Dal 1937 si corre a Porto S. Stefano il Palio Marinaro. È una regata che mette in competizione 4 battelli, a quattro vogatori e timoniere, in rappresentanza dei quattro Rioni cittadini. 15 agosto 2007

Su queste sponde care alla memoria segnate dal paziente e secolare lavoro della terra e del mare sotto l’alta benedizione dell’Assunta rivive il PALIO MARINARO DELL’ARGENTARIO.
È qui che a ogni cader del sole a mezzagosto dispiegate al vento le bandiere dei Rioni CROCE FORTEZZA PILARELLA e VALLE un popolo intero fedele si raduna per rinnovare l’antico patto con il mare e affidare alla fortuna delle onde le fatiche e le speranze dei propri figli.

Dal 1937 si corre a Porto S. Stefano il Palio Marinaro. È una regata che mette in competizione 4 battelli, a quattro vogatori e timoniere, in rappresentanza dei quattro Rioni cittadini: CROCE, FORTEZZA, PILARELLA e VALLE. Il mare, i colori del promontorio, la dura vita dei pescatori e dei naviganti, le attese e le speranze di chi resta ad aspettarli sulla riva, sono ben rappresentati dalla fatica dei quattro equipaggi e della partecipazione corale degli abitanti dei Rioni.

La gara ha origini molto lontane. Si dice che la medesima sia la rievocazione dell’inseguimento di una feluca barbaresca ad una imbarcazione di pescatori locali che scamparono alla cattura grazie alla loro bravura nella voga. Ma questa è una leggenda, che tra l’altro, fa poco onore al coraggio dei Santostefanesi. È piuttosto verosimile che le origini siano ben altre e risalgono al tempo dei Reali Presidi di Spagna, di cui il Promontorio dell’Argentario faceva parte. Ad avallare questa tesi, concorrono i disegni di Ignazio Fabbroni, Cavaliere di Santo Stefano che navigava sulle galere della squadra toscana a caccia di pirati. Il Fabbroni, durante la sua attività, ebbe modo di ritrarre l’aspetto di Porto S. Stefano, negli anni dal 1664 al 1667 ed in un suo quadro, sull’acqua calma della baia del Turchese, si notano quattro imbarcazioni a remi con timoniere e quattro vogatori che sembrano aver ingaggiato una gara per giungere sotto il bordo delle grandi navi ancorate alla ruota.

Il Palio non può non discendere anche, da quell’andare e venire a forza di remi tra la terraferma e le navi, per imbarcare marinai, soldati, ufficiali, acqua, armi, merci. A forza di remi si esercitava la pesca costiera, a remi venivano trainati i velieri quando rimanevano in bonaccia. Il passaggio dalla fase lavorativa alla fase ludica è automatico e naturale per molte attività umane ed anche per la voga è scattato lo stesso meccanismo. I quattro uomini che per primi arrivavano a terra, ad un certo momento non si accontentavano più dell’occhiata soddisfatta del “padrone”, ma cercavano l’ammirazione delle ragazze del borgo e nei giorni di festa sfidavano gli altri rematori. Era nato il “Palio”. Non si chiamò subito così. Si parlava di corse di lance, di “guzzi”, di “tartaroni”, fino al 1937 quando il Comune di Monte Argentario assunse l’organizzazione della regata, dettando norme e regole di quello che fu chiamato PALIO MARINARO DELL’ARGENTARIO.

Per informazioni: www.palioargentario.it