Il detto “L’Epifania tutte le feste porta via” non vale a Santhià, dove proprio il 6 gennaio si è aperto il Carnevale Storico che impegnerà per più di un mese questa città in provincia di Vercelli. Gennaio e febbraio sono dedicati alle “pule” che percorrono ogni fine settimana i diversi quartieri raccogliendo offerte e brindando nelle case più ospitali, alle cene e agli altri appuntamenti che preparano ai giorni conclusivi, quanto tutta la città si ferma per partecipare alla festa.
La settimana più intensa dell’anno inizia con la Presentazione delle maschere, in cui i protagonisti di oltre quaranta carnevali piemontesi salutano Stevulin d’la Plisera e Majutin dal Pampardù 2009 e danno il benvenuto alla nuova coppia che regnerà sul Carnevale 2010.

Giovedì 11 febbraio la festa entra nel vivo: dalle 20, la seconda edizione del Giobia Grass, la grande festa in maschera all’aperto che aspetta santhiatesi e non con stand gastronomici e molta musica. Più tardi, musica dal vivo nel Palacarvé, la tensostruttura che ospita tutte le serate danzanti.

Tre gli appuntamenti con i Giri di Gala: domenica e martedì alle 14.30 e lunedì alle 20 per ammirare i giochi di luce che colorano ogni carro. Al termine della sfilata di martedì, gli oltre 2.000 figuranti che partecipano alle sfilate e tutto il pubblico affolla Piazza Vittorio Veneto per la proclamazione dei vincitori delle quattro classifiche: minigruppi, maschere a piedi, gruppi misti, carri allegorici, distinti in due categorie in base alle dimensioni. I carri di prima categoria sono il vanto del carnevale di Santhià: veri giganti di cartapesta, le cui dimensioni sono limitate solo dalla larghezza delle strade che dovranno percorrere, sono costruiti utilizzando la classica tecnica viareggina importata molti anni fa dall’artista santhiatese Gianni Franceschina. Fuori gara ma molto apprezzata, la colonna sonora del carnevale: il Corpo Pifferi e Tamburi che apre la sfilata e le due bande musicali della città.

Prima dell’alba del lunedì vengono accesi i fuochi sotto le 150 caudere (grandi pentole di rame) per la preparazione della fagiolata che sarà distribuita gratuitamente a mezzogiorno in punto, dopo la benedizione del parroco. La ricetta di quella che probabilmente è la più grande fagiolata d’Italia – più di 20.000 porzioni che spariscono in meno di mezz’ora! – è molto semplice: 20 quintali di fagioli di Saluggia, 150 chili di cipolle fresche e altrettanti di lardo, 10 quintali di salami, 750 foglie di alloro, 80 kg di sale.

Il sipario cala la sera del martedì grasso con i lugubri rintocchi delle campane della chiesa parrocchiale che accompagnano il rogo del Babaciu, un fantoccio di stracci e cartapesta che simboleggia il carnevale trascorso.
Tutta la città è in piazza, perché il Carnevale Storico di Santhià, a differenza di molti altri, è vissuto soprattutto dalla popolazione locale anche se le 20.000 porzioni della fagiolata, il numeroso pubblico delle sfilate e il raduno di camper che si tiene da alcuni anni mostrano come la passione abbia contagiato anche molti non santhiatesi.
Le prime testimonianze sull’esistenza di un carnevale a Santhià si trovano in un documento del 1328, conservato nell’archivio comunale. Una tradizione antica che speriamo duri per sempre.

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