Palazzo Reale presenta, dal 10 marzo al 24 giugno 2007, la mostra Kandinsky e l’astrattismo in Italia. 1930 – 1950, curata da Luciano Caramel.

L’esposizione, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, è prodotta da Palazzo Reale in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta. L’11 gennaio del 1947 si apriva sempre a Palazzo Reale di Milano la grande rassegna Arte italiana e concreta: la prima grande mostra in Europa di arte astratta dopo la fine della guerra, dove Kandinsky era uno dei maestri europei presenti, accanto agli italiani Bassi, Bonini, Licini, Mazzon, Munari, Rho, Ettore Sottsass e Veronesi. L’esposizione, di grande respiro, stimolò il dibattito sull’astrattismo, che si opponeva ai realismi allora largamente fortunati in Italia. Dopo esattamente 60 anni il Comune di Milano vuole rendere omaggio con questa mostra al grande artista russo e nello stesso tempo analizzare e dimostrare i suoi forti legami con l’arte astratta in Italia tra il 1930 e il 1950.

Wassily Kandinsky (Mosca 1866 – Neuilly-sur-seine/parigi 1944) è stato infatti un punto di riferimento fondamentale per l’arte astratta italiana degli anni Trenta (in particolare tra il 1934 e il 1935) e Quaranta (soprattutto tra il 1947 e il 1950), fino all’inizio degli anni Cinquanta, nonostante i suoi rapporti con l’Italia e l’arte italiana siano stati sporadici, così come i suoi viaggi. Per la prima volta una mostra ricostruisce questo legame attraverso uno straordinario nucleo di opere di Kandinsky (circa 50), molte delle quali oli su tela, oltre ad acquarelli e pastelli, realizzate negli anni del suo insegnamento al Bauhaus, fino alla sua chiusura nel 1933, e successivamente durante il periodo parigino, fino alla sua morte nel 1944.

Apre il percorso espositivo l’opera Composizione VII del 1913 proveniente dalla Galleria Tretjakov di Mosca. Capolavoro degli anni monacensi, il dipinto è la summa del pensiero e dell’arte di Kandinsky, frutto com’è di anni di speculazioni e di ricerca, ed è al contempo la matrice di tutto ciò che verrà. Questo dipinto monumentale, enigmatico, complesso, apparentemente caotico ma in realtà retto da un ferreo equilibrio interno di forme e colori, è un vero cardine nella sua opera, da cui non si può prescindere per ripercorre, come si propone di fare questa mostra, il cammino di Kandinsky nella seconda metà della sua vita d’artista.

Il curatore Luciano Caramel ha voluto incentrare il percorso espositivo puntando su due mostre che hanno segnato la storia della conoscenza dell’opera di Kandinsky in Italia negli anni trenta e quaranta: quella alla Galleria del Milione del 1934 a Milano (dove Kandinsky presenta, per la prima volta in Italia, 45 acquarelli e 30 disegni realizzati dal 1924 al 1933) e la retrospettiva alla Biennale del 1950, basata essenzialmente sulla collezione di Nina Kandinsky. La ricostruzione di queste due esposizioni, permette da una parte di chiarire le basi del “fenomeno Kandinsky” in Italia, dall´altra consente l´approccio a due momenti del percorso kandinskiano basilari, come il decennio Bauhaus e il successivo periodo parigino.

Il linguaggio formale sviluppato da Kandinsky all´inizio degli anni Venti attraverso l´uso delle forme geometriche che sostituiscono gli elementi ricorrenti durante il periodo del Blaue Reiter (cavalli e cavalieri, barche, troike, montagne e Kreml), è infatti il perno della ricezione dell´artista in Italia, non meno della sua lezione appassionata sul colore, sviluppata nello Spirituale nell´arte. L’arte astratta italiana del ventennio tra il 1930 e il 1950 è testimoniata in mostra da circa 132 opere di 30 artisti divisi in due nuclei principali:

– Gli anni Trenta/primi anni Quaranta: Cesare Andreoni, Carla Badiali, Arturo Bonfanti, Cordelia Cattaneo, Cesare Cattaneo, Nicolay Diulgheroff, Gillo Dorlfes, Lucio Fontana, Aldo Galli, Virginio Ghiringhelli, Osvaldo Licini, Alberto Magnelli, Galliano Mazzon, Fausto Melotti, Bruno Munari, Carla Prina, Mario Radice, Enrico Prampolini, Mauro Reggiani, Manlio Rho, Atanasio Soldati, Luigi Veronesi.
– La seconda metà anni Quaranta/primi anni Cinquanta: Carla Accardi, Ugo Attardi, Vinicio Berti, Gianni Bertini, Lanfranco Bombelli Tiravanti, Enrico Bordoni, Bruno Brunetti, Ferdinando Chevrier, Piero Consagra, Roberto Crippa, Nino Di Salvatore, Gillo Dorfles, Piero Dorazio, Gianni Dova, Mino Guerrini, Max Huber, Galliano Mazzon, Gianni Monnet, Alberto Moretti, Alvaro Monnini, Bruno Munari, Gialtiero Nativi, Mario Nigro, Gastone Novelli, Mario Nuti, Achille Perilli, Enrico Prampolini, Mauro Reggiani, Regina, Antonio Sanfilippo, Giuseppe Santomaso, Ettore Sottsass, Giulio Turcato.

Una sezione della mostra richiamerà infine il razionalismo in architettura con opere di Terragni e Cattaneo, i più direttamente legati agli astrattisti, a Como, attraverso Radice, Rho, Badiali, Cordelia Cattaneo, sorella di Cesare Cattaneo; ma anche di altri a Milano e a Torino, qui attraverso Diulgheroff e la stessa moglie di Sartoris, Carla Prina.

Catalogo edito da Mazzotta contiene i saggi di Luciano Caramel (Kandinsky e l’Italia), Ada Masoero (Kandinsky negli anni parigini) e Cristina Casero (La fortuna critica di Kandinsky in Italia), le biografie degli artisti e una ricca antologia di testi critici su Kandinsky.

Informazioni: www.mazzotta.it