Rigomagno è un borgo turrito, incastonato come una pietra preziosa nelle verdi colline della campagna senese. Entro le mura, abitano 100 persone. Una comunità vitale, impegnata strenuamente nella difesa delle tradizioni e nella promozione culturale. E il 19 aprile, sarà il momento di valorizzare uno dei riti più genuini delle campagne della Valdichiana: la giornata del ciambellino. Si comincia alle 10 con la Messa e la benedizione dei ciambellini, si continua alle 15 con la degustazione gratuita nella piazza del borgo, alle 16 canti e balli in piazza e alle 20 con una cena nella sede ristrutturata con i criteri della bio architettura. Ma la festa comincia il sabato con un una cena a tema sempre nella biosede (info: [email protected]).

Il ciambellino è un dolce a forma di ciambella del diametro di circa 20 centimetri, presente nelle tavole delle popolazioni senesi ed aretine della Valdichiana, dalla colazione della mattina di Pasqua alla domenica successiva o poco oltre. Si consuma prevalentemente a fine pasto, rompendolo grossolanamente con le mani ed abbinandolo con il Vinsanto. La sua origine è da ricercarsi tra le tradizioni legate ai riti della Settimana Santa (simboleggia la corona di spine della Passione di Gesù), l’arrivo della primavera e i riti della fertilità (la presenza dell’uovo tra gli ingredienti base e la forma molto lievitata della pasta).
A Rigomagno, per la domenica “In Albis”, arrivavano i parenti, tornava chi se ne era andato dal paese a cercare fortuna, e ci si incontrava in piazza. C’erano anche alcuni banchi che formavano un piccolo mercato e un cantastorie che narrava delle avventure di Nicche (famoso brigante della Valdichiana), mentre un assistente vendeva, per pochi centesimi, “la canzone” (un fogliettino di carta, raramente piegato in due, con il testo della storia). Nel piccolo borgo c’è sempre stata la convinzione che i ciambellini di Rigomagno, impastati dalle mani sapienti delle massaie del posto e cotti dal fuoco generoso della legna nei forni da pane, fossero i migliori della zona, tanto che dal dopoguerra si è sempre organizzata una sagra per celebrarli.
Una festa. Nient’altro. Una festa d’altri tempi, come quella che si terrà domenica nella piazzetta principale del paese, accanto alla torre campanaria, alla lapide dei caduti nella grande guerra, e al pozzo in pietra e ferro battuto.

CIAMBELLINO, la ricetta classica
Ingredienti:
10 uova
1.000 g di farina
700 g di zucchero
100 g di vaniglia
250 g di burro
100 g di liquore
50 g di semi di anice
1/4 di bicchiere d’olio
1 limone e un’arancia grattugiati
3 bustine di lievito.

Esecuzione: Montare gli albumi a neve, sbattere i tuorli con lo zucchero, aggiungere la vaniglia, il limone grattugiato, il burro fuso, l’olio, il liquore e la farina (lentamente); amalgamare bene e infine aggiungere il lievito. Lavorare l’impasto sulla spianatoia, se risulta troppo morbido aggiungere altra farina fino a che questo non si attacca più alle mani. Fare delle palline (sopra alla spianatoia infarinata), intingere l’indice nell’olio e infilarlo al centro della pallina, girare velocemente a formare una ciambella (diametro 15-20 cm). Disporre nel vassoio di cottura imburrato e infornare a forno caldo (250 gradi), per 20-25 minuti.