Prende avvio giovedi’ 24 marzo al castello sforzesco il ciclo di letture, conferenze e laboratori dedicati all’opera di Gadda

Il programma di quest’anno si articola in dieci appuntamenti presso quattro diverse istituzioni culturali della città, proponendo una sorta di itinerario milanese dello scrittore: la Trivulziana e la Casa del Manzoni, ma anche il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci e la Triennale la cui partecipazione consente di sottolineare quanto le vicende della città, e dei grandi che l’hanno attraversata, siano segnate dal continuo rapporto tra scienza, arte e letteratura.

Il progetto intende raccontare i diversi ambiti in cui Gadda ha operato e si segnala per la qualità dei contributi e la novità della strategia che unisce lettura, ascolto e riflessione critica. Si rivolge al vasto pubblico, in particolare ai giovani, e concentra l’attenzione non solo sui capolavori letterari (L’Adalgisa e La cognizione del dolore), ma anche sulle pagine di divulgazione tecnica di Gadda ingegnere; vede la collaborazione di docenti e allievi del Politecnico di Milano e la partecipazione di attori con larga frequentazione del repertorio gaddiano, come Anna Nogara, Franca Nuti e Massimo Popolizio.

L’inizio e la fine del programma 2011 è segnato dalla mostra temporanea “Le carte di Gadda alla Trivulziana”, allestita appositamente presso la Sala del Tesoro, nel Cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco.

L’esposizione consentirà di apprezzare in originale i manoscritti, le bozze di stampa e altre testimonianze relative alle opere che saranno oggetto delle letture e delle conferenze del programma A Milano con Carlo Emilio Gadda. Tutti i documenti in mostra appartengono al ricchissimo fondo gaddiano conservato presso l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana e costituito dai nuclei Gadda Citati e Gadda Roscioni.

Questa cospicua raccolta di testimonianze letterarie e biografiche è stata acquisita dal Comune di Milano in anni recenti, grazie anche alla ferma volontà di Dante Isella e alla disponibilità di Piero Citati e Gian Carlo Roscioni, ed è oggi aperta all’indagine degli studiosi in seguito ad una scrupolosa opera di riordino e inventariazione.

Di gran parte dei testi gaddiani si conservano alla Trivulziana le redazioni manoscritte (talora in più stesure, spesso estremamente elaborate), i dattiloscritti (quasi sempre con correzioni autografe), le copie su carta carbone, le bozze di stampa. A questi materiali si aggiungono diversi volumi, nonché i giornali e le riviste su cui via via comparivano gli articoli di Gadda, a loro volta oggetto in molti casi di un ampio lavoro di rifacimento. Si conservano anche recensioni apparse su giornali e riviste, lettere di Gadda o a lui indirizzate, fotografie, volumi di argomento letterario, filosofico e tecnico in alcuni casi postillati. Una parte del Fondo Roscioni comprende inoltre documenti personali e materiale biografico vario, relativo allo scrittore e alla sua famiglia.

Il progetto è sostenuto da: fondazione cariplo

con il patrocinio e il contributo di: Regione Lombardia

Con il patrocinio di: Regione Lombardia | Cultura e Provincia di Milano | Settore cultura

Mostra

“Le carte di Gadda alla Trivulziana”

Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana

Sala del Tesoro, Cortile della Rocchetta

Castello Sforzesco, Milano

23 marzo: 12.00-13.00 14.00-17.30

24-25 marzo: 9.00-13.00 14.00-17.30

30 giugno-2 luglio: 9.00-13.00 14.00-17.30

Ingresso libero

Per informazioni:

Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana

tel. 02 884 63814

Programma

a cura di Giuseppina Carutti

Tutti gli incontri sono a ingresso libero fino ad esaurimento posti ma è richiesta la prenotazione:

Politecnico di Milano | Servizio Cultura

tel. 02.23992597 – [email protected]

Comitato A Milano con Carlo Emilio Gadda

tel. 339.4188367 – [email protected]

Casa del Manzoni

Centro Nazionale Studi Manzoniani

tel. 02.86460403 – [email protected]

giovedì 24 marzo 2011 | ore 17.30

Castello Sforzesco, Sala della Balla

Carlo Emilio Gadda

L’Adalgisa, disegni Milanesi

Un «concerto» di centoventi professori

con Anna Bogara

«Quella sera di sabato, il papà di Valerio aveva consentito per telefono con il fratello Gian Maria che l’indomani suo figlio avesse ad accompagnar donna Elsa. Al concerto Bartholdi-Stangermann: il settimo concerto della stagione “domenica, 28 aprile 1931 alle ore 16 precise”, ammonivano i consueti annunci a muro, color giallo arancio: Maestro concertatore direttore d’orchestra Giorgio Bartholdi Stangermann. Centoventi professori d’orchestra. Centoventi (…)». C. E. Gadda

Il concerto domenicale dei 120 professori è l’occasione per ripercorrere la Milano dell’inizio del secolo, tra i fatti della borghesia grande e piccola e quelli degli uomini del popolo, in un affresco irresistibile dove la comicità è sempre nutrita di spirito corrosivo, dove i personaggi sono ritratti al vero, con affetto e perfidia insieme, e dove sempre si riconoscono le straordinarie capacità mimetiche della lingua gaddiana, qualità che fanno dello scrittore lombardo uno dei maggiori della letteratura europea del Novecento.

giovedì 7 Aprile 2011 | ore 17.30

Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia

Leonardo da Vinci

via Olona, 6 bis

Sala Conte Biancamano

Carlo Emilio Gadda

L’Adalgisa, disegni Milanesi

Un «concerto» di centoventi professori

con Anna Nogara

«Intanto i centoventi professori entravano alla spicciolata in sul palco, da una porticina di fondo, l’uno dopo l’altro, quasi furtivamente. Prendevan posto sulla seggiolerìa, certuni sfoderavano, da feltri bigi, la loro insalivabile tromba: come si leva la maglia ad un pargolo. A sinistra, su di un gradone, i contrabbassi attendevano: di già ritti, ogniduno sulla sua monogamba a cavicchio, estratti in antecedenza dai rispettivi sarcofaghi (…)». C. E. Gadda

Il transatlantico è il luogo dove si incontravano i diversi ceti sociali con i loro sogni, idee e aspirazioni. Separati da pochi metri di paratìa viaggiavano, divisi in classi, emigranti in cerca di fortuna in America, magnati dell’industria, uomini di spettacolo.

Nella Sala Grande del Transatlantico Conte Biancamano si figura avvenga l’esecuzione del Concerto di 120 professori così come Gadda l’ha immaginata, affollata degli esseri umani che vi assistono la domenica pomeriggio, ma anche metafora dei furori antiborghesi di Gadda, la sua grottesca rappresentazione della società milanese.

giovedì 28 Aprile 2011 | ore 17.30

Museo Nazionale della Scienza

e della Tecnologia Leonardo da Vinci

via San Vittore, 21

Sala delle Colonne

Carlo Emilio Gadda

Scritti di e su Leonardo

Leonardesca 1

introduce Fiorenzo Galli direttore generale del

Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia

con Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa

«Il passo di Leonardo s’è smarrito di là dai pioppi, tra i sogni delle lunghe sere: diserta ormai questi muri e il loro intonaco giallo: che attende la peste, la Spagna e la Controriforma: muri dei signori e dei maestri spenti, su cui si dimentica lo staffile tricaudato dell’Ambrogio o “la vipera che i melanesi accampa” araldica d’un tempo consunto. E avanti (…)». C. E. Gadda

La citazione si riferisce alla mostra su Leonardo – definita “abominevole” da Roberto Longhi – che si tenne a Milano, nel ’39, al Palazzo dell’Arte.

Una parte del materiale realizzato per l’affascinante allestimento, condotto sotto la guida di Giuseppe Pagano, confluì nell’odierno Museo della Scienza e della Tecnologia. Gadda recensì l’esposizione, sottolineando l’influenza del pensiero e del genio di Leonardo nella storia e nell’anima di Milano. Artista e scienziato, Leonardo indaga i fenomeni del mondo fisico in un’incessante ricerca tesa a conoscere l’universo e a tradurre la natura nelle forme dell’arte. Il racconto della Mostra, specie per quel che riguarda il rapporto tra Leonardo e le arti figurative, sarà materia dell’intervento di Giovanni Agosti e dei suoi allievi.

mercoledì 4 maggio 2011 | ore 17.30

Casa del Manzoni

via Morone, 1

Carlo Emilio Gadda

La cognizione del dolore

“Vagava, sola, nella casa…”

con Franca Nuti

«Vagava, sola, nella casa. Ed erano quei muri, quel rame, tutto ciò che le era rimasto? di una vita. Le avevano precisato il nome, crudele e nero, del monte: dove era caduto: e l’altro desolatamente sereno, della terra dove lo avevano portato e dimesso, col volto ridonato alla pace e alla dimenticanza, privo di ogni risposta, per sempre. Il figlio che le aveva sorriso, brevi primavere! (…)». C. E. Gadda

Con La cognizione del dolore siamo di fronte al capolavoro narrativo di Gadda. Ne scrive Pietro Citati: «Superbamente composita, impastata di strazio e di risa, di violentissime luci e di tenebre fonde, La cognizione del dolore, l’opera più autobiografica della produzione gaddiana, possiede alla fine la semplicità di un’opera classica: la disperazione, l’altezza di tono, la nobiltà di gesto che hanno sempre distinto ogni vera tragedia».

lunedì 16 maggio 2011 | ore 21.00

La Triennale di Milano

viale Alemagna, 6

Carlo Emilio Gadda

San Giorgio in casa Brocchi

con Anna Nogara

«Un parente?… E perdersi con una cameriera!…». «Ma tutte le ragazze, non si sa perché, gli muoion dietro… e poi si sa, quando c’è l’automobile…». Il «non si sa perché» è la chiave di volta dei più complessi sistemi giustificanti il mondo. Ed è perciò adoperatissimo dai metafisici della morale, quando si tratti di stabilire il perché della fisica del genere umano (…)». C. E. Gadda

Il conte Agamennone fa arrivare puntualmente al nipote, nel giorno onomastico, il dono del suo nuovo trattato di etica, il libro da lui scritto come un moderno De Officiis contro i tempi calamitosi. Sennonché il vero dono dello zio sarà alla fine non il libro dei doveri, ancor fresco d’inchiostri, bensì la procace e più fresca bellezza della Jole, la cameriera del conte, che, incaricata della consegna, ha la ventura, per una rivalsa della vita, di capitare davanti al nipote in un’ora in cui la casa è complicemente vuota.

Irresistibile è il tratto del racconto riferito alla esposizione del ’33 alla Triennale, che crea la gran prospettiva del racconto, il senso dei tempi nuovi, del passaggio dall’800 al ’900 che sovrasta ineluttabile una borghesia ottusa ma anche genuina, che cerca disperatamente di stare al passo.

lunedì 23 maggio 2011 | ore 17.30

Castello Sforzesco, Sala della Balla

Carlo Emilio Gadda

La cognizione del dolore

Una visita medica

con Massimo Popolizio

«Dietro domanda del medico elencò le sue sofferenze recenti, le solite. Il medico dondolò il capo e disse di volerlo visitare. Salirono al piano delle camere. Lui avanti. Entrarono in una cara grande a psreti scalbate di giallino, con due finestre, di cui una ciara, aperta sulle robinie, sulle cicale e due letti. I monti del settentrione. Quasi nero, a travi ed assi, il soffitto…(…)». C. E. Gadda

Così ne scrive Gadda in un immaginario colloquio con l’editore: «In Gonzalo vige ed opera una continua critica della dissocialità altrui: la quale raggiunge ben più grave fattispecie che non raggiunga la sua. (…) Il suo male richiede un silenzio tecnico e una solitudine tecnica: Gonzalo è insofferente della imbecillaggine generale del mondo, delle baggianate della vitalistica borghese; e aborre dai crimini del mondo. Non potrebbe in nessun modo, dai giudici senzienti, perspicaci ed equanimi venir definito un dissociale, un misantropo. Vive angustiato del comune destino, della comune sofferenza».

giovedì 9 giugno 2011 | ore 17.30

Museo Nazionale della Scienza

e della Tecnologia Leonardo da Vinci

via San Vittore, 21

Galleria Leonardo e Sala delle Colonne

Carlo Emilio Gadda

Scritti di e su Leonardo

Leonardesca 2

introduce Claudio Giorgione con Federico Bucci, Andrea Silvestri

in collaborazione con il Politecnico di Milano

«Avvicinare Leonardo! Ci ritroviamo, davanti a lui, come alla sorgente stessa del pensiero. Qui la nativa acuità della mente si dà liberissima dentro la selva di tutte le cose apparite, dentro la spera di tutti i “phaenòmena”: a percepire, a interpretare, a computare, a ritrarre: a profittare per “li òmini”: del profitto di ragione e di verità». C. E. Gadda

Sebbene autarchica e obsoleta nelle chiavi di lettura, la Mostra Leonardesca ha segnato un capitolo importante nella storia della divulgazione dell’opera di Leonardo ingegnere e tecnologo, e ha costituito un imprescindibile prologo alla nascita delle collezioni del Museo. Rapporto che è doveroso ricucire.

Gli studi sul volo e sulle acque, il ruolo del disegno come strumento per indagare e rappresentare la natura, la capacità di rappresentare i movimenti fisici svelando i moti dell’anima, la nuova percezione dello spazio scoperta attraverso la prospettiva aerea saranno materia di interventi e letture.

mercoledì 15 giugno 2011 | ore 17.30

La Triennale di Milano

viale Alemagna, 6

Teatro Agorà

Carlo Emilio Gadda

Scritti di e su Leonardo

Leonardesca 3

introduce Davide Rampello

Presidente della Triennale

con Federico Bucci, Roberto Cara,

Claudio Giorgione, Andrea Silvestri

in collaborazione con il Politecnico di Milano

«La gran parte degli appunti fotografati o dei disegni di macchine, tradotti qui nei modelli, verte su problemi positivi (p.e. edilizia e sollevamento dei materiali, tessitura, lavorazione del legno e dei metalli, trasporti, armi da lancio, bocche da fuoco, sollevamento delle acque, impiego delle cadute d’acqua, ecc. ecc.): che i predecessori e i contemporanei di Leonardo si erano positivamente proposti; che i futuri verranno poi ad approfondire e talora diversamente a risolvere, con mezzi nuovi, e più felici, e più liberi». C. E. Gadda

Visita virtuale alla mostra del ’39 seguendo il testo di Gadda: l’evocazione degli ambienti che segnarono il percorso di Leonardo, dalla Lombardia Sforzesca alla Firenze Medicea, alla Francia di Francesco I; la presentazione di Leonardo scienziato e tecnico; il rapporto con gli artisti del suo tempo. La visita si svolgerà attraverso proiezioni e letture dal materiale d’archivio custodito alla Biblioteca del Progetto, presso la Triennale di Milano.

giovedì 23 giugno 2011 | ore 17.30

Castello Sforzesco, Sala del Tesoro

Carlo Emilio Gadda

L’Adalgisa, disegni Milanesi

“E che ero una qui, e che ero una là…”

con Anna Nogara

«E che ero una qui, e che ero una là; e che cantavo nei teatri di strapazzo, per militari; che avevo già una cinquantina d’amanti!… ma sì!… cento… mille… un milione! (…) Se non fosse stato per il mio povero Carlo che mi adorava…, senza esagerazione… mi adorava (…) povero figliolo!… se non fosse stato per lui… ti dico io che me lo sarei preso davvero l’amoroso… ma de quii viscor, però… un tenente dei bersaglieri… sì, proprio un tenente». C. E. Gadda

L’Adalgisa, popolana, già cantante lirica, è vedova di Carlo Biandronni, ragioniere, filatelico e soprattutto appassionato entomologo; ma il matrimonio è sempre stato guardato con sufficienza dai parenti di lui, a causa del diverso livello sociale. In un lungo dialogo al Parco, dove ha accompagnato i due figlioletti, l’Adalgisa si sfoga con la cognata Elsa, recriminando sull’ostilità della famiglia di lui e rievocando con nostalgico accoramento e molti tratti di ironia involontaria la figura del povero Carlo e la loro vita coniugale. La varietà sociale dei personaggi evocati determina un linguaggio composito, dove si mescolano gerghi e abitudini linguistiche di classi diverse in una multiforme polifonia, pari soltanto a quella che un secolo prima si trovò rappresentata nella grande poesia di Carlo Porta.

giovedì 30 giugno 2011 | ore 17.30

Castello Sforzesco, Sala degli Scarlioni

Carlo Emilio Gadda

La cognizione del dolore

“Vagava, sola, nella casa…”

con Franca Nuti

«Vagava, nella casa, come cercando il sentiero misterioso che l’avrebbe condotta ad incontrare qualcuno: o forse una solitudine soltanto, priva d’ogni pietà e d’ogni immagine. Dalla cucina senza più fuoco alle stanze, senza più voci: occupate da poche mosche. E intorno alla casa vedeva ancora la campagna, il sole. Il cielo, così vasto sopra il tempo dissolto, si adombrava talora delle sue cupe nuvole, che vaporavano rotonde e bianche dai monti e cumulate e poi annerate ad un tratto parevano minacciare chi è sola nella casa, lontani i figli, terribilmente». C. E. Gadda

La lettura ripropone una scena magistrale di interno familiare: la lunga notte della madre sola, a vagare per le stanze vuote, e la terribile domanda sul senso di una vita amputata della presenza di un figlio. La domanda ripetuta che pervade la scena, ron-ron, pedale del dolore e della insensatezza del vivere, ha una forza espressiva impressionante ed è il tramite per passare dall’interno familiare, cellula del mondo, al campo lungo, all’universo, e riflettere sul senso e il non senso del nostro esistere.