Trieste, Salone degli Incanti dell’ex pescheria, 6 dicembre 2007 – 2 marzo 2008

“Io penso ad una mostra piccola ma molto emozionante; mi piacerebbe che uscissero piangendo, cioè con un’emozione”. Così Ettore Sottsass ha dato il via all’unica mostra italiana per i suoi novanta anni. Sarà a Trieste (dal 6 dicembre al 2 marzo prossimi) e “emozionante” lo sarà certamente, “piccola” non proprio: ben sette le sezioni previste nello spazio dell’ex Pescheria accompagnate da un “omaggio” nella Sala del Trono del Castello di Miramare, dove una piccola selezione della produzione di Ettore Sottsass intesserà un dialogo con le atmosfere del passato di questa storica residenza. “Vorrei che [questa mostra] fosse solamente solitudine e intensità” è stata l’ulteriore richiesta del Maestro.

E Alessio Bozzer, Beatrice Mascellani e Marco Minuz che per conto dell’Associazione Culturale Terredarte con la collaborazione del Comune di Trieste-assessorato alla Cultura hanno ideato e curato l’esposizione, hanno cercato di trasformare in realtà la sua istanza: “Ci proponiamo di affrontare la lettura della produzione artistica ed intellettuale del maestro in maniera assolutamente nuova, abbandonando l’approccio descrittivo e antologico per affrontare la produzione di Sottsass in una maniera più diretta e profonda, coinvolgendo la sua esperienza emozionale ed intellettuale, ponendo una forte attenzione agli stati intellettuali che sono alla base della “ricerca di un oggetto o di una realizzazione” .

Il titolo della mostra riconduce ad una delle riflessioni che Sottsass ha scritto a proposito dei templi indiani ed è una frase che può, in qualche modo, esemplificare l’approccio alle cose del maestro: “Senza che io sappia cosa sono, le forme di pietra hanno il senso del sacro, sacro per sempre. Vorrei sapere perché”. E proprio questa ultima parte di frase è stata scelta per dare nome e taglio alla grande esposizione triestina. Le molte esperienze di Sottsass vengono qui indagate sul filo di una essenziale raccolta di opere disposte in sette aree tematiche: disegno industriale (design), architettura, fotografia, gioiello, disegno, ceramica ed infine vetro, le cosiddette delicatessen, come Gillo Dorfles le ha definite dopo aver visionato il progetto. Ogni “isola” racchiuderà al suo interno un “tempio”, un luogo segreto dove scoprire gli oggetti, i disegni, le foto, etc.

Nella selezione delle opere destinate all’esposizione sono state attuate delle scelte radicali, proprio per focalizzare l’attenzione sulla produzione di Sottsass che è riuscita maggiormente ed incarnare la sua sensibilità ed evocare i riferimenti progettuali ed umani del suo lavoro. Il visitatore viene lasciato libero di costruirsi il proprio percorso, proprio per evitare gerarchie e classificazioni fra le esperienze esposte, stimolandolo a scoprire come sia la medesima sostanza e progettualità ad animare ogni creazione del maestro. A connettere l’un l’altra le sette “isole” sarà la voce dello stesso Sottsass che accompagnerà il visitatore all’interno di ogni area, per raccontare e spiegare di volta in volta le ragioni del suo lavoro. Con l’obiettivo di avvicinare il più possibile il visitatore all’esperienza più intima del maestro, quella che combacia con il suo lavoro.

Le 130 opere selezionate, provenienti tutte da collezioni private italiane ed europee (alcuni pezzi saranno esposti per la prima volta al pubblico), non seguiranno un percorso cronologico per porsi invece come frammenti atti a ricostruire quella grande “magia dell’opera” che anima tutta la produzione di questo architetto/artista. La sede della mostra, la città di Trieste, aggiunge un ulteriore elemento di fascino al progetto: Trieste è una città sicuramente lontana da Milano, capitale del design e della progettazione, ma contemporaneamente è un luogo in grado di descrivere ed incarnare, come lo stesso Ettore Sottsass ha evidenziato in riferimento alla sua vita (Ettore Sottsass è nato ad Innsbruck nel 1917), una duplice identità, ovvero quella italiana e austriaca. Contemporaneamente è la città in cui ha vissuto il pittore Spazzapan, colui che negli anni trenta a Torino, ha insegnato ad Ettore Sottsass a dipingere e a cui è rimasto sempre profondamente legato. Infine è una città realmente in grado di dialogare a livello internazionale con realtà come l’Austria, la Slovenia e la Croazia. Proprio per questo tutta la mostra sarà bilingue: italiano-inglese.

“Vorrei sapere perché. Una mostra su Ettore Sottsass” completa il ciclo di grandi mostre che sono state dedicate negli ultimi anni al Maestro: al Mart di Rovereto, Museo di Capodimonte di Napoli, Moca Museo d’Arte Contemporanea di Los Angeles e il Design Museum di Londra.