Ciclo di incontri organizzato dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna. Dal 27 gennaio al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, nomi celebri della cultura e della scienza analizzeranno le virtù al femminile

Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, Via Olona 6, bis, Sala Conte Biancamano, ore 17.30

“Chi semina virtù fama raccoglie”. Da questa massima di Leonardo Da Vinci prende spunto l’idea dell’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) di organizzare un ciclo di incontri dedicato alle ‘Virtù delle Donne’. L’iniziativa – che segue ‘I Comandamenti delle donne’ (2009) e ‘I Vizi Capitali delle Donne’ (2010) – si terrà da gennaio a giugno 2011 in collaborazione con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano. Ideato dalla filosofa Nicla Vassallo questo ciclo nasce con l’obiettivo di promuovere la salute psico-fisica delle donne, affrontando tematiche legate alle virtù cardinali e teologali, per evidenziare varie forme, spesso ignote, dei tanti benesseri femminili. Gli incontri si terranno alle 17,30 alla Sala Conte Biancamano del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano (ingresso via Olona 6/bis).

È consigliabile prenotare tel. 02.29015286; [email protected].

“In queste sette serate – spiega Francesca Merzagora, presidente di O.N.Da – carità, fede, fortezza, giustizia, prudenza, speranza, temperanza verranno interpretate e dibattute da prestigiosi intellettuali della cultura contemporanea e del giornalismo. La loro ottica laica consentirà di abbracciare profondità sostanziali dell’esistenza umana, mentre le analisi di esaltazioni, modelli, ribellioni, valori ci restituiranno una virtuosità declinata al femminile, che coincide con alcune donne, ma non con altre. Perché c’è chi cerca la saggezza e chi la stoltezza, in un mondo in cui le tante libertà felici e vitali vengono ostacolate da dannosi clichè, convenzioni e stereotipi”. “Considerando le diverse epoche storiche e culture, e a parte alcuni casi atipici – continua Nicla Vassallo – le donne hanno sempre lavorato duramente, spesso più degli uomini. Il problema oggi non consiste allora nel fare i conti con più identità femminili, quella professionale inclusa, ma nel cercare la propria identità. Se si ragiona col proprio cervello, si ammette che si è persone realizzate grazie a bellezze, creatività e intelligenze genuine, non per il solo rapporto fisico con l’uomo, né per quanto la società ci impone idealmente. Anzi, adeguarsi a pregiudizi e stereotipi significa obbedire ciecamente a un errato “dover essere” da cui scaturiscono molti disagi femminili della nostra epoca”.

“La massima da cui nasce l’idea di parlare di virtù ‘al femminile’ – spiega il direttore generale del Museo, Fiorenzo Galli – è la dimostrazione di quanto sia importante la collaborazione del Museo con l’Osservatorio O.N.Da, che continua ormai da oltre 4 anni. Il Museo si pone come uno spazio per il confronto e il dibattito anche su questi temi, protagonisti dei cambiamenti in atto nella nostra società e nel quotidiano, mettendo l’individuo al centro di questa riflessione.”

Programma

LE VIRTÙ DELLE DONNE
Progetto Culturale in sette serate
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia

Sala Conte Biancamano

Via Olona, 6 bis – Milano

È consigliata la prenotazione ad ogni serata

tel. 02 29015286 e-mail: [email protected]

1° SERATA – La carità: 27 gennaio ore 17.30

Antonella Antonelli, Salvatore Carruba ,Don Colmegna, Enrico Finzi

2° SERATA – La fede: 17 febbraio ore 17.30

Isabella Bossi Fedrigotti, Andrea Moro, Salvatore Veca

3° SERATA – La fortezza: 10 marzo ore 17.30

Adriana Bazzi, Claudio Mencacci, Marina Salamon

4° SERATA – La giustizia: 31 marzo ore 17.30

Anna Alberti, Armando Massarenti, Cesare Rimini,Simona Tedesco

5° SERATA – La prudenza: 14 aprile ore 17.30

Livia Pomodoro,Gian Giacomo Schiavi, Anna Maria Tarantola
6° SERATA – La speranza: 19 maggio ore 17.30

Nicoletta Carbone, Suor Anna Maria Villa, Luca Lo Presti

7° SERATA – La temperanza: 9 giugno ore 17.30

Johanna Rossi Mason, Annamaria Bernardini De Pace,

Willy Pasini, Gilberto Corbellino

Durante la serata sarà possibile degustare le specialità dolciarie, grazie alla collaborazione con Offelleria Tacchinardi.

La carità è forma di affetto e benevolenza, ci conduce a provare compassione, empatia, pietà per il nostro prossimo, assistendolo, aiutandolo, soccorrendolo con cortesia e favore. In un certo senso, si può affermare che grazie alla carità l’essere umano riesce ad amare l’altro essere umano, come se amasse se stesso. Per alcuni vincolo di tutte le altre virtù, che anima, ispira e ordina, per altri, invece, come per Oscar Wilde, “la carità crea una moltitudine di peccati”. Da cosa le donne sono oggi animate e ispirate? L’amore verso il prossimo prevale sull’amore per se stesse, a causa di un atteggiamento femminile caritatevole, oppure è l’amore per se stesse a dominare e determinare idee, passioni, azioni narcisistiche? L’amore verso il prossimo si prova nei riguardi solo del proprio partner, della propria famiglia, dei propri amici e amiche? Che senso ha per una donna contemporanea sacrificare se stessa per il bene altrui, quando, troppo di frequente, le donne si sono viste tradizionalmente costrette a rinunciare a se stesse per gli altri?

La fede ci conduce ad aderire a determinate convinzioni, idee, supposte verità che non risultano sempre giustificabili con la semplice ragione. Grazie alla fede, riusciamo ad abbandonare alcune costrizioni, a liberarci dalle morse di una razionalità fredda, per credere con volontà.Diamo fiducia, concediamo credito, nell’attesa di non venir ingannate. Ci sono fedi antiche, di periodi non ancora corrotti dalle slealtà. Ci sono modi per dar fede, per promettere. Agiamo in buona fede,ma anche in mala fede. Ci scambiamo le fedi il giorno in cui ci sposiamo. Quali donne sono oggi disposte a credere in qualcuno o in qualcosa solo per fede? In che misura vivono esistenze leali? Esistono promesse tipicamente femminili? Perché alcune donne agiscono spesso in buona fede, mentre altre spesso in mala fede? Il matrimonio rappresenta un valore? Se, come afferma Søren Kierkegaard «la fede comincia appunto là dove la ragione finisce», le donne di fede finiscono con l’essere irrazionali?

La fortezza, con fermezza e costanza, la fortezza rappresenta la capacità di resistere alle avversità, di non scoraggiarsi dinnanzi ai contrattempi, di perseverare, andare avanti ad ogni costo, senza lasciarsi vincere da pigrizie, timori, viltà. La fortezza è però anche un’opera militare che protegge dagli attacchi esterni. Ci sono donne forti, robuste, resistenti? Quante donne riescono oggi a esprimere con pienezza le loro potenzialità, senza arrestarsi di fronte agli ostacoli e quante, invece, si accontentano di condurre un’esistenza mediocre? Chi è disposta a rinunce e sacrifici per mettersi sul serio in gioco e vincere le proprie ataviche paure? Quali donne sono fortezze da espugnare e per difendersi da chi si sono trasformate in fortezze? Se, come afferma Orazio, “Fortes creantur forti bus”, in che senso le donne forti sono create da donne forti?

La giustizia. Qualità difficile a definirsi in quanto ogni essere umano ha una propria idea di giustizia che non sempre riesce a concretizzare nella corso della propria esistenza. Si può però sostenere che la giustizia consista, in senso generale, in una serie di norme atte a regolare i rapporti tra gli individui nella vita collettiva, in modo tale da rispettare i loro diritti umani, riducendo le disuguaglianze e lo sfruttamento dei soggetti deboli, mentre, in senso particolare, nella volontà costante, ferma, retta di riconoscere e dare al prossimo quanto gli è dovuto. La giustizia nei confronti delle donne dispone a rispettare i diritti di ciascuna nonché a stabilire nelle relazioni femminili e maschili un’armonia che promuove equità e bene comune. Quali donne sono oggi rette e quali, invece, trattano con parzialità i soggetti deboli, prediligendo soggetti potenti? Sussiste un significato del giusto e della vita collettiva in grado di distinguere donne e uomini? Se, come sostiene François de La Rochefoucauld, «nella maggior parte degli uomini, l’amore della giustizia non è altro che il timore di patire l’ingiustizia», quali donne amano la giustizia unicamente per timore dell’ingiustizia?

La prudenza. Pensando e agendo con saggezza si è prudenti. In fondo, la prudenza dispone l’essere umano a discernere il bene dal male, allo scopo di scegliere i mezzi adeguati per attuare il bene, evitando il male. Non solo il bene e il male, però. Distinguere il vero dal falso rappresenta infatti un segno di prudenza, al fine di una conoscenza che conduce ad agire con responsabilità, facendosi carico delle conseguenze teoriche e pratiche delle proprie azioni. Di conseguenza, le donne prudenti non risultano indecise, caute, titubanti, bensì assennate e determinate, nell’assumere decisioni consapevoli, senza timori di osare, perché le loro decisioni si basano su una conoscenza

solida. Esiste, però, una conoscenza delle donne, una loro ponderazione nel pensare e nell’agire, una loro previsione savia degli effetti delle azioni? Quali sono le donne prudenti nel decidere e ferme nell’agire? Prudenze e avvedutezze femminili contrastano con prudenze e avvedutezze maschili?

La speranza. Attese intrise di desideri, fiducie, gioie, piaceri.Anche in ciò consiste questa virtù che conduce a mirare a esistenze in cui la nostra felicità si tramuta in fiducia e promesse. E’ così? Ci sono donne che sperano nella disperazione e donne che disperano nella speranza? La speranza riguarda la probabilità di quanto accadrà nel futuro, e le donne s’interrogano spesso sul tempo che verrà. La speranza rafforza, conduce a lottare, dissipa le nostre tristezze. Eppure, stando a Elsa Morante, «una speranza, a volte, indebolisce le coscienze, come un vizio». Chi tra le donne contemporanee esperisce la speranza come una virtù e chi come un vizio? Chi sogna con speranza e chi invece evita di sperare? Se l’esistenza si connette strettamente alla speranza, dove riesce a situarsi una tipologia femminile esistenziale priva di speranze?

La temperanza. Desideri e cosiddetti istinti soddisfatti in modo equilibrato? Questa virtù modera, tra l’altro, l’attrattiva dei piaceri sensibili e dona equilibrio nell’impiego dei beni più disparati. Se rincorresse liberamente il proprio istinto, l’essere umano finirebbe per inseguire esclusivamente le proprie bramosie e passioni. Occorre allora un impegno ascetico, una sorta di ginnastica dello spirito, che alleni volontà e intelligenza allo scopo di perseguire il nostro benessere. In questa sorta di autoeducazione della volontà risiede la virtù della temperanza. E’ la virtù che oggi appartiene di più o di meno alla maggioranza delle donne? Ci sono volontà e intelligenze femminili indirizzate verso il benessere? Chi cerca davvero di dominare i propri istinti e contenere i propri desideri? Un tale dominio non è forse fonte di malessere?