E’ l’Arianna da Falerii, pervenuta al Museo del Louvre nel 1861 insieme a una consistente parte della celebre collezione Campana, l’opera “simbolo” dell’importante mostra che propone oltre cinquanta opere di grandissimo interesse, appartenenti alla collezione d’arte etrusca del Museo francese.
Un evento straordinario reso possibile – a distanza di due anni dalla mostra realizzata con il Museo Ermitage di San Pietroburgo – grazie all’eccezionale collaborazione avviata con il Museo del Louvre, che nei mesi scorsi ha sottoscritto un accordo triennale con Cortona, antica lucumonia etrusca, a conferma della rilevanza assunta dalla città toscana a livello internazionale, per lo studio e la conoscenza della civiltà etrusca.
Il primo risultato di questa convenzione è il progetto espositivo, condiviso tra studiosi francesi e italiani, che darà modo di apprezzare la ricchezza e la varietà della collezione del Louvre – tra le più significative in Europa – capace di testimoniare, con opere esemplari, la complessità della cultura etrusca e soprattutto le peculiarità delle diverse regioni e località dell’Etruria.
La mostra “Le collezioni del Louvre a Cortona.

Gli Etruschi dall’Arno al Tevere” propone infatti una selezione accurata di reperti di grande fascino, incluse anche opere poco note al grande pubblico ed esposte per la prima volta in Italia, per offrire importanti e nuovi elementi di riflessione sulla società etrusca in relazione alle diverse località di quest’area, anche grazie a studi, indagini e restauri recenti o effettuati per l’occasione.
Così è per il grande busto in terracotta di Arianna risalente al III secolo a.C., frammento di una statua monumentale appartenente forse a un gruppo culturale, che fino a una decina d’anni fa era conservato, privo ancora d’identità, nei depositi del Dipartimento delle Antichità greche, etrusche e romane del grande museo francese.
Oggi, questa scultura femminile ornata da gioielli e con una corona di foglie di vite e pampini sui capelli, che era raffigurata nell’atto di scoprirsi il capo dal velo – gesto tipico delle rappresentazioni dei matrimoni sacri – viene considerata uno dei più significativi esempi di coroplastica etrusca di età ellenistica.

Curata da Paolo Bruschetti, Françoise Gaultier, Paolo Giulierini, e Laurent Haumesser, la mostra si sviluppa dunque secondo le aree di provenienza dei materiali – da Fiesole a Chiusi, da Orvieto a Bomarzo, da Perugia a Falerii.
È un percorso affascinante quello proposto, che ci porta anche a rievocare le singolari figure di collezionisti, amatori e mercanti attraverso i quali sono transitate le opere etrusche pervenute al Louvre: pensiamo a Edme-Antoine Durand – ricco collezionista che al momento della sua morte, nel 1835, si trovava proprio a Firenze per acquistare pezzi antichi sul mercato italiano – o a Giovanni Pietro Campana direttore del Monte di Pietà a Roma, la cui straordinaria collezione, messa in vendita dopo il tracollo finanziario e la condanna per peculato, venne acquistata nel 1861 in parte dall’Inghilterra, in parte dallo Zar Alessandro II e per la maggior parte da Napoleone III; oppure pensiamo ad Alessandro Castellani, esponente dell’importante famiglia romana di orafi e antiquari che, introdotto nella società francese dall’amico Gioacchino Rossini, ebbe contatti diretti con lo stesso imperatore Napoleone III.

Un percorso che è soprattutto una sorta di grande fotografia dell’Etruria interna – e del ruolo che ebbero le valli dell’Arno e del Tevere negli scambi – attraverso vasi e statue in bronzo, urne e monumenti sepolcrali, gioielli, preziose terrecotte.
Saranno in mostra a Cortona opere famose, come la Testa da Fiesole – un bronzo del III secolo a.C., acquistato dal Louvre nel 1864, parte di una statua onorifica raffigurante un giovane aristocratico etrusco – e quattro importantissimi bronzi del Falterona: statuette appartenenti a un eccezionale deposito votivo rinvenuto nel 1838 e oggi diviso tra i maggiori musei europei, entrate a far parte delle collezioni del Louvre, attraverso acquisizioni successive.
Sarà possibile ammirare pezzi d’artigianato artistico, come la pisside in avorio proveniente della collezione Castellani – scoperta nella necropoli di Fonte Rotella presso Chiusi – lavorata da un’unica porzione di zanna d’elefante, in stile orientalizzante, con raffinate decorazioni d’animali reali e fantastici e delicati elementi fitomorfi; nonché contemplare preziosi pezzi d’oreficeria, comprati a Roma nel 1861 dagli emissari del Governo francese venuti a negoziare l’acquisto della collezione Campana, come gli orecchini in oro con pendenti ornati da motivi raffiguranti il carro del Sole e la Vittoria.

Ancora il mirabile Vaso conformato a testa femminile, recipiente bronzeo databile tra la fine del III e l’inizio del II secolo a. C., forse prodotto da un atelier orvietano.
Caratterizzato dalla bella acconciatura – originariamente impreziosita da un diadema ora perduto – e dall’iscrizione Suthina incisa sulla fronte (che indica l’appartenenza alla sepoltura), il recipiente senza fondo doveva servire come simulacro di un unguentario.
Di grande interesse l’elegante statuetta di Menerva in bronzo, proveniente dalle vicinanze di Perugia e connessa al culto di Menerva combattente – diffuso nell’Etruria centro settentrionale – ma anche le lamine bronzee di Bomarzo decorate a sbalzo con straordinaria raffinatezza e con attenzione per i particolari, e – sempre da Bomarzo – il pregevole Lebete-situla falisco a figure rosse, tra le opere di età tarda di questa produzione meglio conservate, raro esemplare ad avere mantenuto integri il coperchio e la decorazione, sia plastica che pittorica.

A rappresentare Chiusi, alcuni pezzi eccezionali: dal canopo antropomorfo databile alla seconda metà del VI secolo a.C., a una bella urna cineraria in terracotta; dalla collana con catena a fili d’oro intrecciati e pendente raffigurante una testa di Acheloo – ulteriore straordinario esempio di oreficeria etrusca – a un gruppo funerario con una storia complessa: tra i principali esempi di monumento funebre a tutto tondo della produzione chiusina, raffigurante un banchetto funebre con il defunto semidisteso su una kline e ai suoi piedi un demone femminile alato.
Cortona dunque – sede fin dal XVIII secolo della prestigiosa Accademia Etrusca, apprezzata in tutta Europa e alla quale hanno aderito anche grandi personalità francesi come Voltaire e Montesquieu – continua con questa eccezionale mostra a confrontarsi con i maggiori musei internazionali, con il supporto di Villaggio Globale International, e a sviluppare occasioni di studio e ricerca sul tema etrusco.
La grande tradizione di erudizione e collezionismo, le campagne di scavo condotte in questi venti anni che ancora consentono risultati e ritrovamenti sorprendenti, il restauro dei reperti direttamente in loco – avviato grazie all’apertura di un apposito laboratorio presso il Tumulo I del Sodo e ai corsi realizzati con la Soprintendenza – la conservazione e l’esposizione delle opere nelle sale del MAEC, affascinante museo ispirato ai più innovativi criteri allestitivi e museografici e, infine, la valorizzazione e fruizione di questo enorme patrimonio (comprendente anche il parco archeologico diffuso in città e nel territorio) hanno dato vita a Cortona a un ciclo archeologico “completo”, in cui la collaborazione internazionale con le grandi istituzioni museali e di ricerca diviene ulteriore tassello fondamentale.

Le Collezioni del Louvre a Cortona
Gli Etruschi dall’Arno al Tevere

A cura di: Françiose Gaultier, Laurent Haumesser, Paolo Bruschetti e Paolo Giulierini

Periodo: 05/03/11 – 03/07/11

MAEC
Palazzo Casali – Piazza Signorelli, 9
Cortona (AR)

Tel. 0575 630415 – 637235
E-Mail
Web

Riferimenti e Note:

La mostra ha il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Ministero degli Affari Esteri e il sostegno dell’École française de Rome, sono il Museo del Louvre e il Maec-Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona, il Comune di Cortona, la Regione Toscana, la Provincia di Arezzo, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, il Mibac-Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, la Soprintendenza per i Beni Archeologici per la Toscana e l‘Accademia Etrusca.

Organizzazione: Dipartimento delle Antichità greche, etrusche e romane e della Direzione della Produzione Culturale del Museo del Louvre, del MAEC, di Villaggio Globale International

Catalogo: Skira