Dal 21 maggio al 10 ottobre 2021, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita, dopo il grande successo di Venezia, la mostra dedicata al fotografo francese Jacques Henri Lartigue (1894-1986), dal titolo L’invenzione della felicità.

L’esposizione presenta 120 immagini, ed è curata da Denis Curti, da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol, rispettivamente direttrice e project manager della Donation Jacques Henri Lartigue, in collaborazione con Casa Tre Oci di Venezia e dalla Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi, con il patrocinio del Comune di Milano, del Consolato di Francia a Milano, dell’Institut Français di Milano, con il sostegno di Ricola, media partner IGP Decaux.

In mostra anche alcuni materiali d’archivio, libri quali il Diary of a Century (pubblicato con il titolo “Instants de ma vie” in francese) e riviste dell’epoca. Questi documenti ripercorrono la sua intera carriera, dagli esordi dei primi anni del ‘900 fino agli anni ‘80 e ricostruiscono la storia di questo fotografo e la sua riscoperta. Il 1963 è in tale contesto un anno cruciale: John Szarkowski, da poco nominato direttore del dipartimento di fotografia del MoMa – il Museum of Modern Art di New York, espone i suoi lavori al Museo newyorkese, permettendogli di raggiungere il successo quando Lartigue è vicino ormai ai settant’anni.

Il percorso espositivo segue un ordine cronologico affiancato da focus sui principali momenti di riscoperta dell’opera di Lartigue, a cominciare dalla rassegna del museo newyorkese, durante la quale sono presentati i suoi primi scatti precedenti la prima guerra mondiale, e che fanno di lui l’enfant prodige della fotografia. Ispirato dai giornali e dalle riviste illustrate di quest’epoca, Lartigue s’interessa alla ricca borghesia parigina che si ritrovava ai Gran premi automobilistici, alle corse ippiche di Auteuil, oltre che agli uomini e alle donne eleganti che le frequentavano.

“La ‘parte di mondo’ di Lartigue – scrive Denis Curti nel suo testo in catalogo – è quella di una Parigi ricca e borghese del nouveau siècle, e anche quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare, conservare. Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggio.

La fotografia diventa per Lartigue il mezzo per riesumare la vita, per rivivere i momenti felici, ancora e ancora”.

A seguito del successo ottenuto con la mostra al MoMa, verso la fine degli anni ‘60, Lartigue incontra Richard Avedon e Hiro, due tra i più influenti fotografi di moda di allora, che si appassionano immediatamente alla sua arte.

Avedon, in particolare, gli chiese di scavare nel suo archivio per riportare alla luce alcuni scatti al fine di creare un ‘giornale’ fotografico. La selezione di queste immagini, fatta dallo stesso Avedon e da Bea Feitler, photoeditor di Harper’s magazine, portò alla pubblicazione del volume, nel 1970, Diary of a Century che lo consacrò definitivamente tra i grandi della fotografia del Novecento.

Tuttavia, Lartigue non è più da tempo il fotografo amatoriale di inizio secolo. Dagli anni ‘40 pubblica le sue fotografie su riviste, combinando i suoi incontri mondani e le inquadrature ricercate.

Dopo l’approfondimento del periodo della sua riscoperta, le ultime sezioni si concentrano sugli anni ‘70 e ‘80, segnati dalle collaborazioni con il mondo del cinema, dove lavora come fotografo di scena per numerosi film, e della moda. L’occhio di Lartigue, tuttavia, non riuscì mai ad allontanarsi dalla vita di tutti i giorni, immortalando sempre molti dettagli curiosi e carichi d’ironia.

Nella sala video saranno presentati due filmati; il primo, Bonjour Monsieur Lartigue, è un documentario/intervista all’artista, realizzato da Elisabetta Catalano in occasione della mostra omonima del 1982 al Grand Palais di Parigi; il secondo, Jacques Henri Lartigue. L’invenzione della felicità. Fotografie, prodotto dalla Casa dei Tre Oci e dalla Donation Lartigue, propone una selezione di opere del maestro francese.

Accompagna l’esposizione un catalogo bilingue Marsilio Editori, con una testimonianza di Ferdinando Scianna.

 

Note biografiche

Jacques Henri Lartigue nasce il 13 giugno del 1894 a Courbevoie (nella regione dell’Île-de-France) da una famiglia facoltosa, il padre Henri è un uomo d’affari appassionato di fotografia. Nel 1899 la famiglia si trasferisce a Parigi.

Nel 1902 all’età di sette anni, Lartigue riceve in regalo dal padre la sua prima macchina fotografica. La sua attività di fotografo inizia qui: scatta e sviluppa le proprie foto dapprima con l’aiuto del genitore e subito dopo da solo. Ritrae il mondo che gli sta attorno, parenti, amici e, più in generale, la quotidianità della borghesia.

A partire dal 1904 inizia con alcuni esperimenti fotografici. L’esempio più rappresentativo di queste prove è costituito dalle sovrimpressioni per creare foto di “pseudo fantasmi”. Automobili e aeroplani, ma più in generale il movimento, diverranno poi tra i soggetti preferiti da Lartigue.

In questi anni comincia a delinearsi la filosofia che poi caratterizzerà tutta la sua vita: il culto della felicità, la ricerca di un idillio che non possa essere turbato da traumi profondi. Tale ideale, che si rispecchia a pieno con il periodo della Belle Époque, viene rappresentato dalle fotografie di serate mondane e eleganti dame a passeggio al Bois de Boulogne, che lo interessano fin da giovane.

Parallelamente in piena prima guerra mondiale, Lartigue decide di dedicarsi alla pittura. In questi anni, lavora anche come scenografo, illustratore e fotografo di scena, iniziando a frequentare personalità di spicco del mondo dell’arte e cinema.

Grazie ad Albert Plecy, influente personalità del mondo della fotografia in Francia, nel 1954 viene fondata l’associazione Gens d’Images e Lartigue ne diviene il vicepresidente. L’anno seguente Lartigue espone per la prima volta le sue fotografie alla Galerie d’Orsay, accanto ai lavori di Brassaï, Doisneau, e Man Ray.

Il suo nome comincia a circolare, ma la sua vera fortuna come autore fotografico arriva soltanto nel 1963, anno in cui il MoMA di New York gli dedica la personale The Photographs of Jacques Henri Lartigue. Il portfolio della mostra viene pubblicato sul vendutissimo numero di Life dedicato all’assassinio del presidente Kennedy, e il nome e l’opera del fotografo vengono resi noti ad un pubblico vastissimo.

Altre esposizioni e la pubblicazione di vari libri dedicati alla sua opera, fra i quali The Family Album, edito da Ami Guichard nel 1966, e Diary of a Century, ideato da Richard Avedon, ne rafforzeranno in seguito la fama, al punto che nel 1974 diventerà fotografo ufficiale del presidente francese.

Da allora, pur continuando a fotografare per se stesso, dedicherà molto del suo tempo alle commissioni di riviste di moda e arti decorative.

Muore il 12 settembre del 1986 a Nizza, all’età di novantadue anni, restando nell’immaginario della gente come il testimone privilegiato di un’età d’oro.

Nel 1979, Jacques Henri Lartigue donò la sua collezione di fotografie, diari e macchine fotografiche allo stato francese. Le opere sono conservate alla Médiathèque de l’architecture et du patrimoine, e la Donation Jacques Henri Lartigue conserva e gestisce la collezione.

 

JACQUES HENRI LARTIGUE. L’INVENZIONE DELLA FELICITÀ

Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini (p.zza Sant’Eustorgio, 3)

21 maggio – 10 ottobre 2021

 

Orari e biglietti:

Museo Diocesano + mostre (ingresso da piazza Sant’Eustorgio):

martedì-domenica, 10.00-18.00

La biglietteria chiude alle 17.30

Prenotazione obbligatoria nei weekend (www.midaticket.it/eventi/museo-diocesano-di-milano)

intero: €8,00; ridotto: €6,00

Solo mostra Lartigue (ingresso da corso di Porta Ticinese 95):

tutti i giorni, 18.00-22.00

mostra+prima consumazione Chiostro Bistrot: €12,00

Gli orari potranno subire dei cambiamenti in ordine alle future disposizioni in materia di contenimento della pandemia.

Informazioni: www.chiostrisanteustorgio.it

 

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