Le celebrazioni si svolgono da secoli e sono volte a ricordare il martirio di Sant’Agata, nata a Catania nel 235 d.C., in un periodo segnato dalle persecuzioni dei cristiani. Proprio per la sua fede cristiana Agata venne arrestata, torturata e posta in un letto di tizzoni ardenti. Agata morì pregando il 251 d.C. L’anno dopo un’eruzione dell’Etna minacciò seriamente la città, e i cittadini, nell’estremo tentativo di fermare la colata di lava, posero il velo della Santa davanti alla lava, che subito si fermò. Per questa ragione Agata venne santificata e proclamata patrona di Catania, l’occasione è buona per passare un incredibile weekend in Sicilia.

Da subito Sant’Agata divenne oggetto di culto, ma si reputa che solo a partire dal XIV secolo abbiano avuto inizio i grandiosi festeggiamenti che hanno luogo tuttora e che sono diventati, col tempo, un appuntamento non solo religioso, ma anche folcloristico, caratterizzato da celebrazioni solenni, cortei storici, spettacoli pirotecnici e anche una fiera, e che si svolgono ogni anno secondo riti precisi.

I festeggiamenti cominciano già alla fine di gennaio, ma è a febbraio, in particolare tra il 3 e il 5 (giorno della morte della Santa), che raggiungono l’apice.

Il 3 febbraio è il giorno dedicato alla processione per l’offerta delle candele, durante la quale sfilano dei cittadini vestiti con costumi storici e due carrozze settecentesche precedute da undici candelore, ossia delle costruzioni lignee riccamente decorate recanti al loro interno dei ceri e rappresentanti le antiche corporazioni di artigiani della città. Uno spettacolo pirotecnico (che assume un significato particolare, essendo Sant’Agata la protettrice del fuoco e degli incendi), chiude la giornata.

Il 4 febbraio è invece il giorno del primo incontro dei cittadini con la Santa: le sue reliquie (conservate in uno scrigno e in un busto d’argento contenente il teschio e la cassa toracica) vengono infatti prelevate dalla Cattedrale, caricate su di un fercolo e quindi portate in processione attraverso zone che ricordano i luoghi del martirio. L’intera struttura con i reliquiari può arrivare a pesare fino a 30 quintali, e per trainarla sono necessarie 4000 o 5000 persone, vestite con un costume tipico (delle vesti bianche legate sui fianchi, un berretto di velluto nero e guanti bianchi): la processione è veramente uno spettacolo unico. Il fercolo ritorna in cattedrale a notte fonda, dove il giorno dopo, il 5 febbraio, viene celebrato il pontificale e da dove, nel pomeriggio, si riparte con la processione, che attraversa altre zone della città. Particolarmente significativo è il momento del passaggio del fercolo per via San Giuliano, caratterizzata da una pericolosa pendenza: portare la pesante struttura attraverso questa via viene considerata come una prova di coraggio per i cittadini. Un altro spettacolo pirotecnico, a notte fonda, chiude i festeggiamenti.

I turisti che si recano a Catania per assistere a questa particolarissima processione avranno anche la possibilità di assaggiare dei dolci tipici che ricordano alcuni momenti del martirio della Santa, come le “mammelle di Sant’Agata” (delle piccole cassate guarnite con una ciliegia, che ricordano il momento in cui alla Santa vennero strappate le mammelle), e le “olivette di Sant’Agata”, dei dolci verdi di pasta di mandorla ricoperti di zucchero (secondo la tradizione, mentre stava scappando dai soldati romani, Sant’Agata si chinò e vide sorgere un olivo, che la riparò dalla vista dei soldati e la sfamò).

Date: 4 Gennaio -12 Febbraio 2009