Il fascino dell´autunno è nei suoi colori, nei toni caldi della terra e delle piante che si tingono dei toni del rosso e del giallo e che con la loro vivacità ci fanno rimpiangere meno l´estate. Il biellese, terra di natura, parchi, sentieri e boschi, vi invita a scoprire la magia di questa stagione in una serie di incredibili appuntamenti con l´esperienza del foliage, termine con cui si indica l´osservazione del fenomeno autunnale della caduta delle foglie e le immagini variopinte che essa offre, come in un meraviglioso quadro impressionista.

I fine settimana di ottobre (16 e 17, 23 e 24 e 30 ottobre) si tingono così dei colori dell´autunno: il Giardino Botanico di Oropa, un rifugio inserito nel Sistema delle Oasi del Wwf Italia; l´Oasi Zegna, un´intera montagna trasformata in un armonioso giardino dall´omonima celebre dinastia del tessile; la Riserva Speciale della Bessa, l´antica miniera d´oro a cielo aperto più estesa d´Europa; il Parco della Burcina, l´oasi naturale creata da un´altra famiglia biellese di imprenditori appassionati di natura, i Piacenza; e la Riserva Naturale delle Baragge, la Savana italiana. Questi i parchi e giardini del biellese che ospiteranno visite guidate gratuite e uscite didattiche alla scoperta della natura autunnale, un modo originale e curioso di appassionarsi e conoscere la vegetazione del territorio in una delle stagioni più suggestive e romantiche dell´anno, ad occhio nudo ma anche per imparare ad imprimerle nelle fotografie.

Riserva Naturale Speciale Parco Burcina

La storia di 4 generazioni: Il Parco Burcina è un giardino storico sito sull´omonimo “Brik Burcina” una dolce collina a ridosso delle prealpi biellesi. Le origini del Parco Burcina risalgono alla metà del 1800 quando Giovanni Piacenza (1811-1883) iniziò ad acquistare vari terreni siti nelle parti inferiori dei versanti rivolti a sud e a ponente della collina per piantarli con sequoie (al lago), cedri dell´Atlante (a monte della sede), pini strobus e altro. Il figlio Felice (1843-1938) per quasi 50 anni lavorò giorno dopo giorno per acquisire nuovi terreni, per tracciare strade e sentieri, per piantare alberi e la spettacolare valle dei rododendri che a metà maggio incanta il visitatore. E´ abbastanza sorprendente il fatto che l´industriale Felice non si avvalse di architetti nella composizione del paesaggio, ma fu lui stesso l´artefice . Di conseguenza oltre all´aspetto botanico è di particolare rilievo la composizione paesaggistica: un laghetto romantico, le aree prative contornate da boschi come in zona Valfenera, la faggeta del Pian plà, il viale dei liriodendri, la valle dei rododendri, l´area mediterranea, le viste sulle montagne e sulla pianura che spaziano dal Monviso all´ Adamello. Il figlio di Felice, Enzo (1892-1968) nel 1850 donò il nuovo ingresso progettato dal paesaggista fiorentino Pietro Porcinai come da volere del padre. Nei suoi ultimi 15 anni invitò al parco i più famosi botanici europei. Pochi mesi prima di morire ripiantò varie zone del parco distrutte dal tremendo vento föhn che si abbattè sulla zona nel febbraio 1967. Guido, figlio di Enzo, attualmente presiede l´Ente Parco. Dal 1934 il parco è di proprietà del Comune di Biella che ha provveduto ad ampliare la superficie fino ai 57 ettari attuali. Nel 1980, con la legge regionale n° 29, è stata istituita la Riserva Naturale Speciale del Parco Burcina “Felice Piacenza”.

La Regione Piemonte pone grande attenzione al parco e mai come oggi si è investito tanto: nuovi piantamenti, un meleto, la nuova sede con aula didattica, un bar ristorante, la regimazione delle acque meteoriche, per citarne solo alcuni. Senza dubbio il ruolo di protagonista del Parco spetta ai rododendri; si tratta di esemplari arborei originari del Caucaso e dell´Himalaia che offrono, a fine maggio, una stupenda fioritura dal bianco al rosa, rosso e lilla. Diverse varietà di faggio si ritrovano lungo tutti i percorsi: oltre al Fagus sylvatica, anche i faggi rossi che formano un grande gruppo, ed il Fagus s. “asplenifolia”, dalle caratteristiche foglioline segmentate. Questa varietà di faggio ha un portamento globoso-espanso con fogliame assai compatto; sono presenti anche il Fagus s. “pendula” e il Fagus s. “fastigiata” dal portamento colonnare. Si incontrano anche più esemplari di quercia: la farnia e la rovere, la quercia di palude dalle foglie profondamente lobate, il leccio pianta tipica delle zone mediterranee, la quercia rossa che ha una bellissima colorazione autunnale.Rimanendo nella stessa famiglia dei faggi e delle querce, le fagacee, troviamo un albero che sino a non molti anni addietro ha rivestito notevole importanza: il castagno, presente nel parco dall´ingresso sino alla torre. Vi sono anche molte cultivar di aceri, sorbi, betulle, ciliegi da fiore, la Davidia involucrata o albero dei fazzoletti, la Parrotia persica originaria del medio oriente, particolarmente bella in veste autunnale, i Liriodendron tulipifera comunemente chiamati albero dei tulipani in riferimento alla forma dei fiori, di colore giallo-verdognolo, simili ai tulipani. Lungo il viale dei rododendri, si incontra una zona particolarmente riparata dove, si stanno mettendo a dimora alberi tipici della zona mediterranea: quercia da sughero, ulivo, cisto, mirto, corbezzolo, lavanda ed altre.

Le fioriture si susseguono quasi ininterrottamente da marzo, quando sui prati la neve lascia il posto ai crocus e narcisi, ad aprile con i ciliegi giapponesi dalla delicatissima fioritura, poi le camelie, i rododendri a fine maggio; le ortensie a luglio offrono una splendida fioritura blu; oltre alla Hydrangea macrophylla si rinvengono anche l´H. Paniculata dall´infiorescenza bianco latte, la H, quercifolia dalla caratteristica foglia e l´H. Petiolaris rampicante. Le fioriture terminano ad ottobre con la Calluna vulgaris per lasciare posto alle colorazioni autunnali. A gennaio durante le fredde giornate invernali fiorisce il delicato fiorellino bianco dei Prunus subhirtella “autumnalis”. Anche la collezione di conifere è assai ricca: vi sono le sequoie, sia la Sequoia sempervirens, originaria dell´America settentrionale che è conosciuta con il nome comune di red-wood ed è vigorosa, sia la Sequoiadendron giganteum originaria della California, un vero gigante del regno vegetale che in condizioni ottimali può superare i 1000 anni di età. Da segnalare il Taxodium distichum detto anche cipresso calvo, con le sue caratteristiche protuberanze radicali, dette pneumatofori dalle forme stranissime. Degni di menzione sono alcuni esemplari di Pinus pinea (pino da pinoli) ben adattati ad un clima che per loro sembrerebbe troppo freddo e umido. Vi sono alcune Pseudotsuga menziesli anch´esse di origine nordamericana, conifere molto belle, guarnite dal piede alla cima di rami che gradualmente decrescono conferendo una forma piramidale; il loro legname è assai pregiato. La Picea omorika di origine slava che ha un portamento piramidale slanciato con ramificazioni incurvate. Ci sono ancora tante varietà di pini, abeti, cedri, cipressi, thuje, tsughe. Da alcuni anni è stato impiantato un pometo con lo scopo di recuperare e salvare da un definitivo oblio, antiche varietà di mele. La sede del parco ed il centro di educazione ambientale si trovano presso la Cascina Emilia a 200 m dall´ingresso. Ii parco organizza visite guidate della durata di circa 2 ore, assai utili per conoscere, attraverso diversi itinerari,le caratteristiche del parco. Vengono anche organizzate attività di educazione ambientale che consentono di studiare l´ambiente attraverso momenti di lezione, di ricerca, di raccolta materiale, di gioco.

Per informazioni e prenotazioni telefonare alla sede del parco: Tel. 015 2563007 – 015 2563914. Sito internet: www.Parcoburcina.piemonte.it

Giardino Botanico Di Oropa

Chi visita Biella non può non raggiungere il Santuario mariano di Oropa, che si trova a 1200 m sul livello del mare e a circa 12 km dalla città. Il Sacro Monte inserito nella lista Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco è immerso nel contesto naturale della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Oropa. A monte del complesso architettonico del Santuario mariano, alle spalle della Basilica Nuova, nelle vicinanze della funivia Oropa-mucrone, ha sede il Giardino Botanico di Oropa è un rifugio inserito nel Sistema delle Oasi del Wwf Italia. All´interno del Giardino botanico sono presenti, oltre ad una faggeta naturale, che ne occupa il lato orientale, gli ambienti tipici delle montagne biellesi, come le Torbiere di alta quota, ed alcune roccere in cui sono coltivate piante provenienti dalle catente montuose di tutto il mondo.

Nel Giardino si possono inoltre visitare Sentieri autoguidati a tema, attraverso i quali è possibile scoprire alcuni degli aspetti più nascosti dell´ambiente naturale. La pianta simbolo del Giardino Botanico di Oropa è la Campanula excisa Schleicher, si tratta di una pianta diffusa soltanto nelle Alpi occidentali e Centrali, piuttosto rara. Agli appassionati di giardinaggio e botanica il Giardino offre corsi dedicati alla conoscenza dell´orto botanico, delle piante Alpine e del loro utilizzo in cucina ed in erboristeria. Chi desiderasse soggiornare per alcuni giorni in questi luoghi da sogno trova presso il Santuario di Oropa un ambiente unico e suggestivo, con oltre 300 camere arredate in stile con stampe, quadri antichi e mobili di pregiata fattura recentemente restaurati. www.gboropa.it

Oasi Zegna

A partire dagli anni ´30 Ermenegildo Zegna progettò e finanziò la strada panoramica che collega Trivero ad Andrate, nel Canavese, e che ancora oggi porta il suo nome. Trasformò la montagna triverese in un armonioso giardino, promuovendo la piantumazione di migliaia di abeti, rododendri ed ortensie. Il gruppo E. Zegna, nell´intento di continuare l´opera del fondatore con lo stesso impegno nei confronti della sua terra natale, ha creato l´Oasi Zegna. Il progetto si è sviluppato lungo i 26 Km della panoramica Zegna tra Trivero e Rosazza. Finalizzato alla valorizzazione del territorio, offre ai visitatori una concreta possibilità di dialogo con la natura, avvalendosi di un innovativo sistema segnaletico. Il simbolo dell´Oasi Zegna é un rarissimo coleottero dai colori iridescenti, il Carabus Olympiae. Un bel giorno di mezza estate del 1854, passeggiando nei dintorni del Bocchetto Sessera, la signorina Olimpia Sella si imbatte in un minuscolo cadavere: un insetto, un coleottero dai colori iridescenti, mai visto prima. Cugina di un famoso entomologo, Eugenio Sella, gli porta in regalo la bellissima spoglia. Sella si rende conto che si tratta di una specie ancora sconosciuta e a primavera si scatena la caccia. Il primo esemplare fu denominato Carabus olympiae sella, in omaggio alla fortunata scopritrice.

In seguito si mobilitarono squadre di ricercatori ma anche avidi trafficanti di insetti, e dopo decenni di catture incontrollate, ritrovare il carabo fu come cercare la pietra filosofale. Grazie però all´intervento, nei primi anni ´40, di entomologi di fama europea, furono gettate le basi per la tutela di questo prezioso coleottero. Oggi il carabo gode della protezione di una legge della Regione Piemonte. La particolare conformazione naturale del territorio dell´Oasi Zegna e la notevole dotazione di infrastrutture realizzate fin dall´inizio della costruzione della Panoramica, garantiscono una serie di attività sportive perfettamente compatibili con l´ambiente. Oltre all´escursionismo e dagli sports invernali, particolarmente significativa è l´attività di mountain bike, grazie alle numerose strade, in gran parte chiuse al traffico, che entrano nel selvaggio territorio dell´Alta Valsessera. Le inesauribili correnti che salgono dalla pianura favoriscono gli sports d´aria: parapendio e deltaplano; é possibile inoltre praticare l´equitazione, l´arrampicata sportiva in alcune palestre naturali, le bocce presso i campi di Stavello, il tennis a Caulera, il divertente bob estivo nella pista di Bielmonte. Le numerose bocchette e i punti panoramici sono ottimi luoghi per la pratica del bird watching. L’oasi Zegna offre agli appassionati delle passeggiate ben 27 diversi sentieri!

Per informazioni: Sito internet: www.Oasizegna.com

Riserva Naturale Orientata Delle Baragge

Vaste praterie e brughiere alternate a sporadici alberi e vallette boscate. Un paesaggio, quello delle Baragge, che colpisce immediatamente per la sua semplicità ed il suo equilibrio di spazi e forme, per il suo apparire senza confini, esteso all´infinito; un ambiente somigliante alla Savana africana. Sono le alte pianure Biellesi, Vercellesi e Novaresi ad ospitare questi particolari ambienti, tipicamente in forma di vasti altopiani con quote variabili da 150 a 350 m s.L.m. (secondo le zone). Le Baragge nascono in ere geologiche a causa dell´azione di erosione e smantellamento, operata dai torrenti, su antiche pianure, con un fenomeno che ricorda quello della formazione del Grand Canyon statunitense. Un altro elemento di interesse è dato dagli affioramenti, osservabili lungo le incisioni dei torrenti, di depositi deltizi e marini che inglobano numerosi fossili; sono questi i testimoni della presenza, in tutta la zona, di un grande golfo marino, circa 5,2 – 1,8 milioni di anni fa. La vegetazione tipica dell´ambiente baraggivo è costituita da praterie e brughiere a prevalenza di alte erbe (le molinie), di brugo, nonchè, più sporadicamente, di felce aquilina.

Dominano il tutto imponeni alberi di alto fusto più o meno isolati: querce nelle baragge Biellesi e Vercellesi; talora carpino bianco nei settori maggiormente boscati di fondovalle; oppure betulle nelle baragge Novaresi (Pian Rosa). Il paesaggio descritto costituisce una fase si degradazione di boschi di quercia preesistenti, via via diradati a causa di ripetuti tagli; l´aspetto di landa a copertura arborea rada si è mantenuto nel tempo grazie ad incendi, pascolamenti e sfalci. Non si tratta pertanto di ambienti di origine prettamente naturale: la loro struttura e composizione nonchè la loro conservazione sono strettamente legate all´attività forestale, agricola e zootecnica (in particolare pastorizia e raccolta di strame). Oltre alle specie vegetali sopra citate, costituenti “l´ossatura” principale della vegetazioen baraggiva, è possibile rintracciarne altre più localizzate e poco comuni: particolarmente interessante in quanto tipica di climi molto freddi, relitto dell´era glaciale, è il giaggiolo o iris siberiano (Iris sibirica); il giglio dorato (hemerocallis lilio-asphodelus = H. Flava) considerato preglaciale rintracciabile in ambienti umidi e ombrosi e la genzianella mettimborsa(Gentiana pneumonante) tipica dei prati umidi torbosi e dei molinieti. Interssanti, inoltre, gli ecosistemi di torbiera e acquitrini con alcune piante rare in prevalenza acquatiche come gli sfagni ( Spagnum spp.), la drosera (Drosera intermedia) caratteristica per la sua capacità di catturare e digerire gli insetti che si posano su di essa e la ciperacea rincospora scura (Rhyncospora fusca).

Tra gli animali selvatici sono gli uccelli ad avvantaggiarsi maggiormente di questo peculiare ed ormai raro ambiente di pianura che alterna praterie e boschi; molte specie inoltre sono favorite anche dalla vicina presenza di campi agricoli e soprattutto dalle risaie, che raggiungono per alimentarsi, utilizzando la baraggia come area-rifugio per il riposo diurno e notturno. Gli insetti, pur essendo più difficilmente osservabili, presentano alcune specie strettamente specializzati per l´ambiente baraggivo e quindi difficilmente rintracciabili altrove (come Agonium livens a A. Ericeti, Bembidium humerale e Fissocatops westi) e due farfalle (lepidotteri) quali la ninfa delle torbiere (Coenonynpha oedippus) a rischi di estinzione in Europa e la Maculinea alcon (strettamente legata alla genziana mettinborsa). Le baragge offrono scorci spettacolari tra l´estate e l´autunno: allo sfolgorante e diffuso colore dorato dell´erba si alternano, macchie rossa, tipiche del brugo, e talora marron (felci aquiline). Particolarmente suggestivi e perfettamente inseriti nel paesaggio (anche se sempre meno presenti), i greggi di pecore che stazionano temporaneamente in Baraggia.

Dal punto di vista escursionistico, le Baragge presentano una fitta rete di facili sentieri e stradine sterrate con limitati dislivelli, molti dei quali percorribili a cavallo (probabilmente il tipo di escursione più affascinante per questi ambienti) o in mountain-bike; i paesaggi che si presentano al visitatore non lasciano mai delusi. Le sei porzioni costituenti la riserva delle Baragge sono circondate da numerose strade statali, provinciali e comunali che ne consentono un´agevole e molteplice accessibilità. La visita alla Baraggia Biellese più nota, quella del Baraggione di Candelo-cossato, offre l´occasione per una visita al famoso quanto splendido Ricetto di Candelo, piccolo nucleo di edifici, fortificato, tardo medioevale. In realtà, avendo la riserva delle baragge uno sviluppo territoriale molto ampio (circa 30 km in linea d´aria, su tre province), la loro visita può fornire l´occasione per conoscere numerosi e caratteristici elementi di interesse ad esse vicini; è il caso, ad esempio, del centro storico di Masserano, del castello (XI-XV sec.) e del monastero cluniacense (XIII sec.) di Castelletto Cervo, degli splendidi castelli di Castellengo e Rovasenda, della chiesa di S.eusebio dei Pecurilli (romanica) presso Roasio, del Santuario della Madonna di Rado (romanica) a Gattinara, del centro di Romagnano Sesia, e numerosi altri.

Per informazioni: Ente di Gestione Aree Protette – Baragge – Bessa – Brich Via Crosa 1 – 13882 Cerrione (Bi) Tel. 015 677276 / 015 2587028 – Fax 015 2587904