Il cambiamento è ovunque. Lo vediamo nella società, nella tecnologia, nella politica, nella natura e nella fotografia, che non solo osserva le mutazioni della realtà ma cambia con essa. A questo tema è dedicata l’ottava edizione di Fotografia Europea. Un festival che è ormai punto di riferimento nazionale e internazionale nel panorama degli appuntamenti dedicati alla fotografia e che quest’anno – ancor più che nelle stagioni passate – spinge il suo sguardo oltre i confini dell’Europa, con un approccio sempre più globale e contemporaneo.

Promosso dal Comune di Reggio Emilia, il festival sarà aperto dal ricco weekend di conferenze, performance e workshop delle giornate inaugurali (dal 3 al 5 maggio) che avranno come ospiti scrittori, filosofi, musicisti, giornalisti, critici d’arte e accompagneranno il vernissage delle mostre. Queste rimarranno aperte fino a domenica 16 giugno e sono suddivise in quattro percorsi legati al cambiamento e abbinati ad altrettante parole-chiave: straniamento, fiducia, sorpresa e visione.

Lo straniamento di una fotografia che non è solo testimone ma anche protagonista della mutazione, attraverso gli scatti “illuminanti” della giapponese Rinko Kawauchi, la sfida al tempo del francese Philippe Chancel (tornato in luoghi come Fukushima o Kabul, dopo che si sono spenti i riflettori dei media) e il lato eccentrico delle persone svelato dal britannico David Stewart.

La fiducia nel cambiamento del sé, filo conduttore delle mostre Vita Nova (scatti di Evan Baden, Julia Fullerton-Batten, Luigi Gariglio, Paul Graham, Lise Sarfati, Hannah Starkey, Hellen van Meene, Raimond Wouda, Tobias Zielony), Rock’ Stars con le celebrità immortalate da Mick Rock, To Belong di Anders Petersen sui luoghi emiliani colpiti dal terremoto e dei progetti Reggio Children e Speciale diciottoventicinque.

La sorpresa nel riconoscere il cambiamento in progetti surreali come The Afronauts di Cristina De Middel, in spettri del passato da non ripetere in futuro (la Chernobyl di Sergey Shestakov), nella relazione tra madre e figlia (Viktoria Sorochinski), nella voglia di evasione (Lucia Ganieva), nel kitsch dei nuovi ricchi (Tim Parchikov). O anche nelle trasformazioni dell’industria (GD4 PhotoArt) e nel coraggio di riportare in vita, attraverso il moderno, una struttura secolare (Alessandro Rizzi sul Teatro Sociale di Gualtieri).

La visione, infine, come strada per iniziare il cambiamento. Passando da un artista finlandese che – su committenza del Comune di Reggio Emilia – indaga diverse realtà del contesto emiliano (Esko Männikkö) a un fotografo italiano che conduce esperimenti nei mari del Nord (Andrea Galvani), da una serie di scatti che spengono la luce sulle metropoli (Thierry Cohen) a un’altra che documenta il lavoro di scienziati “spaziali” (Stefano D’Amadio). Per tornare sulla Terra e recuperare il fascino dell’esotismo orientale della Collezione Pansa o rileggere, attraverso il cambiamento dello sguardo fotografico, i cambiamenti della società italiana nel grande omaggio a Carla Cerati.

Come sempre, numerose sono le location di Reggio Emilia che ospitano le esposizioni di Fotografia Europea: tra le altre, la Biblioteca Panizzi, i Chiostri di San Domenico, i Chiostri di San Pietro, la Galleria Parmeggiani, Palazzo Casotti, la Sinagoga e lo Spazio Gerra. Inoltre, decine di luoghi cittadini saranno “occupati” dal circuito Off, programma alternativo di oltre 300 eventi, mostre, progetti e installazioni che domenica 5 maggio, al termine delle giornate inaugurali, culminerà nell’ X-Off, contest fotografico per premiare i migliori progetti del circuito cittadino (ore 21.30 Chiostri di San Pietro).

Fotografia Europea è organizzata dal Comune di Reggio Emilia con l’apporto di numerosi curatori. Oltre alle partecipazioni di Elio Grazioli, Walter Guadagnini, Laura Serani, Sandro Parmiggiani e Studio Blanco, quest’anno si aggiungono Ilaria Campioli, Marinella Paderni, Rossella Menegazzo, Laura Gasparini e Hiroshi Yano.

LE GIORNATE INAUGURALI

Come è ormai tradizione, Fotografia Europea si apre con la formula delle giornate inaugurali: tre giorni di conferenze, workshop, letture, incontri e spettacoli che – da venerdì 3 a domenica 5 maggio 2013 – accompagnano il vernissage delle mostre. Il taglio del nastro è previsto per venerdì 3 maggio alle 17.30, alla presenza di Graziano Delrio (sindaco di Reggio Emilia), Sonia Masini (presidente della Provincia di Reggio Emilia), Massimo Mezzetti (assessore alla cultura della Regione Emilia Romagna), Elio Grazioli (curatore della rassegna), Carla Cerati (fotografa e protagonista di una delle mostre), Sandro Parmiggiani (critico d’arte), Olga Sviblova (direttrice del MAMM-Multimedia Art Museum Moscow) e l’agenzia VII Photo.

Le conferenze a tema

Nelle giornate inaugurali, le mostre sono accompagnate da incontri con gli artisti e da una serie di conferenze sui nuclei tematici del festival, in cui i fotografi e i curatori dialogano con critici, filosofi, scrittori, scienziati:

” Per la sezione Sorpresa: cambiare il mondo, il giornalista Piero Del Giudice e lo scrittore Dževad Karahasan ripercorrono l’assedio di Sarajevo, durante il conflitto balcanico negli anni ’90, le sue drammatiche implicazioni di ieri e quelle di oggi;
” Per Fiducia: cambiare sé, la scrittrice Ginevra Bompiani e il cantautore David Riondino dialogano sul legame che intercorre tra l’attesa e il cambiamento;
” Per Straniamento: cambiare l’immagine, il filosofo Riccardo Panattoni e lo scrittore Tiziano Scarpa, nell’ambito del progetto Le stanze del tempo promosso dai Musei Civici di Reggio Emilia, si confrontano su come le immagini riescano a mettere in gioco un cambiamento del nostro sguardo, lasciando emergere sensazioni di straniamento e turbamento;
” Per Visione: cambiare il modo di vedere, l’artista Tomàs Saraceno, la biologa Yael Lubin, il filosofo Armando Massarenti e il critico d’arte Marinella Paderni esplorano il tema del cambiamento da una prospettiva di dialogo e di scambio culturale tra arte e scienza.

Gli spettacoli serali

Un altro elemento caratteristico delle giornate inaugurali sono le proiezioni, i dj set e gli spettacoli dal vivo. Il primo appuntamento è la sera di venerdì 3 maggio, in Piazza San Prospero, con il dj set di Marco Castoldi, in arte Morgan. Uno show multimediale, dove la musica è accompagnata dalle immagini del progetto Giovane Fotografia Italiana#02, in collaborazione con GAI Associazione Circuito Giovani Artisti Italiani a cura di Daniele De Luigi. Il tutto è arricchito dalle componenti interattive rese possibili da Pyck, un’applicazione per iPhone (scaricabile gratuitamente) sviluppata dal Laboratorio di Physical Computing del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano e dal free photograph show from Instagram Community. La nottata si conclude con un aftershow (dopo mezzanotte) al Circolo Arci Tunnel. Sabato 4 maggio, sempre in Piazza San Prospero (ore 21.30), è la volta di Transformer. Da David Bowie a Lou Reed, attraverso Freddy Mercury, Peter Gabriel, Iggy Pop: il racconto di quattro decenni di immagini attraverso le parole di Mick Rock, intervistato dal conduttore Carlo Massarini. Ad aprire la serata Welcome Back Sailors, dalle 22.30 concerto di Paolo Benvegnù e Wolther Goes Stranger e chiusura per nottambuli all’Officina delle Arti, con gli atelier aperti, le performance e i dj set di Glam Night. La sera di domenica 5 maggio, infine, Fotografia Europea si chiude nei Chiostri di San Pietro con X-Off, presentazione dei fotografi selezionati nell’ambito del Concorso Circuito Off e premiazione del vincitore X-Off 2013 da parte del pubblico e della giuria composta dall’attore Enrico Salimbeni, dal regista e direttore artistico dei Teatri di Reggio Emilia Gabriele Vacis e dalla blogger Claudia Vago. Sonorizzazione live di Torafugu Project.

Le partnership internazionali e nazionali

Fotografia Europea avvia quest’anno un’altra collaborazione di rilievo e respiro internazionale con l’agenzia VII Photo Agency. Su invito del Comune di Reggio Emilia e in collaborazione con aBcM, VII Photo Agency porta a Reggio Emilia (dal 3 al 7 maggio) il suo Annual General Meeting dove è confermata la partecipazione dei fotografi di VII Marcus Bleasdale, Ron Haviv, Ed Kashi, Antonin Kratochvil, Joachim Ladefoged, Christopher Morris, Franco Pagetti, John Stanmeyer, Jocelyn Bain Hogg, Stefano De Luigi, Jessica Dimmock, Adam Ferguson, Ashley Gilbertson, Davide Monteleone, Seamus Murphy, Maciek Nabrdalik, Anastasia Taylor-Lind, Tomas Van Houtryve, Donald Weber e del direttore Nick Papadopoulos. Il contesto che lo ospita è quello di HOST, nuova iniziativa del Festival caratterizzata da una partnership produttiva con un’agenzia internazionale che prevede una serie di attività durante i giorni inaugurali del festival: il programma dettagliato, le informazioni e le modalità di iscrizione su www.fotografiaeuropea.it/host-vii/.

Si rinnova nel 2013 l’esperienza di Portfolio Europa – International Portfolio Review, il progetto a cura di Gigliola Foschi, che inserisce Fotografia Europea nel circuito internazionale di letture portfolio di cui fanno parte i più importanti festival europei. L’evento è realizzato in collaborazione con FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) e InSide Professional Training. Le letture portfolio hanno luogo sabato 4 e domenica 5 maggio, nel cortile della Biblioteca Panizzi e sono tenute da Peggy Sue Amison (Sirius Arts Centre di Cork, Irlanda), Krzysztof Candrowicz (Fotofestival di ?odz, Polonia), Miha Colner (Photonic Month of Photography di Ljubljana, Slovenia), Elina Heikka (Finnish Museum of Photography di Helsinki, Finlandia), Gigliola Foschi (curatrice del progetto) e Laura Serani (curatrice di Fotografia Europea). La premiazione dei tre migliori portfolio, selezionati da una giuria composta dai lettori e presieduta da Laura Serani, è prevista domenica 5 maggio alle ore 16. Sempre nell’ambito di Portfolio Europa, sabato 4 maggio una conferenza con slide show – Fotografie in dialogo. A confronto le nuove tendenze artistiche della fotografia europea – presenta una selezione di artisti provenienti da Irlanda, Slovenia, Finlandia e Polonia (ore 21 Biblioteca Panizzi).

Dedicato alla giovane fotografia europea la collaborazione con il festival parigino Circulation(s) – Festival de la Jeune Photographie Européenne diretto da Marion Hislen e promosso da Ferart: una selezione dell’edizione 2013 all’Officina delle Arti.

Un appuntamento particolarmente importante e articolato è quello con il progetto La Giovane Fotografia Italiana #02, promosso con la rete GAI – Associazione Circuito Giovani Artisti Italiani. Già protagoniste il venerdì sera durante lo spettacolo di Morgan, le immagini dei giovani artisti vengono proposte anche in una selezione a cura di Daniele De Luigi, ideata per raccontare il cambiamento e proiettata sabato e domenica all’Officina delle Arti. Sabato 4 maggio alle 17 Giovanni Catellani Assessore Cultura e Università Comune di Reggio Emilia, Daniele De Luigi curatore, Luigi Ratclif segretario GAI e i fotografi incontrano il pubblico. Alle 19 in Piazza Casotti è prevista invece la conferenza Sbagliare per cambiare, in cui GAI e Associazione Internazionale BJCEM, presentano progetti di collaborazione tra Mediterranea 16, Fotografia Europea e La Giovane Fotografia Italiana #02, con Emiliano Paoletti (segretario BJCEM), Daniele De Luigi (per Fotografia Europea), Luigi Ratclif (segretario GAI e coordinatore dell’incontro), Alessandro Castiglioni (curatore per Mediterranea 16) e gli artisti Andrea Magaraggia e Alice Pedroletti..

Gli altri appuntamenti (installazioni, incontri, workshop, visite)

Il programma delle giornate inaugurali si completa con la conferenza di inaugurazione della mostra Viaggiatori, fotografi, collezionisti nell’Oriente di fine Ottocento (con il geografo Guglielmo Scaramellini, la curatrice Rossella Menegazzo, il direttore del Tokyo Japan Camera Industry Institute Hiroshi Yano); la tavola rotonda Dalla Diapositiva all’iPhone Photography. Quali regole attivano oggi il mercato con Marco Toldi per Obiettivo Reporter, Anna Schiavone per Milestone Media e i fotografi Matteo Nanni e Giuliano Zanettini.

A fotografi professionisti, grafici e operatori della comunicazione sono rivolti i workshop di approfondimento e formazione distribuiti lungo il weekend e curati da FotografiaProfessionale.it, InSide Professional Training e Work In Progress Communication. Nella giornata di domenica sono infine previste visite guidate alle sale della Biblioteca Panizzi, laboratori di fotografia per bambini dai sei agli undici anni (in collaborazione con Reggio Children) e le letture Zoom per i più piccoli (da 2 anni).

LE MOSTRE

L’omaggio a Carla Cerati

La mostra Guardare la metamorfosi di Carla Cerati ai Chiostri di San Domenico, a cura di Sandro Parmiggiani, presenta centoquaranta immagini, realizzate nel corso di cinquant’anni di attività, che documentano il suo intero percorso di fotografa, sempre svolto all’insegna di una passione e di una sensibilità estrema per le cose, per i volti, per i corpi che ha incontrato nel cammino della sua vita.
Nata a Bergamo nel 1927, Carla Cerati vive e lavora a Milano dal 1951. Inizia a fotografare alla fine degli anni ’50, ritraendo le prove di uno spettacolo teatrale di Franco Enriquez al Teatro Manzoni. “Fotografare – dice la Cerati – ha significato la conquista della libertà e anche la possibilità di trovare risposte a domande semplici e fondamentali: chi sono e come vivono gli altri?”. Questa curiosità e l’esigenza di documentare una società che cambia sono elementi chiave dell’intera carriera dell’artista. A Milano, frequentando gli incontri culturali alla Libreria Einaudi, ritrae scrittori, architetti, artisti. A Firenze nel 1966 documenta l’alluvione; nel 1968 entra in alcuni ospedali psichiatrici e pubblica un libro (Morire di classe), firmato con Berengo Gardin che, rivela le sofferenze terribili delle persone ricoverate, svolgendo un ruolo fondamentale nel mutamento della coscienza collettiva. La fotografia si fonde con uno sguardo che va spesso oltre i confini delle arti e delle discipline. Si avvicina al teatro (il Living Theatre), alla danza (Antonio Gades) e alle posizioni assunte dal corpo nudo di una ballerina (Valeria Magli); nei primi anni ’70 racconta il mondo milanese dei cocktail party; fotografa la contestazione studentesca e le lotte operaie, i processi (tra cui quello legato all’omicidio Calabresi). Si dedica anche alla fotografia delle nuove architetture, ennesima manifestazione di un paesaggio che cambia. E dal 1973 affianca all’attività di fotografa quella di scrittrice, pubblicando vari romanzi, l’ultimo dei quali è L’eredità uscito a marzo per Marsilio.

Straniamento: cambiare l’immagine

La fotografia ci aiuta a percepire il passare del tempo e il cambiamento che esso comporta. Pensiamo alle immagini che conserviamo nei nostri archivi analogici e digitali: a quanto siamo diversi oggi rispetto a come eravamo al momento degli scatti. Ma la fotografia non è solo testimone di una mutazione. Anche lei, negli anni è stata sottoposta a un continuo processo di cambiamento: nella tecnica, nello sguardo, nell’immagine. Le Polaroid che diventano Instagram, i primi piani che lasciano spazio a panorami a 360 gradi, la differenza nel modo di guardare ai dettagli. Proprio i dettagli, gli effetti che appaiono come strani o addirittura estranei, le atmosfere inedite, le piccole incongruenze, sono lo strumento scelto in questa sezione – attraverso tre mostre curate da Elio Grazioli – per avvicinarci alla comprensione del cambiamento della fotografia. Un viaggio nella diversità, nella sospensione, nell’allusione, oltrepassando anche il confine del perturbante, in quei flash improvvisi che spesso – a sorpresa – ci rivelano aspetti che non immaginavamo della realtà.

Flash che attraversano Illuminance di Rinko Kawauchi, prima mostra personale in Italia di un’artista che da tempo rappresenta lo sguardo trasfigurante della fotografia giapponese, quello che cerca sempre altro in ciò che osserva, cogliendo nell’apparire della realtà anche qualcosa del proprio cuore, della propria essenza, della propria aura. In Datazone di Philippe Chancel, anche lui al debutto nel nostro paese, lo straniamento si muove invece sull’asse del tempo, introducendo elementi (il ritardo, il dopo, la lentezza) che vanno a cozzare contro quel culto dell’evento, dell’istante e della rapidità a cui siamo abituati nella società contemporanea (e nella tradizione del reportage). Il fotografo francese torna in luoghi fortemente mediatizzati – Kabul, Fukushima, Port-au-Prince – e ce li mostra per quel che sono: dopo la guerra, dopo lo tsunami, dopo il terremoto. Non più “immagini” da telegiornale, ma pura realtà. Si concentra invece sulle persone David Stewart in Stuff, esplorandone una stranezza che può essere di comportamento (quando fanno qualcosa di eccentrico) o di immagine (quando li si guarda con occhio curioso). Invitando non solo a percepire il cambiamento, ma anche a interrogarlo: perché le cose e le persone cambiano? Che cosa genera quella differenza che ai nostri occhi e alle nostre menti appare come straniamento?

Fiducia: cambiare sé

Il mondo cambia. Se non lo facciamo anche noi, la nostra esistenza rischia di ridursi a un continuo subire (o al massimo adattarsi), senza la capacità di comprendere e vivere attivamente il cambiamento. Si può cominciare lottando contro i conformismi, le debolezze, le disattenzioni nei confronti degli altri. Ritrovando una più generale fiducia verso il prossimo, verso il mondo, verso il futuro. E perché no, anche verso le immagini. Le immagini come interpretazione positiva del cambiamento – e degli sforzi che le persone e le comunità fanno per cambiare – sono al centro di questa sezione di Fotografia Europea, dove la parola chiave è fiducia e il percorso si snoda attraverso una ricca serie di esposizioni.

Vita Nova (a cura di Walter Guadagnini) è un contenitore collettivo che prende spunto e titolo dall’opera del Sommo Poeta, per soffermarsi su una stagione precisa dell’esistenza: l’adolescenza, l’età del cambiamento per eccellenza, che – senza risalire al Medioevo dantesco – anche nel più prosaico XX secolo ha avuto i suoi cantori e testimoni. Partendo da immagini di Lise Sarfati, Hannah Starkey e Hellen Van Meene – che letteralmente guardano in faccia gli adolescenti – la mostra evidenzia da un lato la varietà delle proposte fotografiche sulla scena internazionale, dall’altro come la tematica adolescenziale venga affrontata da diversi punti di vista, che muovono dal privato al sociale, dalla documentazione all’invenzione, dall’inquietudine all’ironia. La scuola, le relazioni familiari e di lavoro, sono coordinate fondamentali negli scatti di Raimond Wouda, Luigi Gariglio e Tobias Zielony, mentre il potere immaginifico della fotografia digitale irrompe nelle immagini di Julia Fullerton-Batten (che proietta i giovani protagonisti in una magica dimensione parallela) e di Evan Baden (che affronta la pratica della produzione/scambio di immagini erotiche, scattate in casa e condivise su Internet, ricordando che nel cambiamento delle persone e delle abitudini si può nascondere anche una dark side). I protagonisti del lavoro del fotografo inglese Paul Graham sono infine i ragazzi e le ragazze di una qualunque città europea, colti nei momenti di svago, mentre si mescolano alle luci colorate di bar e locali.

In Rock’ Stars, il fotografo britannico Mick Rock racconta il mondo giovanile da un altro punto di vista, quello della cultura rock, del glamour, della trasgressione come ricerca di un modo diverso di stare nel cambiamento, spesso anticipandolo e alimentandolo. Grande interprete degli anni Settanta, famoso per aver immortalato leggende della musica come Queen, David Bowie, Lou Reed, Iggy Pop, Sex Pistols, Blondie, l’artista espone a Reggio Emilia i suoi scatti più celebri.

To Belong dello svedese Anders Petersen è un progetto realizzato assieme all’agenzia Studio Blanco, in partnership con Fotografia Europea e SlamJam e collaborazione con Arctic Paper e Centroffset, ideato per restituire alla terra d’Emilia, offesa e umiliata dal terremoto, una memoria fotografica di quei giorni difficili e un omaggio alle persone colpite dal sisma. Petersen ha percorso la via Emilia, ha incontrato cittadini, si è fatto raccontare storie. Il risultato è una visione straniera, adulta, matura, priva di morbosità, in cui risaltano la dignità e il senso di appartenenza di un popolo colpito che si è rimesso al lavoro senza troppo clamore.

Sempre i cittadini di Reggio – in particolare le nuove generazioni – sono al centro dei progetti Reggio Children e Speciale diciottoventicinque. Nel primo, intitolato Figura umana moltiplicata. Tra grafica, creta, fotografia e digitale, lo sguardo si pone sui bambini e sulla loro concezione del cambiamento, su come immaginano il mondo e il futuro verso cui vanno incontro. All’interno di uno spazio-laboratorio appositamente allestito i bambini sperimenteranno la trasformazione del corpo: ombre, superfici specchianti, lenti e filtri restituiranno una diversa e sorprendente immagine di sé. Il secondo, ribattezzato Morphing, è invece un’esperienza che ritorna, dopo l’edizione 2012. Curato da Alessandro Bartoli, Fabio Boni, Fabrizio Cicconi e Laura Sassi, Speciale diciottoventicinque è un workshop in cui cinquanta giovani (tra i 18 e 25 anni) conducono un’indagine fotografica legata ai loro interessi e al loro universo. Il tema è “la metamorfosi del corpo” e le fotografie saranno presentate in un’installazione, a partire dal 3 maggio, vetrina di una giovane comunità che avanza e a cui, inesorabilmente, sono riservati l’onore e la responsabilità del cambiamento della società.

Sorpresa: cambiare il mondo

Spesso la fotografia riesce a trasmettere l’idea del cambiamento non solo nel modo in cui lo rappresenta, ma anche nello sguardo di chi riesce davvero – prima di altri, meglio di altri – a riconoscerlo e comprenderlo. Chi vi ripone aspettative, ne trasmette la novità, ne condivide la meraviglia. È questo il fil rouge della sezione Sorpresa, nella quale lo stupore suscitato dalle opere umane attraversa trasversalmente il firmamento fotografico: sfiorando storie incredibili, grandi costruzioni, tecnologie avanzate o anche luoghi ed eventi che solo in pochi possono vedere.
Accade in The Afronauts, a cura di Ilaria Campioli, dove gli scatti di Cristina De Middel raccontano il surreale tentativo fatto dallo Zambia di portare il primo astronauta africano sulla Luna, in un racconto eccentrico che intreccia realtà e finzione, sogni fantascientifici e materiale d’archivio. E accade nelle due mostre curate da Laura Serani e Olga Sviblova realizzate grazie alla partnership con il nuovo museo multimediale MAMM di Mosca. A cominciare dall’inquietante immaginario rappresentato in Journey into the Future. Stop #1 di Sergey Shestakov: il contesto è Chernobyl, luogo-simbolo della paura nucleare, che l’uomo ha quasi voluto confinare in un recinto geografico lontano e impenetrabile. È in quelle strade deserte, a tratti irreali, che – venticinque anni dopo il fatidico 25 aprile 1986 – l’artista conduce un impressionante recupero del passato che è anche monito per il futuro. Si prosegue poi con i protagonisti degli scatti di Lucia Ganieva: i Dreaming Wallpapers che decorano gli interni delle case, rivelando attraverso un paesaggio quotidiano i sogni e la voglia di evasione. Invece le suggestioni post-sovietiche si celano anche nella carta di identità di Viktoria Sorochinski, artista che ormai da tempo ha abbandonato la natia Ucraina e che in The Wonder-House of Anna & Eve svela i timori di una generazione che deve affrontare la crisi di una società in profonda trasformazione, attraverso lo sviluppo della relazione tra una mamma e sua figlia, fotografate per sette anni consecutivi dal 2005 al 2012. In Times New Roman. Episodio 3: Mosca, il fotografo moscovita Tim Parchikov esplora il contatto/contrasto tra la tradizione classica e le ambizioni dei nuovi miliardari russi, che per legittimare il loro potere spesso si circondano di copie kitsch di opere d’arte antiche. Le mostre di Viktoria Sorochinski e Tim Parchikov sono a cura di Laura Serani.
Se un respiro internazionale permea anche GD4 PhotoArt – La fotografia s’industria, una mostra promossa da GD e Fondazione Isabella Seràgnoli, che propone le opere dei quattro fotografi finalisti (Andrea Stultiens, Jiang Jun, Tomoko Sawada, Txema Salvans) dell’omonimo concorso dedicato alla documentazione dell’industria in tutte le sue manifestazioni/trasformazioni, in Theater Translation di Alessandro Rizzi si torna verso orizzonti più prossimi: il lavoro si sofferma sulla vicenda del Teatro Sociale di Gualtieri, una ventina di chilometri a nord di Reggio Emilia, mostrando come sia possibile ridare vita – attraverso la ricombinazione con la contemporaneità e le nuove forme di arte e spettacolo – a una struttura che sembrava destinata all’oblio e alla storicizzazione.

Visione: cambiare il modo di vedere

Una sezione del viaggio di Fotografia Europea nell’universo del cambiamento non poteva che essere dedicata anche alla visione: intesa non tanto come proiezione/previsione di uno scenario immaginario futuro, quanto come facoltà progettuale utile a cambiare concretamente le nostre modalità di approccio. In ciò, si torna a una caratteristica inalienabile alla fotografia: l’idea di immagine che vede il mondo diversamente da come lo cogliamo con i nostri occhi.
La visione è alla base di una nuova produzione Time will make all plain dedicata al territorio di Reggio Emilia e incentrata sul cambiamento del paesaggio contemporaneo, curata da Marinella Paderni e affidata all’artista finlandese Esko Männikkö: le relazioni tra città e campagna, cultura e natura, passato e presente, interno ed esterno, come cardini per raccontare la “trasformazione silenziosa” del territorio. La visione si fa magia in Darkened Cities di Thierry Cohen, a cura di Laura Serani e presentata per la prima volta in Italia a Fotografia Europea dopo il successo di Parigi e New York. La mostra rappresenta una sorta di volo libero su metropoli globali (Los Angeles, San Francisco, Rio de Janeiro…) catturate nella notte, in una utopistica e affascinante assenza di luci artificiali, dove i contorni di grattacieli, monumenti e parchi si inchinano di fronte al maestoso spettacolo della Via Lattea e delle costellazioni. Agli interrogativi sull’impatto della tecnologia sulla società, dalla sfera privata a quella pubblica, è dedicato un altro lavoro dell’autore presentato a Reggio Emilia: Binary Kids, una serie di ritratti di bambini e adolescenti, rappresentanti emblematici della “generazione internet”, a supporto di proiezioni di circuiti informatici e componenti elettroniche.
E’ il rapporto con lo spazio a giocare un ruolo rilevante in diverse esposizioni di questa sezione. Nella serie Higgs Ocean (a cura di Marinella Paderni), al debutto in uno spazio pubblico in Italia dopo la presentazione nel 2011 alla Biennale di Mosca, Andrea Galvani documenta alcune esperienze condotte oltre il Circolo Polare Artico, al largo delle isole Svalbard. L’artista, che ha lavorato in collaborazione con ingegneri russi per diversi mesi, ha prodotto esperimenti di carattere acustico, utilizzando l’energia naturale del sole e riconvertendola tramite tecnologie militari in un raggio luminoso ad altissima intensità, in grado di perforare il gelido paesaggio artico e la stessa ionosfera terrestre. Gli scatti colgono ogni singolo momento di questo trasferimento di energia. Atmosfere cosmiche sono alla base anche del progetto Artigiani dello spazio, nel quale Stefano D’Amadio documenta il lavoro di ingegneri, fisici e tecnici dell’azienda aerospaziale italo-francese Thales Alenia Space. Scienziati che – muovendosi tra turbine gigantesche e serre piccolissime, tra computer dorati e satelliti trapezoidali, in location che ricordano il mitico design di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick – sperimentano la crescita in orbita di germogli di piante.
A questo tuffo nell’innovazione e nel futuro fanno da contraltare i documenti dal passato raccolti in Viaggiatori, fotografi, collezionisti nell’Oriente di fine Ottocento. Fotografie inedite della collezione dell’ambasciatore Alberto e Maria Pansa alla Biblioteca Panizzi, a cura di Rossella Menegazzo, Laura Gasparini e Hiroshi Yano: quattro preziosi album fotografici (Turchia, Japan, China e Siam) e una raccolta di immagini giapponesi che – restituendo il gusto, la curiosità e l’attenzione verso quei paesi lontani – ci riportano a un’epoca in cui il sogno del futuro e del cambiamento si esprimeva attraverso collezioni di esotici paesaggi orientali, diversi, stranianti, tutti da scoprire.

LE ALTRE INIZIATIVE

Appuntamento ormai consolidato nelle giornate inaugurali di Fotografia Europea, anche quest’anno il circuito indipendente Off accompagnerà il festival, con la sua selezione di oltre 300 incontri, progetti, mostre e installazioni disseminate nella gallerie d’arte, nei bar, nei ristoranti, nelle librerie e in altri spazi della città e della provincia. Se il circuito “dal vivo” culminerà con il contest X-Off e la premiazione del vincitore, in programma l’ultima sera delle giornate inaugurali, anche il web ospiterà una sezione Off – Portfolio online – all’interno del sito ufficiale della manifestazione, che presenterà mostre virtuali di più di un centinaio di fotografi italiani ed europei.

Tornano a deliziare visitatori e cittadini, per il quinto anno consecutivo, anche I Menu di Fotografia Europea. Durante la kermesse fotografica dal 3 maggio al 16 giugno il centro storico promuove un’ampia offerta di ristoro con ventotto luoghi di sapore – ristoranti, pizzerie, brasserie e caffetterie – che si propongono di soddisfare le esigenze più varie: dal pasto veloce al menu di degustazione, dalla tradizione alla creatività.

Diversi sono gli appuntamenti che terranno viva Fotografia Europea anche nelle settimane successive alle giornate inaugurali. Sabato 11 maggio è previsto il workshop Postproduzione – Primo Dan (a cura di FotografiaProfessionale.it); sabato 18 maggio il festival sarà inserito nella Notte Europea dei Musei, con aperture straordinarie, animazioni per famiglie, installazioni e altre iniziative di partecipazione. Il 13 e 14 giugno è in programma il workshop Più belli con il fotoritocco (a cura di Inside Professional Training). Inoltre l’attenzione rivolta ai bambini e ai ragazzi non si ferma: andranno avanti le visite guidate alle mostre rivolte alle scuole e i laboratori didattici Moltiplica lo sguardo e Tra prima e dopo, organizzati in collaborazione con Reggio Children, e Cambia sguardo di A regola d’arte.

L’attenzione all’ambiente caratterizza anche questa edizione di Fotografia Europea: il Comune di Reggio Emilia ha infatti deciso di tornare a promuovere il progetto legato alla realizzazione di borse in PVC attraverso il riutilizzo creativo degli striscioni pubblicitari confezionati negli anni passati in occasione di mostre, eventi e manifestazioni pubbliche. Da sottolineare la collaborazione in corso con NABA (Nuova Accademia di Belle Arti di Milano): gli studenti del Triennio di Scenografia sono stati coinvolti infatti nell’ideazione e nella realizzazione di nuovi prototipi di borse e gadget e nella progettazione di un desk per la vendita degli stessi oggetti realizzati con il contributo della Caritas.

Determinante per il successo di Fotografia Europea è la collaborazione di una squadra di volontari, che affiancano il team organizzativo. Sono oltre quaranta quelli che si sono candidati per Fotografia Backstage, il progetto di volontariato legato alla manifestazione. Si tratta per la maggior parte di ragazzi compresi tra i 20 e i 40 anni, provenienti da tutta Italia, legati all’ambito fotografico per studi, interesse, passione.

Il catalogo

Le opere in mostra, i saggi dei curatori e i contributi dei critici e dei protagonisti dell’ottava edizione di Fotografia Europea sono raccolti nel catalogo, cura di Elio Grazioli e Riccardo Panattoni, pubblicato da Electa.

Per il calendario completo degli appuntamenti, per seguire alcuni dei principali eventi in diretta streaming e per tutte le informazioni su orari, indirizzi e ingressi: www.fotografiaeuropea.it