A 7.8.Novecento l’antico è pop: dal design d’epoca al vintage, qui l’introvabile altrove. Appuntamento dall’8 al 10 dicembre Oggetti d’altri tempi, rari e preziosi, tutti con una storia da raccontare: dall’8 al 10 dicembre ModenaFiere ospita la XXXI edizione del Gran Mercato dell’Antico. 15.000 metri quadri, due padiglioni, circa 250 antiquari italiani e stranieri con spazio anche al vintage. E tre mostre curiose: la prima dedicata al cinema erotico italiano, con manifesti e locandine dagli anni ’60 agli ’80, la seconda alla storia delle caffettiere – dalla “cuccumella” napoletana alla moka – e la terza all’artigianato modenese, tra antico e moderno

Se pensate che il design abbia avuto la sua massima espressione nel secolo scorso, se siete stanchi del minimalismo e del total white, se siete alla ricerca del pezzo unico e amate le piccole imperfezioni degli arredi del passato, l’apputamento da non perdere è con 7.8.Novecento, il Gran Mercato dell’Antico, in programma dall’8 al 10 dicembre presso ModenaFiere. Più vicino al Natale quindi – rispetto al tradizionale appuntamento di novembre – e con un’intera giornata festiva a disposizione dei visitatori.

La manifestazione, giunta alla trentunesima edizione, è organizzata da ModenaFiere in collaborazione con l’Associazione Antiquari Modenesi e Mercantico e richiama ogni anno migliaia di curiosi, ma anche appassionati e collezionisti a caccia di tesori: oggi, infatti, i pezzi rari si riaffacciano sul mercato con costi notevolmente più bassi rispetto agli standard di soli 10 anni fa.
Con 15.000 mq di esposizione articolati su due padiglioni della fiera e nel grande atrio centrale, la manifestazione accoglie quasi 250 antiquari italiani e stranieri. Qui sontuosi mobili vittoriani, statue antiche, troumeau settecenteschi, gioielli d’altri tempi convivono con il modernariato più pop. Un format volutamente eclettico per un pubblico che apprezza la pluralità di proposte per tutte le tasche. Grazie alla formula espositiva, che prevede anche momenti dedicati allo scambio tra espositori e commercianti, la manifestazione è diventata un punto di riferimento sia per gli operatori del settore che per i neofiti.

Tra gli stand spiccano pezzi rari e preziosi, come le opere di Giò Ponti, architetto e designer geniale e metodico: “Le mie terre” è suo vaso in maiolica per la manifattura Richard Ginori, risalente alla Firenze degli anni ’20. Ma sono esposte anche ceramiche più antiche, come quelle di Angelo Minghetti (1822-1885), molto ricercate dalle famiglie aristocratiche dell’epoca: in fiera ci sono un “Mater Dei”, una “Madonna in trono” e uno “Stemma”, tutte maioliche artistiche del famoso ceramista bolognese. “Piazza Grande col mercato”, invece, è un quadro di Casimiro Jodi (olio su tela), tra i maggiori autori modenesi della prima metà del ‘900. Sono esposte persino due opere di Shozo Shimamoto, membro del movimento Gutai, definito dal The New York Times “uno degli sperimentatori più audaci nell’arte del dopoguerra”.
Per chi cerca, poi, capi e accessori con un passato da raccontare l’appuntamento è con il Vintage. Tra gli stand si trovano abiti firmati, ma anche accessori e capi di abbigliamento sartoriali di pregio non griffati: tutti, però, rigorosamente Vintage. 7.8.Novecento, infatti, racconta anche il periodo che va dagli anni ’20 agli anni ’80, con la moda, gli articoli da collezionismo, i profumi, gli arredi, ma anche gli oggetti d’uso quotidiano in quei decenni.

Tre mostre inedite: dal cinema all’artigianato passando per… le caffettiere
Ma non è finita: questa edizione propone ben tre mostre, tutte con l’obiettivo di ricostruire un pezzo della nostra storia in ambiti diversi – cinema, gesti quotidiani come quello del caffè e arredo – attraverso gli oggetti esposti.
ll cinema sexy in Italia ha goduto, sin dagli albori, di uno straordinario successo di pubblico; la mostra “Cinema erotico ’60, ’70, ’80. Manifesti e locandine” – realizzata da Studio Archeo900 partendo dalla collezione di Giuseppe Di Bella – ripercorre le tappe della nostra nutrita cinematografia “a luci rosa”, inquadrandone gli sviluppi anche nel contesto sociale che l’ha vista affermarsi. Dai primi sexy-movie degli anni Sessanta al genere “decamerotico”, fino alle varie commedie erotiche degli anni Ottanta, l’esposizione propone una dettagliata rassegna dei manifesti e delle locandine dei film che si sono susseguiti in questi 20 anni: qui accanto alle muse sexy trovano adeguato riconoscimento anche molte altre attrici e attori dai destini professionali meno fortunati ma ugualmente significativi.

“Un’acqua negra bollente che si cava d’una semente che chiamano caveè e che ha per virtù di far stare l’uomo svegliato”. Così nel 1585 il diplomatico Gian Francesco Morosini relazionò al Senato della Serenissima circa l’usanza turca di bere il caffè. Una prima apertura europea verso questa bevanda ancora sconosciuta, oggi divenuta parte integrante della nostra cultura. La sua storia, o meglio, l’evoluzione delle macchine e delle tecniche di preparazione, è al centro della mostra “Dalla cuccumella alla moka: la storia della caffettiera italiana”, a cura dell’architetto Nedo Grasselli che presenta una selezione dei suoi oltre 240 pezzi.

Passione per le materie prime utilizzate, abilità ed esperienza nella loro lavorazione e costante ricerca nelle soluzioni di design che uniscono passato e presente: sono queste le caratteristiche comuni alle 11 imprese artigiane modenesi di Artigiana Design che presentano in fiera l’esposizione “Tra antico e moderno”. Il filo rosso che unisce tutti i pezzi in mostra è la lavorazione artigianale, dal restauro delle antichità fino alla realizzazione di mobili di design.

Infine, un regalo agli amanti delle tradizioni natalizie: i visitatori sono accolti all’ingresso dallo scenografico presepe artistico realizzato dal laboratorio modenese “Cartapeste Blu di Prussia”: l’utilizzo della cartapesta si allaccia alla lontana tradizione degli apparati effimeri che, soprattutto tra Sei e Settecento, venivano usati nel corso di grandi eventi e feste pubbliche.

Per tenersi informati sulla manifestazione è possibile consultare il sito www.7-8novecento.it e seguire la pagina Facebook 7.8.Novecento.

7.8.Novecento è aperta al pubblico a ModenaFiere (viale Virgilio 70/90) da venerdì 8 a domenica 10 dicembre con orario continuato dalle 10.00 alle 19.00. La giornata professionale, con il deballage riservato agli operatori, è giovedì 7 dicembre dalle 8.00 alle 18.00.
Infoline: ModenaFiere, tel. 059/848380 www.7-8novecento.it

 

L’eros è vintage: il cinema erotico italiano nelle locandine dagli anni ’60 agli anni ’80I tre decenni d’oro del cinema erotico italiano vengono raccontati attraverso le locandine e i manifesti d’epoca dei film che hanno segnato i sogni di intere generazioni. La mostra “Cinema erotico ’60, ’70, ’80. Manifesti e locandine” è una proposta della XXXI edizione di 7.8.Novecento
Una carrellata di locandine di film per soli adulti, dagli anni ’60 agli anni ’80. Una mostra che racconta molto dell’evoluzione del costume nella società: dalle immagini più castigate di “Malizia” a quelle più erotiche di “Emmanuelle” e “La chiave”. E’ una delle proposte collaterali di questa edizione di 7.8.Novecento che – grazie alla collezione dell’architetto Giuseppe Di Bella e alla collaborazione di Studio Archeo900 – espone decine di manifesti e locandine che hanno fatto la storia del cinema erotico italiano.

La macchina da presa è sempre entrata a gamba tesa nella storia della rivoluzione sessuale, in particolare tra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta, con una serie di incredibili capolavori dell’erotismo che hanno influenzato i sogni di intere generazioni. “Grazie, zia” (1968) e “Cuore di mamma” (1969) di Salvatore Samperi, “Nerosubianco” (1969) e “Drop-out” (1971) di Tinto Brass, “Il portiere di notte” (1974) di Liliana Cavani, “Salò o le 120 giornate di Sodoma”(1976) di Pasolini: sono solo alcuni dei rari manifesti originali esposti in questa mostra che rappresenta un viaggio nel microcosmo del cinema erotico, esplorando tutte le sensazioni e le implicazioni che la forza evocativa dell’eros ha restituito grazie alla settima arte.

Tra la metà e la fine degli anni sessanta alla base della politica commerciale vi era un fattore comune, ovvero la liberalizzazione dei costumi sessuali e dell’atteggiamento del pubblico nei confronti del sesso che aveva iniziato a manifestarsi in quel periodo. A rallentare drasticamente questo fenomeno, le leggi sulla censura che nella maggior parte dei paesi occidentali esistevano già, costituendo una misura di protezione contro la cosiddetta “corruzione morale”. Ma già negli anni settanta il pubblico fruitore dell’intera gamma dei film “sexy” non solo era aumentato in termini di milioni di persone, ma era anche ormai composto da individui appartenenti a strati sociali molto più vasti e differenziati. Infine i mitici anni ottanta saranno caratterizzati da una lunga serie di commedie sexy all’italiana, spesso senza grandi pretese, alle quali si contrapporranno film come “La chiave” del 1983 del regista Tinto Bras che rappresenta uno dei migliori esempi di film erotico a soggetto.

La mostra “Cinema erotico ‘60, ‘70, ‘80. Manifesti e locandine” vuole essere una perfetta sintesi di quello che cinematograficamente accadde in queati tre decenni, quando ormai le maglie della censura si erano allargate e i segni della rivoluzione sessuale, nella sua complessa rete di temi erotici e di costume si erano palesati e sparsi un po’ ovunque, grazie allo sdoganamento della commedia erotica all’italiana.

Dalla cuccumella alla moka: in mostra la storia della caffettiera italiana Sono decine le caffettiere esposte a 7.8.Novecento in una mostra dedicata: dall’infusione per bollitura, alla napoletana fino alla moka. L’esposizione, curata dal collezionista Nedo Grasselli, è un omaggio al rito del caffè, che da inizio secolo ad oggi si è evoluto di pari passo con la nostra società

Una volta si beveva un caffè molto forte, dal gusto amaro, quasi bruciato. Oggi il caffè è più delicato, morbido, aromatico. Il motivo? È cambiato, ovviamente, il modo di prepararlo. Quella della caffettiera è una storia di rituali, architettura e poesia. Attraverso una selezione dei 240 pezzi della collezione dell’architetto Nedo Grasselli – che va dagli anni ’20 fino ai giorni nostri – la mostra proposta a 7.8.Novecento ricostruisce il rito legato alla preparazione della bevanda più amata dagli italiani.

Dall’infusione per bollitura, all’invenzione a inizio secolo della napoletana (la cosiddetta “cuccumella”) e negli anni ’30 della moka per opera dell’ingegnere Alfonso Bialetti, al sistema per realizzare la crema caffè, inventato nel 1948 a Milano: sono numerosi i sistemi per la preparazione del caffè che saranno raccontati in questa esposizione. In mostra pezzi rari, come la caffettiera “Vesuvio” disegnata da Gaetano Pesce e prodotta da Zani & Zani o le mini caffettiere da viaggio “Stella” in argento o le caffettiere elettriche “Velox”.

Il caffé si diffuse in Europa agli inizi del Seicento, grazie ai veneziani e ai genovesi che commerciavano con l’Oriente. Risale sempre alla prima metà del Seicento l’apertura dei primi caffé pubblici a Venezia. L’uso del caffé si propagò poi in tutta Italia: la nuova bevanda infatti veniva apprezzata non solo per il suo gusto, ma anche perché si riteneva che possedesse delle proprietà digestive. La sua diffusione nei paesi occidentali fu accompagnata dall’ideazione di svariati modelli di caffettiera e in Italia ancora oggi se ne utilizzano principalmete di tre tipi. La napoletana (cuccumella in napoletano) fu ideata dal francese Morize nel 1819; quando raggiunge l’ebollizione viene capovolta per avviare l’infusione che avviene per gravità.

La moka, fu inventata nel 1933 dal piemontese Alfonso Bialetti, e il figlio Renato la rese poi famosa in tutto il mondo pubblicizzandola con “l’uomo con i baffi”.
La macchina espresso, che si presenta nelle versioni professionali da bar e in quelle da casa. La prima macchina espresso italiana fu realizzata da un ingegnere milanese, Desiderio Pavoni, che nel 1905 fondò la ditta La Pavoni e iniziò a produrne una al giorno, in una piccola officina a Milano. In seguito il milanese Achille Gaggia introdusse la macchina a pistoni, da cui sono derivate le versioni attuali: grazie ad esse si produce il caffé molto rapidamente e il suo sapore risulta meno amaro.

La mostra racconta come è cambiato negli anni il modo di servire e gustare il caffè nel nostro paese, attraverso caffettiere d’epoca e pezzi curiosi.