L’esposizione ripercorre l’itinerario creativo del designer bergamasco, scomparso a soli trent’anni, cui si devono alcune creazioni che hanno fatto la storia del design italiano, come la Fiat 127 o la lampada Parentesi, creata insieme ad Achille Castiglioni.
In contemporanea, le sale del Museo, ospitano l’antologica dedicata al padre Giacomo, a cent’anni dalla nascita.

Dal 1° ottobre 2008 all’8 febbraio 2009, alla GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, si tiene la mostra Pio Manzù. Quando il mondo era moderno.
Curata da Giacinto Di Pietrantonio, Beppe Finessi ed Enrico Fagone, l’esposizione ripercorre l’itinerario creativo di Pio Manzù, designer di profilo internazionale.
L’archivio di Pio Manzù, attualmente depositato alla GAMeC, consente di tracciare per la prima volta un percorso completo della sua opera che, nella pur breve esperienza a causa della prematura scomparsa, a soli trent’anni, ha spaziato dal design, alla fotografia, alla grafica editoriale; il percorso articolato nelle quattro sale del secondo piano della galleria, tocca differenti tematiche e mettendo il suo lavoro in relazione con quello di altri designer ed artisti internazionali.
Gli anni degli esordi e della sua formazione alla scuola di Ulm sono oggetto della prima sala in cui si accostano suoi progetti, appunti, schizzi, teorie al lavoro dei docenti e direttori come Max Bill, Tomas Maldonado, ma anche con quello di colleghi come Giovanni Anceschi, Mavigner e artisti e designers italiani Getulio Alviani, Enzo Mari, Gruppo T (Giovanni Ancheschi, Davide Boriani, Gabriele De Vecchi, Grazia Varisco) e Gruppo N (Alberto Biasi, Edoardo Landi, Manfredo Massironi, Ennio Chiggio, Toni Costa).
La seconda e terza sala indagano la fase del lavoro di Pio Manzù dedicata al Car design, che gli valse riconoscimenti e premi internazionali: disegni, progetti, foto, modellini relativi alla 127 Fiat e ai Trattori, e i progetti mai prodotti per Autonova, Taxi, Autobus. Molti di questi sono stati realizzati con grande successo sia sul piano della pura ricerca sia del mercato: basti pensare che queste macchine non solo sono pioniere di quelle attuali ma, ad esempio, l’invenzione della scocca superiore per il trattore ridusse del 30% le morti nel lavoro agricolo causate dal ribaltamento dei mezzi.
Agli oggetti è dedicata la sala di chiusura: originali d’epoca – molti di essi ancora oggi campeggiano nelle nostre case e sono considerati ormai dei classici, come il Portaoggetti da scrivania Kartell o la lampada Parentesi disegnata in collaborazione con Achille Castiglioni.
Il catalogo, edito da Electa, presenta contributi di Giacinto Di Pietrantonio, Enrico Fagone, Beppe Finessi e Mario Cresci. Un’ampia selezione di progetti sviluppati da Pio Manzù viene articolata in approfondimenti sulle genesi di ciascuno di essi attraverso testi ed immagini.

Contemporaneamente alla mostra dedicata a Pio Manzù, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea celebra, con un’importante antologica, il padre Giacomo, uno degli scultori più importanti del Novecento italiano, a cent’anni dalla nascita.

Cenni biografici
Pio Manzù (1939-1969), dopo gli studi liceali a Milano, è il primo italiano a laurearsi ad Ulm in Industrial Design alla Hochschule für Gestaltung, con una tesi sul “trattore sicuro”: lo studio di un trattore che tenga conto dell’uomo, delle sue esigenze e della sua sicurezza. Nasce così la centina di protezione, come nelle auto da corsa sopra la testa del pilota. Nel 1962 vince con l’amico Conrad il primo premio del Concorso Internazionale “Année Automobile” per il disegno di una vettura che verrà realizzata dalla Carrozzeria Pininfarina ed esposta nei saloni dell’automobile di Londra e Torino. L’anno seguente riceve il premio della sezione culturale dell’Associazione Industriale tedesca per il prototipo di una vettura di media cilindrata: la Coupé Austin Healey 3000. Nel 1965 presenta il design di un’automobile familiare: l’Autonova Fam e due anni più tardi, sempre con Conrad, vince il concorso della municipalità di Amburgo per la progettazione di un autobus urbano.
A partire dal 1967 è consulente alla Fiat che da subito gli da la fiducia necessaria per progettare liberamente e sperimentare. Per la casa automobilistica torinese, realizza il City Taxi e l’Autobianchi Coupé, entrambe esposte al Salone dell’automobile di Torino. In questi anni si dedica anche al design di altri oggetti come il primo orologio a transistor italiano, Cronotime, prodotto dalla Ritz Italora ed esposto al MOMA di New York.
Nel rigore progettuale di Pio Manzù risiede il superamento della problematica formale e l’apertura verso la problematica ergonomica: il rapporto uomo-macchina e tutte le componenti psico-fisiche ad esso correlate.
Le vetture di Pio Manzù non risolvono solo i requisiti di funzionalità dei propri componenti ma allargano la riflessione alle questioni del traffico, della circolazione, delle quali, secondo Pio Manzù, il designer non può non tenere conto.
In poco tempo e con poche risorse, realizzò molti progetti e si fece conoscere a livello internazionale. Lo si considerava già una promessa del design mondiale a trent’anni non ancora compiuti quando morì tragicamente in un incidente d’auto.

GIACOMO MANZÙ SCULTORE. 1938 – 1965. Gli anni della ricerca
Bergamo, GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (via San Tomaso 53)
1 ottobre 2008 – 8 febbraio 2009
Orari: martedì- domenica: 10.00 – 19.00
giovedì: 10.00 – 22.00; lunedì chiuso
Ingresso: Intero: 5,00 euro; Ridotto: 3,50 euro
Catalogo Electa

Inaugurazione: martedì 30 settembre 2008 ore 18.30

Info:
GAMeC
Via S. Tomaso, 53
24121 Bergamo
tel. +39 035 270272
fax +39 035 236962
www.gamec.it