Museo Diocesano di Milano 11 marzo – 3 luglio 2011

Vittorio Sgarbi torna nel capoluogo lombardo per presentare una nuova grande mostra che illustra la nascita di un genio quale è il Caravaggio. Ricostruendone la formazione artistica, da Simone Peterzano ai maestri veneti e lombardi, un entusiasmante percorso documenta i precursori e gli artisti contemporanei a Michelangelo Merisi (1571-1610), mettendo in evidenza le opere che l’artista vede di persona negli anni giovanili e ciò che i suoi occhi assorbono nel clima artistico tra Venezia e Milano, prima della definitiva partenza per Roma, che verosimilmente può datarsi intorno al 1595-96, come mettono in luce gli ultimi studi.

Curata da Vittorio Sgarbi, prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Museo Diocesano di Milano, la mostra Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano riunisce circa sessanta capolavori, realizzati dai più grandi interpreti del tempo, che saranno allestiti negli spazi espositivi del Museo Diocesano, dall’11 marzo al 3 luglio 2011.

Le opere di Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Lorenzo Lotto, Jacopo da Bassano, Moretto da Brescia, Giovan Battista Moroni, Gerolamo Savoldo, Vincenzo e Antonio Campi, Giovanni Ambrogio Figino e Simone Peterzano e molti altri ancora, in alcuni casi mai esposte prima, documentano il delinearsi di un nuovo gusto e di una nuova concezione della figura, nel suo rapporto con lo spazio e con la luce, che è fondamentale per la crescita del giovane Merisi.

Naturalmente in mostra non poteva mancare la presenza del Caravaggio, documentato dalla presenza di un’opera altamente significativa: è la cosiddetta “Murtola” (chiamata così dal nome del poeta che nel 1600 ne scrisse un poema), ossia la prima versione della celeberrima “Medusa” degli Uffizi.
Quest’opera, conservata da sempre in collezione privata, fu realizzata dal Caravaggio nel 1596 e può essere considerata come emblema della formazione giovanile del Caravaggio, in particolare per il disegno preliminare, messo in evidenza dalle precisissime indagini diagnostiche che sono state eseguite sull’opera di recente. Le stesse indagini consentono di datare la “rotella” tra il 1596 e il 1597, anni in cui Caravaggio si trasferisce a Roma e quindi, idealmente, la Medusa Murtola chiude il ciclo lombardo e apre quello romano, quando, come ricorda Vittorio Sgarbi: “lui improvvisamente sconvolge tutto al punto tale che il boato della sua rivoluzione arriva in tutta Europa e non c’è un solo grande pittore che non arrivi dalla Francia, dalla Spagna, dalla Germania, dai paesi bassi per vedere quello che ha fatto Caravaggio”.

Altro capolavoro da non perdere è, nella sua struggente e sensuale bellezza, la “Flagellazione di Cristo” del Caravaggio, proveniente dal Museo di Capodimonte (Napoli), per la prima volta a Milano dopo la celebre mostra del 1951.

Quanto alla ricostruzione della sua formazione, seguendo le parole del noto storico dell’arte Roberto Longhi, “…non si pretende di segnare itinerari precisi ai suoi viaggi (o siano pure vagabondaggi) di apprendista; ma non si potrebbe porli mai in altra zona da quella che da Caravaggio porta a Bergamo, vicinissima; a Brescia e a Cremona, non distanti; e di lì, a Lodi e a Milano. Era questa la plaga dove un gruppo di pittori lombardi, o naturalizzati, tenevano aperto da gran tempo il santuario dell’arte semplice”.
Sin dal saggio del 1917, Cose bresciane del 500, e poi negli ancora più famosi Quesiti caravaggeschi, del 1929, Longhi afferma che per gli anni giovanili è bene rintracciare le sue “strade di predestinazione fra il 1584 e il 1589 circa” nelle “strade di Lombardia”, ovvero è proprio il mondo artistico tra Veneto e Lombardia che può aver ispirato e formato Caravaggio e la cui eco riaffiora costantemente nelle sue opere.

LA MOSTRA

La mostra, divisa in sei sezioni, illustra il contesto artistico in cui Caravaggio si trova ad operare nei primi anni della sua ricerca artistica.
Documentato, come noto, nella bottega milanese di Simone Peterzano, allievo di Tiziano, dal 1584 al 1590, Michelangelo Merisi ha modo di lasciarsi suggestionare dalle opere di straordinari artisti, attivi tra Venezia e Milano.
Lo sguardo del visitatore si identifica dunque con gli occhi del giovane genio, e immergendosi nel suo affascinante mondo, il pubblico può rivivere l’emozione provata dal maestro al cospetto di quei sommi capolavori.
Il percorso è corredato inoltre dalla descrizione delle città “caravaggesche”, con relative piante storiche e, nelle didascalie delle opere, da riproduzioni di dipinti di Caravaggio in cui si evidenziano le similitudini.

1 – Venezia: Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Bassano
L’esposizione apre i battenti con una prima sezione dedicata a Venezia, ambito che per Caravaggio ha un ruolo determinante.
Il viaggio del pittore lombardo nella città lagunare è solo presunto ma certamente i suoi occhi si sono imbattuti nelle opere di Giorgione, Tiziano, Tintoretto e Bassano, capisaldi della tradizione veneta, di cui studia lo spazio e la ricerca luministica. In mostra si possono ammirare capolavori di grande bellezza, alcuni dei quali mai esposti a Milano, come il virile San Giovanni Battista di Tiziano dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Inoltre, di Tintoretto sono esposti i due quadri pendant con Caino e Abele e La tentazione di Adamo ed Eva, provenienti dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e Gesù fra i dottori (o Disputa) (1542-43 c.), dal Museo del Duomo di Milano, mentre di Giorgione il Doppio ritratto, dal Museo Nazionale di Palazzo Venezia, e il Cantore appassionato e il Cantore con flauto (1507), dalla Galleria Borghese.
Trait d’union fra la cultura veneta e quella lombarda è Lorenzo Lotto, del quale è esposta la Natività a lume di notte (1512), un capolavoro proveniente dalla Pinacoteca Nazionale di Siena, dalla timbrica cromatica tanto cara a Caravaggio, così come sono determinanti per la sua formazione gli sguardi lotteschi meditabondi e psicologicamente intensi, come quelli del Ritratto di giovane (della Gemäldegalerie di Berlino) e quello di Ludovico Grazioli di collezione privata.

2 – Cremona: Giulio Campi Bartolomeo Passerotti Bernardino e Antonio Campi Luca Cattapane
Girovago e desideroso di aguzzare il suo sguardo sulla realtà che lo circonda, ogni dipinto e ogni persona incontrata è per Caravaggio motivo di meditazione e studio consapevole o inconscio. Egli è attento altresì alle soluzioni pittoriche dei maestri cremonesi che si incontrano nella seconda sezione del percorso espositivo. In particolare, risulta rilevante il fascino che ha, sul giovane Merisi, Antonio Campi, primo sperimentatore di effetti luminosi notturni in tele straordinarie come lo struggente Martirio di San Lorenzo (Parrocchia di Santa Eufemia, Milano) o la deliziosa Adorazione dei Pastori (1575) dalla Basilica di Santa Maria della Croce di Crema.In questo contesto, straordinaria valenza pre-caravaggesca assume un capolavoro di Vincenzo Campi, San Matteo ispirato dall’Angelo (custodito nella Chiesa di San Francesco a Pavia), opera che verrà restaurata in sede di mostra per l’occasione, che rappresenta una lente d’ingrandimento sulla formazione di Caravaggio per la resa incredibilmente “ispirata” dei dettagli, per le cromie, l’anatomia e un portato stilistico lombardo che scorrerà per tutta la vita nelle sue vene.

3 – Brescia: Moretto da Brescia e Gerolamo Savoldo
Non diversamente dovette colpirlo l’opera di Moretto da Brescia e soprattutto quella di Savoldo, attraverso il quale Caravaggio intuisce anche quello che non conosce di Giorgione e da cui assimila il forte sentimento della realtà. Nella terza sezione ecco allora che, oltre all’incantevole San Gerolamo in meditazione di Moretto da Brescia, proveniente dalla collezione Borromeo (Isola Bella, Verbania), la mostra presenta, di Savoldo, l’intenso Ritratto di giovane, della Galleria Borghese di Roma, la Maddalena (1533 c.) degli Uffizi ma anche l’incantevole Annunciazione, delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e l’intensa Crocefissione, proveniente da Monaco, mai esposta prima d’ora.

4 – Bergamo: Giovan Battista Moroni e Paolo Cavagna
La ritrattistica di Gian Battista Moroni è, inoltre, motivo di ricerca fisiognomica, elemento di cui la poetica caravaggesca è impregnata; egli infatti, come rammenta Vittorio Sgarbi, ci restituisce nei suoi capolavori una riproduzione “mimetica della realtà, nel senso letterale della parola, come fosse un calco di un corpo” e quindi i ritratti di Moroni possono dirsi catalizzanti per gli occhi del giovane Merisi. Di notevole suggestione è il Battesimo di Cristo (prov – messo per la prima volta a confronto con il Devoto in contemplazione del Battesimo di Cristo (prov(, evoluzione composita del primo -, l’attraente Ritratto di dotto (1569 c.) degli Uffizi e il bellissimo Ritratto di giovane dell’Accademia Carrara di Bergamo; splendide tele che costituiscono la quarta sezione della mostra.

5 – Milano
Infine, la quinta sezione spalanca un’ampia quinta scenica sul clima pittorico milanese, variegato, ricco di spunti, di rimandi, colto e aulico eppure prorompente e dinamico ma pur sempre legato alla realtà e ben attento ai mutamenti della natura. Gli occhi di Caravaggio si soffermano senza dubbio su Giovanni Agostino da Lodi, Ambrogio Figino, Giovanni Paolo Lomazzo, Fede Galizia e, soprattutto, Simone Peterzano, alla cui scuola ha iniziato a muovere i primi passi. Nella sua bottega il Merisi ha modo di formarsi e macinare i primi colori, forse dinanzi a opere del maestro quali L’Adorazione nell’orto (del Museo Diocesano di Milano) o alla mai esposta prima d’ora Sacra Famiglia con San Giovannino e un angelo (Collezione Olivetta Rason), insieme a una ricca messe di disegni preparatori che per Peterzano sono la radice di quell’importantissimo microcosmo pittorico che è il ciclo di affreschi alla Certosa di Garegnano. I disegni di Figino e di Peterzano, eccezionali prestiti esclusivi, provenienti da Venezia, Torino e Milano rendono conto anche di come Caravaggio utilizzerà “i disegni di quegli autori – come ricorda Vittorio Sgarbi – così potentemente analoghi a figure compiute da Caravaggio nelle sue opere romane, da far pensare che egli avesse quasi rubato e portato con se o ricalcato i disegni di questi autori incrociati a Milano”.
Un suggestivo video riproduce in mostra la spettacolarità dei dipinti della Certosa di Garegnano in cui si vedono continuamente rimandi alle opere caravaggesche.

6 – Caravaggio
Il percorso, in un continuo crescendo, conduce lo sguardo dello spettatore fino a un’opera sublime del Caravaggio. Grazie all’autorizzazione del FEC (Fondo Edifici Culto), si potrà infatti ammirare la straordinaria e matura Flagellazione di Cristo (1607-1608), oggi custodita al Museo di Capodimonte Napoli. Una summa dell’arte caravaggesca che dimostra ancora una forza anatomica tutta lombarda e il ricordo, anche in età matura, del suo maestro, Simone Peterzano, tanto più che, gli ultimi studi, dimostrano come la bella Flagellazione della chiesa di Santa Prassede a Roma, considerata fino a oggi di Simone Peterzano, parrebbe eseguita dal “Laboratorio caravaggesco”, come propone Claudio Strinati.
Dalla giovinezza alla maturità per tornare agli anni giovanili e concludere con Gli occhi di Caravaggio, quelli della Medusa Murtola di Caravaggio, straordinario capolavoro ad olio su tela applicato su uno scudo di pioppo, che conclude la mostra e ci fissa, lasciando lo spettatore senza fiato e travolgendolo nel suo mondo, straordinario e misterioso ma affascinante.

Per concludere, l’evento ha il vanto di esporre per la prima volta i documenti del periodo lombardo di Caravaggio; è possibile infatti leggere e ritrovare il nome di Michelangelo Merisi nelle carte eccezionalmente prestate dall’Archivio di Stato di Milano, che tanta importanza hanno nella definizione della biografia del pittore.

Catalogo Silvana Editoriale

Orari
Martedì – domenica ore 10-18
Lunedì chiuso.
La biglietteria chiude alle ore 17.30

Informazioni e prenotazioni
T 02.89420019
[email protected]