Le Storie Digitali @Museoscienza – il progetto nato per raccontare attraverso i linguaggi del digitale le collezioni, i temi, le metodologie educative, l’attualità scientifica del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci – presentano il palinsesto del mese di gennaio e continuano nel loro percorso a sostegno della diffusione della cultura.

Protagonista del palinsesto ogni lunedì è la serie di brevi documentari Meccanica di una mostra, il racconto della nascita delle Gallerie Leonardo, la più grande esposizione permanente dedicata a Leonardo da Vinci ingegnere, umanista e indagatore della natura. All’interno della rubrica #StorieScelte, prosegue il viaggio del regista documentarista Francesco Clerici che, dall’estate 2018, quando la storica Galleria Leonardo ha chiuso i battenti ed è stata smantellata per fare posto al nuovo progetto, è stato osservatore silenzioso e discreto, documentandone il “dietro le quinte”. Il documentario è infatti la testimonianza storica dell’azione del Museo nei confronti dell’eredità di Leonardo, attraverso la rappresentazione della quotidianità del lavoro dei suoi professionisti, nei vari settori coinvolti.

Giovedì 7 gennaio torna ogni settimana il consueto appuntamento con #StorieAttualità, l’attualità scientifica insieme a Barbara Gallavotti, giornalista scientifica, autrice di Superquark RAI e consigliere per il coordinamento scientifico del Museo, che cambia giorno passando dal mercoledì al giovedì.

A partire da sabato 9 gennaio ripartiranno anche gli approfondimenti con #StorieInPodcast insieme al curatore Luca Reduzzi che ci guiderà attraverso un inedito viaggio astronomico che parte dalle esposizioni del Museo per arrivare nelle profondità dell’Universo. La sezione Spazio e Astronomia del Museo, presenta infatti molti affascinanti oggetti originali e inediti tra cui ad esempio l’unico frammento di roccia lunare presente in Italia, il prototipo di tuta sovietica per esplorazione lunare detta Krechet, il settore equatoriale di Jonathan Sisson e ancora alla tuta spaziale indossata da Samantha Cristoforetti durante la Missione Futura, il grande telescopio Merz-Repsold grazie al quale Giovanni Schiaparelli osservò e descrisse la superficie di Marte, contribuendo a creare il mito dei marziani e, infine, collocato all’esterno del Museo, non può mancare il razzo Vega, il modello in scala 1:1 del primo vettore sviluppato dall’Agenzia Spaziale Europea e Avio.

Le Storie Digitali sono ogni settimana online sul sito web www.museoscienza.org e sui canali social Facebook, Instagram, Twitter e Youtube.
I diversi pubblici del Museo potranno scegliere il contenuto preferito attraverso un’ampia gamma di linguaggi tra cui le esperienze online interattive, i prodotti audiovisivi, i podcast, le app, le esperienze di realtà aumentata o quelle di realtà virtuale, installazioni interattive e applied games . Questa molteplicità di canali è pensata per accompagnare la fruizione in diverse situazioni: online o al Museo, a casa o nelle aree espositive, in autonomia o attraverso una mediazione a seconda della tipologia di contenuto, del tempo disponibile e del tipo pubblico.

Da metà Gennaio 2021

Sabato 16 gennaio – #StorieInPodcast
La scoperta del Cielo – “Avamposti nello Spazio: le stazioni orbitanti, dalla Saljut alla ISS”
Da vent’anni la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) permette a scienziati e tecnici di disporre di un laboratorio in cui svolgere ricerche che, per loro natura, sarebbero impossibili da fare rimanendo esposti agli effetti del campo gravitazionale terreste. La ISS, infatti, è l’unico luogo al mondo, anzi “al di fuori del mondo”, dove si realizzano quelle particolari condizioni di microgravità, non riproducibili artificialmente, che sono necessarie per studiare il comportamento della materia, animata e inanimata, in condizioni peculiari. Lo scopo non è solo di estendere le nostre conoscenze riguardo alle proprietà fisiche, chimiche e biologiche fondamentali della materia ma anche di comprendere se l’antico desiderio dell’Umanità di espandere la propria presenza nel Sistema Solare sarà un giorno realizzabile o se dovrà rimanere solamente un sogno. La ISS è’ stata definita “la più complessa macchina che sia mai stata realizzata”; la sua costruzione ha richiesto quasi venti anni e decine di missioni durante le quali gli astronauti hanno dovuto assemblare le varie parti da cui è composta operando in attività extraveicolare; meraviglioso, ma difficilissimo e pericolosissimo. La ISS non è però la prima stazione spaziale della storia. I primi esemplari risalgono infatti agli anni Sessanta e, anche in questo caso, i primi a cimentarsi con successo nella realizzazione di quello che viene definito “il nostro avamposto nello Spazio” sono stati i sovietici. Dalla Saljut alla MIR all’americana SkyLab per arrivare infine alla ISS il percorso è stato lungo, complesso e difficile… ma entusiasmante. La tuta usata da Samantha Cristoforetti durante la missione Futura che oggi è esposta nella Sezione Spazio del Museo è una concreta testimonianza di quello straordinario progetto di collaborazione internazionale che è la ISS.

Lunedì 18 gennaio – #MeccanicaDiUnaMostra
Episodio #5 – Il viaggio dell’icona. Movimentazione dell’affresco dell’Ultima Cena del Fiammenghino (4’ 54’’)
Il grande affresco strappato raffigurante l’Ultima Cena realizzato da Fiammenghino nel 1626 testimonia quanto profonda fu l’influenza di Leonardo nella pittura lombarda. Collocato nel vecchio allestimento all’inizio del percorso, l’opera, montata su un supporto di resina, viene spostata per trovare posto in una nuova Sala ed essere restaurata.

Giovedì 21 gennaio – #StorieAttualità
L’attualità scientifica con Barbara Gallavotti
Barbara Gallavotti, giornalista scientifica, autrice di Superquark RAI e consigliere per il coordinamento scientifico del Museo, si interroga settimanalmente su tematiche legate all’attualità scientifica e all’emergenza Covid-19.

Sabato 23 gennaio – #StorieInPodcast
La scoperta del Cielo – “La strada europea per lo Spazio: i lanciatori Ariane e Vega”
L’Europa opera da circa sessant’anni nel campo dell’esplorazione dello Spazio. È una lunga e gloriosa tradizione che risale agli inizi degli anni Sessanta quando vennero costituite le due organizzazioni ELDO e ESRO poi confluite, nel 1975, nell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea. Che sia per svolgere indagini scientifiche dell’Universo piuttosto che per studiare la Terra piuttosto che per posizionare in orbita servizi per noi oggi irrinunciabili, lo Spazio – prima di tutto – bisogna raggiungerlo. Grazie ai due lanciatori Ariane e Vega, l’ESA ha oggi completa autonomia sulle attività di lancio di missioni che non prevedano esseri umani a bordo. Al Museo è possibile ammirare l’unica replica esistente al mondo di Vega il lanciatore europeo progettato per mettere in orbita più satelliti contemporaneamente realizzato per conto dell’ESA dall’italiana Avio. Ma la strada verso il cielo è difficilissima e ogni lancio è una storia a parte. Anche nel caso di un razzo la tecnologia consente di ottimizzare i processi di produzione ma il successo non è mai scontato e ogni volta bisogna conquistarselo.

Lunedì 25 gennaio – #MeccanicaDiUnaMostra
Episodio #6 – La prova di abilità. Montaggio del modello del Pantheon di Roma (7’ 35’’)
L’architetto Georges Chedanne fu il progettista delle Gallerie Lafayette di Parigi e già da studente rivelò la sua attenzione ai dettagli. Realizzò il modello del Pantheon di Roma come prova finale all’Accademia di Francia, nel 1892-93. È composto da più di 70 pezzi che si montano a incastro, su una base formata da un unico blocco. In ogni movimentazione, ai restauratori spetta l’arduo compito di ricomporre pazientemente l’opera.

Giovedì 28 gennaio – #StorieAttualità
L’attualità scientifica con Barbara Gallavotti
Barbara Gallavotti, giornalista scientifica, autrice di Superquark RAI e consigliere per il coordinamento scientifico del Museo, si interroga settimanalmente su tematiche legate all’attualità scientifica e all’emergenza Covid-19.

Sabato 30 gennaio – #StorieInPodcast
La scoperta del Cielo – “L’esplorazione di Marte, da Schiaparelli a ExoMars”
Lo studio moderno di Marte inizia nella seconda metà dell’Ottocento grazie a un astronomo italiano: Giovanni Virginio Schiaparelli. Con il suo grande telescopio da 50 centimetri di diametro, oggi esposto al Museo, Schiaparelli è il primo a immaginare di poter studiare la morfologia di un pianeta del Sistema Solare. Il suo metodo è innovativo e i risultati che ottiene sono di tale importanza che la sua fama e quella dell’Osservatorio Astronomico di Brera di Milano, del quale è direttore, si diffondono rapidamente anche in ambiti extra scientifici. Diventa uno degli astronomi più famosi al Mondo ed è a lui che si deve la prima mappa precisa della superficie del Pianeta Rosso. Oggi, grazie alle sonde automatiche, siamo in grado di andare fisicamente fino a Marte e di scendere sulla sua superficie per osservarlo ed esplorarlo proseguendo, in una sorta di continuità ideale, il lavoro iniziato un secolo e mezzo fa dall’astronomo milanese.  Fra qualche mese la sonda europea ExoMars, una missione internazionale a guida italiana, atterrerà sul pianeta alla ricerca della vita. Per farlo avrà a bordo una trivella, della quale al Museo è esposta una replica, che gli permetterà di scavare fino a due metri di profondità.
Se esiste (o è esistita in passato) una qualche forma di vita, infatti, non può che essere rintanata sotto la superficie al riparo dalle mortali radiazioni provenienti dal Sole.