Dennis Oppenheim è il protagonista della quarta edizione di Intersezioni, ormai consolidato luogo di contaminazione tra la scultura contemporanea e l’archeologia.
Per la prima volta l’attesa rassegna si sdoppia con due mostre organizzate al Parco Archeologico di Scolacium e al museo MARCA di Catanzaro. Entrambi gli appuntamenti sono curati da Alberto Fiz, direttore artistico del MARCA.
Si tratta di un’importante occasione per confrontarsi con il lavoro di uno dei maggiori protagonisti della scena internazionale che, sin dagli anni sessanta con la sua adesione alla Land Art e successivamente alla Body Art, ha contribuito a rinnovare i linguaggi dell’arte.
L’evento espositivo, nelle due sedi, accompagnati da una monografia edita da Electa in italiano e inglese, s’inaugura il 31 luglio per rimanere aperto sino al 3 novembre 2009. A organizzarlo è la Provincia di Catanzaro Assessorato alla Cultura, con la collaborazione della Regione Calabria, della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria e della PARC, Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio l’architettura e l’arte contemporanea.
Il progetto, inoltre, ha consentito un’importante collaborazione scientifica con il Marta Herford Museum di Herford in Germania che, sino al 28 giugno, ha proposto un’importante personale dell’artista.
“Intersezioni è, insieme, al MARCA, un punto di riferimento imprescindibile della nostra politica culturale, tesa a proporre un modello autonomo per la divulgazione della cultura facendo convivere differenti matrice linguistiche in un dialogo continuo con il patrimonio culturale della Calabria”, spiega Wanda Ferro Presidente della Provincia di Catanzaro con delega alla Cultura. “Il fatto, poi, di presentare una rassegna esauriente di uno dei maggiori protagonisti dell’arte americana non ancora indagato a sufficienza è per noi motivo di orgoglio all’interno di un progetto che ha una forte impronta internazionale”.
Se il MARCA presenta una serie di sculture e i modelli progettuali realizzati dagli anni sessanta a oggi, il Parco di Scolacium, uno dei siti archeologici più importanti dell’Italia meridionale, ospita le opere monumentali dell’ultimo decennio con una serie di testimonianze inedite.
Scolacium, che secondo la leggenda tramandata da Cassiodoro, è stata fondata da Ulisse, appare come il territorio delle interferenze nel quale le presenze del passato sono diventate parte di un nuovo meccanismo costruttivo che infittisce il mistero della storia e la rende viva e attuale.
Fondata dai Greci intorno al 700 a.C. con il nome originario di Skylletion, trasformata dai romani nella colonia di Minervia Scolacium, ritornò in auge nel periodo normanno, se non altro per la decisione di costruire uno dei più imponenti edifici religiosi della Calabria, la Basilica di Santa Maria della Roccella.
Un contesto di questo genere appare particolarmente idoneo per il progetto ideato da Oppenheim (le precedenti edizioni di Intersezioni hanno coinvolto Tony Cragg, Jan Fabre e Mimmo Paladino a cui ha fatto seguito una personale di Antony Gormley per poi proseguire con Stephan Balkenhol, Wim Delvoye e Marc Quinn) che, attraverso le sue spettacolari installazioni, si libera da ogni schematizzazione incuneandosi in una dimensione non più circoscrivibile all’interno della quale la forma è costantemente sottoposta a nuove verifiche.
“Quelle di Oppenheim”, scrive Alberto Fiz, “sono strutture che sfidano i limiti dell’arte e dell’architettura dove ciascun elemento sviluppa un processo metamorfico complesso, teso a capovolgere la dimensione oggettuale standardizzata in relazione ad un principio costruttivo e allo stesso tempo decostruttivo. La lezione del Bauhaus torna d’attualità con una forte carica d’ironia e di provocazione che sconvolge le regole perbeniste dell’arte contemporanea”.
Dopo un attento sopralluogo, Oppenheim ha deciso d’intervenire sull’intero spazio di Scolacium coinvolgendo sia la dimensione naturale, caratterizzata dall’uliveto, sia quella storica e archeologica identificabile nei tre monumenti simbolo, la Basilica normanna, il Foro e il Teatro romano. “Considero Scolacium un luogo unico dove il tempo scorre in uno stato sospeso di divenire. Per questo lo trovo particolarmente affascinante per le mie sculture che non tendono a una visione consolatoria bensì a sviluppare una rinnovata energia vitalistica con il contesto ambientale”, afferma Oppenheim che ritorna in Italia per un progetto pubblico a distanza di dodici anni dalla sua ultima mostra curata nel 1997 da Germano Celant nella zona industriale di Marghera.
A Scolacium vengono presentate 20 grandi installazioni che documentano l’indagine recente dell’artista. Sono opere dalla forte carica visionaria e destabilizzante che sviluppano una nuova percezione dello spazio fisico e psicologico in un viaggio che attraversa scienza e fantascienza.
Tra i progetti di arte pubblica viene esposto Tumbling Mirage (2007-2009) formato da tre gigantesche sfere dal diametro di 6 metri ciascuna che costituiscono per i visitatori una presenza misteriosa, veri e propri miraggio futuristici. Sono navicelle provenienti da chissà quale galassia che scendono nel parco e instaurano una nuova relazione con lo spazio. Una di queste navicelle trova la sua perfetta collocazione all’interno del Foro romano. La piazza della città antica, infatti, assume una nuova dimensione proprio a contatto con l’oggetto misterioso concepito da Oppenheim.
Ma la decontestualizzazione dell’esperienza estetica investe anche Electric Kisses, le due strutture abitabili in acciaio e tubi di colore blu. Sono lavori di quattro metri d’altezza che rielaborano in chiave postmderna le architetture islamiche e occupano il parco, contaminandolo.
Di particolare suggestione è The Alternative Landscape, una grande installazione con decine di elementi che tende a sviluppare una nuova forma di land art. In questo caso si sviluppa un universo paesaggistico e fantastico che consente di creare un dialogo rinnovato tra le forme artificiali e quelle naturali. Alberi fluorescenti con rami in acciaio convivono con strani fiori mutanti, geneticamente modificati, in plastica.
In una natura troppo spesso deturpata, Oppenheim lancia un monito ironico e graffiante. “E’ come esporre nel giardinetto dietro casa le roulette e le slot machine di Las Vegas”, afferma Oppenheim che ha proposto The Alternative Landscape nel 2006 a Central Park di New York e ora, completamente rinnovato, lo presenta, per la prima volta in Europa, a Scolacium.
Il parco viene occupato, poi, da due immensi coni stradali di cinque metri d’altezza che creano un cortocircuito ironico con l’ambiente urbano. “Ciò che m’interessa”, afferma Oppenheim, “non è quello di collocare le mie opere all’interno di Scolacium, bensì quello di sconvolgere la visione tradizionale degli osservatori che, in base al mio progetto, si troveranno di fronte all’imprevisto e all’imprevedibile”.
Tra le secche del parco archeologico approda inaspettatamente anche Submerged Vessels (2001), un’installazione formata da tre vascelli in fiberglass e acciaio proveniente dalla Fundacion Cristobal Gabarron di Valladolid. Le imbarcazioni vengono riportate simbolicamente alla luce quasi fossero esse stesse reperti archeologici.
A dare il titolo alle due mostre sono gli Splashbuilding che, collocati all’interno del Teatro romano, assumono un aspetto del tutto inconsueto. Si tratta di lavori realizzati nel 2009 che hanno come denominatore comune l’idea dell’esplosione molecolare in una lacerazione progressiva degli elementi. “La società liquida trova la sua piena espressione in questa originale indagine di Oppenheim dove semplici gocce d’acqua diventano lo specchio per un’indagine sul cosmo”, afferma Alberto Fiz.
L’antico, con le continue modificazioni e stratificazioni, prosegue nella contemporaneità il suo cammino in un dialogo oltre il tempo fatto di componenti mutevoli in base ad una visione trasgressiva e fantastica.
A rendere esaustivo il progetto è la mostra proposta in concomitanza con quella di Alex Katz (rimane aperta sino al 27 settembre prossimo) al museo MARCA con una serie di sculture di particolare importanza come Sworm (2009) o Light Chamber (2009) da cui emerge la libertà creativa di Oppenheim che crea nell’ambiente elementi instabili e precari secondo una ricerca che non perde mai di vista la relazione con l’architettura e il design.
Al MARCA l’artista americano presenta anche i suoi celebri cervi con la fiammella che esce dalle corna azionata da una bombola di gas in base ad un’indagine dove l’ibridazione pervade anche le specie protette.
Appaiono, poi, emblematici i 30 modelli di sculture monumentali realizzati dal 1967 a oggi provenienti dallo studio dell’artista, così come da importanti istituzioni pubblico come lo SMAK di Gand. E’ un’occasione di particolare rilievo per osservare l’evoluzione della sua indagine attraverso forme diventate celebri e opere che hanno trovato la loro definitiva collocazione in ogni parte del mondo, dalla California alla Corea; dalla Finlandia al Portogallo. Case tornado, caravan-pipistrelli, igloo meccanici, bus a forme di insetti, abitazioni-spirali animano l’immaginario di un artista inquieto e geniale.
La mostra al MARCA prevede anche un’ampia documentazione della sua produzione video a partire dagli anni sessanta.

Dennis Oppenheim (Electric City, 1938), sin dagli anni sessanta ha contribuito in maniera determinante a modificare i linguaggi dell’arte contemporanea. Ha vissuto insieme a Robert Smithson, Michael Heizer, Vito Acconci e Robert Morris le fondamentali esperienze dell’arte ambientale, della Land Art e della Body Art. Si è imposto per una poetica autonoma e del tutto personale dove le forme transitano da una situazione all’altra, da un materiale all’altro in una metamorfosi continua in grado di mettere in discussione le regole costituite dell’arte, dell’architettura e del design. Il suo universo appare instabile nella continua acquisizione di una rinnovata dimensione formale. La sua prima mostra personale risale al 1968 ed è stata organizzata dalla John Gibson Gallery di New York. Da allora si sono svolte mostre nei principali musei e fondazioni del mondo tra cui la Tate Gallery di Londra lo Stedelijk Museum di Amsterdam; il Whitney Museum of American Art e il Museum of Modern Art di New York; il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris.
Sono state molte le commissioni pubbliche e tra queste è sufficiente ricordare quelle del Ballerup Kommune di Copenhagen; della Neue Nationalgalerie di Berlino, del Whitney Museum of American Art di New York e dell’Olympic Park nella Corea del Sud.
In Italia la sua ultima mostra pubblica risale al 1997 nella zona industriale di Marghera.
Nel 2007 ha preso parte alla Vancouver Sculpture Biennale.
Il 28 giugno 2009 si è conclusa una sua ampia personale al Marta Herford Museum di Herford in Germania.

Intersezioni 4
Dennis Oppenheim
Splashbuilding
Parco Archeologico di Scolacium
Museo MARCA, Catanzaro

Vernice per la stampa: venerdì 31 luglio ore 17,30
Inaugurazione: venerdì 31 luglio ore 19
Curatore: Alberto Fiz
Organizzazione: Provincia di Catanzaro Assessorato alla Cultura, con la collaborazione della Regione Calabria, della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria e della PARC, Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio l’architettura e l’arte contemporanea.
Periodo: 31 luglio – 3 novembre 2009
Sedi: Parco Archeologico di Scolacium Roccelletta di Borgia (Catanzaro)
tutti i giorni 10-21,30; ingresso libero
MARCA via Alessandro Turco 63, Catanzaro.
La mostra si svolge in concomitanza con Alex Katz Reflections (sino al 27 settembre).
Orario: da martedì a domenica 9,30-13; 16-20,30; chiuso lunedì Ingresso:3 euro; tel. 0961.746797; [email protected] www.museomarca.com
Catalogo: Electa con testi in italiano e inglese