vere e proprie prescrizioni di tipo medico senza averne l’autorità, dicendo che un alimento fa bene o fa male sulla base di informazioni grossolane, spesso ideologiche, non di valore scientifico).
Perché la pasta possa continuare a svolgere il suo ruolo cruciale per l’alimentazione del pianeta sarà necessario fare chiarezza su quello che la pasta è davvero e su quello che non è.
Temi, delicati, come quello delle diete no carb, delle allergie, del beneficio per tutti della pasta senza glutine, della qualità delle materie prime utilizzate per fare la pasta dovranno essere affrontati con serenità e disponibilità da parte di tutti, nell’interesse della verità e del consumatore.
Sarà importante che chi produce la pasta si assuma la responsabilità di comunicare sempre di più che è un prodotto sano e sicuro, indicando però anche in che modo può essere consumato in maniera responsabile (istruzioni per l’uso relative scelta delle varie tipologie di pasta, alla scelta dei condimenti e alle modalità di cottura).
Anche l’enorme varietà di possibili utilizzi della pasta in contesti culturali diversi dovrà essere messa al centro di una informazione mirata a creare consapevolezza sul prodotto, di fatto compatibile con tutte le principali cultura alimentari del mondo.
La cultura – corretta – di un prodotto e delle sue qualità, domani più che oggi, resterà infatti il principale driver di sviluppo dei consumi di un alimento.