Sede CASA MASACCIO, San Giovanni Valdarno (Arezzo). Periodo 04/11 settembre 2010

Enti promotori: Ministro della Gioventù, Comune di San Giovanni Valdarno (Assessorato alle Politiche Giovanili, Assessorato alla Cultura), Regione Toscana, Provincia di Arezzo, Associazione culturale Promere.

A cura di Fiammetta Strigoli

Artista in residenza Marinella Senatore

Inaugurazione 4 settembre ore 18.30

Casa Masaccio Arte Contemporanea il 4 settembre alle ore 18.30, a conclusione dei lavori del Cantiere di video-arte “Narrazione e convenienze del video”, presenta una mostra dell’artista-tutor Marinella Senatore e delle sette giovani artiste partecipanti.
Il cantiere si è contraddistinto come intensivo e in residenza, pensato come tutto al femminile. L’arte delle donne è stato un tema centrale del XX secolo, probabilmente per l’irrompere di media come la fotografia e il video, media “giovani” e “dinamici” che hanno permesso di accorciare il gap tra artisti e artiste in un tempo che si è dimostrato maturo per far emergere il concetto che l’arte è espressione individuale, personale, a prescindere dal genere. Nell’ambito della video arte il contributo delle donne artiste è stato ed è complesso, soprattutto per l’affrontare tematiche esistenziali e politico-sociali “a viso aperto”, espandendo e contraendo l’indagine tra limiti noti e ignoti.
Al Cantiere hanno partecipato 7 giovani artiste provenienti da tutta Italia (Paola Cappabianca, Melania Catteruccia, Tiziana Contino, Claudia Gambadoro, Helga Maestrini, Giusy Pirrotta, Vanessa Pollicina) e ognuna ha realizzato un proprio video come obiettivo tangibile di un coinvolgimento oggettivo, articolato tra obiettivi formativi, risultati dell’attività individuale di progettazione e realizzazione del lavoro.
La scelta di Marinella Senatore come artista/tutor in residenza ha corrisposto all’intenzione del curatore, Fiammetta Strigoli, di aprire alla conoscenza di format che riconducono al concetto di narrazione: un linguaggio che efficacemente permette l’emergere di “mondi” emotivi che attengono tanto alla memoria quanto al quotidiano. Dopodiché le giovani artiste hanno spaziato dalla documentazione di live-perfomance, alla docu-intervista, al video di montaggio costruendo un plot di associazioni visive e di pensiero, creando il proprio lavoro sollecitate da una tematica precisa: Nella situazione io mi trovo proveniente da un passato e proiettato in un futuro. L’enunciato ha permesso il distinguersi di argomentazioni legate tanto al proprio personale sentire quanto a ciò che attiene ai processi e ai mutamenti continui della società (sollecitata in diverse direzioni, l’immagine, quando si fa immagine-video, diviene esplorazione in continuum di dettagli di visione, combinazione di realtà in espansione… eventi che non si collocano come seguito di altri eventi).

Video presenti in mostra:

Marinella Senatore
Speak easy, 2009, musical, 15′

Il video è ambientato nell’America degli anni Cinquanta ed è stato prodotto da oltre 1200 cittadini madrileni attraverso la campagna di fundraising: “1 euro per essere produttore” – sistema di micro-credito proposto come alternativa economica socialmente responsabile per la produzione culturale.
Come nei precedenti lavori video l’elemento narrativo compone una trama complessa costituita dal montaggio, dalla fotografia e in questo caso soprattutto dalle musiche che entrano a far parte della narrazione. Un fare video che attiene ad una particolare modalità narrativa che è cifra del suo lavoro ed in cui sta tutta la capacità dell’artista di utilizzare il inguaggio cinematografico come citazione, come esaltazione delle proprietà visionarie di un medium che si distingue come strumento capace di interagire con differenti tipologie di sperimentazione estetica.

How do U kill the chemist, 2009, docu-fiction, 8′

Il video è stato realizzato durante la permanenza dell’artista presso l’Omi International Artist Residency Art di New York.
Marinella Senatore ha ricreato una successione di eventi basati su una storia reale, coinvolgendo altre sessanta persone che come lei non sono state testimoni dirette. Tra i partecipanti la presenza di un gruppo di rapper di Harlem che hanno collaborato sia come attori che come sceneggiatori. L’accaduto, avvenuto nella zona di Hudson, Stato di New York, risale agli anni Cinquanta. Perlopiù raccontata attraverso i testi di canzoni di un gruppo di rappers di Harlem, la storia riguarda il chimico Adrian Ghole, scopritore di una nuova mescola per pneumatici, ucciso dal suo factotum Bassil per motivi d’interesse. La narrazione di un fatto di sangue realmente accaduto è solo un pretesto che permette d’innescare il processo artistico, mostrandoci gli spazi interpretativi che quest’ultimo può rivelare, tra sequenze girate sul posto ed immagini di repertorio.

All the things I need, 2006, docu-musical, 15′

Ispirandosi alle piccole storie quotidiane del signor W. Bentley, il video traccia una sorta di “viaggio” nella vita dello scienziato conosciuto come lo scienziato dei fiocchi di neve. Sostenuto da un racconto polifonico, anche in questo caso vari sono i format e le tecniche prese a prestito, dai linguaggi del cinema, dell’arte visiva e della letteratura, quali il musical, il video clip, la ricostruzione scenica, l’uso della luce e della voce fuori campo e i differenti stili narrativi che li
caratterizzano. Un lavoro che rientra nella ricerca che da anni l’artista conduce, sulla contaminazione dei generi artistici e delle differenti modalità di linguaggio e approfondisce, in particolare, l’interesse specifico nei confronti della ricchezza contenutistica e delle sensazioni collettive che l’artista ritrova nelle microstorie quotidiane da lei stessa definite “inutili”.

Paola Cappabianca
Visioni, 3′, 2010
Portare l’attenzione sulla memoria come archivio di visioni differenti tra loro, continue e discontinue, è il tema che predomina “Visioni”. Video di montaggio, le riprese sono realizzate con la tecnica dello stop-motion (passo a uno) in quanto permette il blocco temporaneo tra i frames, frammentando la linearità dell’immagine in movimento. Per questo più congeniale all’evocare il ricordare come azione umana, come prelievo volontario dall’archivio costituito dai frammenti di memoria che la mente custodisce e trattiene. Nel video le persone, gli oggetti, le situazioni appaiono come catturate. L’interesse è rivolto al movimento, alla gestualità, al dinamismo provocato dal movimento di gambe, un movimento semplice, ma al tempo stesso affascinante e aperto alla costruzione di un’immagine che vive oltre il frame. Tutte le inquadrature si caratterizzano per la ripresa dal basso come se l’occhio che guarda fosse quello di un bambino, uno sguardo curioso e indagatore.

Melania Catteruccia
Fattore di riflessione, 5’57”, 2010
Video intervista creativa con minimi movimenti di camera sui soggetti.
Le domande rivolte indagano la sfera personale dell’erotismo e dell’amore. Una sorta di “viaggio” psicologico, introspettivo ed estetico. Le persone intervistate sono tre, una ragazza e due ragazzi che si sono presentati sul luogo della ripresa dopo aver letto un’affissione pubblica, comunicante la ricerca di protagonisti per un video, posta nel centro storico di San Giovanni Valdarno.
L’idea che ha mosso il lavoro è il film inchiesta “Comizi d’amore” di Pier Paolo Pasolini di cui nel video vi è una minima citazione come segnale di
appartenenza culturale.

Tiziana Contino
Di-Verso-Da Travelling, 3′, 2010
La struttura del video si sostiene sul montaggio di una live performance pubblica, realizzata in una delle piazze centrali di San Giovanni Valdarno. Sul selciato una carta geografica dell’Europa, stilizzata, di 3 metri x 2, dove risultano omessi i nomi degli Stati che ne fanno parte. Presenti solo le linee demarcanti i confini dei territori, confini inventati dall’uomo per ordinare spazi e culture. I passanti, invitati a praticare il gioco della “campana”, sovrapposto alla carta, danno vita ad una sorta di ri-scrittura geografica, apponendo nel delimite di ogni Stato una frase rappresentativa di una sensazione, di un desiderio, annullando il concetto di confine, politico e identitario. Ogni “luogo”, pertanto, diviene più semplicemente luogo in sé, risultato di un viaggio che partendo dal personale interpreta il mondo come spazio dell’universale. Dovendo esprimere in formula sintetica il fare di ognuno dei protagonisti della performance, l’idea è che il percorso DI (qualcuno) VERSO (un luogo) DA (raggiungere), talvolta proprio quel luogo è anche DIVERSO DA ciò che invece avremmo desiderato.

Claudia Gambadoro
Ritorno, 3’10”, 2010
Video di montaggio, concettualmente muove dal passo di uno scritto di Fernando Pessoa che in un linguaggio simbolico, in una vulgata, riflette sull’esistenza: “La vita è un gomitolo che qualcuno ha aggrovigliato.” Tracce d’inchiostro nero si trasformano in una serie di segni disordinati che come appunti casuali si moltiplicano e si accumulano nello spazio di una casa, una casa semivuota dove sta per calare il silenzio. I segni si dipanano proprio come un filo di lana che si “aggroviglia”, si espande lungo un percorso che attraversa gli ambienti e un’anziana donna lo raccoglie in un’ordinata matassa. Nell’azione le mani e le vesti si tingono di nero: è inchiostro che trasuda come memoria che si fa materia, si fa storia, evocando alla continuità del futuro.

Helga Maestrini
Base, 3′, 2010
Girato in interno, il video si articola su tre diversi spazi di un antico palazzo.
Le riprese sono strettamente legate alla proiezione della luce pensata e
strutturata come elemento indispensabile a far emergere tre figure femminili che “trascorrono”, in maniera del tutto personale, il proprio “sentire” lo spazio. Agiscono su e con loro stesse, con l’atmosfera che vive intorno al proprio corpo: si liberano degli abiti per andare verso un nuovo modo di partecipare il luogo e l’umanità, umanità presente nella sua assenza.
Nell’idea di “maturazione del sentire” si può ricercare l’aspetto collettivo che può determinare, almeno in parte, un processo sensibile, atto a comprendere meglio gli spazi e la collettività.

Giusy Pirrotta
Light composition, 1’16”, 2010
“Light composition” è un lavoro video pensato e realizzato per una
proiezione in doppio canale. I due video sono installati all’interno dello stesso spazio espositivo con audio in cuffia. Il concept è la luce analizzata in relazione alla musica e allo spazio. Una proiezione riguarda il video realizzato a camera fissa e si concentra su una figura completamente oscurata che suona uno strumento costituito da interruttori elettrici e lampadine. Le lampadine restituiscono il ritmo di una musica da banda illuminandosi e spegnendosi in una sorta di “costruzione” di intervalli di tempo, un tempo “visibile” in relazione al suono. L’altra proiezione dialoga con la precedente in funzione di una luminosità che invece esplora lo spazio: la luce artificiale ritaglia lo spazio indagato dalla video-camera, fino al buio totale.

Vanessa Pollicina
ComunicAzione, 3′, 2010
Il video è girato in un interno e si propone come una live perfomance
collettiva. Il proposito è quello di accentrare l’attenzione su uno degli aspetti del
comportamento umano, facendo leva sul rimando simbolico: la voracità come metafora dell’avere, del possedere ad ogni costo. L’azione che tre uomini e sei donne, immobili nella propria postazione compiono, è in sé usuale, come può essere usuale “divorare” un cono gelato, ma efficace a trasmettere il senso.
Il suono è in presa diretta, una scelta funzionale a sostenere il ritmo delle
immagini.

Marinella Senatore, vincitrice del Premio New York 2010-2011, è nata a Cava de’ Tirreni, vive attualmente a Madrid ed opera soprattutto attraverso la pratica video, senza però rinunciare alle ampie possibilità espressive offerte dall’intero ambito del visivo, dal disegno all’installazione al musical. Da tempo considerata uno dei nuovi talenti della giovane arte italiana si è formata nei settori belle arti e cinematografia, insegna linguaggio audiovisivo presso l’Università Complutense di Madrid e l’Università di Castilla-La Mancha. Ha esposto in importanti istituzioni pubbliche, tra le quali: il MADRE di Napoli, Palazzo Grassi a Venezia, Museum of Contemporary Art di Chicago, la Galleria Civica di Trento, il Museum Boijmans di Rotterdam, il Moderna Museet di Stoccolma e il MAR di Ravenna.