LUISA VA ALLA GUERRA

Testo di Patrizia Bossoni

Musica di Giuseppe Serafino

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La guerra s’avvicina. Molti giovani di Trento e Trieste, riparano a Milano per non combattere nelle schiere austriache. C’è anche una ragazza di Arco. Si chiama Luisa Zeni.

Si stabiliscono a Milano. In breve tempo nasce un Comitato fra Irredenti adriatici e trentini, in via Silvio Pellico al n. 14.

Compilano proclami, spediscono ovunque lettere, opuscoli, circolari, in forma convenzionale per mascherare messaggi e notizie preziose. Lanciano appelli ai fuorusciti, a chi è rimasto oltre confine e alla popolazione del Regno.

Alla vigilia della guerra, il colonnello Tullio Marchetti chiede chi, fra i giovani devoti, vuole sfidare tutto, rischiare tutto, risalire la valle dell’Adige da Ala al Brennero, raggiungere Innsbruck, raccogliere dati e notizie su movimenti, dislocazioni e intenzioni del nemico.

Fra i tanti fuorusciti trentini una persona accetta l’incarico. Luisa.

Bella, intelligente, coraggiosa, spregiudicata. Parla perfettamente il tedesco.

Ricevute le direttive, il 22 maggio 1915 Luisa lascia Milano portando con sé inchiostro simpatico e reagente, un poco di denaro e alcuni recapiti in Svizzera cui dovrà indirizzare la corrispondenza. Sotto falso nome passa il confine, entra in territorio austriaco. Fermata da una pattuglia, si presenta come Josephine Müller, dichiara di essere fuggita dall’Italia per rientrare in Austria. Nella borsa, che tiene con noncuranza, ha “il corpo del reato”. Nessuno pensa di aprirla per controllarne il contenuto. Rilasciata, raggiunge Innsbruck e prende alloggio all’Union-Hotel, frequentato da ufficiali austriaci. Luogo pericoloso ma ricco di informazioni. Astuta e temeraria, carpisce dati preziosi che invia al suo contatto in Svizzera.

A fine luglio viene arrestata. Luisa, riesce abilmente a farsi rilasciare. Pochi giorni dopo i gendarmi la cercano. Ha disatteso l’ordine di non lasciare la città. Il rischio, ora, non è più soltanto l’arresto.

Il 7 agosto, raggiunge a piedi una piccola stazione fuori città, sale su un treno beffando i gendarmi austriaci. Raggiunge la Svizzera, territorio neutrale. Luisa è salva. A ferragosto rientra a Milano.

La sua missione termina qui. È durata meno di tre mesi, ma ha rischiato più volte la vita.

L’11 maggio 1922, nel foglio ufficiale che riferisce le ricompense al valor militare, in una lunga lista di nomi, tutti maschili, c’è anche il suo: Luisa Zeni. Lei, donna e civile, decorata di Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Sarà Luisa a raccontare la sua missione di spia.